|  | Olimpia è oggi una ridente cittadina situata nell'Ellade,
      nel Peloponneso nord-occidentale. Olimpia antica (che si chiamava Altis,
      in antico, cioè bosco sacro), giace invece in rovina in un fitto e
      incantato bosco, dove per circa mille anni si è celebrata e rispettata
      una delle più alte espressioni di civiltà umana:la pace. È entrata a far parte dei monumenti
      Patrimonio dell’Umanità tutelati dall’UNESCO nel 1989.
 "Qui,
      nel grembo della storia, dove la Natura e l'Arte si uniscono per la lotta
      del bello, anticamente gli uomini suonarono le campane della pace e
      forgiarono l'avvicinamento dei popoli. Qui, nel luogo sacro di Olimpia,
      dove gli dei e le leggende vivono per sempre, nacquero e si svolsero dal
      776 a.C. al 393 d. C. i Giochi Olimpici, che avevano come scopo
      ultimo l'equilibrio tra mente e corpo.(mens sana in corpore sano). Qui fu
      istituita la più grande accademia di ginnastica per i giovani, dove si
      veneravano la gioventù, la salute, la bellezza, la forza e il coraggio.
      Qui venivano i giovani da tutta la Grecia per partecipare alle gare per il
      bello e il buono, e avevano come unico premio una corona di foglie di
      ulivo, che voleva simboleggiare la pace e la virtù. Qui, per la prima
      volta nella storia dell'umanità, fu istituita l' ekecheiria,
      cioè l'immediata tregua di tutte le guerre per la durata delle
      gare". 
                                                                                         
        Il Santuario di Olimpia si sviluppò gradualmente sul lato
      meridionale della collina di Kronios, alla confluenza del fiume  Alpheios
      
      con il suo tributario, Kladeos. Immancabile presenza,
      l'acqua,  in un bosco sacro come questo. Impossibile nno considerarlo
      una dimora degli dei...
       All'inizio del III millennio a.C, c'era
      già la presenza umana nell'area del santuario, come dimostrato dagli
      scavi eseguiti. Ai piedi del monte Kronios sono stati rinvenuti reperti
      risalenti al IV millennio a.C. Gli  edifici 'preistorici' venuti alla luce
      nel santuario di Olimpia sono stati
      datati tra il 2150 e il 2000 a.C. e vennero scoperti nel 1908 da due
      studiosi, W. Dorpfeid e F. Weege. Essi scoprirono un numero di edifici
      absidati munitI di pietre di fondazione. I resti di una casa absidata sono
      visibili ancora oggi ed è in questa che gli archeologi hanno ritrovato
      molti oggetti, tra cui vasi con diverse incisioni decorative che mostrano
      una connessione con la Cultura di Cetina della costa dalmata. Dall' epoca
      Micenea (1600-1100 a.C.), l'area fu sempre abitata. L'origine del culto si
      perde nella notte dei tempi; il festival olimpico risale forse alla
      mitologica figura di Pelops, un venerato eroe locale.
                                                                                       
        Il santuario, dedicato principalmente a
       Zeus Olimpo,
      iniziò a prendere forma durante il X- IX sec. a.C. La prima monumentale
      costruzione venne eretta in epoca Arcaica (VII -Vi sec. a .C.). Nuovi
      edifici furono gradualmente aggiunti per venire incontro alle nuove
      necessità. Durante il periodo classico (V- IV sec. a. C.) il santuario
      raggiunse il suo picco e dalla fine del IV sec. a.C. l'area ha acquisito
      la sua forma definitiva.  I Giochi Olimpici che -in accordo con la tradizione-
      ebbero inizio nel 776 a C. ed erano limitati all'area locale ma si
      estesero poi a tutta la Grecia; inoltre rivestirono un ruolo importante
      nell'architettura planimetrica del sito. Aggiunte o alterazioni furono
      condotte durante il periodo ellenistico (III- I sec. a.C.) e durante il
      periodo imperiale romano (I sec. a. C.- III sec. d.C.). Tutto
      avrebbe avuto inizio quando un uomo importante di Olimpia, che si chiamava
      Ifitos (re di Elis), chiese all'oracolo
      di Delfi cosa
      avrebbe dovuto fare per far cessare le lotte fratricide e le pestilenze
      che devastavano la Grecia. La Pizia di quella città rispose che per
      ottenere questo, gli abitanti di Olimpia dovevano riorganizzare la
      celebrazione dei Giochi Olimpici. Seguendo l'indicazione divina,
      organizzarono la festa panellenica dei Giochi mentre, nello stesso
      periodo, tre uomini importanti dello Stato (Ifito, Licurgo-
      leggendario amministratore di Sparta -e Cleostene (re di Pisa, in
      Grecia) si accordarono per stabilire la tregua sacra (ekecheiria),
      che era una legge sacra, in base alla quale tutte le città
      partecipanti ai Giochi Olimpici erano obbligate ad interrompere le
      ostilità per tutto il tempo delle competizioni. La legge sacra fu incisa
      su un disco di bronzo che esisteva ancora al tempo di
      Pausania
      (II sec. d.C.), ed era conservato all'interno del Tempio della dea Hera.
      Il messaggio di pace che partiva da Olimpia era di importanza
      capitale:aveva la forza di mitigare le passioni, di unificare i
      combattenti e far cessare le guerre in tutto il mondo greco. Chi violava
      la legge sacra (singolo o città intera) era condannato al pagamento di
      una pesante sanzione e, se non voleva pagare, non poteva partecipare alla
      festa panellenica e non poteva prendere l'oracolo dalla Pitonessa di
      Delfi.  Tutte
      le città greche e le colonie del Nord Africa e della Magna Grecia (Italia
      meridionale) accettarono con entusiasmo il messaggio di pace che partiva
      da Olimpia, per tale motivo il santuario di questa città divenne ben
      presto il maggiore centro cultuale del mondo antico. Gli atleti (che
      dovevano essere individui liberi, in quanto gli schiavi non potevano
      partecipare) gareggiavano in onore del dio Zeus e ricevevano -in caso di
      vittoria- solo una corona di ulivo selvatico, dimostrando l'alto valore
      morale di queste celebrazioni. I gareggianti si dovevano preparare dieci
      mesi prima di poter partecipare ai Giochi Olimpici; l'allenamento si
      doveva svolgere ad Olimpia oppure ad Elide (a 50 Km da Olimpia,
      dove avevano sede molte palestre, i gymnasium e molti alberghi per
      contenere tutti gli atleti che arrivavano).  Gli
      allenamenti miravano allo sviluppo armonico non solo del corpo ma anche
      della mente e dello spirito. I
      Giochi Olimpici avevano una durata di 5 giorni nell'epoca antica; il
      primo giorno avveniva la cerimonia della registrazione dei partecipanti
      sui cataloghi; in seguito dovevano sempre sacrificare un cinghiale,
      prestare giuramento  e dovevano firmare anche gli allenatori e i
      parenti (una sorta di contratto 'anti-doping' dell'antichità!); il
      secondo giorno andavano allo stadio e facevano la gara classica del pentathlon;
      il terzo giorno si fermavano e riposavano un po', partivano dal Pritaneion,
      dove consumavano un banchetto sacro e poi, percorrendo la via della
      Processione, arrivavano davanti all'altare degli dei dove
      sacrificavano cento tori (ecatombe) e dovevano lasciare i resti di
      questi poveri animali (nel tempo si formava un tumulo); nel quarto giorno
      si svolgevano le gare pesanti (la corsa podistica con armature pesanti,
      salto e lotta), nel quinto giorno gli atleti andavano dietro al tempio di
      Zeus dove venivano incoronati dai giudici di gara con la corona di ulivo
      selvaggio. Le competizioni erano finanziate da 'sponsor' e, con il tempo,
      al vincitore di una gara veniva dato un premio in denaro. Il santuario in se stesso, l'Altis (=bosco
      sacro), era separato dal resto dell'area da un muro (una sorta di
      pre-cinta) e vi si entrava attraverso tre grandi porte, due ad ovest ed
      una sul lato sud. Il muro separava i templi e le costruzioni direttamente
      connesse con il culto, mentre al di fuori del muro si trovavano gli
      edifici di servizio che servivano ai visitatori del tempio o agli atleti
      durante i Giochi Olimpici (case dei sacerdoti, bagni, ostelli, gymnasium,
      palestra...). Il materiale da costruzione veniva prelevato dal monte
      Kronios ed è un calcare conchiglifero: i geologi hanno appurato la
      zona -in epoche remotissime- era sommersa dalle acque del mare. Nel
      periodo di maggiore fioritura del complesso, le colonne vennero ricoperte
      di marmo e poi dipinte, dando così l'impressione -a chi le vedesse- che
      fossero realmente di marmo.  Le attività del tempio furono limitate da un editto
      dell'imperatore romano Teodosio I, che vietava le manifestazioni nel
      grande santuario nel 383 d. C. Egli ordinò anche il sequestro dell'oro e
      dell'argento e il trasporto della statua crisoelefantina di Zeus a
      Costantinopoli. La distruzione dei monumenti fu decretata dall'imperatore
      romano Teodosio nel 426 d.C.; il tempio di Zeus, tuttavia, continuò a
      rimanere in piedi. Nel V sec. d.C. nell'area si stanziò una comunità
      cristiana, dedita soprattutto all'agricoltura. La devastazione fu
      completata da un terremoto che coinvolse la regione nel VI sec. d.C.  Il santuario aveva conosciuto un' rinascimento' nel primo
      anno post-cristiano, sotto Giuliano l'Apostata (361-363 d.C.), che aveva
      supportato gli antichi centri religiosi.  Il materiale che si era 'salvato' tra le rovine, come
      ferro e bronzo ma anche materiale da costruzione, venne razziato in tempi
      seguenti per erigere altri edifici, come spesso accadde nella storia
      umana. Gli scavi per la riscoperta del sito iniziarono nel 1829,
      ad opera della Spedizione Scientifica Francese del Peloponneso, che scavò
      parzialmente il Tempio di Zeus, portando diversi frammenti delle
      decorazioni al Museo del Louvre. Scavi sistematici furono portati avanti
      dall'Istituto Archeologico Tedesco nel 1875 e continuano tutt'oggi.
      Perchè il sito deve ancora rivelare alcuni misteri e sorprese. Oggi l'area archeologica, che per chi fosse vissuto nel
      periodo del suo massimo splendore non sarebbe più riconoscibile (orrore,
      direbbero!): è una distesa sterminata di rovine. Ma non sono morte,
      tutt'altro. Ad Olimpia lo spirito di un'epoca irripetibile è percepibile
      se si presta la giusta concentrazione, se si rispettano le pietre,
      l'ambiente, la sua storia millenaria. Qui si celebrava la PACE, anche in
      tempo di guerre feroci.    
        
          Arrivare
          nell'area archeologica è come affidarsi all'abbraccio del passato,
          con il suo affascinante bagaglio di storia, mistero, e saggezza.
          Immettiamoci dunque sull'antica Via Sacra di Olimpia e
          visitiamo, uno dopo l'altro, i suoi monumenti sacri e civili, cercando
          di immaginare la loro sfolgorante magnificenza (grazie anche alle
          ricostruzioni fatte dagli archeologi sui pannelli didascalici), ma
          soprattutto cercando di penetrare il loro pregnante significato
          originario. Il complesso era diviso in due parti, l'Agorà e il
          recinto sacro con i templi del culto.  Cliccare sulla piantina per identificare gli edifici che compongono il
      santuario; di seguito, una breve spiegazione del monumento, corrispondente
      alla numerazione della mappa.
  1)
      Gymnasium:
      
      edifico rettangolare risalente al II sec. a.C. Aveva i lati di 120 x 220
      metri con una corte centrale racchiusa da un colonnato in stile dorico;
      qui si allenavano gli atleti per le gare di corsa, lancio del disco e del
      giavellotto. Un vestibolo monumentale (=propileo) fu aggiunto nell'angolo
      S-E, alla fine del II sec. a.C. La parte settentrionale dell'edificio è
      rimasta inesplorata. La parola 'gymnasium' deriva da una radice greca che
      significa 'nudo' perchè gli atleti gareggiavano nudi, avendo una
      mentalità completamente diversa da quella che abbiamo oggi:loro onoravano
      e veneravano il corpo umano e volevano mostrare al dio Zeus il bel corpo
      che avevano. Quando gareggiavano per gli dei dovevano pertanto essere
      nudi, come gli dei stessi o gli eroi, e quando terminavano le gare,
      dovevano portare il loro chitone. I maschi e le femmine gareggiavano in
      fasi separate.
  2)
       La
      palestra   (III sec. a.C.). Fu costruita ad ovest della recinzione
      dell'Altis, vicino al fiume  Kladeos, per le esercitazioni di lotta, salto,
      etc. Le sue misure erano notevoli: 66.35 x 66.75 m. Al relativo centro era
      una seduta pubblica, circondata da una colonnato dorico di 72 colonne; il
      selciato era provvisto di sabbia fine su cui gli atleti si addestravano.
      Intorno al cortile si trovavano le stanze, di dimensione differente, con
      porticati in stile ionico:qui gli atleti spalmavano i loro corpi con olio
      (elaiothesion) o polvere (konisterion), si svestivano e si
      lavavano. Alcune delle stanze mantengono i banchi di pietra, usati dagli
      oratori e dai filosofi per richieste d'istruzione e sociali. Perchè- se
      per gli atleti era un obbligo essere sani e belli fisicamente, era anche
      un dovere esserlo internamente, nutrendo lo spirito, la mente e l'anima.
      Dunque gli atleti -dopo gli allenamenti- dovevano frequentare lezioni di
      cultura, tra cui la filosofia. Questo edificio è stato scavato negli anni
      recenti dall'Istituto Archeologico Tedesco. Soltanto le parti più basse,
      realizzate in pietra, si sono conservate e trentadue delle settantadue
      colonne del peristilio interno sono state ristabilite
 3)
      
      
      I bagni greci
      (V sec. a.C.).
      Sono
      così chiamati per distinguerli da quelli del periodo romano; si tratta
      sostanzialmente di locali termali che hanno subito diversi rimaneggiamenti
      nel corso del tempo. Da una stanza semplice originaria, che serviva per i
      bisogni degli atelti, si passò ad aggiunte successive di stanze, vasche,
      e acqua riscaldata. La piscina apparteneva alla prima fase ed era lunga 20
      m, larga 16 e profonda 1,60. Si poteva entrarvi da cinque punti su
      qualsiasi lato, aveva un approvvigionamento idrico e un drenaggio
      specifico.Il fondo era lastricato con materiale poroso. In epoca
      romana  la struttura è andata fuori uso ed è stata parzialmente
      coperta dai bagni di Kladeos. L'azione del vicino fiume ha portato
      via i resti, e oggi questo sito non è aperto al pubblico.   4)
      
      
      Il laboratorio di Fidia,
      poi divenuto  basilica paleocristiana. Era un edificio della
      stessa misura della cella del tempio dove venne collocata la statua di
      Zeus, che lo scultore realizzò proprio in questo luogo. Il viaggiatore
      Pausania ci ha tramandato che nel II sec. d C., quand'egli passò per il
      santuario, l'edificio era adibito a luogo di culto, poichè vi si trovava
      un altare dedicato a tutti gli idei. Nella parte meridionale del
      laboratorio -durante gli scavi- sono emersi frammenti di materiale
      ceramico e di terracotta, pietre semi-preziose, vetri, bronzi, oggetti in
      ferro, oltre a piccoli pezzettini probabilmente provenienti dalla
      lavorazione della statua crisoelefantina di Zeus (oro e avorio).   Tra di essi, ce n'è uno di particolare
      rilevanza poichè attraverso di esso è stato possibile capire a chi
      appartenesse con certezza la bottega. Una piccola oinochoe dipinta
      in nero reca la scritta, sul fondo, in greco  'Io appartengo a
      Fidia' (è conservata nel Museo Archeologico locale). E' molto interessante che lo scultore abbia 'fatto parlare'
      l'oggetto per farci sapere che era una sua creazione. Tra V e VI sec. d.C.
      una comunità cristiana che si era stanziata ad Olimpia, alterò la
      casa-laboratorio di Fidia, trasformandola in una  basilica (è
      probabile, a nostro avviso, che se è vero che qui vi fosse un altare
      dedicato a tutti gli dei - come disse Pausania nel II sec. d. C.- i
      cristiani abbiano voluto spazzarne via il ricordo (perchè pagani) e
      rimpiazzarne il culto con il dio cristiano. Tale basilica fu l'unica a
      resistere a ben due terremoti verificatisi  tra il 522 e il 551 d.
      C,.che invece devastarono il santuario. Ancora oggi
      possiamo vedere parte dei muri perimetrali e, all'interno, i plutei
      marmorei traforati e con croci scolpite, che dividevano la navata dalla
      zona sacra. Per la pavimentazione vennero usate tegole provenienti da più
      antichi edifici. Veramente è un luogo ancora molto suggestivo e
      interessante.
  5)
       Leonidaion.
      
      Nella parte sud-occidentale del santuario, nel 330 a.C., fu costruito un
      largo edificio rettangolare, il quale serviva come ostello per i dignitari
      stranieri che visitavano Olimpia durante i Giochi Olimpici. C'era
      un'iscrizione sull'architrave, con il nome del donatore e dell'architetto
      (in greco): 'Leonides il Naxian. figlio di Leotos ha fatto questo'. La
      parte esterna fu circondata da un portico costituito da 138 colonne,
      alcune alte 5, 5 m. Era molto ben decorato con rilievi fogliati in
      terracotta, che si possono vedere ancora oggi nel Museo Archeologico.
      Attorno al quadrato centrale, si aprivano delle camere: quelle della parte
      occidentale erano le più grandi e lussuose, mentre quelle delle altre tre
      parti erano più piccole. Le entrate si trovavano sui lati nord e sud.
 6)Il portico sud  7) 
       Il Bouleuterion
      (VI sec. a.C.). Era uno degli edifici più antichi e importanti del
      santuario di Olimpia, sede sia del Senato Eleate, i cui membri erano i
      responsabili dell’ organizzazione dei giochi, sia degli ellanodikai,
      o arbitri delle gare olimpiche. Avvenivano qui le estrazioni dei nomi
      degli atleti e veniva emanato il programma delle gare e delle
      manifestazioni correlate. Nell'edificio aveva sede anche il tribunale e vi
      si svolgevano i processi.  Situato a sud del tempio di Zeus e fuori
      del recinto sacro dell’Altis, fu completato nel IV secolo a.C.,
      piccole aggiunte e modifiche furono effettuate nel periodo romano.
      Consisteva in una sala quadrata fiancheggiata a nord e a sud da due absidi
      allungate di dimensioni quasi uguali. L’ala nord era la più antica e
      misurava 30,65 m x 13,78 m,  l’ala sud fu realizzata il secolo
      seguente. Ogni ala aveva una fila centrale di sette colonne e un muro che
      si incrociava nell’abside; ogni abside era ulteriormente divisa in due
      da un muro centrale. Vi venivano conservati gli archivi ufficiali
      contenenti i nomi di tutti i vincitori olimpici. Una sala, di quattordici
      mq, quasi sicuramente a cielo aperto, fu successivamente aggiunta tra le
      due ali. All’interno c’erano l’altare e la statua di Zeus Horkeios
      (protettore dei giuramenti), raffigurato con un volto minaccioso e con in mano i fulmini.
      Qui, secondo
      Pausania (V, 24, 9), i concorrenti, i familiari e i gli allenatori
      giuravano sulla loro lealtà nei giochi, e i giudici giuravano a loro
      volta la propria incorruttibilità.
 L’iscrizione ai piedi della statua
      conteneva le maledizioni e le sanzioni per chi avesse trasgredito i
      giuramenti. Nel IV secolo a.C., un portico ionico di ventisette colonne fu
      costruito per tutta la lunghezza della sala centrale. Di fronte al portico
      ionico insisteva una corte trapezoidale colonnata, composta da tre stoas
      (portici) dorici rispettivamente poste a nord, est e a sud. Oggi nel sito
      sono visibili solo le fondazioni dell’edificio. Il restauro non è stato
      completato e l’area intorno al monumento e tra le due ali absidate è
      stata piantumata con alberi.
  8)
       Tempio
      di Zeus.
        (IV sec. a.C.). E' l'edificio più importante dell'Altis, che si erge
      nel suo centro, su un alto podio gradinato; è considerato il più grande tempio del Peloponneso e
      l'esempio perfetto dell'architettura dorica. Cominciato nel 470 a. C.,
      venne completato nel 456 a. C., come dimostrerebbe un blocco inciso
      lasciato nel timpano orientale e che sarebbe stato dedicato dagli Spartani
      per la loro vittoria a Tanagra. L'architetto era Libon di Elis; lo
      scultore dei frontoni è sconosciuto. Il tempio è un esastilo periptero
      con tredici colonne sui lati lunghi, ha un orientamento est-ovest. Le colonne,
      d'altezza 10.43 m e  2.25 m di diametro alla base, erano di calcare
      locale, coperto di stucco bianco. Soltanto le sculture e altre parti erano
      di marmo. Il tempio era costituito da tre zone:il pronao, la cella e l'opistodomo. 
      Sul pavimento del  pronaos sono i resti di un mosaico ellenistico con le
      rappresentazioni dei tritoni.
 
        
        Davanti al pronao  vi era un piccolo spazio rettangolare
        pavimentato con lastre di marmo esagonali in cui i vincitori venivano
        incoronati. La Via che anche gli atleti percorrevano per giungere al
        tempio si chiamava via della Processione. L'unica colonna che oggi si può vedere, eretta sulle
      rovine, fu restaurata e ricollocata in occasione dei giochi olimpici del
      2004. Il lavoro di restauro è stato eseguito dall'Istituto Archeologico
      Tedesco, grazie al contributo di alcuni sponsor. 
        Quando si
        giungeva dinnanzi a questo colossale edificio, si doveva restare
        -immaginiamo- basiti. Un enorme rispetto scaturiva dalle sue
        proporzioni, e un timore reverenziale era sicuramente tributato al
        simulacro del suo illustrissimo occupante:il padre degli dei. Il Tempio
        accoglieva infatti, nella sua cella interna (che era divisa
        in tre navate da due doppie file di
        sette colonne), la  statua crisoelefantina del
      dio Zeus (di oro e avorio), considerata una delle sette meraviglie del
      mondo antico. Essa era stata realizzata attorno al 430 a.C. dal famoso scultore Phidia (Fidia)
        che, dopo aver eseguito i lavori del fregio del  Partenone ad Atene, fu
      invitato ad Olimpia ad eseguire la statua del dio Zeus. Il viaggiatore
      Pausania descrisse, nel II sec. d.C., le fattezze delle mirabile opera,
      confermando quelle che si desumono dalle monete del tempo ritrovate nel
      tempio, le quali da un lato recano l'effigie della testa del dio e
      sull'altro la statua seduta in trono, che reca uno scettro nella sua mano
      sinistra e una vittoria alata (Nike) nella destra. Le parti scoperte
      della statua erano di avorio, mentre l'abito ed il trono,  decorato
      con scene mitologiche in rilievo, erano d' oro. La colossale scultura era alta 12, 40 m; Fidia vi lavorava
      nel suo laboratorio. L'opera rimase al suo posto nel tempio cui era
      dedicata per otto secoli, finchè nel IV sec. d.C. venne trasportata a
      Costantinopoli dove fu distrutta probabilmente nel 475 d.C. da una grande
      conflagrazione che devastò la città. Il tempio invece venne bruciato per
      ordine di Teodosio II nel 426 d.C. e ciò che non venne distrutto allora,
      crollò per due terremoti, uno nel 522 e l'altro nel 551. L'indagine
      archeologica iniziò nel 1829 ad opera dei francesi, per essere poi
      proseguita dalla Scuola tedesca. Nel Museo di Olimpia si conservano parti
      della decorazione scultorea dei frontoni, mentre le metope -rimosse dal
      team francese nel 1829 - sono al museo del Louvre di Parigi (nel Museo
      Archeologico di Olimpia si trovano le copie). Il restauro del monumento
      colossale prosegue ancora. 9)Il portico Echo  10)La cripta
      (I sec. a.C.). Era chiamata così la monumentale
      entrata allo Stadio, sul lato occidentale, nel tardo periodo ellenistico.
      Tra questa struttura e lo stadio vi è un passaggio lungo 193 m.sul quale
      sono disposti gli Zanes.
  11)Lo
      stadio.  Venne realizzato a metà del V sec. a.C. e quella che si
      ammira ancora oggi è la sua posizione finale del periodo classico. E'
      l'unico stadio dell'antichità ad avere conservato la sua forma originale.
      Le sue
      misure sono 192, 27 m x 28, 50 m. Le uniche pietre erano quelle usate per
      la piattaforma esterna (esedra), e per la loggetta della giuria (lato sud),
      che aveva l'importante ruolo di sorvegliare il corretto andamento delle
      competizioni e Tutti coloro che reputavano di essere stati trattati
      ingiustamente potevano ricorrere al Parlamento Olimpico, che poteva punire
      gli elanodici (i giudici) ma non annullare l'esito della gara. I
      giudici venivano nominati per una sola olimpiade (che si svolgeva ogni 4
      anni). Dalla parte
      opposta alla loggetta degli elanodici, a nord, si trovava l'altare per la dea Demetra Hamyne.
      Qui si posizionava l'unica donna(una sacerdotessa) che poteva vedere gli
      uomini. La
      capacità dello stadio era di  45.000 spettatori, che stavano seduti
      sull'erba, non essendovi gradinate.
 12)I
      Tesori,
       piccoli edifici che costituivano le offerte votive
      delle varie città greche a Zeus. Abbiamo già incontrato questo tipo di
      monumenti a Delfi
      ma questa era una prassi per tutti i santuari greci. Pausania (II sec. d.C.)
      scrisse che vi erano una decina di Tesori, in questo santuario: quelli
      di Sikyon, di Siracusa, di Epidamnos, di Byzantium, di Sybaris, di Cyrene,
      di Selinus, di Metapontum, di Megara e di Gela. Gli scavi hanno rimesso in
      luce due Tesori in più, cioè in totale 12 ma solo cinque sono stati
      identificati con certezza (di Sikyon, di Selinus, di Metapontus, di Megara
      e di Gela). La maggior parte dei Tesori sono stati dedicati dalle città
      greche n Italia,dimostrando così i legami che intercorrevano tra il
      santuario e l'occidente. Molto c'è ancora da capire; sono stati trovati i
      resti di due piccole costruzioni identificate come i santuari di Eileithyia
      e del Aphrodite Ourania,  ad ovest, dove si troverebbe
      anche un probabile altare a Gaia (la Terra). Il Tesoro di Megara
      reca dipinta una Gigantomachia (lotta con i Titani), tema che abbiamo già
      incontrato a Delfi, ad Atene, ad Epidauro, mentre numerosi frammenti
      fittili (un satiro, una testa di sfinge, elementi in terracotta) sono
      conservati nel Museo Archeologico locale.  13)Gli
      Zanes: il termine è il plurale di Zeus. Gli 'Zanes' erano
      statuette di bronzo collocate su sedici basi di pietra che sono giunte
      fino ai giorni nostri. Esse furono ideate come 'espiazione' per quegli
      atleti che avevano agito scorrettamente (che venivano pure frustati in
      pubblico e condannati al pagamento di multe pesanti, che servivano per
      realizzare le statue del dio stesso); infatti le iscrizioni alla base
      citano il nome dell'atleta e la natura del suo agire, quale regola cioè
      avesse infranto e per la quale aveva ricevuto la penalizzazione. La
      collocazione degli Zanes lungo la via che conduceva allo stadio (passaggio
      obbligato per arrivarvi) era un monito per tutti gli atleti, che dovevano
      gareggiare sempre onestamente. Ecco perchè i vincitori venivano chiamati olimpionici,
      cioè usciti da Olimpia e simili agli dei. le loro città di appartenenza
      erano dispensate ad avere delle mura, poichè avendo tali cittadini tra
      loro, non ne avevano bisogno.
 14)
      
      Il Metroon 
       (metà del IV sec. a.C.). Tempio periptero dorico. Le
      sue misure erano 10,62 m x 20, 27 m), con 6 colonne sul lato corto e 12 su
      quello lungo. Esso era dedicata alla Madre degli dei, Rhea o Cibele.
      Durante l' impero romano il tempio fu usato come luogo di culto in onore
      degli imperatori romani e la cella fu adornata con le loro statue.   15)Il
      Ninfeo
      (160 d.C.)
      Doveva essere
      una visione paradisiaca. E' anche conosciuto come Esedra di Erode Attico e
      costituisce una delle costruzioni più opulente e impressionanti
      all'interno dell'Altis, Si trova tra il Tempio di Hera ed i Tesori.
      Prevedeva un sistema di canalizzazioni che dalla zona est del santuario
      conduceva l'acqua potabile ad Olimpia, distribuita tramite una fitta rete
      di tubi. Prima di crearla, l'acqua si estraeva tramite pozzi ma il
      rifornimento era soggetto ad interruzioni creando disagio, specie nei
      periodi delle gare olimpiche, quando migliaia di persone affollavano il
      santuario. La parte absidata era di mattoni rivestiti di marmi policromi,
      aveva due file di undici posti dove erano collocate le statue della
      famiglia di Antonino Pio (nella più bassa) e di Erode Attico (nella fila
      superiore). Su ciascuna fila, al centro, stava una statua del dio Zeus.
      All'interno dell'esedra c'era un grande serbatoio semicircolare, e vi si
      trovava una statua di marmo raffigurante un toro (ora al Museo
      Archeologico). Un'iscrizione dice che Erode Attico dedicò il bacino
      idrico e le relative statue di Zeus alla moglie Regilla, che era una
      sacerdotessa di Demetra. Vi erano poi altre statue e colonne in stile
      corinzio di 3,80 m di diametro (si possono vedere al già citato Museo).
      Non è sopravvissuto il rivestimento di sostegno mentre alcuni basamenti
      ed elementi architettonici furono usati per costruire la basilica
      paleocristiana (dove c'era la bottega di Fidia).
  16)Il
      Tempio di Hera
       (fine VII sec. a.C.). E' il più antico tempio del
      santuario, il migliore esempio di architettura dorica templare arcaica.
      Esso sorgeva ai piedi del Monte Kronio ed era perimetrato da sei colonne
      sul lato corto e da sedici su quello lungo; le sue misure erano 50 m x 18,
      70 m ed un altezza di 7, 80 m. Le originarie colonne di legno furono
      gradualmente sostituite con colonne di pietra; la parte inferiore del
      tempio era di calcare conchiglifero e la parte superiore era in mattoni
      crudi. L'interno era diviso in tre
      zone. pronao, cella ed opistodomo. Qui, su una lastra crisoelefantina dello
      scultore Kolotes (V sec. a.C.) venivano lasciati gli olivi che venivano
      tributati agli atleti vincitori e, secondo la leggenda, è qui che venne
      ritrovato il disco di Iphitos sul quale era scritta la Tregua Sacra (scritta
      alternativamente da sinistra a destra e da destra a sinistra); nell'opistodomo
      era il famoso Iarnax di Kypselos, decorato scene mitologiche in oro e
      avorio. In epoca romana, la statua di Hermes- realizzata da Prassitele-
      era situata nella cella. Oggi è visibile nel Museo Archeologico di
      Olimpia.
 17)Il
      Pelopion.
      Si trova a sud del Tempio di Hera e rappresenta il monumento funerario
      (cenotafio o tomba vuota) del venerato eroe Pelops. . Secondo
      Pausania (V, 13, 1) questo monumento è stato dedicato da Ercole, un
      discendente di Pelops. Sotto il Pelopion -cosa molto interessante- si
      trova un tumulo preistorico (circa 2500 a.C.) e la relativa recinzione.
      Esistente già nel VI sec. a. C., si doveva trattare di una piccola
      eminenza che, nel secolo successivo, venne stata circondata da una
      recinzione irregolare che aveva l'entrata nell'angolo sud-ovest. Tale
      ingresso fu provvisto, verso la fine dello stesso secolo, di un portico in
      stile dorico di pietra. Nel recinto dell'edificio si trovavano alberi,
      soprattutto pioppi, e statue. Pausania (V, 13,2) ci ha tramandato che una
      volta all'anno i magistrati di Olimpia sacrificavano una pecora nera in
      onore di Pelops. Gli scavi della Scuola Tedesca hanno portato alla luce un
      ricco concentrato di elementi fittili, figurine animali ed umane, in
      terracotta o bronzo, molti dei quali sono situati nel Museo Archeologico
      locale.  18)
       Il
      Philippeion  
       (fine Iv sec. a.C.).Edificio circolare di ordine
      ionico donato da Filippo II dopo la battaglia di Cheronea (338 a. C.).Esso
      consisteva in un colonnato di ordine ionico che correva lungo il perimetro
      circolare; il muro interno della cella era diviso da semi-colonne di
      ordine corinzio. Esso fu completato da Alessandro Magno (figlio di Filippo
      II) e l'interno venne decorato con i busti dei suoi antenati, opere che
      vengono attribuite a Leochares.
 19)Il
      Pritaneion  (V sec. a.C.).
      Edificio rettangolare restaurato in
      diverse occasioni fino alla tarda epoca romana.esso fu la residenza dei
      dignitari del santuario ("Prytaneis", cioè sacerdoti in poche
      parole), che erano responsabili dei sacrifici condotti agli altari.
      L'interno dell'edificio ospitava anche il cuore della dea Hestia, dove
      ardeva la sacra fiamma.  20)Edifici
      sud-orientali
      (metà V sec. a.C.). Si
      trattava forse di un tempio dedicato alla dea Hestia, e fungeva da limite
      sudorientale della recinzione dell'Altis, insieme al corridoio Eco;
      funzionò fino al I sec. a.C. quando venne demolito per far posto a nuovi
      edifici. Pausania, infatti, quando visitò l'area nel II sec. d.C. non lo
      vide già più, essendo sorta al suo posto la Casa di Nerone e altre
      costruzioni. Nella relativa forma finale, la costruzione, colonnata,
      misurava 36.42 m x 14.66 m. Alcuni elementi dei fregi decorativi sono
      conservati al locale Museo Archeologico. 21)L' Ottagono  22)
       Zona di accensione della Fiaccola Olimpica.
      Ancora
      oggi viene accesa in questo punto in previsione dell'inizio dei Giochi
      Olimpici moderni che, sulla scorta della memoria di quelli antichi nati
      proprio qui, si svolgono ogni 4 anni. Fu De Coubertin ha ripristinare
      l'uso dei Giochi  Olimpici nel 1894; da allora si sono svolti
      ininterrottamente, eccetto che nel periodo della II Guerra Mondiale.
      Alcune attrici, che impersonano le sacerdotesse sacre del Tempio,
      accendono la fiaccola tramite il Sole, in una cerimonia molto suggestiva.
      La torcia viene poi consegnata al tedoforo che ha il compito di portarla
      ad Atene; da lì poi passerà in ogni nazione partecipante alle
      competizioni olimpioniche.
 23)Le Terme di
      Kladeos  
      (I sec. d.C.). Si trovano al limite occidentale del santuario; sul luogo
      della piscina dei bagni greci. Il complesso termale consisteva in diverse
      stanze, occupando un'area di 400 mq, con soffitti d'argilla, rivestimenti
      in marmi policromi e mosaici pavimentali (alcuni dei quali ancora in situ).
      Soffitti e mura non hanno resistito e sono stati inghiottiti dalle piene
      del fiume Kladeos. Queste terme sono figlie della loro epoca, non più
      eminentemente funzionali ma luogo di svago e lusso: vi erano anche acque
      calde e fredde, un piccolo bagno riservato, l'atrio, vasche da bagno e
      lavabi. 24)Le Terme di Kronion ( II sec. a.C.- V sec. d.C.).
      Era un largo edificio che subì diverse fasi architettoniche e usi. Sopra
      la corte centrale vennero eretti i bagni in epoca ellenistica. In epoca
      romana le camere vennero arricchite di mosaici bellissimi. Esso fu
      distrutto da un terremoto alla fine del III secolo d.C.; l'ultimo restauro
      data alla fine del V sec. d.C., periodo in cui le Terme funzionavano come
      un luogo per attività agricolturali.                                                                              
       Assolutamente
      da visitare per integrare, completare ed arricchire le conoscenze in
      merito al santuario; vi si ammirano reperti
      scultorei provenienti dai vari templi che si sono succeduti sull'area di
      Olimpia antica, tutti di eccellente fattura
      e di estrema versatilità simbolica. In particolare, i due grandi fregi
      del tempio di Zeus fanno mostra di sè nella più ampia sala
      dell'edificio: su quello che adornava il lato orientale venne effigiata la corsa con i
      carri tra Pelops e Oinomaos, presieduti da Zeus,
      signore del santuario, mentre su quello occidentale troviamo la battaglia
      tra i Lapiths e i Centauri, organizzata attorno alla figura
      centrale del dio Apollo. Straordinaria la figura di un personaggio
      (riferito al primo fregio) scolpito semisdraiato, con la mano destra
      portata all'orecchio: non fosse antica di 2400 anni, diremmo che è
      impegnato in una divertente discussione telefonica!   
  Le dodici metope, sei ad ogni estremità
      sopra l'entrata al pronao ed all'opistodomo, descrivono le 12 fatiche di
      Ercole, mitico figlio di Zeus.  Nel Museo trovano collocazione anche elementi di vario
      uso, come i piccoli pesi in bronzo(VI- IV sec. a.C.), che, avendo sulla
      sommità l'incisione in greco Zeus (DIOS), funsero probabilmente da
      offerte votive per il dio; troviamo reperti di varia epoca, che permettono
      di stabilire un criterio cronologico e stilistico delle culture che si
      sono succedute. Ammiriamo anche elmi, calzari, lucchetti, terrecotte,
      ceramiche, vetrerie, lucerne, arnesi agricoli, teste colossali di
      divinità femminili e gruppi statuari. Statue greche ma anche di
      imperatori romani e il bellissimo toro marmoreo, ritrovato nell'area del
      Ninfeo.           
       Interessante inoltre il materiale proveniente dal
      laboratorio dello scultore Fidia, l'eccelso gruppo scultoreo
      eseguito da Prassitele, ritraente Hermes e il piccolo Dioniso; le belle
      statue di Zeus e Ganimede e la ricostruzione della cella in cui era assisa
      la gigantesca statua crisoelefantina del dio, opera di Fidia.  La
      scia di un luogo unico come dovette essere quello dell'antica Olimpia
      sembra non essersi dissolta del tutto: la cittadina moderna, impostata su
      un'unica via principale, sfoggia un'armonia del tutto particolare,
      svelando un cuore nobile che si traduce nella serenità degli abitanti,
      nel loro calore verso i turisti, invitandoli ad entrare nei loro negozi
      (soprattutto oreficerie e bigiotterie, ma anche bazar) e instaurando un
      feed-back con gentilezza e affabilità. Affezionarsi ad un luogo magico
      come questo è facile. Staccarsene è stata la parte più
      difficoltosa.                                                                                                                                       
      
       E
      con questo report si conclude il nostro tour per le meraviglie della
      Grecia classica, che ci auguriamo abbiate trovato entusiasmante e
      stimolante.  |  |