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                                                                                   (di Marisa Uberti)

Olimpia è oggi una ridente cittadina situata nell'Ellade, nel Peloponneso nord-occidentale. Olimpia antica (che si chiamava Altis, in antico, cioè bosco sacro), giace invece in rovina in un fitto e incantato bosco, dove per circa mille anni si è celebrata e rispettata una delle più alte espressioni di civiltà umana:la pace. È entrata a far parte dei monumenti Patrimonio dell’Umanità tutelati dall’UNESCO nel 1989.

  • La nascita e la filosofia del santuario di Zeus ad Olimpia

"Qui, nel grembo della storia, dove la Natura e l'Arte si uniscono per la lotta del bello, anticamente gli uomini suonarono le campane della pace e forgiarono l'avvicinamento dei popoli. Qui, nel luogo sacro di Olimpia, dove gli dei e le leggende vivono per sempre, nacquero e si svolsero dal 776 a.C. al 393 d. C. i Giochi Olimpici, che avevano come scopo ultimo l'equilibrio tra mente e corpo.(mens sana in corpore sano). Qui fu istituita la più grande accademia di ginnastica per i giovani, dove si veneravano la gioventù, la salute, la bellezza, la forza e il coraggio. Qui venivano i giovani da tutta la Grecia per partecipare alle gare per il bello e il buono, e avevano come unico premio una corona di foglie di ulivo, che voleva simboleggiare la pace e la virtù. Qui, per la prima volta nella storia dell'umanità, fu istituita l' ekecheiria, cioè l'immediata tregua di tutte le guerre per la durata delle gare". 

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Il Santuario di Olimpia si sviluppò gradualmente sul lato meridionale della collina di Kronios, alla confluenza del fiume Alpheios con il suo tributario, Kladeos. Immancabile presenza, l'acqua,  in un bosco sacro come questo. Impossibile nno considerarlo una dimora degli dei...

All'inizio del III millennio a.C, c'era già la presenza umana nell'area del santuario, come dimostrato dagli scavi eseguiti. Ai piedi del monte Kronios sono stati rinvenuti reperti risalenti al IV millennio a.C. Gli edifici 'preistorici' venuti alla luce nel santuario di Olimpia sono stati datati tra il 2150 e il 2000 a.C. e vennero scoperti nel 1908 da due studiosi, W. Dorpfeid e F. Weege. Essi scoprirono un numero di edifici absidati munitI di pietre di fondazione. I resti di una casa absidata sono visibili ancora oggi ed è in questa che gli archeologi hanno ritrovato molti oggetti, tra cui vasi con diverse incisioni decorative che mostrano una connessione con la Cultura di Cetina della costa dalmata. Dall' epoca Micenea (1600-1100 a.C.), l'area fu sempre abitata. L'origine del culto si perde nella notte dei tempi; il festival olimpico risale forse alla mitologica figura di Pelops, un venerato eroe locale.

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Il santuario, dedicato principalmente a Zeus Olimpo, iniziò a prendere forma durante il X- IX sec. a.C. La prima monumentale costruzione venne eretta in epoca Arcaica (VII -Vi sec. a .C.). Nuovi edifici furono gradualmente aggiunti per venire incontro alle nuove necessità. Durante il periodo classico (V- IV sec. a. C.) il santuario raggiunse il suo picco e dalla fine del IV sec. a.C. l'area ha acquisito la sua forma definitiva. 

I Giochi Olimpici che -in accordo con la tradizione- ebbero inizio nel 776 a C. ed erano limitati all'area locale ma si estesero poi a tutta la Grecia; inoltre rivestirono un ruolo importante nell'architettura planimetrica del sito. Aggiunte o alterazioni furono condotte durante il periodo ellenistico (III- I sec. a.C.) e durante il periodo imperiale romano (I sec. a. C.- III sec. d.C.).

Tutto avrebbe avuto inizio quando un uomo importante di Olimpia, che si chiamava Ifitos (re di Elis), chiese all'oracolo di Delfi cosa avrebbe dovuto fare per far cessare le lotte fratricide e le pestilenze che devastavano la Grecia. La Pizia di quella città rispose che per ottenere questo, gli abitanti di Olimpia dovevano riorganizzare la celebrazione dei Giochi Olimpici. Seguendo l'indicazione divina, organizzarono la festa panellenica dei Giochi mentre, nello stesso periodo, tre uomini importanti dello Stato (Ifito, Licurgo- leggendario amministratore di Sparta -e Cleostene (re di Pisa, in Grecia) si accordarono per stabilire la tregua sacra (ekecheiria), che era una legge sacra, in base alla quale tutte le città partecipanti ai Giochi Olimpici erano obbligate ad interrompere le ostilità per tutto il tempo delle competizioni. La legge sacra fu incisa su un disco di bronzo che esisteva ancora al tempo di Pausania (II sec. d.C.), ed era conservato all'interno del Tempio della dea Hera. Il messaggio di pace che partiva da Olimpia era di importanza capitale:aveva la forza di mitigare le passioni, di unificare i combattenti e far cessare le guerre in tutto il mondo greco. Chi violava la legge sacra (singolo o città intera) era condannato al pagamento di una pesante sanzione e, se non voleva pagare, non poteva partecipare alla festa panellenica e non poteva prendere l'oracolo dalla Pitonessa di Delfi

Tutte le città greche e le colonie del Nord Africa e della Magna Grecia (Italia meridionale) accettarono con entusiasmo il messaggio di pace che partiva da Olimpia, per tale motivo il santuario di questa città divenne ben presto il maggiore centro cultuale del mondo antico. Gli atleti (che dovevano essere individui liberi, in quanto gli schiavi non potevano partecipare) gareggiavano in onore del dio Zeus e ricevevano -in caso di vittoria- solo una corona di ulivo selvatico, dimostrando l'alto valore morale di queste celebrazioni. I gareggianti si dovevano preparare dieci mesi prima di poter partecipare ai Giochi Olimpici; l'allenamento si doveva svolgere ad Olimpia oppure ad Elide (a 50 Km da Olimpia, dove avevano sede molte palestre, i gymnasium e molti alberghi per contenere tutti gli atleti che arrivavano). 

Gli allenamenti miravano allo sviluppo armonico non solo del corpo ma anche della mente e dello spirito. I Giochi Olimpici avevano una durata di 5 giorni nell'epoca antica; il primo giorno avveniva la cerimonia della registrazione dei partecipanti sui cataloghi; in seguito dovevano sempre sacrificare un cinghiale, prestare giuramento  e dovevano firmare anche gli allenatori e i parenti (una sorta di contratto 'anti-doping' dell'antichità!); il secondo giorno andavano allo stadio e facevano la gara classica del pentathlon; il terzo giorno si fermavano e riposavano un po', partivano dal Pritaneion, dove consumavano un banchetto sacro e poi, percorrendo la via della Processione, arrivavano davanti all'altare degli dei dove sacrificavano cento tori (ecatombe) e dovevano lasciare i resti di questi poveri animali (nel tempo si formava un tumulo); nel quarto giorno si svolgevano le gare pesanti (la corsa podistica con armature pesanti, salto e lotta), nel quinto giorno gli atleti andavano dietro al tempio di Zeus dove venivano incoronati dai giudici di gara con la corona di ulivo selvaggio. Le competizioni erano finanziate da 'sponsor' e, con il tempo, al vincitore di una gara veniva dato un premio in denaro.

  • Struttura del Santuario

Il santuario in se stesso, l'Altis (=bosco sacro), era separato dal resto dell'area da un muro (una sorta di pre-cinta) e vi si entrava attraverso tre grandi porte, due ad ovest ed una sul lato sud. Il muro separava i templi e le costruzioni direttamente connesse con il culto, mentre al di fuori del muro si trovavano gli edifici di servizio che servivano ai visitatori del tempio o agli atleti durante i Giochi Olimpici (case dei sacerdoti, bagni, ostelli, gymnasium, palestra...). Il materiale da costruzione veniva prelevato dal monte Kronios ed è un calcare conchiglifero: i geologi hanno appurato la zona -in epoche remotissime- era sommersa dalle acque del mare. Nel periodo di maggiore fioritura del complesso, le colonne vennero ricoperte di marmo e poi dipinte, dando così l'impressione -a chi le vedesse- che fossero realmente di marmo. 

Le attività del tempio furono limitate da un editto dell'imperatore romano Teodosio I, che vietava le manifestazioni nel grande santuario nel 383 d. C. Egli ordinò anche il sequestro dell'oro e dell'argento e il trasporto della statua crisoelefantina di Zeus a Costantinopoli. La distruzione dei monumenti fu decretata dall'imperatore romano Teodosio nel 426 d.C.; il tempio di Zeus, tuttavia, continuò a rimanere in piedi. Nel V sec. d.C. nell'area si stanziò una comunità cristiana, dedita soprattutto all'agricoltura. La devastazione fu completata da un terremoto che coinvolse la regione nel VI sec. d.C. 

Il santuario aveva conosciuto un' rinascimento' nel primo anno post-cristiano, sotto Giuliano l'Apostata (361-363 d.C.), che aveva supportato gli antichi centri religiosi. 

Il materiale che si era 'salvato' tra le rovine, come ferro e bronzo ma anche materiale da costruzione, venne razziato in tempi seguenti per erigere altri edifici, come spesso accadde nella storia umana.

Gli scavi per la riscoperta del sito iniziarono nel 1829, ad opera della Spedizione Scientifica Francese del Peloponneso, che scavò parzialmente il Tempio di Zeus, portando diversi frammenti delle decorazioni al Museo del Louvre. Scavi sistematici furono portati avanti dall'Istituto Archeologico Tedesco nel 1875 e continuano tutt'oggi. Perchè il sito deve ancora rivelare alcuni misteri e sorprese.

Oggi l'area archeologica, che per chi fosse vissuto nel periodo del suo massimo splendore non sarebbe più riconoscibile (orrore, direbbero!): è una distesa sterminata di rovine. Ma non sono morte, tutt'altro. Ad Olimpia lo spirito di un'epoca irripetibile è percepibile se si presta la giusta concentrazione, se si rispettano le pietre, l'ambiente, la sua storia millenaria. Qui si celebrava la PACE, anche in tempo di guerre feroci. 

 

  • Arrivare nell'area archeologica è come affidarsi all'abbraccio del passato, con il suo affascinante bagaglio di storia, mistero, e saggezza. Immettiamoci dunque sull'antica Via Sacra di Olimpia e visitiamo, uno dopo l'altro, i suoi monumenti sacri e civili, cercando di immaginare la loro sfolgorante magnificenza (grazie anche alle ricostruzioni fatte dagli archeologi sui pannelli didascalici), ma soprattutto cercando di penetrare il loro pregnante significato originario. Il complesso era diviso in due parti, l'Agorà e il recinto sacro con i templi del culto.

olimpia01.jpg (227967 byte) Cliccare sulla piantina per identificare gli edifici che compongono il santuario; di seguito, una breve spiegazione del monumento, corrispondente alla numerazione della mappa.

olimpia02.jpg (117896 byte)1) Gymnasium: edifico rettangolare risalente al II sec. a.C. Aveva i lati di 120 x 220 metri con una corte centrale racchiusa da un colonnato in stile dorico; qui si allenavano gli atleti per le gare di corsa, lancio del disco e del giavellotto. Un vestibolo monumentale (=propileo) fu aggiunto nell'angolo S-E, alla fine del II sec. a.C. La parte settentrionale dell'edificio è rimasta inesplorata. La parola 'gymnasium' deriva da una radice greca che significa 'nudo' perchè gli atleti gareggiavano nudi, avendo una mentalità completamente diversa da quella che abbiamo oggi:loro onoravano e veneravano il corpo umano e volevano mostrare al dio Zeus il bel corpo che avevano. Quando gareggiavano per gli dei dovevano pertanto essere nudi, come gli dei stessi o gli eroi, e quando terminavano le gare, dovevano portare il loro chitone. I maschi e le femmine gareggiavano in fasi separate.

olimpia-08.jpg (98856 byte)2) La palestra (III sec. a.C.). Fu costruita ad ovest della recinzione dell'Altis, vicino al fiume Kladeos, per le esercitazioni di lotta, salto, etc. Le sue misure erano notevoli: 66.35 x 66.75 m. Al relativo centro era una seduta pubblica, circondata da una colonnato dorico di 72 colonne; il selciato era provvisto di sabbia fine su cui gli atleti si addestravano. Intorno al cortile si trovavano le stanze, di dimensione differente, con porticati in stile ionico:qui gli atleti spalmavano i loro corpi con olio (elaiothesion) o polvere (konisterion), si svestivano e si lavavano. Alcune delle stanze mantengono i banchi di pietra, usati dagli oratori e dai filosofi per richieste d'istruzione e sociali. Perchè- se per gli atleti era un obbligo essere sani e belli fisicamente, era anche un dovere esserlo internamente, nutrendo lo spirito, la mente e l'anima. Dunque gli atleti -dopo gli allenamenti- dovevano frequentare lezioni di cultura, tra cui la filosofia. Questo edificio è stato scavato negli anni recenti dall'Istituto Archeologico Tedesco. Soltanto le parti più basse, realizzate in pietra, si sono conservate e trentadue delle settantadue colonne del peristilio interno sono state ristabilite

3) I bagni greci (V sec. a.C.). Sono così chiamati per distinguerli da quelli del periodo romano; si tratta sostanzialmente di locali termali che hanno subito diversi rimaneggiamenti nel corso del tempo. Da una stanza semplice originaria, che serviva per i bisogni degli atelti, si passò ad aggiunte successive di stanze, vasche, e acqua riscaldata. La piscina apparteneva alla prima fase ed era lunga 20 m, larga 16 e profonda 1,60. Si poteva entrarvi da cinque punti su qualsiasi lato, aveva un approvvigionamento idrico e un drenaggio specifico.Il fondo era lastricato con materiale poroso. In epoca romana  la struttura è andata fuori uso ed è stata parzialmente coperta dai bagni di Kladeos. L'azione del vicino fiume ha portato via i resti, e oggi questo sito non è aperto al pubblico. 

OLIMPIA-13.jpg (79305 byte)4) Il laboratorio di Fidia, poi divenuto  basilica paleocristiana. Era un edificio della stessa misura della cella del tempio dove venne collocata la statua di Zeus, che lo scultore realizzò proprio in questo luogo. Il viaggiatore Pausania ci ha tramandato che nel II sec. d C., quand'egli passò per il santuario, l'edificio era adibito a luogo di culto, poichè vi si trovava un altare dedicato a tutti gli idei. Nella parte meridionale del laboratorio -durante gli scavi- sono emersi frammenti di materiale ceramico e di terracotta, pietre semi-preziose, vetri, bronzi, oggetti in ferro, oltre a piccoli pezzettini probabilmente provenienti dalla lavorazione della statua crisoelefantina di Zeus (oro e avorio). Tra di essi, ce n'è uno di particolare rilevanza poichè attraverso di esso è stato possibile capire a chi appartenesse con certezza la bottega. Una piccola oinochoe dipinta in nero reca la scritta, sul fondo, in greco  'Io appartengo a Fidia' (è conservata nel Museo Archeologico locale). E' molto interessante che lo scultore abbia 'fatto parlare' l'oggetto per farci sapere che era una sua creazione. Tra V e VI sec. d.C. una comunità cristiana che si era stanziata ad Olimpia, alterò la casa-laboratorio di Fidia, trasformandola in una basilica (è probabile, a nostro avviso, che se è vero che qui vi fosse un altare dedicato a tutti gli dei - come disse Pausania nel II sec. d. C.- i cristiani abbiano voluto spazzarne via il ricordo (perchè pagani) e rimpiazzarne il culto con il dio cristiano. Tale basilica fu l'unica a resistere a ben due terremoti verificatisi  tra il 522 e il 551 d. C,.che invece devastarono il santuario. Ancora oggi possiamo vedere parte dei muri perimetrali e, all'interno, i plutei marmorei traforati e con croci scolpite, che dividevano la navata dalla zona sacra. Per la pavimentazione vennero usate tegole provenienti da più antichi edifici. Veramente è un luogo ancora molto suggestivo e interessante.

olimpia-09.jpg (156000 byte)5) Leonidaion. Nella parte sud-occidentale del santuario, nel 330 a.C., fu costruito un largo edificio rettangolare, il quale serviva come ostello per i dignitari stranieri che visitavano Olimpia durante i Giochi Olimpici. C'era un'iscrizione sull'architrave, con il nome del donatore e dell'architetto (in greco): 'Leonides il Naxian. figlio di Leotos ha fatto questo'. La parte esterna fu circondata da un portico costituito da 138 colonne, alcune alte 5, 5 m. Era molto ben decorato con rilievi fogliati in terracotta, che si possono vedere ancora oggi nel Museo Archeologico. Attorno al quadrato centrale, si aprivano delle camere: quelle della parte occidentale erano le più grandi e lussuose, mentre quelle delle altre tre parti erano più piccole. Le entrate si trovavano sui lati nord e sud.

6)Il portico sud

OLIMPIA-27.jpg (85364 byte)7) Il Bouleuterion (VI sec. a.C.). Era uno degli edifici più antichi e importanti del santuario di Olimpia, sede sia del Senato Eleate, i cui membri erano i responsabili dell’ organizzazione dei giochi, sia degli ellanodikai, o arbitri delle gare olimpiche. Avvenivano qui le estrazioni dei nomi degli atleti e veniva emanato il programma delle gare e delle manifestazioni correlate. Nell'edificio aveva sede anche il tribunale e vi si svolgevano i processi.  Situato a sud del tempio di Zeus e fuori del recinto sacro dell’Altis, fu completato nel IV secolo a.C., piccole aggiunte e modifiche furono effettuate nel periodo romano. Consisteva in una sala quadrata fiancheggiata a nord e a sud da due absidi allungate di dimensioni quasi uguali. L’ala nord era la più antica e misurava 30,65 m x 13,78 m,  l’ala sud fu realizzata il secolo seguente. Ogni ala aveva una fila centrale di sette colonne e un muro che si incrociava nell’abside; ogni abside era ulteriormente divisa in due da un muro centrale. Vi venivano conservati gli archivi ufficiali contenenti i nomi di tutti i vincitori olimpici. Una sala, di quattordici mq, quasi sicuramente a cielo aperto, fu successivamente aggiunta tra le due ali. All’interno c’erano l’altare e la statua di Zeus Horkeios (protettore dei giuramenti), raffigurato con un volto minaccioso e con in mano i fulmini. Qui, secondo Pausania (V, 24, 9), i concorrenti, i familiari e i gli allenatori giuravano sulla loro lealtà nei giochi, e i giudici giuravano a loro volta la propria incorruttibilità.

L’iscrizione ai piedi della statua conteneva le maledizioni e le sanzioni per chi avesse trasgredito i giuramenti. Nel IV secolo a.C., un portico ionico di ventisette colonne fu costruito per tutta la lunghezza della sala centrale. Di fronte al portico ionico insisteva una corte trapezoidale colonnata, composta da tre stoas (portici) dorici rispettivamente poste a nord, est e a sud. Oggi nel sito sono visibili solo le fondazioni dell’edificio. Il restauro non è stato completato e l’area intorno al monumento e tra le due ali absidate è stata piantumata con alberi.

OLIMPIA-30.jpg (106663 byte)8) Tempio di Zeus. (IV sec. a.C.). E' l'edificio più importante dell'Altis, che si erge nel suo centro, su un alto podio gradinato; è considerato il più grande tempio del Peloponneso e l'esempio perfetto dell'architettura dorica. Cominciato nel 470 a. C., venne completato nel 456 a. C., come dimostrerebbe un blocco inciso lasciato nel timpano orientale e che sarebbe stato dedicato dagli Spartani per la loro vittoria a Tanagra. L'architetto era Libon di Elis; lo scultore dei frontoni è sconosciuto. Il tempio è un esastilo periptero con tredici colonne sui lati lunghi, ha un orientamento est-ovest. Le colonne, d'altezza 10.43 m e  2.25 m di diametro alla base, erano di calcare locale, coperto di stucco bianco. Soltanto le sculture e altre parti erano di marmo. Il tempio era costituito da tre zone:il pronao, la cella e l'opistodomo.  Sul pavimento del pronaos sono i resti di un mosaico ellenistico con le rappresentazioni dei tritoni.

Davanti al pronao  vi era un piccolo spazio rettangolare pavimentato con lastre di marmo esagonali in cui i vincitori venivano incoronati. La Via che anche gli atleti percorrevano per giungere al tempio si chiamava via della Processione. L'unica colonna che oggi si può vedere, eretta sulle rovine, fu restaurata e ricollocata in occasione dei giochi olimpici del 2004. Il lavoro di restauro è stato eseguito dall'Istituto Archeologico Tedesco, grazie al contributo di alcuni sponsor. 

Quando si giungeva dinnanzi a questo colossale edificio, si doveva restare -immaginiamo- basiti. Un enorme rispetto scaturiva dalle sue proporzioni, e un timore reverenziale era sicuramente tributato al simulacro del suo illustrissimo occupante:il padre degli dei. Il Tempio accoglieva infatti, nella sua cella interna (che era divisa in tre navate da due doppie file di sette colonne), la statua crisoelefantina del dio Zeus (di oro e avorio), considerata una delle sette meraviglie del mondo antico. Essa era stata realizzata attorno al 430 a.C. dal famoso scultore Phidia (Fidia) che, dopo aver eseguito i lavori del fregio del Partenone ad Atene, fu invitato ad Olimpia ad eseguire la statua del dio Zeus. Il viaggiatore Pausania descrisse, nel II sec. d.C., le fattezze delle mirabile opera, confermando quelle che si desumono dalle monete del tempo ritrovate nel tempio, le quali da un lato recano l'effigie della testa del dio e sull'altro la statua seduta in trono, che reca uno scettro nella sua mano sinistra e una vittoria alata (Nike) nella destra. Le parti scoperte della statua erano di avorio, mentre l'abito ed il trono,  decorato con scene mitologiche in rilievo, erano d' oro.

La colossale scultura era alta 12, 40 m; Fidia vi lavorava nel suo laboratorio. L'opera rimase al suo posto nel tempio cui era dedicata per otto secoli, finchè nel IV sec. d.C. venne trasportata a Costantinopoli dove fu distrutta probabilmente nel 475 d.C. da una grande conflagrazione che devastò la città. Il tempio invece venne bruciato per ordine di Teodosio II nel 426 d.C. e ciò che non venne distrutto allora, crollò per due terremoti, uno nel 522 e l'altro nel 551. L'indagine archeologica iniziò nel 1829 ad opera dei francesi, per essere poi proseguita dalla Scuola tedesca. Nel Museo di Olimpia si conservano parti della decorazione scultorea dei frontoni, mentre le metope -rimosse dal team francese nel 1829 - sono al museo del Louvre di Parigi (nel Museo Archeologico di Olimpia si trovano le copie). Il restauro del monumento colossale prosegue ancora.

9)Il portico Echo

OLIMPIA-42.jpg (72305 byte)10)La cripta (I sec. a.C.). Era chiamata così la monumentale entrata allo Stadio, sul lato occidentale, nel tardo periodo ellenistico. Tra questa struttura e lo stadio vi è un passaggio lungo 193 m.sul quale sono disposti gli Zanes.

OLIMPIA-44.jpg (50211 byte)11)Lo stadio. Venne realizzato a metà del V sec. a.C. e quella che si ammira ancora oggi è la sua posizione finale del periodo classico. E' l'unico stadio dell'antichità ad avere conservato la sua forma originale. Le sue misure sono 192, 27 m x 28, 50 m. Le uniche pietre erano quelle usate per la piattaforma esterna (esedra), e per la loggetta della giuria (lato sud), che aveva l'importante ruolo di sorvegliare il corretto andamento delle competizioni e Tutti coloro che reputavano di essere stati trattati ingiustamente potevano ricorrere al Parlamento Olimpico, che poteva punire gli elanodici (i giudici) ma non annullare l'esito della gara. I giudici venivano nominati per una sola olimpiade (che si svolgeva ogni 4 anni). Dalla parte opposta alla loggetta degli elanodici, a nord, si trovava l'altare per la dea Demetra Hamyne. Qui si posizionava l'unica donna(una sacerdotessa) che poteva vedere gli uomini. La capacità dello stadio era di  45.000 spettatori, che stavano seduti sull'erba, non essendovi gradinate.

12)I Tesori, piccoli edifici che costituivano le offerte votive delle varie città greche a Zeus. Abbiamo già incontrato questo tipo di monumenti a Delfi ma questa era una prassi per tutti i santuari greci. Pausania (II sec. d.C.) scrisse che vi erano una decina di Tesori, in questo santuario: quelli di Sikyon, di Siracusa, di Epidamnos, di Byzantium, di Sybaris, di Cyrene, di Selinus, di Metapontum, di Megara e di Gela. Gli scavi hanno rimesso in luce due Tesori in più, cioè in totale 12 ma solo cinque sono stati identificati con certezza (di Sikyon, di Selinus, di Metapontus, di Megara e di Gela). La maggior parte dei Tesori sono stati dedicati dalle città greche n Italia,dimostrando così i legami che intercorrevano tra il santuario e l'occidente. Molto c'è ancora da capire; sono stati trovati i resti di due piccole costruzioni identificate come i santuari di Eileithyia e del Aphrodite Ourania,  ad ovest, dove si troverebbe anche un probabile altare a Gaia (la Terra). Il Tesoro di Megara reca dipinta una Gigantomachia (lotta con i Titani), tema che abbiamo già incontrato a Delfi, ad Atene, ad Epidauro, mentre numerosi frammenti fittili (un satiro, una testa di sfinge, elementi in terracotta) sono conservati nel Museo Archeologico locale.

OLIMPIA-38.jpg (142471 byte)13)Gli Zanes: il termine è il plurale di Zeus. Gli 'Zanes' erano statuette di bronzo collocate su sedici basi di pietra che sono giunte fino ai giorni nostri. Esse furono ideate come 'espiazione' per quegli atleti che avevano agito scorrettamente (che venivano pure frustati in pubblico e condannati al pagamento di multe pesanti, che servivano per realizzare le statue del dio stesso); infatti le iscrizioni alla base citano il nome dell'atleta e la natura del suo agire, quale regola cioè avesse infranto e per la quale aveva ricevuto la penalizzazione. La collocazione degli Zanes lungo la via che conduceva allo stadio (passaggio obbligato per arrivarvi) era un monito per tutti gli atleti, che dovevano gareggiare sempre onestamente. Ecco perchè i vincitori venivano chiamati olimpionici, cioè usciti da Olimpia e simili agli dei. le loro città di appartenenza erano dispensate ad avere delle mura, poichè avendo tali cittadini tra loro, non ne avevano bisogno.

14) Il Metroon (metà del IV sec. a.C.). Tempio periptero dorico. Le sue misure erano 10,62 m x 20, 27 m), con 6 colonne sul lato corto e 12 su quello lungo. Esso era dedicata alla Madre degli dei, Rhea o Cibele. Durante l' impero romano il tempio fu usato come luogo di culto in onore degli imperatori romani e la cella fu adornata con le loro statue.

OLIMPIA-34.jpg (120613 byte)15)Il Ninfeo (160 d.C.) Doveva essere una visione paradisiaca. E' anche conosciuto come Esedra di Erode Attico e costituisce una delle costruzioni più opulente e impressionanti all'interno dell'Altis, Si trova tra il Tempio di Hera ed i Tesori. Prevedeva un sistema di canalizzazioni che dalla zona est del santuario conduceva l'acqua potabile ad Olimpia, distribuita tramite una fitta rete di tubi. Prima di crearla, l'acqua si estraeva tramite pozzi ma il rifornimento era soggetto ad interruzioni creando disagio, specie nei periodi delle gare olimpiche, quando migliaia di persone affollavano il santuario. La parte absidata era di mattoni rivestiti di marmi policromi, aveva due file di undici posti dove erano collocate le statue della famiglia di Antonino Pio (nella più bassa) e di Erode Attico (nella fila superiore). Su ciascuna fila, al centro, stava una statua del dio Zeus. All'interno dell'esedra c'era un grande serbatoio semicircolare, e vi si trovava una statua di marmo raffigurante un toro (ora al Museo Archeologico). Un'iscrizione dice che Erode Attico dedicò il bacino idrico e le relative statue di Zeus alla moglie Regilla, che era una sacerdotessa di Demetra. Vi erano poi altre statue e colonne in stile corinzio di 3,80 m di diametro (si possono vedere al già citato Museo). Non è sopravvissuto il rivestimento di sostegno mentre alcuni basamenti ed elementi architettonici furono usati per costruire la basilica paleocristiana (dove c'era la bottega di Fidia).

OLIMPIA-36.jpg (93407 byte)16)Il Tempio di Hera (fine VII sec. a.C.). E' il più antico tempio del santuario, il migliore esempio di architettura dorica templare arcaica. Esso sorgeva ai piedi del Monte Kronio ed era perimetrato da sei colonne sul lato corto e da sedici su quello lungo; le sue misure erano 50 m x 18, 70 m ed un altezza di 7, 80 m. Le originarie colonne di legno furono gradualmente sostituite con colonne di pietra; la parte inferiore del tempio era di calcare conchiglifero e la parte superiore era in mattoni crudi. L'interno era diviso in tre zone. pronao, cella ed opistodomo. Qui, su una lastra crisoelefantina dello scultore Kolotes (V sec. a.C.) venivano lasciati gli olivi che venivano tributati agli atleti vincitori e, secondo la leggenda, è qui che venne ritrovato il disco di Iphitos sul quale era scritta la Tregua Sacra (scritta alternativamente da sinistra a destra e da destra a sinistra); nell'opistodomo era il famoso Iarnax di Kypselos, decorato scene mitologiche in oro e avorio. In epoca romana, la statua di Hermes- realizzata da Prassitele- era situata nella cella. Oggi è visibile nel Museo Archeologico di Olimpia.

17)Il Pelopion. Si trova a sud del Tempio di Hera e rappresenta il monumento funerario (cenotafio o tomba vuota) del venerato eroe Pelops. . Secondo Pausania (V, 13, 1) questo monumento è stato dedicato da Ercole, un discendente di Pelops. Sotto il Pelopion -cosa molto interessante- si trova un tumulo preistorico (circa 2500 a.C.) e la relativa recinzione. Esistente già nel VI sec. a. C., si doveva trattare di una piccola eminenza che, nel secolo successivo, venne stata circondata da una recinzione irregolare che aveva l'entrata nell'angolo sud-ovest. Tale ingresso fu provvisto, verso la fine dello stesso secolo, di un portico in stile dorico di pietra. Nel recinto dell'edificio si trovavano alberi, soprattutto pioppi, e statue. Pausania (V, 13,2) ci ha tramandato che una volta all'anno i magistrati di Olimpia sacrificavano una pecora nera in onore di Pelops. Gli scavi della Scuola Tedesca hanno portato alla luce un ricco concentrato di elementi fittili, figurine animali ed umane, in terracotta o bronzo, molti dei quali sono situati nel Museo Archeologico locale.

OLIMPIA-52.jpg (109506 byte)18) Il Philippeion (fine Iv sec. a.C.).Edificio circolare di ordine ionico donato da Filippo II dopo la battaglia di Cheronea (338 a. C.).Esso consisteva in un colonnato di ordine ionico che correva lungo il perimetro circolare; il muro interno della cella era diviso da semi-colonne di ordine corinzio. Esso fu completato da Alessandro Magno (figlio di Filippo II) e l'interno venne decorato con i busti dei suoi antenati, opere che vengono attribuite a Leochares.

19)Il Pritaneion (V sec. a.C.). Edificio rettangolare restaurato in diverse occasioni fino alla tarda epoca romana.esso fu la residenza dei dignitari del santuario ("Prytaneis", cioè sacerdoti in poche parole), che erano responsabili dei sacrifici condotti agli altari. L'interno dell'edificio ospitava anche il cuore della dea Hestia, dove ardeva la sacra fiamma.

20)Edifici sud-orientali (metà V sec. a.C.). Si trattava forse di un tempio dedicato alla dea Hestia, e fungeva da limite sudorientale della recinzione dell'Altis, insieme al corridoio Eco; funzionò fino al I sec. a.C. quando venne demolito per far posto a nuovi edifici. Pausania, infatti, quando visitò l'area nel II sec. d.C. non lo vide già più, essendo sorta al suo posto la Casa di Nerone e altre costruzioni. Nella relativa forma finale, la costruzione, colonnata, misurava 36.42 m x 14.66 m. Alcuni elementi dei fregi decorativi sono conservati al locale Museo Archeologico.

21)L' Ottagono

OLIMPIA-35.jpg (120160 byte)22) Zona di accensione della Fiaccola Olimpica. Ancora oggi viene accesa in questo punto in previsione dell'inizio dei Giochi Olimpici moderni che, sulla scorta della memoria di quelli antichi nati proprio qui, si svolgono ogni 4 anni. Fu De Coubertin ha ripristinare l'uso dei Giochi  Olimpici nel 1894; da allora si sono svolti ininterrottamente, eccetto che nel periodo della II Guerra Mondiale. Alcune attrici, che impersonano le sacerdotesse sacre del Tempio, accendono la fiaccola tramite il Sole, in una cerimonia molto suggestiva. La torcia viene poi consegnata al tedoforo che ha il compito di portarla ad Atene; da lì poi passerà in ogni nazione partecipante alle competizioni olimpioniche.

23)Le Terme di Kladeos   (I sec. d.C.). Si trovano al limite occidentale del santuario; sul luogo della piscina dei bagni greci. Il complesso termale consisteva in diverse stanze, occupando un'area di 400 mq, con soffitti d'argilla, rivestimenti in marmi policromi e mosaici pavimentali (alcuni dei quali ancora in situ). Soffitti e mura non hanno resistito e sono stati inghiottiti dalle piene del fiume Kladeos. Queste terme sono figlie della loro epoca, non più eminentemente funzionali ma luogo di svago e lusso: vi erano anche acque calde e fredde, un piccolo bagno riservato, l'atrio, vasche da bagno e lavabi.

24)Le Terme di Kronion ( II sec. a.C.- V sec. d.C.). Era un largo edificio che subì diverse fasi architettoniche e usi. Sopra la corte centrale vennero eretti i bagni in epoca ellenistica. In epoca romana le camere vennero arricchite di mosaici bellissimi. Esso fu distrutto da un terremoto alla fine del III secolo d.C.; l'ultimo restauro data alla fine del V sec. d.C., periodo in cui le Terme funzionavano come un luogo per attività agricolturali.

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  • Il Museo Archeologico di Olimpia

Assolutamente da visitare per integrare, completare ed arricchire le conoscenze in merito al santuario; vi si ammirano reperti scultorei provenienti dai vari templi che si sono succeduti sull'area di Olimpia antica, tutti di eccellente fattura e di estrema versatilità simbolica. In particolare, i due grandi fregi del tempio di Zeus fanno mostra di sè nella più ampia sala dell'edificio: su quello che adornava il lato orientale venne effigiata la corsa con i carri tra Pelops e Oinomaos, presieduti da Zeus, signore del santuario, mentre su quello occidentale troviamo la battaglia tra i Lapiths e i Centauri, organizzata attorno alla figura centrale del dio Apollo. Straordinaria la figura di un personaggio (riferito al primo fregio) scolpito semisdraiato, con la mano destra portata all'orecchio: non fosse antica di 2400 anni, diremmo che è impegnato in una divertente discussione telefonica!

Le dodici metope, sei ad ogni estremità sopra l'entrata al pronao ed all'opistodomo, descrivono le 12 fatiche di Ercole, mitico figlio di Zeus.

Nel Museo trovano collocazione anche elementi di vario uso, come i piccoli pesi in bronzo(VI- IV sec. a.C.), che, avendo sulla sommità l'incisione in greco Zeus (DIOS), funsero probabilmente da offerte votive per il dio; troviamo reperti di varia epoca, che permettono di stabilire un criterio cronologico e stilistico delle culture che si sono succedute. Ammiriamo anche elmi, calzari, lucchetti, terrecotte, ceramiche, vetrerie, lucerne, arnesi agricoli, teste colossali di divinità femminili e gruppi statuari. Statue greche ma anche di imperatori romani e il bellissimo toro marmoreo, ritrovato nell'area del Ninfeo.

          

Interessante inoltre il materiale proveniente dal laboratorio dello scultore Fidia, l'eccelso gruppo scultoreo eseguito da Prassitele, ritraente Hermes e il piccolo Dioniso; le belle statue di Zeus e Ganimede e la ricostruzione della cella in cui era assisa la gigantesca statua crisoelefantina del dio, opera di Fidia.

La scia di un luogo unico come dovette essere quello dell'antica Olimpia sembra non essersi dissolta del tutto: la cittadina moderna, impostata su un'unica via principale, sfoggia un'armonia del tutto particolare, svelando un cuore nobile che si traduce nella serenità degli abitanti, nel loro calore verso i turisti, invitandoli ad entrare nei loro negozi (soprattutto oreficerie e bigiotterie, ma anche bazar) e instaurando un feed-back con gentilezza e affabilità. Affezionarsi ad un luogo magico come questo è facile. Staccarsene è stata la parte più difficoltosa. 

                                                               

                                                                     

E con questo report si conclude il nostro tour per le meraviglie della Grecia classica, che ci auguriamo abbiate trovato entusiasmante e stimolante. 

 

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                                                                                                       Luglio-agosto 2011