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                                                        (testo e foto di Marisa Uberti)

                                                                 

Il santuario di Apollo a Delphi (o Delfi o anche Delfo) -prima ancora di essere una località geografica - è un sogno ambito da molti ricercatori. In esso mito, storia e archeologia, arte e architettura, religione e politica, filosofia e cultura si intersecano pur rimanendo sullo stesso piano. Un vero mistero. Potevano mancare i nostri 'due passi' in un luogo tanto attraente?

Le origini del culto

Delfi, il centro del mondo antico. Ciò significava che lì vi era qualcosa di particolare, dal momento che la leggenda riconduce la nascita della città al dio Zeus che- volendo sapere quale fosse il 'centro' del mondo, fece volare due aquile dalle estremità del mondo orientale e occidentale; dove esse si fossero congiunte, quello sarebbe stato il punto esatto. Le due aquile si incontrarono proprio sotto il monte Parnaso, a Delfi, che divenne dunque l' "omphalos" (o ombelico) del mondo antico. A celebrare questo evento, in epoca mitologica si narra che si trovasse una pietra a forma di campana (o di mezzo uovo), che non esiste più, costruita dalla popolazione nel punto in cui le due aquile si erano incontrate. Sono pervenute fino ai giorni nostri due pietre con tale forma: una si trova nel santuario e l'altra (di epoca romana) molto più elaborata, è conservata nel museo, come vedremo.

  

                                    L' "Omphalos" che si trova all'aperto, nel complesso del santuario

Nacque così Delfi, almeno mille anni prima di Cristo, che divenne sede di un grandioso santuario dedicato al dio Apollo e del più famoso oracolo del mondo antico. I vaticini, emessi dalla Pizia (o Pitonessa), riportavano la volontà del dio stesso. Perchè quel nome? Una tradizione mitologica racconta che in una grotta sotto il monte Parnaso si fosse rifugiato Pitone, orribile serpente che Hera (moglie di Zeus) aveva scatenato contro Leto o Latona (che dall''unione con Zeus aveva partorito Apollo ed Artemide). Omero racconta che Apollo, nelle sembianze di un delfino, sarebbe giunto qui saltando su una nave proveniente da Creta e, con mira infallibile, avrebbe ucciso il mostruoso serpente, sulla cui tana venne eretto un tempio al dio (Apollo, appunto), che venne appellato Pizio (Pitonesso), così la Pizia era chiamata la sacerdotessa che riferiva i suoi oracoli. In ricordo dell'evento (che non si sa a quale tempo far risalire), nel VI sec. d.C. vennero istituiti i Giochi Pitici, che si svolgevano ogni quattro anni nello stadio.

Esistono diverse varianti del mito, una descrive l'uccisione di Pitone da parte di Apollo appena nato,con le sue frecce. Dopo l'evento, il serpente Pitone visse in amicizia con Apollo e custodì l' "Omphalos", la sacra pietra- ombelico, centro della Terra, che stava nel tempio del dio.

Piccola parentesi per far notare come, nell'allegoria dei miti, si celi un senso recondito che si relaziona con l'Alchimia. La nascita del dio in un'antro (sull'isola di Delo, appena nata dalle acque) custodito da leoni (simboli dell'elemento fisso o solare), è un tema frequente nell'iconografia dell'Arte Regia, così come la lotta col drago, che rappresenta il 'cavaliere armato di lancia o di freccia' (principio solfureo) che deve liberare dalla materia lo spirito (1). Il centro sacro, sorgente del Sapere, è infine la realizzazione cui deve puntare ciascuno di noi.

Ancor prima dell'arrivo del culto apollineo, nel luogo si trovava un tempio dedicato al culto di Gea, la Madre Terra, da epoche immemorabili (lo attestano le statuette di 'Grande Madre' rinvenute durante gli scavi ed esposte al Museo Archeologico locale). C'è da dire infatti che un'altra trazione narra che da una fessura della terra salivano dei vapori o gas naturali; un giorno, un pastore che si chiamava Koreta (o Corete) si avvide che le capre che vi si avvicinavano erano colte da spasmi ed emettevano strani suoni. Volle verificare cosa succedesse e, quando respirò le esalazioni pure lui, si avvide che cominicava a dire delle cose che si verificavano. Ma dalla fessura venivano anche misteriosamente risucchiati coloro che si spingevano sul crepaccio. Allora il pastore mise un vaso treppiede (tripode) sulla fessura della terra, facendovi sedere una fanciulla vergine affinchè vaticinasse (e non venisse risucchiata) dando origine alla prima forma dell'oracolo. Dato che il 'dono' proveniva dalla Madre terra, venne eretto un tempio intitolato a Gea. Quei vapori potrebbero aver indotto uno stato alterato di coscienza, cosa scientificamente spiegata.

     

                         Idoli rappresentativi della Grande Madre (Museo Archeologico di Delfi)

L'antica dedicazione alla Madre Terra, si potrebbe essere trasformata nel culto alla dea Athena; sappiamo infatti che il santuario della dea precedeva l'ingresso al tempio di Apollo, tanto che veniva chiamata Athena Pronaia. La strada carrozzabile ha quindi 'tagliato' in due il complesso cultuale di Delfi: a Sud-Est sorgeva il tempio dedicato alla divinità femminile, a Nord-Ovest, quello di Apollo. Il compito del primo era di proteggere il recinto sacro del secondo.

 

Un luogo strategico e sacro

Sulla strada che conduce a Delfi, veniamo colpiti dalla maestosità del paesaggio, soverchiato dalle antiche Fedriadi o rocce terribili, come le indicavano gli antichi:da esse venivano fatti precipitare i malfattori, i sacrileghi, sorte toccata anche al famoso favolista Esopo, quando osò dubitare della sincerità dei sacerdoti del tempio. E' da capire, infatti, che la Pizia emettesse i suoi vaticini in accordo con quanto le dicevano di dire i sacerdoti stessi, per una sorta di convenienza politica o sociale, non perchè il dio Apollo le trasmettesse veramente le profezie. Ma chi osava dubitare...

Di fronte a Delfi si stende la vallata del Cristos, molto fertile, e c'è anche il mare (il porto di Itea, che fa parte del Golfo di Corinto) ma il santuario non era visibile dal mare ed era quindi protetto dai pirati che infestavano questa zona nell'epoca antica. Delfi era un importante luogo di transito per tutti e quattro i punti cardinali, ecco perchè storicamente era considerato il 'centro' del mondo.

Sappiamo che nell'area hanno insistito tre diversi santuari: il primo, dedicato al culto del dio Apollo,  venne eretto nel VI sec. a.C., venne distrutto da un grande incendio e venne ricostruito grazie al finanziamento di una ricca famiglia ateniese, chiamata Alcmaeonidis, ma sappiamo che nel 373 a.C. questo secondo tempio era già in rovina perchè venne distrutto da un terremoto e così, nel 330 a.C. tutti i greci decisero di finanziare la costruzione di un nuovo tempio, che era tutto in marmo bianco. Tale 'lega' religiosa tra popolazioni e città confinanti era chiamata Anfizionia e si proponeva di curare e difendere un tempio comune, celebrandone insieme le festività ad esso connesse. L'anfizionia delfica in onore del Santuario di Apollo a Delfi è la più famosa ed autorevole che si conosca, unitamente a quella costituitasi per il santuario di Demetra ad Antela.si portò a termine il terzo tempio, le cui rovine vediamo oggi. L'oracolo funzionava però da tempi antichissimi e perdurò fino all'epoca cristiana; nell' 86 a.C. i Romani sottrassero i tesori che si era accumulati nei templi. Nella parte chiamata Agorà (spazio aperto), si trovava una basilica cristiana, di cui restano alcuni capitelli con croci, poche cappelle e colonne.

L'Agorà, dove in epoca cristiana venne eretta una Basilica

Il tempio di Apollo venne chiuso dall'imperatore Teodosio nel 390 d.C., restò abbandonato e i primi cristiani adoperarono molto materiale edilizio per realizzare altre costruzioni (cosa che era la prassi in ogni epoca). La distruzione operata dai cristiani e dai romani fu quasi totale; gli scavi- in aggiunta alle descrizioni pervenuteci dagli antichi autori- hanno permesso di capire come fosse strutturato e dove fosse collocata la statua del dio Apollo: essa stava in posizione preminente nella cella (naos), mentre sui muri del pronao (vestibolo) sono incise grandi massime dei Sette Uomini Saggi ed una enigmatica lettera E.

Secondo una tradizione, sul frontone del tempio era scritto in greco"Gnothi seauton" ovvero "Conosci te stesso", un monito per scoprire che la vera Conoscenza è dentro l'Uomo e che da essa parte la conoscenza di tutto il resto.

Alle pendici meridionali del monte sacro Parnaso, a circa 600 metri di altitudine, ancora oggi possiamo vedere le rovine del grande centro spirituale e di pellegrinaggio, situato all'incrocio di importanti vie di transito. Per la conformazione naturale del terreno, il complesso cultuale si snoda su terrazze ed ha un elemento fondamentale legato al sacro: la presenza di una sorgente d'acqua, chiamata sorgente Castalia, che veniva incanalata e condotta fino alla roccia dove la Pizia emetteva i suoi oracoli.

Le canalizzazioni dell'acqua provenienti dalla sorgente Castalia

 

Dall'ingresso principale del Tempio si snoda-lungo un ripido declivio digradante le balze-  la Via Sacra, lungo la quale venivano collocati ex -voto e numerosi tempietti votivi. Nel corso del tempo, infatti, il Santuario venne arricchito di edifici chiamati Tesori che custodivano le opulente offerte donate (ricordiamo quello di Sicione, quello degli Ateniesi, dei Sifni o della Sfinge, ma molti sono scomparsi). Apriamo una piccola parentesi, rimandando il lettore ad un interessante articolo di Giuseppe Sgubbi, che ci informa di come alcuni Autori antichi (Strabone, Plinio il Vecchio, Dionigi di Alicarnasso, Polemone) abbiano indicato -tra i Tesori del santuario delfico - anche quello di Spina (località italiana in prov.di Ravenna) e di Cerveteri (RM). Come mai nessuno ne parla e tutto sembra essere un mistero, tra i tanti che ancora Delfi deve rivelare?

I Tesori erano generalmente di forma quadrangolare con due colonne davanti. che ne proteggevano l'ingresso. Frammenti delle loro decorazioni si possono ammirare nel museo locale, insieme ad alcune delle più importanti sculture dell'arte greca, come i due Kouroi (i gemelli di Argo), la Sfinge, le cariatidi che la precedevano, le metope del tempietto degli Ateniesi e di Sicione, l'Auriga in bronzo, e naturalmente la copia romana dell' "omphalos", di cui poi diremo. Il santuario era dotato anche di un teatro, nella sua parte superiore, a ridosso della collina, ben visibile ancora oggi.

Molte città fecero a gara per avere un posto nel santuario, sottoforma di tempio votivo, tesorieri, etc. Si trattava anche di 'sponsorizzarsi', politicamente...

Su molte stele, stando alle guide, sono fittamente iscritti i nomi dei costruttori che hanno partecipato alla realizzazione del Santuario.

Gli scavi del santuario di Delfi iniziarono nel 1880 a cura di un'equipe francese, che riportò alla luce i resti della città con le sue necropoli e lo stadio databili al IV sec. a.C., che sovrastava il grande santuario del dio Apollo. Scavi che si susseguono ancora oggi.  Tutti accorrevano a farsi fare un vaticinio, soprattutto i personaggi politici e militari importanti (si sa che vi arrivò anche Alessandro Magno, Ciro e, secoli dopo, Giulio Cesare,  e poi Nerone, tra i tanti), ma anche eminenti filosofi come Socrate e Platone; inoltre Euripide, Esiodo. I sacerdoti avevano capito l'importanza giocata dal ruolo della Pizia e con buona probabilità erano loro -su convenienza politica- che le suggerivano di volta in volta cosa dire all'interlocutore di turno. Tuttavia, lo storico Plutarco -che fu un sacerdote del Tempio- ci ha tramandato che "La Pizia ripete le parole del dio, che si vale di lei nella maniera in cui della luna si vale il sole. Apollo rivela ed apre i suoi pensieri ma li rivela mescolandosi con un corpo mortale ed un'anima umana, che non riesce a mantenere la calma ed a manifestare ogni cosa rimanendo impassibile. Essa dunque ondeggia come una nave nel mare tempestoso ed è trascinata dal suo intimo sconvolto. Edè questo che genera l'entusiasmo (Plutarco, 'Opuscoli', tomo III). I responsi non vennero mai ufficialmente contestati. L'oracolo di Delfi pare che predisse pure la sua stessa distruzione.

Ingresso del Santuario e del Museo

Tratto della Via Sacra

Scorcio di un settore del complesso cultuale; sullo sfondo il Monte Parnaso

Resti del tempio votivo lasciato dai re di Argo

Tesoro di Sicione

Tesoro degli Ateniesi (unico ad essere quasi integro)

 

         Resti di mura poligonali del recinto del Tempio: i blocchi sono incastrati tra loro a secco, e alcuni sono incredibilmente curvati.  Erano giù presenti quando il Tempio venne costruito?

Altare del dio Apollo

Alcuni scorci del complesso ('collage' di foto)

Blocchi incisi con lettere greche

 

               

                                                    L'Autrice davanti al Tempio di Apollo

Veduta delle rovine del tempio del dio Apollo

Le colonne del tempio di Apollo

Il Teatro

                                                   Bellissima veduta del santuario di Delfi

 

La cerimonia oracolare

Nulla si è preservato della 'sala delle audizioni' dove veniva preso l'oracolo; unico elemento, sul pavimento della cella, il simbolo della profezia del dio: il tripode oracolare su cui stava la Pizia. Le descrizioni ci narrano che la cerimonia avveniva secondo schemi ben precisi e complessi, in date prefissate (al riguardo, abbiamo sentito diverse versioni, chi afferma avvenissero in un solo giorno dell'anno (il 7 marzo), con un'affluenza sterminata di gente, chi dice che avvenissero solo d'estate, salvo casi particolari). La Pitonessa veniva accompagnata dai sacerdoti dal recinto sacro in cui viveva alla Fonte Castalia in cui -completamente nuda- si immergeva per purificarsi. Si recava quindi a bere alla Fonte Cassotide e raggiungeva il Tempio di Apollo, dove attendeva un (malcapitato!) capretto del sacrificio: veniva immolato solo se reagiva agli spruzzi d'acqua, segno di buon auspicio che faceva continuare la cerimonia, altrimenti tutto si interrompeva, il capretto veniva liberato ma era cattivo presagio. Se tutto era a posto, si procedeva con il sacrificio, in seguito al quale la Pizia raggiungeva la sala più interna del Tempio, in cui era stata inglobata la fessura della roccia, dalla quale esalavano vapori vulcanici e dove si trovava anche l'Omphalos, insieme ad una pianta sacra di alloro e il tripode, su cui ella sedeva. Andata in trance, iniziava a vaticinare scuotendosi (ma non cadendo poichè si teneva ben salda alle maniglie del tripode), trasmettendo le parole del dio Apollo, che poi i sacerdoti si incaricavano di riferire.

La roccia identificata come la sede dove la Pizia traeva i vaticini.  Accanto, la presunta 'tana di Pitone'

Le condotte in pietra che portavano l'acqua sorgiva al tempio oracolare

Il tripode (Museo Archeologico)

 

Il Museo Archeologico di Delfi

La visita al santuario deve essere preceduta o comunque completata da quella del Museo, dove sono raccolti tutti i reperti fittili e plastici rinvenuti e che raccontano la storia del complesso cultuale nel corso della sua vita secolare.

Ricostruzione di come dovesse essere composto il complesso all'apice della sua fama. Al centro, colonnato e coperto, stava il Tempio di Apollo

Un 'collage' di reperti che si possono ammirare- tra i molti- nelle sale museali

I gemelli di Argos. Due statue identiche per misura e altezza sono le più antiche e monumentali offerte votive a Delfi e uno dei più precoci esempi su larga scala di scultura arcaica. Una coppia di statue nella Grecia antica è cosa rara. Dal tempo della loro scoperta, essi sono stati identificati con due possenti e pii fratelli di Argo, Cleobis e Biton, che gli abitanti di quella città dedicarono in forma di statua a Delfi. La mitologia ci dice che la loro madre voleva recarsi al santuario di Delfi ma i buoi che dovevano trascinare il carro, non si muovevano. Allora i due gemelli si misero al posto degli animali e trascinarono il carro, con la madre sopra, fino a Delfi. Qui si addormentarono, sfiniti. Quando lei, che gli era molto riconoscente, andò a svegliarli, li trovò morti. Un'altra interpretazione li identifica invece con i Dioscuri, il cui culto era molto diffuso nel Peloponneso. I due Kouroi (il singolare, Kuros, identifica una statua maschile in piedi), che siano semidei o eroi mortali, sono opera dello scultore di Argo Polimedes, il quale ci ha fornito- tramandandoceli - un esempio di lavoro scultoreo argivo dell'inizio del VI sec. a.C., che si colloca al tempo della transizione tra il Dedalico (o labirintico) e la prima arte arcaica.

(cliccare per leggere quanto Erodoto ha tramandato sulla leggenda dei due fratelli di Argo)

 

Uno dei più antichi monumenti presenti è il Tempietto della Sfinge (Tesoriere della Sfinge). Dopo lo stile austero delle costruzioni doriche dedicate al santuario di Delfi nelle varie città greche, il tesoro della Sfinge presentava lavorazione e stile delle isole egee e della grecia orientale, come il ricco ornato di ordine ionico. L'architettura rimasta permette di ricostruire la sua struttura nel dettaglio. Inoltre, questo è uno dei pochi monumenti che può essere datato nel dettaglio, dalla sua costruzione legata ad un fatto storico descritto da Erodoto e dato dalla Pizia in un oracolo che aveva preso dalla Sfinge (questa data è sicuramente prima del 524 a.C.).
La costruzione di questo tesoriere della Sfinge interamente in marmo, fu un tributo di gratitudine al dio Apollo da una piccola parte delle isole Cicladi, che a quel tempo erano finanziariamente floride, per la presenza di miniere di oro e argento. Il tempio era lussuosamente rifinito, come dimostrano i dettagli delle sculture a rilievo sulla parte superiore dell'edificio, che presentano fiori di loto, palmette, rosette, teste di leone, elementi figurativi e tutto contribuisce a capire che si volesse ostentare l'ordine ionico. Attorno al 560 a.C., prima della costruzione del lussuoso tempio del Tesoro della Sfinge, un'altra città- Naxos- offrì al dio Apollo di Delfi una statua della mitologica Sfinge; la colossale misura impose che venisse collocata e vista nel Santuario (vicino alla roccia della Pizia), affinchè corroborasse la supremazia politica ed artistica di Naxos nell'era arcaica.

La demoniaca figura con volto femminile e sorriso enigmatico, il corpo di leone e le ali di uccello, era situata su una colonna con capitello ionico e l'altezza totale del manufatto era di 12, 50 metri. Da un'iscrizione trovata alla base della colonna, datata al IV sec. a.C., i sacerdoti di Apollo onorarono il popolo di Naxos con il privilegio di 'promanteia', ovvero la priorità di ricevere un oracolo.



                       

                                           La Sfinge di Naxos e il suo sorriso definito 'arcaico'

 E' tuttavia nella facciata che venne toccato l'apice della ricca scultura:anzichè le due usuali colonne che sostenevano l'epistilio, si aveva qui una coppia di cariatidi, simili a quelle dell'Erecteion dell'Acropoli di Atene di origine ionica. Così, nel 525 a.C., le cariatidi del tesoro della Sfinge presagirono il portico dell'Eretteo.

Retro della Sfinge di Naxos

I soggetti scolpiti sul lato nord del tempietto della Sfinge, che dava sulla Via Sacra,  raffigurano la Gigantomachia, la battaglia degli dei dell'Olimpo contro i giganti, figli di Gaia. Il mito del conflitto- che fu vittorioso per gli dei- è un tema preferito nell'arte greca antica, simboleggiante il trionfo dell'ordine e della civilizzazione sopra l'essere selvaggio e l'anarchia. Alcuni dei giganti sono raffigurati con armature di metallo, elmetti e scudi, altri con corazze e gambali. I pellegrini potevano vedere le scene che si snodavano da sinistra verso destra. Partendo da sinistra, Efesto- vestito di un corto chitone- prepara una palla infuocata, mentre vicino si trovano Demetra e Kore, mentre Dioniso è vestito di pelle di pantera e Cibele è su un carro trainato da leoni. Il paio di dei che stanno dietro ai giganti è identificato come Apollo e Artemide. Sullo scudo del quarto gigante è incisa una frase che riporta l'autore del rilievo ma sfortunatamente il nome non si è conservato. Proseguendo nella decodifica delle sculture, potrebbe seguire il dio Zeus, poi Hera, Athena, Ares (armato con elmetto e scudo) ed Hermes, che indossa il conico pilos, caratteristico dei pastori di Arcadia. L'ultima figura è frammentaria, probabilmente si tratta di Poseidone, accompagnato da sua moglie Amphitrite.

            

 

 

Particolare della scena tratta dal fregio orientale del Tesoro di Siphnos, rappresenta la Guerra di Troia (525 a.C.). Da sinistra, Aris, Afrodite, Artemis, Apollo, e Zeus. L'intero fregio riporta anche Athena, Hera, Demetra, carri troiani, Enea, Ettore, combattenti, Menelaus, Ajace, e carri greci. Tutti i lati presentano scene relative alla omerica Guerra di Troia.

 

Scena del mito dei Dioscuri. Castore e Polluce, con i loro cugini, i due figli di Aphareus, muovono i loro buoi, catturati durante una razzia in Arcadia; tutti brandiscono le loro lance. Le iscrizioni dipinte permettono l'identificazione dei soggetti.

 

Rapimento di Europa. La figlia del re di Fenicia, assisa sulla groppa di Zeus trasformatosi in toro, pende in avanti per aggrapparsi saldamente all'animale, che galoppa.

Scena del mito della spedizione degli Argonauti. Alla prua di una nave di Argo sta Orfeo con un altro musicante a suonare la lira. Scudi sono messi contro l'arrivo dei nemici. I Dioscuri, sbarcano dalla nave sui loro cavalli.

Nel 1939, gli archeologi fecero delle scoperte insperate, che suportavano quanto alcuni autori antichi (come Erodoto) avevano scritto im merito a favolosi e mitici tesori che alcuni re (Mida di Frigia, Creso di Lydia, etc.)avevano lasciato come offerta al santuario di Apollo, testimoniando la sua enorme fama. Sotto le pietre della Via Sacra, davanti al portico degli Ateniesi, gli scavatori trovarono due fosse riempite di oggetti e materiali preziosi (oro, argento, avorio e bronzo), databili tra l'VIII e il V sec. a.C., dei frammenti appartenenti ad una statua crisoelefantina, pezzi d'argento appartenenti ad un toro di grandi dimensioni; numerosi pezzi d'avorio lavorati a rilievo; squisiti pezzi d'avorio, spade, vasi, etc. La loro deposizione sembrava accurata, ad indicare che forse erano stati sotterrati per proteggerli dai saccheggi attorno al V sec. a.C.(epoca in cui il secondo tempio venne distrutto).

                                                             Il toro

Grazie ad un lungo restauro, i pezzi sono stati riassemblati ed è stato possibile esporli così come li vediamo oggi, mostrando l'alta raffinatezza e l'opulenza dell'arte del periodo arcaico e classico nonchè la venerazione nutrita verso il santuario di Apollo a Delfi, sede dell'oracolo. Molti pezzi provenivano da laboratori ionici (da città come Mileto, Samo, Efeso). Tuttavia non è ben chiaro da dove possa originare la statua crisoelefantina, in quanto sembra una tecnica usata tra VI e V sec. a.C. e se ne avevano esempi nell'Acropoli di Atene (statua di Atena) e nel Tempio di Zeus ad Olimpia, entrambe realizzate da Fidia.

'Vaso' (coppa attica con fondo bianco)di un artista ateniese anonimo, raffigurante il dio Apollo rappresentato come profeta e come dio della musica (ha in mano una lira): sta facendo una divinazione e versa sangue sacrificale (oppure vino come libagione). Il corvo è qui il simbolo dell'arte della profezia (ma la didascalia suggerisce che si tratti del mito dell'amore del dio per la bella Cornelia(Koronis), figlia del re Phlegyas (480-470 a.C.).

Esempio di Arte corinzia mirabile

 

L' "Omphalos" o pietra  che definiva il ' centro sacro' della Terra, fu trovato nell'area nord- orientale del Tempio di Apollo. E' molto probabile che replicasse la forma della pietra che stava nella sala dell'adyton (dove veniva dato il responso dell'oracolo) ed è considerata una copia ellenistica o romana di quell' "omphalos". Il rilievo rappresenta gli intrecci della coperta di lana che ricopriva l'originario 'omphalos'. Secondo la didascalia in loco, recenti teorie avrebbero stabilito che esso coronava la sommità della colonna cosiddetta 'dei danzatori'. In realtà, potevano vederlo soltanto i sacerdoti e le sacerdotesse che avevano accesso alla sala.

                                                                        L' Omphalos

 

                                                                        Particolare dell'Omphalos

L'Omphalos all'interno della sala del museo archeologico di Delfi...

Altare circolare proveniente dal tempio di Atena Pronaia. La decorazione scultorea ritrare dodici giovani donne (disposte a coppia), con ghiralnde di fiori. La rappresentazione viene considerata una tipica scena usata come oggetto di decorazione del santuario in preparazione di festival musicali o performance teatrali.

L'Auriga di Delfi, cosiddetto dagli studiosi. E' una statua in bronzo di straordinaria importanza poichè nessuna delle altre statue bronzee descritte in antico si è salvata dalle distruzioni (catastrofi naturali, terremoti, saccheggi e trasporti in altri siti), eccetto questa. La scoperta fu fatta nel 1896 e suscitò enorme entusiasmo,in quanto raro a trovarsi una statua di questo genere, a grandezza naturale e del periodo classico. Doveva trattarsi, in origine, di una quadriga (sono stati trovati frammenti bronzei che componevano i cavalli); la composizione aveva uno o due bambini ai lati, e altri tenevano le redini. Doveva trattarsi di una sfilata, in cui l'Auriga era vincitore di una corsa con i cavalli e si mostrava alla gente per celebrare la propria vittoria. Sobrio ed austero, incarna il modello artistico di transizione tra l'epoca arcaica e quella classica (480-460 a.C.). Studi comparativi sono stati condotti con alcune opere di Pitagora, originario di Samo, ma andato in esilio in Calabria (che allora era parte della Magna-Grecia), che si distiungono per la loro simmetria e per il particolare apporto di dettagli.

Scultura di Antinoo (epoca Adrianea)

Iscrizione di epoca romana

Interessante un'erma acefala in marmo, la cui iscrizione ci dice che questa offerta votiva con il busto di Plutarco, venne dedicata dagli abitanti di Delfi e Cheronea, in onore del grande storico e sacerdote del tempio di Apollo, conformemente ai decreti votivi della Anfizionia delfica, attorno al 125 d.C.

Athena Pronaia

Uscendo dal Museo, si vedranno i cartelli per l'Antico Ginnasio e il Santuario di Athena Pronaia, che si trovano lungo il pendio, oltre la strada carrozzabile (come abbiamo accennato all'inizio). Procedendo lungo la carreggiata a piedi, dopo poche decine di metri dall'uscita del Museo, sulla sinistra, si incontra una piccola cascata d'acqua sorgiva, che un tempo doveva alimentare una vasca ed era ritenuta probabilmente sacra o taumaturgica (si vedono alcuni cippi votivi a terra ma, dato che l'ambiente è chiuso ed è proibito entrare, non ci è dato sapere altro). Fermo restando che gli scavi sono ancora in corso in più punti, su tutta la montagna, e che non ci è stato possibile raggiungere la parte a valle della strada carrozzabile, brevi note vogliamo ugualmente dedicarle, per completezza di comprensione, agli edifici che lì vi sorgevano, e che anticamente costituivano il punto di partenza per l'ascesa al tempio oracolare di Apollo. Dunque dovremmo immaginare i pellegrini che- provenendo dal basso- si inerpicavano su per la salita, entravano prima nel tempio di Athena Pronaia e probabilmente eseguivano un percorso prestabilito (e probabilmente si ristoravano dal viaggio e dal cammino, perchè qui arrivavno genti da ogni dove, richiamati dalla presenza della Pizia che profetizzava in nome del dio Apollo, ma anche dalle acque salubri e taumaturgiche), che culminava nel santuario oracolare. Ma meta era anche il teatro e, ogni quattro anni, lo stadio si animava per i Giochi Pitici.

Scavi archeologici hanno evidenziato che in precedenza, nell'area dove c'è il tempio di Athena Pronaia, vi erano venerate divinità locali (Phylacus e Autonous), e che il sito fu abitato già tra il 1500 e il 1000 a.C. Gli scavi sono stati difficoltosi per la sovrapposizione di più strati edilizi. Sono comunque stati scoperti degli altari, la cui iscrizione, del V sec. a.C., segnala che nel sud del tempio vi erano due altari dedicati a due aspetti diversi della stessa Atena, Ergane (patrona dei lavori, delle arti, delle scienze e della fecondità) e Zosteria (patrona delle battaglie) ed uno al dio Zeus Polieus (protettore della città). Ma incisioni presenti sulle mura, attestano che vi si veneravano altre divinità come Eilythyia (che elargiva protezione alle donne durante il parto) e Hygieia (che assicurava guarigioni e salute). Il tempio di Athena Pronaia venne riedificato più volte, come quello di Apollo. Il primo tempio impiegò un materiale di tufo ed era di tipo arcaico o dorico(VII sec. a.C.), con grandiosi colonnati; nel 480 a.C. il santuario venne danneggiato dalla caduta di rocce dalla montagna sovrastante e, nel 373 a.C., distrutto da un terremoto. Ne venne quindi eretto un altro, più spostato verso est per maggiore sicurezza (era fuori mira dalla caduta dei massi), che venne scavato dall'equipe francese alla fine del XIX secolo; nel 1905 era ancora visibile il peristilio ma una frana distrusse il lavoro.

Vi erano poi i tempietti del Tesoro, dove venivano depositate tutte le offerte più ricche e preziose. Le città titolari si superavano in ostentazione di raffinatezza e opulenza anche nelle decorazioni simboliche dei tesorieri. Ma il monumento sicuramente più interessante e misterioso è il celebre  Tholos o monumento circolare, di tipo classico (380-360 a.C.), che misurava  14,76 m di diametro ed aveva un'altezza di 13,5 m. Lo si può dedurre perchè è stato riportato alla luce e parzialmente ricostruito nel 1938. Si ritiene opera architettonica di Theodorus di Phocaea; è in marmo attico, l'ordine è dorico sulla parte esterna e aveva venti colonne. Ma non si conosce esattamente quante ne avesse internamente. E' considerato una meraviglia architettonica tra le più interessanti del mondo antico;  in particolare, sono rilevanti le armonie  geometriche riscontrate, un'abilità matematica nei rapporti strutturali che chiama in causa il numero aureo. La complessità algebrica della struttura è abbinata dettagliatamente e alla perfezione alla relativa decorazione. Il Tholos era decorato con un fregio costituito da 40 metope, conservate nel Museo Archeologico. Nel fregio esterno era raffigurata la battaglia fra le Amazzoni e i Centauri. Purtroppo manca qualsiasi iscrizione e non si trovano suggerimenti in letteratura, sulla reale origine e scopo di questo edificio. Si sa che era contemporaneo al tempio principale, ma quest'ultimo era totalmente differente nel materiale, nella forma e nello stile ( e pare non avesse decorazioni scultoree). C'erano anche zone dove alloggiavano i sacerdoti, chiaramente. Dobbiamo pensare a questi grandi complessi cultuali, in effetti, come ai monasteri cui siamo abituati a vedere ancora oggi, concettualmente.

                                                                                       

                        

Il sito archeologico di Delphi è inserito nella lista dei monumenti Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO:

Note:

1)- Più volte abbiamo affrontato l'argomento in questo sito (v.'Il linguaggio dell'Alchimia'). Scriveva Fulcanelli:" [...] questo combattimento singolare dei corpi chimici la cui combinazione produce il solvente segreto (e il vaso dell'amalgama), è stato l'argomento di moltissime favole profane e di allegorie sacre. Quella di Cadmo che trafigge il serpente contro una quercia; quella di Apollo che uccide con le sue frecce il mostro Pitone e di Giasone che uccide il drago nella Colchide; ed ancora Horus che combatte contro il Tifone nel mito di Osiride; Ercole che taglia la testa all'Idra e Perseo che taglia quella della Gorgone; e poi san Michele, san Giorgio, san Marcello che abbattono il drago, copie cristiane di Perseo che,  a cavallo di Pegaso, uccide il mostro che sorveglia Andromeda; ed è anche il combattimento tra la volpe e il gallo; quello dell'Alchimista colo drago, della remora (di Ciliani) e della salamandra(di Cyrano de Bergerac), del serpente rosso e di quello verde..." (Fulcanelli, "Il Mistero delle Cattedrali", p. 146, Edizioni Mediterranee, 2001. Anche l'allegoria di Apollo che giunge nelle sembianze di un delfino, riveste un alto valore ermetico: rappresenta infatti il pesce regale, di colui che è destinato a diventare re, geroglifico del sole (=oro).

Bibliografia e Webgrafia:

Molte delle notizie riportate in questo articolo sono state tratte da fonti locali ufficiali e dalla nostra guida locale greca
Massimo Centini, "Guida insolita ai luoghi misteriosi, magici, sacri e leggendari d'Europa" Newton & COmpton Editori, 2000, pp. 92- 95
http://www.ancient-greece.org/museum/muse-delphi.html
http://www.goddess-athena.org/Museum/Temples/Delphi/
http://www.theoi.com/Cult/ApollonCult.html
 

 

I nostri filmati su Youtube: http://www.youtube.com/user/Duepassinelmistero#p/u/10/Kg12Bp7giik (Museo Archeologico)

http://www.youtube.com/user/Duepassinelmistero#p/u/11/6guggTS8jz0 (Santuario)

Sezioni correlate in questo sito:

Tour Grecia
Meteore
Atene
Acropoli di Atene
La piccola cattedrale di Atene
Agorà romana di Atene
Alla ricerca del Tesoro di Spina nel Santuario greco di Delfi (G. Sgubbi)
Epidauro, il santuario di Asclepio e il teatro
Il Canale di Corinto
Micene e la Tomba di Atreus
Olimpia antica e il santuario di Zeus

 

 

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                                                                             Giugno -luglio 2011