www.duepassinelmistero.com

 

TEMATICHE:

Aggiornamenti

Alchimia

Antiche Civiltà

Archeoastronomia

Architetture

Colonne e Nodi

Due passi nell'Italia nascosta

Due passi nei misteri esteri

Fenomeni Insoliti

Interviste

L'Uomo e Dio

Maestri Comacini

Medioevo e...

Mistero o Mito?

Personaggi

Simbolismo

Simbologia e Cultura Orientale

Storia e dintorni...

Templari "magazine

Ultimi Reports

UTILITY:

Archivio reports

Bacheca

Collaboratori

Extra sito

Libri del mese

Links amici

Ricerca veloce titoli per argomento

SERVIZI:

FORUM

Newsletter

Avvertenze/ disclaimer

 

 

     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Moai di Vitorchiano (VT)

Una scultura dell'Isola di Pasqua in Italia

(di Marisa Uberti)

 

Sotto, il dettaglio delle 'Orecchie Lunghe' del Moai di Vitorchiano; tale termine indicava la casta di razza bianca che abitava l'Isola di Pasqua: realizzò tutti i Moai ivi presenti e si narra che detenese il segreto della pietra  

 

 

L'impressionante scultura è alta 6 metri e si erge su un piedistallo; tutto sommato la localizzazione attuale consente di ammirarlo in modo poco ingombrante, non si disturba nessuno e nessuno disturba. Ma non sappiamo come fosse prima. Abbiamo sostato alcuni momenti per rimirane i profili accuratamente delineati, quell'espressione incredibile che gli hanno saputo imprimere i Maori...

 

                Il Pukao

 

L'ombelico, marcatamente sottolineato, indica un 'centro' simbolico nell'essere; le mani- con le dita lunghissime ed affusolate, sono compostamente aderenti al ventre, piuttosto prominente. I pollici, anch'essi lunghi e affusolati, sono leggermente rivolti verso l'alto:

 

La scultura non ha la parte inferiore del corpo, come negli originali pasquensi...

 

 

 

La scrivente e il Moai, stagliato in un insperato cielo azzurro di gennaio...

 

Propiziamo un anno di sereno e di serenità?

Abbiamo anche trovato alcune foto di quando il gigante di pietra era collocato in mezzo alla piazza, eccone una(2):

                   

 

 

 

Peperinus            

Accoccolato sull'altissima rupe di peperino che strapiomba nel torrente Vezza, Vitorchiano (285 m s.l.m.) è stato uno dei tanti borghi estruschi della provincia viterbese, nell'alto Lazio.  Tutt'intorno, si scorgono la sagome del Monte Cimino (1.053 m), un tempo un vulcano, dalla cui eruzione- nel corso dei millenni- si sono cementati materiali lavici che hanno dato origine al tufo saldato, da cui è ricavato il peperino, la notissima pietra locale così chiamata fin dall'antichità; i latini infatti lo conoscevano come lapis peperinus, derivato di piper (cioè pepe), per la presenza di particelle di biotite di colore nere simili a grani di pepe. Sono queste particelle di vetro e calcio decomposte a creare una sorta di 'cemento' nel materiale, tale da renderlo resistente ma al contempo facile da lavorare. Il suo colore classico è il grigio chiaro (lavagrigia) ma nella zona è presente anche quello rosa, di qualità migliore, più apprezzabile, più dura e consistente, chiamato lavarosa.

Questa pietra locale è stata la fortuna degli abitanti fin dalla remota antichità: con essa sono stati realizzati altari, tombe,  abitazioni, sarcofagi,  sculture e statue, attività che continua ancora  oggi. I Romani la impiegarono per costruire edifici cultuali e civili.

                   

Il fascino attuale di Vitorchiano risiede -oltre che nella sua spettacolare posizione (che non è molto differente da quella di Bomarzo), al suo centro storico in cui troneggia proprio il peperino con cui nel medioevo vennero realizzati i principali edifici, che ne conservano ancora il sapore d'altri tempi. Snodandosi tra le viuzze e le piazzette, si scorgono degli affacci (terrazze) sul paesaggio agreste circostante. Si incontra sovente il famoso S.P.Q.R. di romana memoria, o di iscrizioni di devozione alla capitale, e ciò è dovuto al fatto che Vitorchiano si guadagnò l'appellitivo di 'fidelis' (fedele), per essersi sempre messa dalla parte di Roma.

Bellissima la Fontana del Fuso (in p.zza Roma), del XIII secolo, in cui pare di scorgere lo zampino dei Maestri Comacini.

                    

Il peperino è tipico soltanto di queste zone ma viene esportato in diverse parti del mondo, dall'America al Giappone, passando per il Medio Oriente e arrivando fino all'Isola di Pasqua (Rapa Nui, che appartiene al Cile). Pare infatti che i Maori- l'esigua tribù indigena che vive sull'isola - abbiano girato il mondo per trovare una pietra utile al restauro dei loro preziosi Moai (le misteriose e gigantesche sculture litiche di cui abbiamo accennato in altra sezione), trovandola proprio a Vitorchiano. Per dimostrare la funzionalità del peperino, ne hanno costruito uno sul territorio di Vitorchiano.

Che c'è dunque di più bello che andare a trovare questo gigante di pietra, trovandomi alcuni giorni in zona?

Il Moai di Vitorchiano

Lo abbiamo cercato  nella piazza del paese, dove doveva essere, in quanto la sua collocazione originaria era quella. Ma lì non c'è più; è stato 'trasferito' all'inizio dell'abitato, provenendo da Grotte S. Stefano, in uno spiazzo da cui guarda dritto Vitorchiano, dall'altra parte della forra. Secondo alcuni, vigila sul borgo e i suoi abitanti, secondo altri è una scultura sacra che porta prosperità al luogo che osserva, a patto che non venga mai spostato. Se viene mosso dal punto in cui viene scolpito, provoca grandi sciagure...

Lo spostamento- come verremo a sapere in un secondo momento- ha destato grandi polemiche tra molti abitanti di Vitorchiano, ipotizzando anche che ciò fosse un reato bello e buono(3). Tutto era cominciato con il 'prestito' del Moai in Sardegna, per una mostra. Ma il tempo passava e della scultura nulla si sapeva; nel frattempo, nella piazza iniziavano strani movimenti, che secondo alcune cronache furono 'scempi'. Alla fine, il Moai nel centro della piazza non venne più rimesso e, al suo posto, venne collocata una fontana del 1700. Sul lastricato che la circonda si può ancora vedere l'immagine del Moai e la dedica.

    

L'idea di realizzare un Moai del tutto simile a quelli dell'Isola di Rapa Nui risale alla fine degli anni '80 del secolo scorso (esattamente nel 1987). La trasmissione condotta da Mino d'Amato "Alla Ricerca dell'Arca", aveva consentito uno straordinario gemellaggio culturale tra Vitorchiano e l'isola di Rapa Nui. Se nel primo a far da sfondo è l'ombra di un vulcano spento, il Cimino, cosi nella seconda c'è pure un vulcano, il Rano-Raraku; a Vitorchiano, ci fu una grandiosa civiltà, quella Etrusca, e sull'Isola di Pasqua quella pre-incaica, entrambe affascinanti e misteriose. Quella civiltà ha lasciato sull'isola statue colossali enigmatiche, chiamate Moai, che però si stavano deteriorando da tempo e giacevano in uno stato di vergognoso degrado, semi spezzate o abbattute. Era necessario richiamare l'attenzione del mondo! Realizzarne uno sarebbe stato un grande richiamo e siccome la delegazione pasquense incaricata di trovare la pietra idonea, la individuò solo ed eslusivamente nella cava della famiglia Anselmi, di Viterbo, si predispose il tutto per il gemellaggio, con l'aiuto della Televisione di Stato.

Gli Anselmi,  titolari della più antica ed illustre industria per l' estrazione, la lavorazione e la commercializzazione a livello mondiale di peperino, per un certo periodo ospitarono con grande cordialità la famiglia di Juan Atan Paoa, ultimo discendente di Ororoina (alla XIV^ generazione)(2). Per tale motivo, Juan ha fatto loro dono di una lastra ovale di peperino incisa con caratteri Rongo-Rongo, la scrittura indigena, informandoli che nessuno di loro sarà mai ospite qualunque a Rapa Nui ma sempre accolto come un fratello di pietra. Sull'isola c'è un unico villaggio. chiamato Hanga Roa, nel quale vivono circa 1.600 persone, comprese le missioni.

La realizzazione del Moai venne seguita per tutto il tempo dalla televisione (4 settimane) e dalle testate giornalistiche; il monolite estratto dalla cava pesava 400 q e fin da subito i Maori intonarono canti propiziatori affinchè i lavori si svolgessero senza intoppi. I loro utensili erano volutamente analoghi a quelli dei loro antenati pasquensi, come le asce di pietra. A poco a poco l'enorme nume tutelare prendava forma e quando venne il momento di issarlo, ci fu uno sforzo congiunto tra i Maori e gli operai della ditta Anselmi. Dovette essere molto suggestiva la cerimonia sacra, il Kuranto, che seguì la conclusione dell'opera. Costumi polinesiani, gonnellini di paglia, tanga di piume, corpi dipinti di terra bianca e rossa, danze e canti intorno al Moai appena compiuto e ancora nella cava. Grande gioia, grande festa, grande spettacolo!

Il  Moai era riuscito perfettamente: lo stesso sorriso enigmatico, lo stesso sguardo ignoto, la posizione di eterna attesa. Mentre l'ukulele accompagnava il cerimoniale pasto degli indigeni nei pressi di un forno sotterraneo, si cominciò ad organizzare il trasporto del colosso nella piazza di Vitorchiano, tramite mezzi meccanici muniti di gru-semoventi. Cosa che gli antichi Maori non devono aver fatto a Rapa Nui!

Al Moai mancava però ancora un dettaglio importantissimo: il Pukao, ossia il copricapo in peperino rosa, che anche le statue originali possiedono immancabilmente. Si discute ancora sul significato di questo strano 'cappello', che secondo alcuni simboleggia i capelli rossi misteriosamente diffusi tra la popolazione indigena.

A quel punto, i Maori hanno intonato dei canti struggenti, sacri, relazionati al loro mitico capostipite, Hotu-Matua, arrivato dal mare da oriente.

                 

Note:

1)- Ororoina è l'unico superstite della Guerra Civile che vide contrapposta la tribù dalle 'Orecchie Corte' a quella delle Lunghe Orecchie. Appartenente a quest'ultima, era l'unico depositario della avanzata tecnica di costruzione dei Moai, di cui la sua tribù aveva realizzato circa 700 esemplari.

2)- Tratta dal sito http://www.canino.info/inserti/tuscia/luoghi/moai_vitorchiano/index.htm

3)-http://www.fotovideolab.it/vitorchiano/IL_MOAI.htm e http://www.patrimoniosos.it/rsol.php?op=getintervento&id=373
 

 

Sezioni correlate in questo sito:

I misteri dei sacri boschi di Bomarzo I parte (le 'tagliate', le iscrizioni, la Necropoli di S.Cecilia...)ago '10
Bomarzo II parte:la 'piramide etrusca' ago '10
I misteri dei sacri boschi III parte (sulle tracce di Pasolini, il Fosso castello e la torre di Chia) gennaio 201
I misteri dei sacri boschi IV parte: il bosco del Serraglio gen.2011
Il Moai di Vitorchiano (VT)genn.2011
Il mistero della tomba violata genn.2011
Il Sacro Bosco(Parco dei Mostri) di Bomarzo ago '102010
Intervista a Salvatore Fosci ago'10
Italia da conoscere (misteri italiani)
Lemuria e Mu

 

 

 

 

www.duepassinelmistero.com                                                                                     Avvertenze/Disclaimer

                                                                               Gennaio 2011