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Le Triplici Cinte della Lunigiana....       (Diario della Lunigiana a cura di duepassinelmistero)

Approfittando di trovarci in zona, abbiamo documentato diverse Triplici Cinte, oggetto del saggio appena uscito 'I luoghi delle triplici cinte in Italia. Alla ricerca di un simbolo sacro o di un gioco senza tempo?" della Eremon Edizioni (scritto da Giulio Coluzzi e dalla scrivente), alcune delle quali inedite! Un' ottima maniera di fare la conoscenza dei relativi contesti di appartenenza: la cittadina di Sarzana, il borgo di cavatori di Colonnata e l'antico castrum di Castelpoggio.

SARZANA (SP)

E'collocata nella piana alluvionale formata dal basso corso del fiume Magra, al confine tra Liguria orientale e Toscana litoranea. Il primo borgo si sviluppò attorno ad un castello già citato da Ottone I nel 963 d. C., dominava la valle del Magra allora navigabile fino alla foce, e la via Francigena, che collegava Roma con il resto d'Europa; lungo di essa, sotto il 'castrum' si formò il primo borgo mentre l'altro si consolidò sulla piana detritica formatasi per la deviazione del torrente Calcandola (X secolo).

La cittadina è strettamente legata a Luni poichè, al decadere di quest' ultima, i due borghi si fusero, assumendo grande importanza strategica economica e commerciale soprattutto; fu considerata una delle principali città-fortezza tra il XV e XVI secolo. Ancora oggi la Cittadella, la possente fabbrica militare costruita da Lorenzo il Magnifico (al posto della precedente, detta di Firmafede) rimane a testimonianza dell'importanza rivestita dalla cittadina; poco sopra c'è la Fortezza di Sarzanello, che completava il sistema difensivo cittadino (da qui si puà godere di un panorama splendido che arriva fino alla costa versiliese e all'inizio delle Alpi Apuane).

L'edificio che ci interessa adesso è il Palazzo Comunale, edificio cinquecentesco impostato su una corte passante su cui si affaccia il piano terra (in cui è collocata anche la biblioteca) e i piani superiori; sotto il duplice loggiato, sono stati collocati pezzi lapidei di epoca romana, provenienti anche da Luni. Grazie alla disponibilità del personale di portineria, abbiamo trovato quanto cercavamo ma questo episodio va raccontato brevemente perchè fa riflettere in merito al fatto che quando una cosa non si cerca, possiamo averla sotto gli occhi ma non la noteremo mai! Infatti quando mi sono presentata all'ingresso con il mio libro in mano, cercando di verificare con esattezza le triplici cinte  ma non conoscendo l'edificio, ho chiesto alle prime persone (operatori comunali) che ho incontrato le quali, lungi dal respingere o sottovalutare la mia richiesta, l'hanno invece presa a cuore, divenendo in pochi minuti interessati alla ricerca, che ho spiegato nei termini essenziali, mostrando anche alcune immagini di come è 'fatta'. Il solerte operatore la conosceva nella sua struttura, poichè l'ha subito identificata come il gioco del filetto. In cuor mio l'ho benedetto! Ma dove caspita era localizzata? Su un muretto, sapevo, ma lì di muretti non c'era l'ombra (nè all'esterno nè nella corte interna). Certo, se gli operatori avessero notato in precedenza quei 'graffiti', la cosa si sarebbe risolta velocemente ma pur transitando su quelle scale forse spesso, non ci aveva fatto caso nessuno. Non è una critica, assolutamente (anzi ci vorrebbe ovunque un personale di servizio così gentile e umano), semplicemente fa riflettere su quanto già detto:chi cerca, trova, altrimenti molto passa inosservato! Vale per ogni campo. Comunque, alla fine, quando ormai stavo già pensando che non fosse il posto giusto, un cortese assessore ha avanzato l'ipotesi che potesse trattarsi del muretto della balaustra al primo piano, al termine della scala e infatti...et voilà! Non solo ho trovato la TC che avevo visto fotograficamente documentata sul libro di C.Gavazzi (L'Orso e i suoi fratelli...DocBi Centro Studi Biellesi, 2007) e anche il Tris che le sta accanto (inciso in maniera meno profonda), ma anche due esemplari 'inediti'.

La TC più interessante presenta tre quadrati concentrici con una X in quello più interno, due segmenti perpendicolari e un lungo segmento che l'attraversa orizzontalmente, dividendola a metà, di cui ignoro completamente il senso, non ha diagonali. L'altra TC è ben delineata e scolpita con una certa precisione però circa metà è ormai abrasa, presenta i segmenti perpendicolari, non ha diagonali nè foro centrale.

Ho notato anche altri 'segni' incisi: in particolare un simbolo a croce che sembra una stella a sette punte e accanto alcune lettere formanti la parola STORTI, C'è qualche croce, qualche X...Sul bordo più prossimo alla scala si nota un chiaro cerchio in cui è inscritto una sorta di fiore a quattro petali (?).

Guardando il parapetto di fronte, sul quale è stata montata una vetrata, ho trovato un'altra triplice cinta ben chiara. E' probabile che continuando la "cerca" se ne possano trovare altre, ma la zona è poi occupata dagli uffici comunali e non mi sembrava il caso invadere quell'area di lavoro (era giorno feriale, seppure ultimo giorno dell'anno!).

Totale: tre TC e un tris, per quanto interessa questo specifico censimento.

Resta da capire chi abbia scolpito la lastra marmorea di copertura della balaustra, in quali tempi e... perchè incidere anche segni religiosi (come la croce)? Qui siamo sulla via Francigena e mi è sorto il dubbio che l'edificio avesse potuto fungere in passato da ricovero per i pellegrini, o da prigione (spesso i carcerati, per 'passare il tempo' usavano incidere simboli analoghi) ma chiedendo agli operatori la risposta è stata negativa, cioè non risulta che oltre a Municipio sia mai stato adibito a qualcos'altro.

                                                                                      

 

 

COLONNATA (MS)

Dopo una deviazione per il pranzo sul litorale, presso Marina di Carrara, che dista appena pochi chilometri, apprezzando il tepore di una giornata di sole che stava per chiudere definitivamente il 2008, ci siamo diretti verso le montagne. In Lunigiana è facilissimo cambiare paesaggio in pochi minuti: un momento sei sul mare e il momento dopo sei già inerpicata per la 'via del marmo', incastrata nel cuore delle Alpi Apuane. Così si trova Colonnata, piccolo paese di cavatori di pietre che ha fatto, con il sudore del sangue di molti, la sua fortuna e la sua rinomanza in tutto il mondo. Anche questo luogo è verosimilmente collegato all'antica Luni: quando nel 177 a.C. i consoli romani Marco Emilio, Lepido e Sicinio vi trasferirono duemila coloni, a questi venne data terra da coltivare mentre agli schiavi venne imposto di lavorare nelle cave di marmo delle Apuane, per estrarre il pregiato materiale da costruzione da inviare a Roma tramite le navi onerarie e destinato all'erezione di palazzi e monumenti; su ciascun blocco vi era la scritta Ad usum phorii (A.U.PH.), ed erano esentati dalla tassazione. E' probabile che questi Villici (colonia di schiavi), fusisi con la popolazione autoctona, abbiano originato le comunità montane che ancora oggi conservano le tracce di una cultura autonoma.

Le notizie più certe di Colonnata si hanno a partire dal basso medioevo; Nel XVI secolo vi si contavano appena 24 nuclei familiari; tuttavia da qui sono nati personaggi illustri, scrittori, poeti e...ovviamente scultori. Ma sono illustri anche gli anonimi artefici che hanno dato la loro vita per permettere all'umanità intera di godere della bellezza dei monumenti realizzati con il loro lavoro.

Transitare sulla strada che attraversa la montagna di marmo dà una sensazione indefinibile: così sventrata per ricavarne il pregiatissimo materiale da costruzione, non fa una bella impressione. Migliaia di uomini vi hanno perso la vita o hanno avuto degli infortuni sul lavoro; condizioni di vita disumane, narrano le cronache, con salari bassi e poco da nutrirsi, poco da dormire, poco da riposare, tantissimo da sudare, dall'alba al tramonto (da stella a stella). In passato, prima dell'avvento delle moderne macchine tagliatrici, si faceva tutto a mano, con la sola forza fisica. I ruoli erano ben distinti: chi doveva ricavare dalla roccia il blocco, tagliarlo, estrarlo e sbozzarlo; poi il lizzatore, cioè il cavatore esperto nello scivolamento dei blocchi dalla sommità al piano, raggiungeva il poggio con la lizza e le funi (lunghe oltre cento metri) sulle spalle, in fila indiana per sentieri di montagna e giunto sulla sommità della cava iniziava le operazioni di lizzatura dei blocchi di marmo pronti da portare a valle. Da qui si dovevano trasportare nei luoghi di destinazione: dapprima con la sola forza ciclopica delle braccia, poi con la forza dei buoi, poi della ferrovia marmifera, e infine con i moderni mezzi su strada. L'imprevisto, allora come oggi, era sempre in agguato: un sasso che piomba improvviso dall'alto, la rottura imprevista dei cavi, spessori che si schiantano; una scivolata, una caduta...Le donne, mogli, madri o sorelle, contribuivano alla fatica portando della sabbia silicea che aveva il compito di levigare le superfici. I più giovani aiutavano rifornendo di acqua i cavatori e le attrezzature.

A tutti i 'martiri', a questi 'eroi' del lavoro nelle cave il paese di Colonnata ha dedicato un bellissimo monumento (su progetto di Alberto Sparapani), inaugurato nel 1983, del peso di circa sessanta tonnellate di marmo bianco. Racconta la storia nei secoli della vita nella cava di marmo, allietata dalla figura di Cristo, idealmente collocata su un'irta rupe in moto ascensionale. Per le festività natalizie, è stato allesito alla sua base un simbolico Presepio.

                                                                                           

                                                     

Proprio nella stessa piazza su cui prospetta il monumento al Cavatore, sul sagrato della chiesa parrocchiale, in uno scenario da leggenda (con le montagne che fanno da corollario), si trova una notevole concentrazione di triplici cinte.

                                                                                          

Si trovano sulle lastre di copertura del  muretto destro (guardando la chiesa) e si tratta di almeno sei esemplari distinguibili, con qualche traccia dubbia di modelli che, se c'erano, non sono più visibili. Sono TC che con ogni probabilità sono state eseguite con strumenti diversi e da mani diverse, nonchè in tempi diversi, visto il grado di usura più marcato in alcune che non in altre. Sono intercalate da lastre senza segni oppure marcate da lettere e qualche 'scarabocchio'. Potrebbero essere opera di buontemponi e le TC classificarsi come 'giochi' a pedine, il classico filetto. Qui è certo che chi sa lavorare sulla pietra non manca! Ma come abbiamo imparato, la TC può avere un duplice significato, anche simbolico. Accanto alle lettere e alle TC moderne, almeno un paio appaiono molto più vecchie. Ci chiediamo se queste lastre siano di reimpiego. Abbiamo fatto un 'collage' dei sei esemplari, in modo che possiate rendervi conto delle loro uguaglianze e differenze. Si presentano tutte con i segmenti perpendicolari, senza le diagonali nè foro centrale, eccetto una  (a sinistra in basso) che ha una grossa 'coppella' al centro. In due casi hanno scritte nel quadrato più interno: una due lettere, forse iniziali di un nome, D.R. (nella riga sopra, al centro) e l'altra (accanto, nella foto) un nome P. Felice (forse Pier Felice). Fu l'esecutore?

                                                                                        

Il muretto delimita delle scale (purtroppo rifatte di recente, altrimenti vi avremmo trovato forse altri 'filetti'), che scendono nel paese ma prima di imboccarle, si nota un'altra triplice cinta su una lastra di copertura del muretto che delimita una piccola piazzetta che comunica con quella della chiesa. Questo spazio è dunque, a pieno titolo, una vera miniera di esemplari ghiotti per le nostre ricerche.

                                                                                       

Appena discese le scalette della piazza, svoltando a destra si incontrerà dopo pochi passi una panca di pietra fuori da una casa: sopra vi è incisa una flebile TC, sovrascritta da un più recente scarabocchio rosso simile ad un asterisco. La pietra è spezzata in più punti e rovinata: difficoltosa la lettura adeguata del graffito.

                                                                                      

Svoltando invece a sinistra, dopo le scale già citate, si troverà un'altra piccola piazzetta, con un negozio che vende il famoso lardo di Colonnata. Su una lastra marmorea bianca che delimita la discesa verso il fondo del borgo, abbiamo trovato un curioso esemplare mai trovato prima. Probabile gioco a pedine, è composto da un alquerque (tris multipo) e da due tris laterali, uno per parte. Una simile struttura l'avevamo vista ad Ungiasca (nel Verbano, Piemonte) ma là lo schema è in forma di croce ed è formato a cinque tris. La struttura di questo tavoliere di Colonnata ricorda quella per il gioco a pedine denominato le pecore e i lupi delle Alpi Apuane, dove normalmente la 'casa' del lupo è il tris esterno e ve n'è uno solo; qui sono due ed è probabile possa trattarsi di una variante. Lo scopo è per il lupo mangiare tutte le pecore, mentre lo scopo di queste ultime è di rinchiudere il lupo nella propria 'casetta'. Un'interpretazione simbolica per questo schema al momento non è stata affrontata.

                                                                      

Scendendo da questa via, verso il basso, tra edifici di stampo antico, si incontra quello al numero 21; su una lastra pavimentale all'ingresso si trova un altro bell'esemplare di alquerque a quattro tris, la cui parte inferiore è però abrasa e sta per scomparire.

                                                                                        

Il nostro carniere in quel di Colonnata si è arricchito di ben otto esemplari di triplice cinta e di due alquerque, di cui uno singolarissimo. Ci saranno molto utili nel proseguo delle nostre ricerche. Ad un primo esame possiamo concludere che a Colonnata fossero di più questi 'giochi' che il numero delle famiglie abitanti! E' chiaro che, in un luogo alpino con poche possibilità di altri diversivi, questo potesse rappresentare nei tempi andati un valido aiuto per ingannare il tempo, ma anche per sfidarsi ad entusiasmanti partite di filetto o di tris. Dalla consunzione degli schemi si comprende come essi non vengano più utilizzati da tempo.

CASTELPOGGIO (MS)

Da Colonnata a Castelpoggio non vi è molta distanza ed entrambe si trovano in provincia di Massa Carrara. Si tratta di un paesino piccolino, millenario, di impronta montana (dato anche il nome, che indica la collocazione su un ...poggio), che mai probabilmente avremmo visitato, se non avessimo saputo che vi si trovano numerosi esemplari di triplici cinte e di tris. Nell'ottobre 2008 è stato anche trovato un 'tris' circolare, sul tipo del tavoliere per le nove fossette già noto in epoca romana (a livello simbolico è meglio noto, in oriente, come ruota solare o della vita). Accompagnati dall'amico Maurizio Martinelli, collaboratore del nostro sito e residente in Carrara, che conosce la zona, siamo giunti a 550 metri di quota per scoprire 'dal vivo' ciò che ci interessava. In realtà è un delizioso borgo, dominante la piana di Luni, anzi a nord-ovest il paese confina con Ortonovo (dove si trova la zona archeologica della vecchia Luni). Castelpoggio aveva un castello ed è probabile fosse un castrum bizantino eretto a difesa del territorio contro i longobardi (abbiamo già visto nelle sezioni precedenti come i bizantini avessero la sede militare a Luni). Interessante sapere che anche Castelpoggio fu interessato dal percorso medievale della via Francigena, di cui costituiva una delle varianti. Leggiamo infatti nel sito internet correlato( http://castelpoggio.typepad.com/il_mio_weblog/2006/11/la-via-francige.html) quanto segue:  "Anticamente fu via di transito per i pellegrini che viaggiavano verso la Lunigiana ed i valichi Appenninici, per questo fu sede dell'Hospitale[...] Nel nostro territorio il percorso aveva un punto di riferimento ben preciso in Avenza, la direttrice principale poi proseguiva a ponente per Luni e Sarzana ed a levante per Montignoso e Massa. Come abbiamo detto però la Francigena era formata da un intreccio di strade non da un solo tracciato, con questa certezza viene ad assumere una grande importanza la variante per Castelpoggio. Pietro Di Pierro, famoso storico locale, nel sul libro "Il Castello di Avenza sulla via Francigena" del 2000, definisce l'arteria che da Avenza passava per il sito ospedaliero di S.Giacomo a Carrara, poi risaliva a Castelpoggio, ospedale di Monte Forca, per raggiungere la Lunigiana interna, una della più importanti varianti della via Francigena nel nostro territorio".

Dunque anche il piccolo borgo di Castelpoggio era dotato di un hospitale medievale, cioè un posto di ricovero per pellegrini e viandanti in transito sulla via Francigena, chi l'avrebbe mai detto? Quante sorprese. Chissà quale Ordine monastico lo gestiva? Si sa che l'hospitale era già presente nel 1151. " Il 3 dicembre di quell'anno infatti un atto notarile del Codice Pelavicino sancisce la vendita dell'Ospedale che passa dalle mani del Vescovo di Lucca a quelle dei Canonici Lateranensi sempre di Lucca (da notare che Lucca è uno dei punti di riferimento della direttrice principale della via Francigena in Toscana)", si legge sempre al medesimo link sopra riportato.

E' inoltre presupposto che dalla vicina Luni una mulattiera deviasse per Casano e salisse a Castelpoggio per valicare ancora il Monte Forca e scendere nella Lunigiana Occidentale. Attualmente sono ancora esistenti e parzialmente selciate due antiche mulattiere.

Oggi Castelpoggio è  circondato da boschi, terrazzamenti e prati per il pascolo. Certo il clima meteorologico (freddo) non ha permesso una lunga sosta in loco, avendo iniziato a piovere dopo un' oretta che eravamo arrivati. Nel breve lasso di tempo abbiamo potuto 'agguantare' con la nostra digitale alcuni esemplari di TC e di tris in alcune vie del borgo storico, aiutati anche dalle indicazioni che già possedevamo. Ma chiaramente, per raccogliere maggiori frutti, sarebbe stato necessario fermarsi un po' di più.

Il primo esemplare lo abbiamo trovato salendo per via Trento, su una delle lastre della pavimentazione, ma è molto consunto ed è appena visibile

                                                                 

Più avanti, in località ' Capannaia', su una lastra abbiamo trovato due 'tris', residuo di un alquerque, molto probabilmente. Anche questo esemplare è assai consunto:

                                                               

Proseguendo e infilandoci in una stretta viuzza, su una panca di marmo candido, fuori da un'abitazione, abbiamo visto una chiara triplice cinta, molto ben curata nell'esecuzione, che ci ha anche stupito (vista la consunzione di tutte le altre). Si vedono benissimo tutti e tre i quadrati e i segmenti perpendicolari; non ha diagonali nè foro centrale.

                                                         

In uno spiazzo, probabilmente sempre in via Trento (chiediamo scusa ma vi sono molto vicoli che si intersecano e non siamo pratici del luogo!), abbiamo trovato un'altra triplice cinta, su una lastra pavimentale, il cui quadrato interno è parzialmente scomparso. Si notano i segmenti perpendicolari; non ha diagonali nè foro centrale.

                                                          

C'è da pensare che queste lastre pavimentali provengano da altrove, siano cioè materiale di reimpiego. Eccettuata ovviamente la triplice cinta sulla panca di marmo bianco. Per vedere altre scoperte che gli amici del sito web di Castelpoggio hanno trovato, vedere i seguenti links:

http://castelpoggio.typepad.com/il_mio_weblog/2007/07/i-tavolieri.html

http://castelpoggio.typepad.com/il_mio_weblog/2008/10/tavoliere-roton.html

Per quanto riguarda le nostre ricerche e il nostro censimento, abbiamo aggiunto altri tre esemplari di TC e un paio di tris (frammento di alquerque).

La visita di queste tre località (Sarzana, Colonnata e Castelpoggio) ha fruttato complessivamente 14 TC e diversi esemplari (integri o frammentari) di tris e alquerque. Teniamo conto che anche nel cortile del Piagnaro a Pontremoli abbiamo trovato due tris appaiati (probabile alquerque), che riproponiamo:

 

                                                     

 

Ma le sorprese non finiscono qui perchè sulla strada del ritorno faremo tappa nel piacentino, sempre sulla via Francigena, e qualcosa di interessante ci aspetta....C'è ancora molto da scoprire.

 

Sezioni correlate in questo sito:

Diario di viaggio in Lunigiana
La Triplice Cinta

 

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                                                                                  gennaio '09