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                                                    Luni (SP)   

                                          ( Diario di viaggio in Lunigiana a cura di duepassinelmistero)

                   

E' questa una città che, da importantissima e fiorente nell'antichità, decadde in modo definitivo nel XIII secolo per mai più risollevarsi, finendo dimenticata dalle ingiurie del tempo e degli uomini. Oggi, chi vuole visitarla, deve recarsi in località Ortonovo, via Luni, per assistere in modo quasi commovente allo spettacolo di rovine archeologiche che restano.

                                                                                

Luni fu abitata fin dal periodo Paleolitico medio, nell'Età del Bronzo e del Ferro, continuativamente. I Greci vi avevano eletto la sede del tempio a Selene, la Luna per i romani, elevata a divinità protettrice della città, che da questo trasse il nome. A sua volta il toponimo caratterizzò l'intera area limitrofa, che si chiama infatti Lunigiana. E' singolare notare come la vicina Carrara abbia come stemma una ruota, simbolo solare. Collocata alla sinistra della foce del fiume Magra, un tempo molto più vicina al mare di quanto non sia oggi (che dista in linea d'aria comunque poco, circa 1 chilometro), Luni era un attivissimo porto naturale, nota anche per le sue cave di marmo; fu un fiorente centro etrusco controllato da popolazioni autoctone (i Liguri) che, con la conquista romana, divenne dapprima porto militare romano e poi - quando i Liguri -Apuani vennero sconfitti e deportati (in numero di 47.000) attorno al 180 a.C., divenne colonia in cui si insediarono duemila cittadini romani.  Con la crisi dell'impero romano, coincise il progressivo insabbiamento del porto e l' impaludamento della fascia costiera. Proprio dell'età romana rimane tutta la zona archeologica, e l'annesso Museo Archeologico Nazionale, oggi visitabili.  Conobbe notevole splendore fino al Medioevo, nonostante le frequenti incursioni saracene del IX secolo. I Bizantini vi avevano insediato una base militare, la più settentrionale per contrastare l'avanzata longobarda.

L'area che è stata portata alla luce è molto vasta e non del tutto visitabile; vi si trovavano quattro porte (una per ogni punto cardinale) e si sa per certo che ad una prima fase di epoca romana più antica, si è sovrapposta una città romana successiva, con le domus signorili abbellite da splendidi mosaici pavimentali policromi, il teatro, il foro, due templi di cui un santuario alla dea Luna e l'altro dedicato a Diana. In zona discosta si trova una Basilica altomedievale, di cui restano solo avanzi di mura e rovine. Il tracciato rispetta quello classico romano (ad quadratum), scandito dagli assi viari principali che si incrociavano, il cardo (verticalmente) e il decumano (orizzontalmente), tratto urbano della via Aurelia, tuttora strada di pubblico passaggio. All'esterno, nella zona occidentale, è stata rinvenuta una necropoli.

La foto a collage mostra la collocazione dell'area rispetto al territorio circostante, con le montagne sullo sfondo; al centro della foto si vede la canalizzazione della cloaca, o sistema fognario romano. A destra i perimetri circolari di vasche e fontane, che abbellivano i giardini.

L'itinerario di visita inizia all'area di scavo archeologico, che ha permesso di recuperare diverso materiale di epoca romana: vetri, lucerne, monete, terrecotte per uso domestico, sezioni di architetture (capitelli, frammenti di colonne, antefisse, lapidi epigrafiche, etc.) che sono allestiti in parte nel muso attiguo e in parte al Museo Archeologico di Firenze. L'esposizione museale si articola in più ambienti, dislocati in più punti lungo il percorso: una parte riguarda l'Architettura Sacra dedicata al Capitolium; una parte alla sezione Epigrafica; un'altra ancora all'Edilizia Privata e una Casa degli Affreschi. Il museo archeologico di Luni venne inaugurato nel 1964 ma nel 1981 dovette rendersi necessario ampliarlo perchè insufficiente a contenere tutti i reperti recuperati.

La domus dei mosaici, praticamente ...svaniti!

Purtroppo la visita è penalizzata dal fatto di dover stare ad una certa distanza dalle strutture archeologiche: non si riescono a vedere i mosaici lasciati in loco (purtroppo e imprudentemente scoperti e soggetti ad intemperie di ogni tipo, cosicchè si stanno scolorendo e ricoprendo di polvere e quant'altro è immaginabile), mentre gli unici veramente apprezzabili sono quelli che sono stati staccati e collocati al riparo sotto una tettoia. Essi appaiono meravigliosi: si tratta di tre diversi soggetti in cui nel primo si riconosce una scena marina, con pesci reali (riconoscibili per specie), e un Dio marino (Poseidone) ritratto in primo piano con un enorme volto barbuto e accigliato; nel secondo è riprodotto il Circo Massimo di Roma; nel terzo vediamo una serie di tre elementi, di cui quello centrale spicca per singolarità. Infatti si tratta di un duplice aspetto umano in un unico volto: giovane e imberbe se guardato da un lato, vecchio e barbuto se osservato dall'altro. Si tratta, filosoficamente, del vegliardo ermetico di Fulcanelliana memoria.

                                                            

                                                            

Oltre la porta orientale è situato il notevole Anfiteatro, che poteva contenere XXXX spettatori; rispetto al resto mantiene ancora una struttura che permette di identificarlo con facilità. Doveva essere una costruzione imponente e si dice che molte delle sue pietre furono usate dagli abitanti per costruire la nuova città in collina.

Rovine che passione! Eccomi tra le rovine dell'edificio:nonostante la temperature rigide, è impossibile non lasciarsi catturare dal fascino che sprigionano le pietre, sulle quali è transitata molta della storia che appartiene a tutti noi. nel bene e nel male (infatti qui si tenevano anche le crudeli gare tra gladiatori).

                     

Il porto era situato a meridione.

Il Grande Tempio si trovava nel punto più alto della città, a ridosso del tratto nord-ovest delle mura e rappresenta uno degli edifici cultuali più antichi di Luna. Una prima fase è di età repubblicana e una seconda di età imperiale. Il primo tempio venne edificato immediatamente dopo la fondazione della colonia e dedicato alla dea Selene-Luna, come testimoniano le decorazioni in terracotta del frontone, in cui si distingue Luna seduta in trono affiancata da Dioniso, Apollo e dalla Muse del suo corteo.

                                                

Quanto si vede oggi in situ sono i resti del Tempio di età imperiale, con le decorazioni non più in terracotta ma in marmo. Al tempio si accedeva tramite una imponente scalinata perchè il dislivello tra la piazza e il podio era di circa sette metri e mezzo. La vasta piazza antistante il tempio misurava 60 metri x 50 ed era circondata su tre lati da portici colonnati. L'area sacra era attraversata da una larga via lastricata in marmo che, da un ingresso monumentale sul lato sud, conduceva alla scalinata del tempio. Si può notare- tra i ruderi-  un frammento lapideo della trabeazione con un'iscrizione che ricorda un restauro da parte dell'imperatore Caracalla e un altro personaggio che contribuì finanziariamente. Il complesso templare venne usato fino alla fine del  IV sec. d.C. dopodichè venne abbandonato e in epoca alto-medievale sfruttato a scopi abitativi (!).

Ciò che resta del grandioso tempio dedicato alla dea Luna

Luni ci ha lasciato un po' di amaro in bocca per l'impossibilità -nonostante tutta la nostra tecnologia- di fare un tuffo nel passato anche solo per un breve istante, per vedere come si presentava ai tempi del suo splendore, come viveva la gente, come si apprestava al tempio e al divino. Passeggiare sotto i portici colonnati della grande piazza rettangolare magari non sarà stato molto diverso da oggi, ma la curiosità è tantissima! Per consolarci dirigiamoci a Sarzana, dove dobbiamo trovare dei simboli che ci stanno particolarmente a cuore: delle triplici cinte!

Per tutte le informazioni sugli orari di vista e approfondimenti vistare il sito ufficiale al seguente link: http://www.archeologia.beniculturali.it/pages/atlante/S20.html

Sezioni correlate in questo sito:

Viaggio in Lunigiana
Italia da conoscere (misteri italiani)

 

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                                                                                    gennaio '09