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Il castello di Socerb e la Grotta Santa di San Servolo

                                                                              (di Marisa Uberti)

 

  • Il castello di Socerb

E' conosciuto per il castello Strmec, in lingua slovena, eretto a picco sulla parete rocciosa carsica alta più di 300 metri e annoverato tra i più importanti esempi di architettura fortificata del Kraški rob (Ciglione Carsico). Luogo spettacolarmente bello di suo: dalla terrazza naturale (dove si parcheggia l'auto) si ha una meravigliosa visuale del Golfo di  Capodistria e di Trieste.

Intorno, un paesaggio carsico denso di incanti. In questo punto sorgeva già nel periodo Illirico; nel medioevo venne trasformato in fortezza e probabilmente vi si stanziarono anche i Templari, a controllo della via del sale. Da qui infatti era possibile controllare l'entroterra triestino, le strade commerciali tra la Carniola e la costa. Socerb è noto anche come San Servolo o San Serff (in sloveno Strmec) ha una storia veramente ricca e travagliata che perdura dall'Alto Medioevo fino al 1780 quando un fulmine causò un tal danno da non renderlo più abitabile. Nell'illustrazione sottostante è stimabile quale fosse la condizione del castello dopo il 1780:

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Fu conteso dai Veneziani (proprietari dal 1463 al 1511), dai Triestini e dagli Asburgo, per la sua posizione strategica (ma  forse non solo per questo, vista la vicinanza di una grotta sacra, come vedremo più avanti). Specialmente durante le guerre contro i Turchi, questa fortezza ebbe una funzione militare e difensiva importante.  Tra i nobili che lo possedettero vi fu il triestino Benvenuto Petazzi, la cui famiglia ne resse il capitanato fino al 1688, anno in cui lo restituirono all'arciduca di Graz. Nell'anno seguente venne visitato e descritto dallo storico Janez Vjkard Valvasor, e in seguito anche da don Pietro Rossetti che si disse entusiasta sia della posizione (in cima ad uno sperone roccioso) che della sua architettura. Passato prima ai marchesi de Priè, nel 1768 divenne proprietà dei Montecuccoli di Modena, cui restò fin dopo il 1848. A quel tempo il castello aveva già iniziato il suo declino, a causa della distruzione dovuta al fulmine. Il maniero venne acquistato nel 1907 dal barone triestino Demetrio Economo che avviò opere di restauro tra il 1923-'24, limitandosi a sanare il muro di cinta e le altre rovine. Nel periodo della lotta di liberazione nazionale il castello rivestì un ruolo di prim'ordine per le unità partigiane che lo usarono come sede dei servizi segreti e del tribunale popolare. L'esercito tedesco lo conquistò nel 1944 e lo trasformò in un caposaldo fortificato. Venne poi ristrutturato nel dopoguerra e oggi vi ha sede un panoramico ristorante (si può entrare per fare la visita delle strutture medievali, ma a pranzo lo si trova aperto di sabato e domenica, altrimenti svolge servizio la sera).  Il cortile interno è piuttosto ampio e delle scale consentono di salire lungo il camminamento di ronda. La visita è solo parzialmente possibile, alcune parti sono in ristrutturazione. Si notano alcuni pezzi litici e interessante una vera da pozzo con scolpita una bellissima croce patente, forse riferimento ai Cavalieri Crociati. L'interno, per quanto è stato possibile vedere (limitatamente per gentile concessione del personale) ha saputo mantenere la stessa struttura medievale, con ornamenti e arredi in stile adeguato. Socerb riveste quindi attualmente un ruolo turistico. Con la sua gloriosa storia, merita che vada visitato oltre questo aspetto.

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  • La Grotta Santa/Sveta Jama

serff-03.jpg (124553 byte)  La strada che dal castello scende alla Grotta

L'importanza di Socerb risiede anche nella vicina grotta di San Servolo, descritta nel 1823 dal conte Girolamo Agapito e dipinta in un'opera del 1842 di August Tischbein. Si tratta di una grotta naturale il cui ingresso si trova nel fitto bosco ai piedi della fortezza, a circa trecento metri nord-est da quest'ultima. Pannelli indicatori ne segnalano la presenza già prima di aggirare la curva che dalla carrozzabile conduce al maniero stesso. Un cartello diciamo "ufficiale" dello Speleoclub è appeso al tronco di un albero e indica "Sveta Jama" (Santa Grotta), informandoci che è l'unica chiesa sotterranea slovena. Un altro cartello, intagliato nel legno e dipinto in rosso, reca l'indicazione, semplicemente:

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Un luogo altamente sacro, usato forse in epoche preistoriche come rifugio  e anche per il culto; scoperta da San Servolo nei primissimi secoli dell'era cristiana, decise di stabilirvisi in ascesi (il santo verrà poi martirizzato nel 284 d.C.). In soli ventuno mesi egli avrebbe acquisito nella grotta straordinari poteri di guarigione ed esorcismo I resti di questo martire sono conservati in una cappella della cattedrale di Trieste, di cui è compatrono insieme a San Giusto.

Scoperte archeologiche recenti effettuate durante la realizzazione della strada che porta a Kastelec, hanno portato ad evidenziare una grande necropoli nei pressi: sono state recuperate 165 tombe, tra cui 100 preistoriche. L'importanza di questa necropoli risiede nella sua stratificazione lungo il tempo e la continuità del rituale di sepoltura, che in questo sito perdurò fino dalla fine del VI sec. a.C. fino alla metà del I sec. d.C. Perchè cessò di essere usato, non lo sappiamo.

All'interno della Grotta, che è stata parzialmente esplorata dal punto di vista archeologico, sono emersi resti ossei umani e animali (i reperti appartengono a periodi diversi: Neolitico, epoca protostorica, romana, una fibula della cultura di La Thene e perfino una moneta dell'imperatore Costanzo). Sarebbe importante condurre ulteriori indagini negli strati più bassi perchè lì potrebbero risiedere le tracce di culti antecedenti a quello di San Servolo, perchè dobbiamo guardare al luogo anche dal punto di vista della sua posizione strategica, messa in risalto parlando del castello. La presenza di reperti di varie epoche venuti alla luce, impongono riflessioni. Forse lì sotto c'è ancora un mitreo di epoca romana da scoprire, o una divinità locale ancora precedente...Mitra era un culto molto legato alla casta militare (e questo era un luogo fortificato), poi  sostituito da santi cristiani come San Michele Arcangelo, San Giorgio, San Martino (ma anche San Giusto e San Sergio, patroni di Trieste).  Scavare implicherebbe smantellare, seppur momentaneamente, il terrapieno attuale, tuttavia.
Nel giorno della festa di San Servolo, il 24 maggio, era antica usanza celebrare una Messa solenne nella Grotta; era molto praticato il pellegrinaggio per venire a raccogliere l'acqua che inesauribilmente stilla dalla "fonte del santo" ritenuta prodigiosa. Tanta era la devozione verso il santo (ma è più probabile verso la grotta, il luogo), che si raccoglievano frammenti di pietre e si muravano poi nelle proprie case (o si tenevano nell'abitazione o addosso) perchè ritenuti in grado di allontanare le influenze demoniache.

                           

Nel disegno  (1842) si può vedere come fosse allora l'interno della navata e l'altare con l'alzata barocca. Va detto che oggi parecchio è mutato (confrontare con le immagini proposte in questo articolo).

Un culto così forte cominciò ad affievolirsi (ignoriamo il motivo) durante la II Guerra Mondiale e alla fine del conflitto ne rimanevano solo labili tracce. Solo nel 1990 i vescovi di Capodistria e di Trieste, di comune accordo, hanno ripristinato la solennità della festa del 24 maggio (in cui si celebrano San Servolo, San Giusto e san Sergio, compatroni di Trieste), e dunque nella Sveta Jama sono riprese le Messe in quel giorno. Da allora l'interesse verso il luogo si è riacceso in molti. Immagini delle celebrazioni ci mostrano la grotta illuminata da lumini e fiaccole, con la gente disposta a semicerchio nella navata naturale.

                              

I proprietari del castello di Socerb naturalmente conoscevano la Sveta Jama da tempi antichi; un racconto del Valvasor che, come abbiamo detto prima visitò e descrisse la zona nel 1689, ci informa che la credenza popolare attribuiva a san Servolo poteri di interdizione, come quella di impedire la crescita di determinati ortaggi (se in vita gli erano stati rifiutati), mentre i conti Petazzi non avrebbero ricavato buon vino mettendolo in un ramo nella grotta come erano usi fare (perchè il santo ne era sdegnato, aggiungiamo "giustamente"!). Chissà se poi sia stato così...!

  • Visitiamo la Grotta

Attraversare il bosco che conduce all'imboccatura della caverna è un'esperienza quasi surreale. La chiesa ipogea è aperta solo la domenica pomeriggio dalle ore 14, ma bisogna preventivamente informarsi bene perchè a volte accadono disguidi. Se si arriva negli altri giorni si trova un silenzio adeguato, interrotto solo dal cinguettare degli uccelli, ma la si potrà guardare solo dalle grate. Sulla piccola conca erbosa crescono i tigli, piante che la tradizione sacrale slovena pre-cristiana poneva già in antico davanti alle chiese (ma il tiglio è una pianta che molti popoli antichi ritenevano sacra, ad esempio i Celti). Vedere il "buco nero" (perchè è così che dal sentiero boschivo si inizia ad identificarla) scombussola subito, non è inquietudine ma qualcosa di diverso e di indefinibile. Poi il bosco si allarga e si vedono le scale che scendono nella grotta, dalla quale emana continuamente un alito di freddo. Gli occhi, abituati al sole, impiegano alcuni minuti prima di acquistare la capacità di abituarsi al buio fitto che permea l'interno (la grotta è chiusa da pesanti inferriate ad entrambi i suoi ingressi, che permettono di vederla). Intanto si possono osservare le pareti gigantesche che ci accolgono nell'imbuto della scalinata e curiosamente trovare anche delle iscrizioni lasciate da chi ha voluto eternarsi su queste rocce.

                                                    serff-37.jpg (147787 byte) SERFF-35.jpg (99163 byte) SERFF-36.jpg (148786 byte) serff-33.jpg (98580 byte)

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Antichi misteri, presenza dell'acqua, odore di santità, sacralità delle rocce...un mix di fattori contribuiscono a fare di San Servolo un luogo carico di atmosfera spirituale particolarissima. Da fonte locale si apprende che questa è una caratteristica grotta carsica, il cui percorso è di 231 metri dentro la roccia, ma sappiamo che la chiesa occupa circa 46 metri perciò solo l'inizio di questa galleria! Probabilmente la chiesa venne installata qui tra il 1500-1600 (forse per sradicare forti culti "pagani"?). La Grotta ha due livelli: quello superiore e quello inferiore.

serff-31.jpg (53299 byte) Il primo livello lo si può vedere dall'apertura collocata a livello del prato; immette in un ambiente di modeste dimensioni con colonne di stalagmiti e da qui si può vedere il piano sottostante, sede della chiesa vera e propria, contornata di stalagmiti gigantesche. Il vano ha delle scalette che scendono direttamente nella navata inferiore (nel vano si posiziona il coro, chissà che spettacolo e che acustica). Queste scalette sono state ricavata nelle concrezioni calcaree naturali..

Alla chiesa del piano inferiore il visitatore accede ovviamente dal suo ingresso principale, al termine della scala che inizia dalla radura.

                     

                      serff-25.jpg (69184 byte) SERFF-30.jpg (102650 byte) serff-23.jpg (149688 byte) Immagini dell'interno della navata

E' un ambiente di stupefacente fascino naturale, qui la Messa dev'essere davvero un rito paragonabile a quelli ctoni dell'antichità, della Madre Terra (2) L'altare è situato in posizione rialzata su quattro gradini; immagini seicentesche mostrano un baldacchino per proteggere l'officiante dallo stillicidio di acqua delle rocce. Le stalagmiti sono parte integrante dell'arredo della chiesa cristiana; in una di esse, dietro l'altare, è stata ricavata una nicchia che conduce ad una cameretta dotata di una vasca di raccolta per l'acqua che scende dalle rocce, cristallina e che, stando alla tradizione, avrebbe dissetato San Servolo nel periodo del suo eremitaggio in questa grotta. L'aspersorio è scolpito nella stalattite.

 serff-26.jpg (88758 byte) Una statua del martire si trovava su un gruppo stalagmitico posto a destra dell'altare.

Come mostra la sezione longitudinale nella mappa, la caverna prosegue, a destra dell'altare, per circa quaranta metri in piano (dopodichè probabilmente non è più accessibile, insinuandosi verso l'alto). A sinistra della scalinata d'accesso c'è invece un'altra scala che arriva ad una più piccola grotticella, chiusa da una porta fatta realizzare nel XVII secolo e che veniva usata come "cantina" dai conti Petazzi di cui si è detto (sempre stando alle cronache). Qui si trova anche un pozzo profondo dieci metri. Insomma, le sorprese della Sveta Jama sembrano non finire mai.

                       

  • Un'energia che dà alla testa

Nella radura si è installato un piccolo chiosco di ristoro (aperto ad orari non consecutivi) e, arrivando di domenica pomeriggio in estate, si può trovare molto rumore (musica) che non si concilia con la spiritualità del posto. Attorno, si notano delle amache stese tra gli alberi, segni di falò, e persone che forse abitualmente passano del tempo (di giorno e di notte) qui, forse in cerca di meditazione o di pace.

Purtroppo, però, anche alcune sette di invasati pare che siano fortemente attratte dalle "energie" sprigionate dalla Jama (grotta) o forse sono solo attirati dallo specchietto delle allodole che un sedicente signore inglese ha disseminato. Si tratta cioè di un personaggio che, visitando la grotta anni fa, dichiarò di essersi reincarnato nel santo e, come lui, poter fare guarigioni ed esorcismi. Organizza gruppi di pellegrini (pare a pagamento o rimborso spese) che si recano alla grotta recitando preghiere e ascoltando i suoi sermoni o gli esorcismi. La cosa grave sarebbe che costui facesse proseliti sfruttando lo smarrimento o la sofferenza della gente, anche perchè sembra che si faccia venerare come un santo! Sarebbero già parecchie le persone, quasi tutte in area slovena (ma Socerb è a pochi chilometri da Trieste), disposte a seguire questo nuovo santone del terzo millennio. Forse la prima cosa su cui meditare è proprio questa. Nessuno può mercificare l' essenza di un luogo naturalmente sacro.

       

                  Qui sono sotto il tiglio antistante la scala che conduce all'ingresso della Grotta e, a destra, mentre attendo l'apertura

Note:

1) Servolo sarebbe stato originario dell'Asia Minore, di una città chiamata Lystris. Il suo martirio sarebbe avvenuto all'età di dodici anni

2) Un ambiente simile, anche se non è possibile un raffronto, è quello della chiesa-grotta della Cornabusa in Valle Imagna (BG), che abbiamo visitato e descritto in questo sito nel giugno 2008. Altro ambiente analogo è la chiesa nella Grotta di Antro (UD), nella Valle del Natisone, che abbiamo visitato nel dicembre del 2007.

  • Le notizie sono state ricavate direttamente in loco. 

  • Per approfondimenti: Paolo G. Parovel su "La Voce di Trieste" del 27/682011 (Indagine storica e spirituale sulla Grotta di San Servolo)

Continuiamo i nostri due passi nella Slovenia misteriosa:

 

(continua-)

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                                                                                                    Settembre  2012