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                            Madonna della Cornabusa

                                                          Il Santuario costruito da Dio

                                                                            (di M.Uberti)

Lo disse papa Roncalli, bergamasco di nascita e figlio della Valle Imagna, dove ci troviamo per questi ennesimi 'due passi'... Giovanni XXIII, pochi giorni prima di salire al soglio pontificio, ha sostato proprio all'interno di questa caverna, e di essa disse che era "ll Santuario più bello del mondo, perché costruito da Dio e non dagli uomini".

                                                       

Si riferiva certamente al fatto che lo scenario in cui è inserito questo luogo di preghiera è naturale, trattandosi di una grotta aperta in una montagna a strapiombo sulla Valle. Per raggiungerlo è necessario attendere il Lunedì dell'Angelo, data fissata annualmente per l'apertura, poichè d'inverno le condizioni della carrozzabile sono difficoltose. Rimane aperto per tutta l'estate. Oggi sono stati apposti parcheggi, panchine, fontane lungo il percorso, anche per favorire coloro che vogliono fare un pellegrinaggio a piedi; ma rimane sostanzialmente un luogo impervio e così dovrebbe rimanere, per non togliere l'incanto e la quiete che lo caratterizzano, nonchè non deve perdere la sua valenza di rifugio, che è stato il motivo della sua genesi.

L'Origine

Narra la leggenda, documentata in atti successivi sulla tradizione tramandata oralmente, che tra il 1350 e il 1440, la Valle era scossa dalla guerra tra Guelfi e Ghibellini. Per trovare scampo dalle violenze e dai saccheggi, gli abitanti del piccolo villaggio di Cepino di Sant'Omobono Imagna si ripararono in una 'corna busa' che nel dialetto bergamasco significa 'roccia buca', che doveva presentarsi come una grande cavità naturale costituita da due enormi pareti tagliate nello sperone montagnoso, delimitanti un 'soffitto' che non è altro che un massiccio banco calcareo sovrastante. Sicuramente era buio e molto umido, dato che 'piove' abbondantemente all'interno anche oggi (specie dopo giorni di precipitazioni). Ciascun rifugiato si era portato qualche minimo oggetto più caro o indispensabile, e chissà come mai una delle anziane del paese portò con sè l'effigie di Maria Vergine Addolorata, sottoforma di una statuetta lignea. Il gruppo di persone non venne scovato dai guerriglieri, anche perchè allora non vi erano sentieri nè strade di accesso, era praticamente imprendibile e non era sede di alcun punto 'sensibile' che potesse interessare alle milizie. Quando la situazione divenne tranquilla, si potè tornare alle proprie abitazioni ma come ringraziamento alla invocata Madre Vergine Addolorata (si presume che ad ogni istante quella statuetta venisse stretta al petto da qualcuno e a lei venissero rivolte commoventi preghiere), il simulacro ligneo venne lasciato in loco e ivi rimase fino a che si verificarono nuovi sviluppi.

La nascita del culto alla Madonna della Grotta

E' chiaro che, mancando una documentazione attendibile, le fonti orali difettino sulla reale portata dei fatti accaduti, ma su quelle dobbiamo basarci, che sono le uniche. Si narra che un tale della zona, un anziano contadino, trovandosi un giorno nei dintorni della grotta, vi entrò e perlustrandola trovò la statuetta. Questo fatto (pensiamo al periodo in cui si svolsero gli eventi) lo lasciò pieno di stupore e lo avvertì probabilmente come un 'presagio' o qualcosa del genere; la lasciò lì ma continuò con regolarità ad accedere alla grotta in solitudine per un buon periodo di tempo, sentendosi diviso tra il desiderio di farne partecipi i compaesani o tacere e tenere la scoperta solo per sè, in attesa del fatidico "segno divino", che arrivò qualche anno dopo. La protagonista è stavolta una giovinetta sordomuta, anch'ella una contadina, che pascolava le pecore nei paraggi della grotta, sentendosene attratta. L'oscurità e il mistero di cosa vi si potesse celare suscitarono in lei la curiosità di entrare e, fattolo, trovò la statuetta. Contrariamente al vecchio contadino, la ragazza corse subito a casa dichiarando quanto aveva trovato e tutti si accorsero che aveva riacquistato la voce, e anche l'udito! Secondo una versione della medesima narrazione, sarebbe stata la Madonna ad aver donato i sensi mancanti alla giovane, per impartirle la volontà che le venisse eretto un santuario nella caverna. In ogni modo, i parenti della fanciulla si fecero condurre sul posto e in breve la notizia della giovane risanata e della statuetta 'miracolosa' si diffuse a macchia d'olio in tutti i paesi limitrofi.

Bene aveva fatto il vecchio contadino a non dire mai nulla di quel ritrovamento! Infatti il popolo cominciò a discutere su chi dovesse tenere la prodigiosa effigie, e in men che non si dica venne trafugata dalla grotta per portarla prima nella chiesa di Bedulita, da cui proveniva la giovane, e poi a Cepino. Ma che immagine miracolosa sarebbe stata senza un prodigio ancora più eclatante? Di notte infatti la statuetta tornava al suo posto e la si trovava l'indomani ancora nella sua spelonca! Tutti i fedeli, sbigottiti, pensarono di non essere stati abbastanza zelanti e che dovessero eseguire il trasporto con solenni cerimonie; dunque scomodarono pure il vescovo che, con un decreto mai però documentato, avrebbe autorizzato questa impresa: una traslazione in pompa magna, con tanto di processione, ministri di culto, devoti e tutto quanto è consono ad un importante rito.

Ma giunti che furono "sul fianco del monte innanzi che incominci la discesa", la statuetta della Vergine Addolorata voltò la testa in direzione del suo 'rifugio' ,con tale espressione di dolore che tutti capirono che era là che voleva ritornare e non andare altrove. La processione fece 'dietro-front' e collocò solennemente l'Effigie al suo posto, nell'antro. Si narra che tra la folla vi fosse anche il vecchio contadino che per primo l'aveva trovata nella caverna e gioì  nel vedere così bene rispettata la volontà del simulacro di rimanere dov'era sempre stato, che -pensò tra sè- lui aveva intuito. Ebbe così inizio il culto della Madonna della Grotta, solo in seguito cambiato con quello di Madonna della Cornabusa; un culto costellato di grazie ricevute e di prodigi. Il 4 febbraio 1510 il vescovo di Bergamo concesse la licenza di celebrare la S. Messa nella grotta; da qui l'esigenza di attrezzare quanto meno sufficientemente la strada per accedere al sacro luogo. Nei secoli successivi vennero sempre più adeguati sia gli esterni che l'interno. Si costruì una "Casa del Romito", divenuto poi ospizio; nelle vicinanze fu eretto il campanile che è ciò che tutti i visitatori vedono da lontano, 'illudendosi' di trovare nei pressi una chiesa, cioè un edificio vero e proprio. Ma esso...non esiste: la caverna è la chiesa.

Il luogo oggi

E' il santuario più caratteristico della provincia di Bergamo. Per noi che abbiamo avuto modo di visitare altre grotte-santuario, come la grotta della Maddalena alla Sainte Baume in Provenza (Francia), o la Grotta di San Giovanni di  Antro (Udine), è stata un'esperienza vissuta con la stessa curiosità, meraviglia e attenzione. A tutto, partendo dai retroscena della narrazione popolare e agli elementi presenti in essa e ricorrenti in altre storie di 'apparizioni' ma qui alla Cornabusa non vi è un'apparizione mariana, nessuna immagine mentale o visione estatica che solo il protagonista 'di turno' vede e riporta. Qui c'è un'effigie tangibile, che il popolo può vedere e toccare e che 'parla' tramite il prodigio operato sulla giovane. Poco importa se questa disse di aver ricevuto indicazioni dalla statuetta di erigere un santuario; la gente ha sviluppato una forma di culto intensissima verso un luogo che già per sua conformazione  non è opera artificiale dell'uomo ma naturale,  in cui vi sono elementi  costanti legati alla Madre che incarna la pagana Madre terra (o Grande madre) feconda, all'acqua, al legno (=bosco), alla pietra, al potere taumaturgico.generato. Più Graal di così...!

La statuetta che viene venerata nel santuario della Cornabusa di Sant'Omobono Imagna (fraz.Cepino) ha un'altezza di ottanta centimetri ed è stata scolpita in un legno di squisita fattura che le analisi scientifiche hanno datato alla prima parte del XV secolo, di provenienza toscana. Non si conosce il percorso che abbia potuto fare da quella regione fino a questo sperduto paesino, nè come sia finita nelle mani della anziana signora che si rifugiò- secondo la leggenda- nella spelonca durante la guerra tra Guelfi e Ghibellini.

                                                    

La strada per raggiungerlo è in salita ma senza particolari difficoltà in auto; lungo il percorso si incontrano otto cappelle dedicate ai Misteri Mariani e alla storia della giovinetta sordo-muta. Bisogna lasciare obbligatoriamente la macchina un bel po' prima della meta e proseguire a  piedi. Giunti sul piazzale della grotta, a 700 m s.l.m., si nota una cappella chiusa da inferriata che custodisce un simulacro della Madonna della Cornabusa, ricoperta da un manto dal quale fuoriesce soltanto la testa nera di un Bambino.

                                                                             

La vera icona venerata attualmente si trova però all'interno della grotta, che si apre alla gente con semplicità, e offre uno spazio abbastanza vasto, in cui c'è un altare, le sedie per i fedeli, un altro paio di altari costruiti posteriormente, molti ex voto appesi alle pareti, e naturalmente il tabernacolo che custodisce la santa iconografia della Madre Addolorata con il Cristo in grembo, stranamente molto piccolo rispetto a lei. In origine la caverna era larga venti metri e aveva un'altezza di dodici metri a sinistra e di nove a destra , una lunghezza di una settantina metri che verso il centro gradatamente si abbassava. E' stata oggetto di ripetuti ampliamenti; oggi sono ancora in atto lavori di consolidamento e adeguatezza. Nel 1938 si era costruita una prima muraglia di protezione al piazzale antistante la grotta ma, senza motivo apparente, crollò al di sotto, fortunatamente senza provocare vittime; la popolazione ci riprovò con successo nel 1940 (poichè il santuario è nato e progredito per volontà espressa del suo popolo di fedeli). Da questo piazzale si gode un panorama suggestivo e di ampio respiro su tutta la zona circostante, che evoca riflessioni e sensazioni coinvolgenti l'eterno dilemma tra il sacro e il profano. E' una vera oasi.

   

Per ulteriori informazioni e su come arrivare, consultare il sito ufficiale della grotta-santuario: http://www.cornabusa.it/

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                                                                                giugno '08