www.duepassinelmistero.com

 

TEMATICHE:

Aggiornamenti

Alchimia

Antiche Civiltà

Archeoastronomia

Architetture

Colonne e Nodi

Due passi nell'Italia nascosta

Due passi nei misteri esteri

Fenomeni Insoliti

Interviste

L'Uomo e Dio

Maestri Comacini

Medioevo e...

Mistero o Mito?

Personaggi

Simbolismo

Simbologia e Cultura Orientale

Storia e dintorni...

Templari "magazine

Ultimi Reports

UTILITY:

Archivio reports

Bacheca

Collaboratori

Extra sito

Libri del mese

Links amici

Ricerca veloce titoli per argomento

SERVIZI:

FORUM

Newsletter

Avvertenze/ disclaimer

 

 

     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

di Marisa Uberti
                                                                   
Dopo  Cattolica, Gradara, Osimo (tutte località limitrofe alla costa adriatica), ma ricordiamo anche la toscana Chiusi (SI), cittadine  accomunate dalla presenza di labirintici ambienti ipogei, scendiamo oggi in quelli di Santarcangelo di Romagna, interessante località nell'entroterra romagnolo, a pochi chilometri da Rimini. Anche qui, come negli altri casi citati, mancano le risposte alle numerose domande: chi, quando e perchè ha scavato queste gallerie sotterranee? Sappiamo che non sono tutte della stessa epoca: sulle 160 circa oggi conosciute, ne esistono alcune più antiche ed altre più recenti. Gli studiosi ritengono il complesso di grotte sotterranee di Santarcangelo il fenomeno più vistoso e importante del versante romagnolo. Della loro presenza si hanno notizie a partire dal XV secolo, esattamente in un documento del 1496 (al 1505 risale una scritta lasciata sulla parete di una grotta); se esistevano prima, le fonti disponibili tacciono. Le prime descrizioni le definiscono 'volte', caverne, spelonche, tane. A partire dal 1701 si inizia a trovare nelle fonti scritte il termine "grotta", per tutto il Settecento/Ottocento se ne parla più diffusamente e probabilmente se ne realizzano molte altre. Le documentazioni insistono sul ruolo degli ipogei come cantine per il deposito di botti di vino e questo è giustificato dal fatto che effettivamente in quell'epoca Santarcangelo produceva 20.000 some annue di vino, di cui 12.000 per uso interno e il resto veniva esportato. Il vino comunque, fin dalle epoche più remote, ha assunto un particolare valore sacrale legato alle feste dionisiache o bacchiche, e su questo andrebbe fatta una riflessione. Ma prima che fossero cantine a tempo pieno, cos'erano state? Comunicavano tra di loro, come facenti parte di un progetto unitario?

L'impulso ad approfondire le ricerche sui misteriosi cunicoli, arrivò nel 1936 da un appassionato di storia locale, l'energico Cavalier Luigi Renato Pedretti, che li riteneva molto antichi e ciò aprì il dibattito tra gli 'addetti ai lavori'. Sembra che egli fosse riuscito a rintracciare una pergamena dei primi secoli dell'Era cristiana in cui le grotte erano già citate, ma dov'è andata a finire? Le interpretazioni spaziarono fin da allora da improbabili tombe etrusche a santuari occulti per cerimonie mitraiche (che avvenivano sempre in ambienti ipogei), da catacombe paleocristiane a rifugi per i monaci basiliani provenienti dall'Oriente, oltre alle ipotesi che fossero di origine romana o celtica... Ci è capitato di visitare recentemente delle grotte basiliane (v.Ruffano, in Puglia), ma a parte il fatto che le loro dimensioni non sono paragonabili a queste gallerie monumentali, quelle venivano solitamente affrescate e avevano delle caratteristiche specifiche, che qui non sono state appurate.

Lo studio sistematico in epoca recente è cominciato nel 1987 ed è durato fino al 1994; inizialmente il Comune ha disposto i rilevamenti, proseguiti poi dal Servizio Provinciale Difesa del Suolo di Rimini. Chiaramente ulteriori indagini sono state portate avanti nel corso degli anni. Queste ricerche hanno portato all'individuazione di 130 grotte, alle quali hanno fatto seguito le scoperte di decine di altre grotte, di cui mancano studi specifici perchè furono tamponate in seguito a probabili crolli (e quindi sono inaccessibili). Dall'analisi dell'architettura (paragonata più ad una scultura che ad una costruzione generica) è emerso che le maestranze deputate alla loro realizzazione dovevano essere altamente qualificate, oltre che dotate di raffinata cultura. Chi vi ha lavorato non ha potuto permettersi molti errori (non si è trattato, cioè, di erigere un edificio dalla base al tetto ma di asportare materiale dal colle e lavorare la roccia).

Le principali conformazioni rilevate dagli esperti sono le seguenti:

-sale parallelepipede o cubiformi 

-quelle a struttura semplice, costituite cioè da un corridoio (largo in media 1, 20 m e alto 2) sul quale si aprono delle nicchie laterali a pettine, generalmente dotate di volte a botte oppure a crociera e terminanti in una sala semicircolare dotata, a sua volta, di una nicchia centrale ben lavorata e diversa dalle altre

-quelle articolate (monumentali) e disposte su più livelli (raccordati da pozzi o scale)

Se il primo tipo fu creato molto probabilmente con scopi utilitaristici (depositi/cantine), non si può dirlo per il secondo tipo ma men che mai per il terzo. 

Come ad Osimo, c'è dunque una città sotto la città, i cui accessi sono celati a chi non li conosce e oggi appartengono alle singole proprietà; queste grotte sono servite da rifugio per la popolazione durante la II Guerra Mondiale, anche perchè la maggioranza delle persone se le trovava sotto casa, alla stregua di cantine. Sono documentate le testimonianze di persone che vivevano stipate all'interno delle nicchie, in quel periodo, E' probabile che in diversi casi esse siano servite come vie di fuga nel corso dei secoli (specialmente durante il dominio dei Malatesta), e mettiamo pure che abbiano rivestito anche il ruolo di magazzini per olio, vino, e prodotti merceologici ma sicuramente la funzione di alcune di esse deve essere ricondotta -come ad Osimo- a pratiche rituali ancora da capire. 

La temperatura degli ambienti sotterranei è costante e si aggira tra i 12 e i 13° C e ancora oggi molti privati le utilizzano come cantine per conservare il vino, prodotto tipico regionale. Approcci di indagine più moderni hanno però portato diversi studiosi ad interrogarsi su diverse questioni, compresa la presenza del toponimo Monte Giove (Mons Jovis), che potrebbe trovare riscontro nella sua sacralità. Abitato almeno dall'Età del Bronzo, ha accolto necropoli Villanoviane, ed era certamente importante in epoca romana. Attorno al Mille l'abitato di Santarcangelo, che si era sviluppato attorno alla Pieve, abbandonò progressivamente quell'area e si spostò alle pendici del colle, che divenne il nucleo del futuro centro storico medievale.

La Grotta Teodorani

Scendiamo dunque nel sottosuolo e andiamo a vedere cosa si cela nel misterioso mondo sotterraneo santarcangelese. La prima che visitiamo è la Grotta Teodorani, gentilmente aperta al pubblico dalla proprietaria (a offerta libera), che desidera far conoscere questo patrimonio archeologico per tentare anche di darvi una spiegazione, il più possibile veritiera. L'ipogeo è scavato in pieno centro storico, prima di salire le scale che portano alla Rocca Malatestiana, a sinistra (via Pio Massani). Dopo aver superato il vano d'ingresso, la prospettiva volumetrica cambia di colpo: un primo tratto in discesa e poi un lungo corridoio orizzontale focalizza l'occhio verso la sua conclusione, laggiù in fondo, dove deve celarsi qualcosa di molto suggestivo. La lunghezza complessiva della grotta è di 47, 5 m.

IPO-26.jpg (142216 byte)Ma andiamo con ordine:a sinistra per chi scende c'è una cameretta piuttosto bassa che, all'interno, mostra (se si ha la curiosità di esplorare) sei nicchiette intagliate nella roccia dalla vaga forma pentagonale (ottime per riporre il vino...?); il buio fittissimo della cavità è lacerato soltanto dal flash della digitale. 

Ma rimettiamoci in cammino: il lungo corridoio è perforato a destra e a sinistra da ampie nicchie, 14 per lato (totale 28, che è il massimo conosciuto, ad oggi). La lavorazione della volta del corridoio è in alcuni tratti molto ben eseguita e lascia pensare al motivo per cui- se cantine fossero- lavorarle così bene. Le cappelline, nome che preferiamo a 'nicchie', sono absidate (cosa che rende maggiormente difficile considerarle cantine se non, forse, come utilizzazione secondaria) e i setti delle pareti divisorie delle ultime sono stati assottigliati e trasformati in pilastri, creando così un piccolo passaggio di comunicazione tra le varie absidiole. I passaggi vanno a costituire un 'corridoio parallelo' a quello principale. Motivo? 

IPO-07.jpg (163753 byte)Questo ultimo tragitto che separa il corridoio dai restanti tre ambienti è forse il più interessante per la presenza di diverse 'incongruenze' apparentemente inspiegabili: ad esempio, che scopo ha l' apertura laterale che conduce nella sala successiva, quando c'è quella centrale che vi accede direttamente? Forse in origine quest'ultima non era presente? O la sala ellittica non era visibile dal corridoio e vi si accedeva da quelle 'porticine'? Rimanendo, per così dire, occultata da chiunque fosse entrato a cercar bottiglie o botticelle ma raggiungibile da chi 'sapeva'. Fantasie? Forse. 

ipo-05.jpg (150635 byte)Le 'nicchie' confluiscono tutte in una sala biabsidata, dove l'atmosfera che si respira non ha nulla a che fare con qualcosa di profano, lo possiamo assicurare. Il soffitto della sala è molto grezzo, a differenza delle cappelline disposte a pettine lungo il corridoio e al corridoio stesso. Lo stupore è accentuato dalla presenza di un varco ad arco a tutto sesto, con doppia strombatura, cosa che sarebbe stata veramente superflua se si fosse trattato di un deposito di damigiane! E' invece indice di grande perizia e ricerca di proporzioni armoniche...Attraverso questo passaggio si accede ad un piccolo atrio, interessato da un altissimo pozzo (circa 30 m), ritenuto di aerazione.. 

 

 

Dopo di che... eccola la misteriosa conclusione, che l'occhio frugava già dal momento in cui è entrato: una incredibile sala ellittica si spalanca al visitatore, sempre più affascinato. 

IPO-15.jpg (108135 byte)Nella parete che ci sta di fronte osserviamo una nicchia a fondo piatto, posta in asse con il cannocchiale del corridoio di accesso; essa è accuratamente rifinita e dà l'idea di aver potuto contenere, in antico, la statua di una divinità. L'ambiente fa risuonare echi lontani di cerimonie iniziatiche più che di botti di vino! Mettendosi davanti alla nicchia e guardando verso l'uscita, ci si avvede di due aperture a tutto sesto ai lati dell'apertura centrale (pure ad arco a tutto sesto), che sono collegate alla sala biabsidata, ma perchè? Per alleggerite la struttura sovrastante pare improbabile; sono perfettamente eseguite, armoniose anche se di dimensioni troppo esigue perchè una persona in stazione eretta vi passi (ci si deve chinare). 

 

IPO-28.jpg (43396 byte)Inoltre, tutta la struttura che abbiamo percorso -ce ne accorgeremo molto bene vedendola poi in pianta- ha la forma di una croce ma, volendo essere più pignoli, di una spada o forse le incarna entrambe. Perchè? Questa grotta sembra esprimere un senso del sacro già nella sua impostazione concettuale, prima ancora che in quella fisica; doveva essere importante. Di seguito, alcune foto (autorizzate dalla proprietaria):

  IPO-22.jpg (149715 byte) IPO-18.jpg (168098 byte) IPO-23.jpg (157289 byte) IPO-19.jpg (114988 byte) IPO-17.jpg (133890 byte) IPO-13.jpg (132901 byte)

 IPO-20.jpg (125079 byte) IPO-21.jpg (135970 byte) ipo-03.jpg (159148 byte) ipo-04.jpg (112580 byte) IPO-25.jpg (120008 byte) IPO-11.jpg (127089 byte) IPO-08.jpg (120523 byte)

  IPO-09.jpg (151149 byte) IPO-27.jpg (86476 byte) 

 

La proprietaria si dice molto possibilista sull'eventualità che perfino i Cavalieri Templari avrebbero potuto c'entrare qualcosa con l'uso di questo affascinante ipogeo; mentre ringraziamo e riflettiamo su quanto visto, ci dirigiamo a visitare un'altra grotta.

 

La Grotta Monumentale Ruggeri

Questa visita avviene con guida tramite l'Ufficio IAT della Proloco. Superato il portale d'accesso, una soffusa e sapiente scenografia ci accoglie: sulla destra sono state collocate le colonne provenienti da una chiesa che non esiste più le quali, insieme alla studiata luminosità artificiale, evocano arcane suggestioni. 

 

Una seconda porta d'ingresso immette negli ambienti ipogei, che sono molto articolati e diramati. Considerati tra i più antichi della rete ipogea santarcangelese, questi cunicoli presentano stili diversi di lavorazione; probabilmente furono realizzati in epoche diverse e da mani diverse, per scopi -anche- diversi. Pareti, volte, corridoi, cambiano continuamente al passaggio del visitatore, e tra nicchie, nicchiette, scale che ufficialmente non portano a nulla, tamponamenti vari, pozzi chiusi, finte uscite, c'è davvero di che stupirsi continuamente. 

IPO-37.jpg (35863 byte) Un' uscita che non è quella usata per le visite

IPO-55.jpg (264051 byte) Un  lungo corridoio è dotato di 26 'camerette', culminanti in una sala circolare (con una volta a cupola che lascia con la bocca aperta), perforata dalla presenza di 7 nicchie disposte ad emiciclo. Non sono tutte della stessa dimensione: come mai? La sala ha un'acustica particolare; il numero 7 è proverbialmente magico, associato a prove iniziatiche specialmente ai gradi del culto del dio Mitra. Collocarsi all'interno di una di queste nicchie è come vedere il resto della sala con occhi diversi, tutto sembra dirigersi verso un centro, l' omphalos' della Terra, intesa come Madre. D'altra parte, sul significato che gli ipogei hanno rivestito per l'Uomo fin dall'antichità, abbiamo discusso più volte, in questo stesso sito. L'atmosfera è molto suggestiva, mistica, palpabilmente evocativa

Ammissibile o meno che sia, l'utilizzo a scopi cerimoniali dell'ambiente non appare difficile da credere. Ma perchè se ne sa così poco? Si troveranno mai documenti che ne parlino? Forse no perchè certe informazioni appartengono a quella Tradizione tramandabile da bocca ad orecchio, l'Arte della Memoria, che prevedeva di tenere tutto nel cervello e non sulla carta.  Sicuramente però qui vi hanno soggiornato molte persone durante il secondo conflitto mondiale. Si trovano ancora numerosi graffiti, lettere, date... 

Dietro una grata di separazione (la grotta confina in un tratto con la cantina di un ristorante) notiamo che vengono ancora oggi conservate delle bottiglie di vino, indice che gli ambienti sono tutt'ora validi a tale scopo. L'uscita- sorpresa sorpresa- è dall'altro capo dell'ingresso, poco distante dalla Grotta Teodorani. E scusate se è poco.

Di seguito, alcune foto (autorizzate dalla guida):

ipo-29.jpg (139972 byte) IPO-31.jpg (51392 byte) IPO-32.jpg (16984 byte) IPO-33.jpg (60409 byte) IPO-34.jpg (59983 byte) IPO-35.jpg (51880 byte) IPO-36.jpg (24792 byte)

IPO-46.jpg (51813 byte) IPO-38.jpg (57853 byte) IPO-39.jpg (102431 byte) IPO-40.jpg (105589 byte) IPO-41.jpg (84555 byte) IPO-42.jpg (132351 byte) IPO-43.jpg (44664 byte)

 IPO-45.jpg (61806 byte) IPO-47.jpg (66115 byte) IPO-49.jpg (33141 byte) IPO-50.jpg (42951 byte) IPO-51.jpg (57607 byte) IPO-52.jpg (53881 byte) IPO-53.jpg (110575 byte) 

 

 

Per informazioni consultare il sito ufficiale http://www.santarcangelodiromagna.info/le-grotte-la-storia.html
Ufficio Informazione ed Accoglienza Turistica (IAT) -Via C. Battisti, 5 iat@comune.santarcangelo.rn.it
 

Sezioni correlate in questo sito:

Italia da conoscere (misteri italiani)
Le misteriose gallerie ipogee di Cattolica (RN)
Grotte di Gradara (PU)
Grotte di Osimo (AN)
Il labirinto di Porsenna a Chiusi (SI)

 

 

www.duepassinelmistero.com                                                                                                                         Avvertenze/Disclaimer