Il labirinto di Porsenna
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                                                                                                    di Marisa Uberti

Il mitico Porsenna fu re e lucumone etrusco regnante sulla cittadina di Clevsin ( la Clusium dei romani e oggi Chiusi) atorno al V secolo a.C. Egli viene appellato re dell'Etruria, in realtà e Chiusi era una delle 12 città costituenti la dodecapoli etrusca;  secondo quanto riportato da Plinio il Vecchio (1), vissuto nel I sec.a.C., Porsenna venne sepolto in un mausoleo situato sotto la città di Chiusi, al centro di un intricatissimo percorso di cunicoli ipogei. Plinio riporta in verità la descrizione che il bibliotecario di Cesare, Terenzio Varrone ( 116 - 27 a.c. ) fa della gigantesca tomba etrusca (90 m di lato di base!) che avrebbe avuto un'architettura davvero avveniristica per quei tempi, come si legge nella nota 1. Com'era possibile che una costruzione simile trovasse posto o quanto messo traesse origine, in un luogo sotterraneo? A dire il vero non possediamo ulteriore documentazione e, del resto, sullo stesso re Porsenna abbiamo dei racconti indiretti. Molti ricorderanno l'episodio in cui il mitico Muzio Scevola, scambiando uno scriba per il re Porsenna, avesse fallito nel suo tentativo di assassinarlo. Portato al cospetto del re, Scevola si bruciò la mano destra sul fuoco suscitando lo stupore e l'ammirazione del re stesso per il suo ardimento. Questi fatti si collocano attorno al V sec. a.C.

Da dove Varrone aveva attinto la notizia di un mausoleo ipogeo appartenuto al re e lucumone Porsenna?

Non lo sappiamo ma siamo andati recentemente a visitare quello che attualmente è denominato proprio " Labirinto di Porsenna " nella bella città di Chiusi, in provincia di Siena e tra le più antiche città etrusche che si conoscano. Recandosi presso il Museo della Cattedrale della città di Chiusi si può usufruire di una visita guidata nei circa 150 metri di percorso sotterraneo che si snoda sotto la piazza della cattedrale (partendo dall' orto vescovile), raggiungendo un' antica cisterna del I sec. a.C. a pianta circolare e terminando il giro alla base della torre campanaria dalle attuali forme medievali, sulla quale si può tranquillamente salire e passare da un ambiente sotterraneo di 10 m di profondità ad un'altezza panoramica di circa 40 m.

Un tratto del percorso di quello che si denomina 'labirinto di Porsenna'

Ma il lettore non pensi che si possa trovare veramente quell' incredibile struttura di pliniana memoria in quei cunicoli perché il nome del tour è solo fittizio. Nessun cocchio dorato trainato da cavalli d'oro, come Varrone ancora tramanda, nessuna chioccia d'oro con 5000 pulcini - d'oro anch'essi- a vegliare la tomba. Anzi non c'è nessuna tomba! E le gallerie rappresentano un sistema idrico etrusco della larghezza di un metro per 2,5 di altezza, disposto su più livelli in cui l'acqua, filtrata dalle rocce, veniva posta in grandi bacini di raccolta per poter essere prelevata attraverso i pozzi.

Certo è molto suggestivo infilarsi in quegli stretti corridoi sotterranei scavati nel tufo arenario, che danno motivo di ritenere che esistano delle diramazioni collaterali , interdette al pubblico. Chiusi è infatti una città percorsa da una fitta rete di gallerie sotterranee, che si intersecano tra loro, sono collegate da antichi pozzi e cisterne, che furono riadattati a magazzini e cantine dei palazzi soprastanti nel corso dei secoli.

Di queste gallerie si erano perse le tracce e la memoria; erano infatti state totalmente riempite in epoca romana da materiale di scarico e seppellite in tal modo sotto cumuli di detriti. Il complesso di cunicoli e la cisterna romana sono stati individuati nel corso del XX secolo e progressivamente scavati per riportarli alla luce.In tempi recenti sono stati messi in sicurezza e dotati di un impianto di illuminazione per renderne fruibile al pubblico almeno una piccola parte (quella,appunto,che abbiamo visitato).

Poco prima di salire le scale che conducono alla base del campanile, ormai alla fine del percorso di visita, abbiamo notato sulla sinistra un' ulteriore rampa di scale discendente verso il basso, a riprova della conformazione veramente sorprendente di queste gallerie.

Chi li aveva realizzati? Gli studiosi pensano che siano di origine etrusca aventi scopi di drenaggio ed approvvigionamento idrico dell'abitato. Essendo nota la leggenda legata a Porsenna, quando gli archeologi scoprirono questo" labirinto" nutrivano la speranza di poter finalmente trovare quanto ci è stato tramandato da Varrone e Plinio, ma le attuali conoscenze sul campo non possono che smentirle. Ma non cancellarle del tutto perché è sempre viva la consapevolezza che non tutto il sottosuolo di Chiusi abbia rivelato i suoi segreti e i suoi misteri e che, prima o poi, qualche ritrovamento possa rinvigorire quella che oggi appare solo un'illusione.

Un altro tratto del percorso ipogeo noto come 'labirinto di Porsenna'

Sono stati molti gli studiosi e gli appassionati che nel corso del tempo si sono interessati al mitico labirinto di re Porsenna, che in virtù del fatto di aver esercitato un brillante ruolo militare nei confronti della potente Roma si sarebbe meritato, a ricordo immemore, un sì degno mausoleo. Diversi artisti lo hanno immaginato in modi del tutto personali, sicché ce ne sono giunte diverse ricostruzioni, partenti dalle diverse interpretazioni della trascrizione pliniana.Seguendo le indicazioni che Plinio riporta, il fantastico e avveniristico mausoleo potrebbe avere avuto la seguente struttura architettonica:

In un articolo di qualche anno fa (2), l'archeologo R. Volterri commentava la sua personale e improvvisata esplorazione(perchè solo di passaggio nella cittadina) di Poggio Gaiella, un complesso di ipogei tardoarcaici situati presso Dolciano (vicinissimo all'abitato di Chiusi). Egli ci informava che il poggio presenta una forma vagamente "conica", ricoperta da un boschetto di piccole querce in mezzo alle quali si vedono resti di tombe e una piccola area con probabile funzione di culto. In epoca Etrusca, questo cono avrebbe potuto essere stato ricoperto da lastre di travertino poggianti su travature lignee tali da renderlo simile ad una piramide... Varrone e Plinio avrebbero potuto "scambiarlo" come il luogo di sepoltura di Porsenna? Il Volterri ci diceva allora che sul lato sud aveva documentato l'ingresso ad una sorta di camera avente 6-7 m di diametro, dotata di un pilastro centrale di arenaria; su diversi livelli dipartono da questa camera sei cunicoli. Un altro studioso, Giovanni Feo (3), considera tale camera come il punto più intimo (Sancta Sanctorum) dell'intero tumulo, mentre la colonna centrale poteva fungere da elemento sacro di "raccordo" tra la terra e il cielo (una sorta di 'asse del mondo' presente in diverse antiche culture). Ciò non toglie la 'semplice' funzione statica del pilastro! Il Dottor R. Volterri aggiunge che, dalle sue osservazioni, il Poggio Gaiella (la parte a vista) appare come una formazione naturale originatasi per sovrapposizione di più strati alluvionali e non deriva da accumulo di terra di riporto, che avrebbe deposto per una ipotesi artificiale della struttura. Forse in questo o sotto altri poggi, di cui il territorio di Chiusi è ricchissimo, si nasconde ai nostri occhi di persone moderne la tomba di Porsenna?

Già tra il 1838 e il 1840 gli studiosi avevano vagliato la possibilità che a Poggio Gaiella si trovasse il suo leggendario mausoleo: gli scavi avevano messo in luce il fatto che la collina è naturale ma fu riadattata artificialmente per creare un tumulo circondato da un tamburo in blocchi di travertino; l'interno presentava un complesso imponente di tombe a camera, unite da camminamenti che ricordavano una rete 'labirintica'. La voglia di trovare finalmente la tomba di Porsenna aveva fatto pensare, in un primo momento, proprio ad una possibile associazione. Nella camera circolare, in cui c'è il grande pilastro centrale, furono trovate alcune sfingi in pietra fetida e assai pregevoli ceramiche attiche, che sono attualmente conservate al Museo Archeologico di Palermo.

Da quanto, nel frattempo, è stato scoperto, è emerso che la necropoli di Poggio Gaiella fu utilizzata tra la fine del VII e il II-I sec. a.C. Attualmente è visitabile ma è in proprietà privata, per cui rivolgersi al Museo Archeologico Nazionale Etrusco che dovrebbe saper fornire le adeguate indicazioni.

Tali considerazioni portano ad evidenziare come il mondo ipogeo fosse vissuto, anticamente, come un percorso labirintico (iniziatico), con un ingresso considerato generalmente alla stregua di una 'porta' verso il grembo della Grande Madre Terra, che accoglieva sia i vivi (perchè siamo convinti che strutture ipogee non servissero solo come tombe o come canali di drenaggio) che i morti, che continuavano a vivere in un' aldilà immanente, con l'equipaggiamento necessario. Gli Etruschi erano grandi costruttori di strutture ipogee, ma questa caratteristica da dove l'avevano mutuata? Da quali loro progenitori? Anche gli Egizi- sebbene con notevoli differenze- usavano seppellire i loro morti in tombe ipogee, nel Nuovo Regno, e affrescarle vivacemente, cosa che- come abbiamo potuto vedere- facevano brillantemente anche gli Etruschi. Perchè al re Porsenna venne associato un mausoleo fatto di strutture piramidali? Roma a quel tempo (Porsenna è collocato nel V secolo a.C.) non aveva conquistato l'Egitto e la 'moda' mutuata più tardi dalla terra del Nilo di erigere sepolture eterne a forma piramidale, era ancora lontana (ricorderemo quella di Caio Cestio Epulone  a Roma, ad esempio, dove ne esistevano sicuramente almeno altre tre). Ma quando Varrone e Plinio stendono i loro racconti, qualcosa era certamente cambiato e l'Egitto affascinava già moltissimo, ma chissà con quale nesso (se ve ne fosse uno) potrebbe rientrare un contesto egizio nella tomba dell'ormai celeberrimo lucumone etrusco? E, ancora, la presenza di sfingi in questa tomba etrusca è un piccolo mistero...

A Chiusi gli etruschi hanno lasciato numerose testimonianze, alcune delle quali si possono conoscere attraverso luoghi che la città mette a disposizione degli interessati e in cui abbiamo fatto i nostri consueti 'due passi':

Il Museo Archeologico Nazionale, che raccoglie splendide vestigia venute alla luce in tutto il territorio. Raccoglie reperti unici al mondo, provenienti anche dalle collezioni private Paolozzi e Mieli Servadio. Molto interessanti i canopi ossuari antropomorfi, la scultura funeraria e le terrecotte architettoniche. Tramite il Museo si possono visitare alcune tombe etrusche ipogee.
Le tombe etrusche. Si tratta di veri e propri ambienti funerari ipogei scavati nella collina di arenaria. Dall'Ottocento ad oggi sono state scoperte un migliaio di tombe a camera, generalmente di famiglia. Data la fragilità del materiale in cui sono state realizzate, l'accesso è limitato ad alcuni ipogei più famosi, come la tomba della Scimmia ( così chiamata per la presenza di una piccola scimmia legata ad un cespuglio ), la tomba del Leone (così chiamata per la presenza di due felini sul frontone del vestibolo, ormai illeggibili), la tomba della Pellegrina  (traente nome dall'omonima casa colonica situata nelle vicinanze). Questa tomba si presenta così come fu trovata dagli archeologi; si vedono ancora alcune urne ( mirabilmente scolpite) scoperchiate dai tombaroli sempre in cerca di tesori. Le necropoli etrusche di Chiusi furono frequentate in un periodo ininterrotto che va dal IX al I sec. a.C..
Il Museo Civico, che consta di tre sezioni: Epigrafica, il Labirinto e Attività Produttive, ciascuna situata in sedi diverse.La sezione Epigrafica é stata collocata in suggestivi cunicoli Etruschi che si diramano per 140 m di visita, attraverso i quali abbiamo potuto vedere anche un laghetto ipogeo( 30m di profondità) tramite un pozzo monumentale. La raccolta è l'unica in Italia, interamente dedicata all'epigrafia etrusca ed è costituita da 500 iscrizioni su urne funerarie e tegole tombali. In realtà sono venute alla luce ben 3000 iscrizioni appartenenti ad un periodo compreso tra il III a.C. e il I sec. a.C., ritrovate nelle necropoli di Chiusi. Esse permettono di conoscere i nomi di una parte della società chiusina del tempo e ricostruire una vera e propria anagrafe dei cittadini, capire la loro storia,i rapporti che si intrecciavano tra di loro e i mutamenti della loro posizione sociale in un' epoca storica cruciale dell'Italia romana.

 

Duplice volta a botte della cisterna del I sec. a.C.nel 'labirinto di Porsenna'

Pilastro centrale che sorregge la volta della cisterna circolare sopra vista

Ai luoghi sopra citati va aggiunto il Museo della Cattedrale, tramite cui si può accedere sia alla parte museale (epigrafica romana soprattutto), alle catacombe (con visita guidata) e al labirinto di Porsenna (visita guidata). Attenzione a consultare preventivamente tutti gli orari e il calendario delle visite previste dalle rispettive organizzazioni museali (onde evitare sorprese poco gradite!).Il sito di riferimento utile è:

http://www.museisenesi.org/index.php?id=334

http://www.chianciano.turismo.toscana.it

Utile anche: www.terresiena.it

Sono diverse le città che nascondono un'altra città sotto la superficie. Si hanno 'casi' noti(ma anche in via di approfondimento) in Emilia Romagna, Marche, Abruzzo,Toscana ma sappiamo che la nostra straordinaria Penisola può riservare sorprese ad ogni colpo di piccone! Non resta che attendere che, prima o dopo, il mistero della favolosa tomba del re Porsenna a Chiusi possa dirsi svelato oppure di riuscire a decifrare cosa abbiano voluto dirci Varrone e Plinio. Forse la loro descrizione era una sapiente allegoria simbolica...

Note:

(1)  Plinio, Naturalis Historia , lib. XXXVI, par XIX, vv 91-93:" Ogni facciata è lunga 300 piedi e alta 50. Questa base quadrata racchiude un labirinto inestricabile da dove sarebbe impossibile uscire se ci inoltrasse senza un gomitolo di filo. Sopra questa base si alzano cinque piramidi, quattro agli angoli, una nel mezzo, larghe alla base 75 piedi, alte 150. La loro cima è disposta in modo da sorreggere una sfera di bronzo che forma come un cappello e che le copre tutte. Alla sfera sono appesi con catene dei sonagli che, agitati dal vento, danno un suono prolungato come avveniva a Dodona. Sopra la sfera vi sono altre quattro piramidi alte ciascuna 100 piedi, sormontate a loro volta da una piattaforma che regge cinque piramidi di cui Varrone non ha osato dire l'altezza.Le favole etrusche tramandano che l’altezza fosse la medesima di tutto quanto l’edificio, e che pertanto l’avere cercato la gloria con stolta pazzia non fu di giovamento a nessuno. E inoltre che si esaurirono le forze del regno soltanto perché la lode dell’artefice fosse maggiore…

Latino: "Namque et Italicum dici convenit, quem fecit sibi Porsina, rex Etruriae, sepulchri causa, simul ut externorum regum vanitas quoque Italis superetur. Sed cum excedat omnia fabulositas, utemur ipsius M. Varronis in expositione ea verbis: Sepultus sub urbe Clusio, in quo loco monimentum reliquit lapide quadrato quadratum, singula latera pedum tricenum, alta quinquagenum. in qua basi quadrata intus labyrinthum inextricabile, quo si quis introierit sine glomere lini, exitum invenire nequeat. Supra id quadratum pyramides stant quinque, quattuor in angulis et in medio una, imae latae pedum quinum septuagenum, altae centenum quinquagenum, ita fastigatae, ut in summo orbis aeneus et petasus unus omnibus sit inpositus, ex quo pendeant exapta catenis tintinabula, quae vento agitata longe sonitus referant, ut Dodonae olim factum. Supra quem orbem quattuor pyramides insuper singulae stant altae pedum centenum. supra quas uno solo quinque pyramides. quarum altitudinem Varronem puduit adicere; fabulae Etruscae tradunt eandem fuisse quam totius operis ad eas, vesana dementia, quaesisse gloriam inpendio nulli profuturo, praeterea fatigasse regni vires, ut tamen laus maior artificis esset".

(2) R. Volterri " Il mistero di Porsenna", Hera n°18, giugno 2001, pagg. 70 -74

(3) G. Feo "Misteri Etruschi"

Sezioni correlate in questo sito:

Italia da conoscere (misteri italiani)

 

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                                                                   gennaio 2008