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                                 I simbolismi del S.Ambrogio di Milano

                                                                                       (di Marisa Uberti)

" Esso riuscì magnifico nella sua semplicità ed è molto stimato per le belle proporzioni al punto che si ritiene anche dagli stranieri il miglior edifizio del medioevo in istile Lombardo. I capitelli sono composti di fogliami, di ornati curiosi e di gruppi di animali grotteschi e di mostri rozzamente scolpiti, il cui significato è intelliggibile, e si crede sia il linguaggio occulto di convenzione dei Comacini o Franchi Muratori".

                                                                    

Dopo questa brevissima ma eloquente introduzione ottocentesca del prof. Malvezzi, che lo studiò nel XIX secolo, cercheremo nel nostro piccolo di portare all'attenzione degli appassionati e dei 'curiosi' come noi, alcuni particolari facilmente individuabili nel vetusto tempio del capoluogo di regione lombardo (che fu cattedrale prima dell'attuale Duomo). Comprese delle curiose 'scacchiere' - ben quattro! - poste in verticale, motivo per cui è da escludersi l'intento ludico. Non descriveremo pertanto la Basilica dal punto di vista storico -architettonico, cosa che in altre sedi si potrà esaurientemente reperire, ma ci interrogheremo sulla bellezza misteriosa di taluni simboli presenti in profusione nell'atrio antistante l'edificio, che è la parte più antica pervenuta fino a noi. Si trovano infatti elementi di influenza longobarda, carolingia e romanica. Questo atrio venne fatto costruire da Ansperto da Biassono, che fu arcivescovo di Milano fino all' anno 881, data della sua morte, venendo sepolto nella basilica stessa, in cui si trova tutt'oggi l'epitaffio che lo ricorda.

                                                              

Prima di questa chiesa è certo che vi sorgesse un precedente edificio di culto che risaliva ai tempi di Sant'Ambrogio (356 d.C.), figura importantissima per la città e dove egli volle essere sepolto; fu poi rimaneggiata nelll' VIII secolo e dunque- come già accennato- nel IX sec. per giungere a noi nelle sue attuali forme romaniche conferitele dall' XI al XII secolo, che è il periodo al quale dovrebbero risalire la maggior parte delle sculture dei capitelli delle colonne dell'atrio romanico. Quest'ultimo si presenta a quattro portici delimitati da archi semicircolari e per questo è chiamato anche 'quadriportico'. L'accesso è consentito dal lato ovest e dal lato nord; lungo i fianchi nord e sud si notano sarcofagi e sepolcri vuoti, lapidi e medaglioni a ricordo di chi fu sepolto in questo luogo, ma anche frammenti di colonne, e gli originali di alcune architravi o soglie che furono poi rifatte in copia fedele e che attualmente sormontano le porte di accesso. Il gioco di luci ed ombre è spettacolare e fa ipotizzare precise corrispondenze di tipo archeo-astronomico.

               

                                                                  

                              (originale, frammento)  (copia attualmente in loco)

 

Le scacchiere (e i Templari a Milano)

La facciata della basilica di S.Ambrogio è maestosa e chiude a occidente il rettangolo delimitato dall'atrio, senza interrompere il porticato, che qui diventa il nartece coperto. Sopra di esso si eleva un loggiato a cinque archi, particolarmente studiato e armonioso, mentre ai lati della facciata stessa si elevano due campanili: a destra quello dei Monaci (VIII sec.) e a sinistra quello dei Canonici (XII sec.). Perchè questa distinzione? Sappiamo che nel medioevo era frequente trovare più di un gruppo religioso nello stesso edificio, ciascuno aveva un proprio ingresso e proprie postazioni di preghiera. Dal 784 si sa che nell'area destra della basilica di S.Ambrogio si ergeva il monastero dei Benedettini (oggi l'area è inglobata nell'Università del Sacro Cuore), sostituiti dai Cistercensi a partire dal 1497 (fino al 1799, con la soppressione Napoleonica)[1].

A sinistra invece si trovavano le dimore dei Canonici e la Canonica stessa, che 'convissero' con i monaci per mille anni anche se non sempre pacificamente. Insieme dovevano amministrare il complesso che andava sempre più ingrandendosi, occuparsi degli uffici liturgici, e della gestione dei beni e possedimenti ecclesiastici.

                                                                               Il campanile dei Monaci

                                                                                                         Una lapide cistercense

In questo clima, nel 1133, arrivarono a Milano i Cistercensi alla guida di Bernardo di Chiaravalle, che ufficialmente si era prodigato di arrivare per ricomporre lo scisma di Anacleto (antipapa appoggiato dai Milanesi filoimperiali, contrari al papa Innocenzo II). Poco dopo sarebbe sorta la grandiosa abbazia cistercense di Chiaravalle (1135) e la sua figura diede nuovo impulso alla nascita di Ordini, monasteri e canoniche, ospedali, scuole per congregazioni di laici, opere pie...Il cardinale Ascanio Sforza  chiamò proprio i monaci di Chiaravalle a sostituire i benedettini nel 1497. In tal modo venne ricostruito il monastero (tra cui anche il chiostro bramantesco). L'abbazia di Sant'Ambrogio Maggiore è stata quindi a pieno titolo cistercense, 'figlia' di Santa Maria di Rovegnano (MI) o Sanctae Mariae Claraevallis Mediolanensis, della linea di Clairvaux.

Pare che nel 1135, durante il suo soggiorno nella canonica di San Lorenzo, Bernardo abbia citato l'Ordine Templare quale esempio di semplicità e di modello per la cristianità; del resto lui ne era stato il legislatore, avendo composto la loro Regola. Secondo alcuni, i Templari stessi erano al seguito di Bernardo al suo arrivo a Milano; la delegazione sarebbe stata accolta in pompa magna e fatta alloggiare nel chiostro del monastero. L'anno seguente si ha notizia di una Mansione Templare (Domus de Templo) in città, il cui precettore era Frà Dalmazio da Verzario. Dopodichè furono diversi i beni che entrarono a far parte dell'Ordine Templare, che si estenderà anche nei dintorni. Dal 1142 esistono documenti che attestano l'esistenza dell'insediamento di Santa Maria del Tempio a Milano, lungo quella che oggi è chiamata ancora via della Commenda.

Sull'uso dei simboli adottati dai monaci-cavalieri rosso-crociati, si è detto molto e la questione è ancora controversa; in questo contesto dobbiamo rilevare un particolare simbolismo che è presente in ben quattro esemplari: due all'esterno e due all'interno. Si tratta della scacchiera; ma non è certo una tavola da gioco, quella, poichè si trova in verticale ed è impossibile giocarvi. Dunque cosa stava a significare? Quando fu incassata nel muro, da chi e perchè? E inoltre cosa c'entra la scacchiera con i Templari? Non è una domanda fuori luogo, poichè essa è l'immagine della 'dualità', con il bicromatismo di cui è caratterizzata e i Templari avevano adottato un vessillo ufficiale- detto Beauceant- che era bipartito (sopra in bianco e sotto in nero, come abbiamo con certezza messo in evidenza presso la chiesa di San Bevignate a Perugia). Inoltre, 'steccati' e scacchiere sono presenti su alcuni edifici attribuiti ai monaci-cavalieri. Qui però ci troviamo di fronte a degli esemplari che presentano il colore bianco e rosso, non il nero. Simile modello lo abbiamo documentato sulla facciata laterale del duomo di Genova, mentre una scacchiera nera e bianca l'abbiamo trovata, in verticale, sulla facciata principale del duomo di Crema (nella cui pagina troverete altre località in cui vi sono scacchiere sulle chiese, nonchè il significato 'nascosto' del gioco degli scacchi).

Le scacchiere esterne di Sant'Ambrogio  si trovano in due luoghi diversi e distinti:

-uno è ben accessibile e si trova nel nartece, sotto il portico d'ingresso praticamente, a destra, sulla parete in verticale; si tratta di uno schema a 64 caselle (8 x 8), incastonato apposta nel muro -senza scopo ludico- e appare alquanto deturpata da applicazioni successive di materiale cementizio (non sappiamo se fu per un periodo ricoperta e poi scoperta in epoche più recenti). La posa è obliqua, e ricorda un rombo. Il rosso mattone è del tutto simile a quello della restante facciata in cotto.

-l'altra scacchiera è cromaticamente analoga ed è ubicata oltre il nartece, superiormente a destra, sotto il campanile dei monaci. Lo schema è composto da 49 caselle in totale (7 x 7). Secondo alcuni, avrebbero rilevanza anche le tre 'linee' bianche sottostanti, tra l'arco e la colonna. Ma non viene mai specificato quale sarebbe il motivo della loro importanza. Ci limitiamo a segnalarne la presenza.

 

             

             

Le due scacchiere interne si trovano -entrando dalla porta di sinistra- immediatamente sulla parete sinistra della navata laterale, sotto l'arcone. Generalmente viene identificata una sola scacchiera, ma ci sentiamo di dover far rilevare che anche quella sottostante lo è, o lo era nell'idea di chi la appose, in quanto sul muro in cotto molto lineare, questo elemento- come quello sopra - appare evidentemente 'geometrico' (un rombo più piccolo del sovrastante). Presenta cinque caselle x cinque, cioè 25 caselle totali ma gli inserti rimasti non rispettano l'alternanza tipica di una scacchiera; sono in prevalenza rossi, ma qualcuno bianco c'è. Ciò può essere dovuto al fatto che la parete venne restaurata o l'esemplare nacque -come si dice- 'male'? Propendiamo per la prima ipotesi, essendovi altri visibili 'rattoppi' con piastrelle bianche che esulano dal contesto di fondo, che è appunto il mattone in cotto rosso. E' probabile un degrado (ricordiamo che la basilica venne trasformata in ospedale militare ai tempi di Napoleone!), cui fece seguito un restauro che ci si poteva permettere. La scacchiera più grande è costituita da 49 caselle (sette x sette), bianche e rosse come tutte le altre, e anch'essa denota una porzione -seppur modesta- di abrasione. In complesso è comunque in buono stato di osservazione.

                                        

Il mistero delle scacchiere del Sant'Ambrogio rimane, e forse rimarrà per sempre negli occhi impenetrabili di questo personaggio, immortalato ad affresco in un tondo sotto il portico, dalle cui iniziali -S B- possiamo dedurre sia San Bernardo, uno dei fondatori dell'Ordine Cistercense, e promulgatore di quello Templare. Sotto di lui, una croce patente che non smentisce ma semmai intriga...

                                                               

 

Altri simboli dell'atrio

Vale la pena di osservarli e rimirarli, ma data la loro varietà, la bellezza arcana, l'enigmaticità, nonchè la quantità, lasceremo alle immagini il compito di illustrarli e a voi, appassionati lettori, il piacere di recarvi in loco per cercarli e, semmai, segnalarcene altri che vi hanno colpito di più. Va detto che ciascun capitello racconta 'qualcosa', ritrae scene, personaggi, ha elementi fito e zoomorfi, è un tripudio di sculture simboliche che è veramente impossibile poter fotografare tutte. Stiamo solo facendo 'due passi...'!

 

  

                                 

                                                 

                                          

                                             

                                               

                                                             

            

 

                       

                            

                               

 

                

 

            

 

 

 

                                     

           

   

                                 

                   

 

L'interno

E' a tre navate, molto imponente ed interessante. Quest'area un tempo era il cimitero 'pagano' e dal IV secolo divenne anche cimitero cristiano. Sant'Ambrogio era molto legato a questo sacro luogo e vi fece tumulare la sorella Marcellina, le cui spoglie vennero riportate alla luce durante scavi del 1722 e traslate nella navata destra attuale. Nel 386 d.C. Ambrogio prelevò i resti dei SS. Martiri Gervasio e Protasio e li fece tumulare sotto l'altare della chiesa che costruì, in un sacello adorno di marmi che doveva essere suo; quando morì nel 397, scelse di occupare un'altra tomba ma nel IX secolo il vescovo Angilberto fece fare una ricognizione e, riconosciuti i tre resti, li fece riunire in un unico sarcofago, ponendolo sopra alle precedenti sepolture. Questo stesso sarcofago fu rimesso in luce nel 1864 in occasione di scavi sotto l'altare maggiore. Da allora i devoti vengono a venerare presso la cripta della basilica le spoglie dei tre santi. Per le ragioni sopra dette, questa chiesa era nota come Basilica Martyrium.

           

Ambrogio aveva fatto edificare anche uno splendido sacello per suo fratello Satiro, secondo la tradizione, che fu adornato nel V secolo di splendidi mosaici che per la loro magnificenza venne appellato in seguito San Vittore in ciel d'oro e attualmente è inglobato all'interno della basilica stessa. Ed è una delle innumerevoli meraviglie custodite in basilica. Un'altra è rappresentata dallo straordinario ciborio soprastante l'altare, ed è sostenuto da quattro colonne in porfido  provenienti da un tempio pagano.

                                                      

Ma sicuramente il pezzo più prezioso è l'altare d'oro e d'argento, smalti e pietre dure fatto realizzare al Maestro Volvino nel IX secolo.

Importanti tele di artisti maggiori si trovano nella basilica (dal Tiepolo a Gaudenzio Ferrari, dal Borgognone al Legnanino e a Bernardino Luini); del Bramante è invece il porticato dei Canonici, sulla sinistra (esterno) dell'edificio.

Un manufatto che però ha catturato la nostra attenzione è stato il sarcofago di Stilicone, un esemplare che è sintesi ed epopea di un'architettura sublime e loquace, che sapeva affidare alla pietra la facoltà di parlare, di incarnare il 'verbo' e farci ancora stupire e commuovere. Siamo di fronte ad un pezzo di difficile attribuzione (forse non appartiene a Silicone, che morì il 22 agosto del 408 d.C.), metà pagano e metà cristiano. Secondo alcuni è un' opera paleocristiana del III secolo a.C. a cui nel Medioevo venne sovrapposto un pulpito. Il tutto è recintato da una cancellata. Vi si trovano elementi 'pagani' e 'paganeggianti' (come le swastiche, la sirena, e i consueti 'mostri' comacini) ma anche crismon costantiniani e chiare iconografie cristiane, oltre che scene funerarie.
Ci permettiamo di inserire solo alcuni tra i magnifici dettagli simbolici di cui è ricco.

 

 

                                          (i punti neri sulle 'swastiche' sono nostri, per metterle in evidenza)

A circa metà della navata centrale, al limitare delle laterali, si trovano due colonne  in granito di epoca romana,  su cui sono issati un serpente di bronzo che disegna una O all'intreccio del proprio corpo sinuoso, e una croce (guardando l'altare, il primo si trova a sinistra e l'altra a destra). Leggenda narra che sia il Serpente di Mosè, sfuggito all'ira iconoclasta di re Ezechia ed è un dono dell'imperatore Basilio II fatto alla basilica nel 1007. Ha assunto una valenza popolare di 'portafortuna' (scaccerebbe taluni malanni) ma anche profetica:quando discenderà dalla colonna, avverrà la fine del mondo! Meglio resti lassù ancora un po', dunque! In un' ottica escatologica le due sculture- serpente e croce opposta- potrebbero simboleggiare l'inizio (la Genesi con il serpente/tentatore) e la fine (la croce della Redenzione di Cristo), o alludere a Gesù Cristo, l'alpha e l'omega. Anche il cerchio che il serpente disegna al centro potrebbe essere visto come un uroboros, indice della ciclicità delle Cose, il Tutto che è Uno.

                                     

A proposito di fine del Mondo, mentre ci accingiamo ad uscire dai cancelli, notiamo questo scalpitante messaggero, che sembra pronto a suonare il corno del Giudizio...L'ennesimo enigma lasciatoci in eredità dai Maestri Comacini.

            

 

Nota:

[1] - "Monastero di Sant'Ambrogio sec. VIII - 1799 Monastero cistercense maschile, situato in Porta Vercellina della città di Milano. Secondo la tradizione, fu eretto intorno al 784; i motivi della fondazione furono enunciati in un privilegio dell'arcivescovo di Milano Pietro risalente al 789. Un diploma di Carlo
Magno del 790 confermava il privilegio dell'arcivescovo Pietro. Gli elenchi degli abati cominciano intorno all'anno 834 circa (Amministrazione del Fondo di Religione, monastero di Sant'Ambrogio, Milano). A partire dal 1404 il monastero fu dato in commenda. Nel 1487 il cardinale Ascanio Sforza si fece promotore della costruzione di un nuovo monastero e diede impulso a una radicale riforma anche della vita spirituale, chiamando a Sant'Ambrogio i cistercensi di Chiaravalle. L'approvazione a queste riforme si ebbe nel 1497, anno in cui fu soppressa anche la commenda. Il monastero fu soppresso nel 1799". (Amministrazione del Fondo di Religione, monastero di Sant'Ambrogio, Milano). [L. Par.]

Per  informazioni utili consultare il sito ufficiale della Basilica di Sant'Ambrogio: http://santambrogio-basilica.it

 

Sezioni correlate in questo sito:

Italia da conoscere
Le Abbazie cistercensi

 

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                                                                      giugno '08