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                                                                           (di Marisa Uberti)

La chiesa di Santa Lucia di Piave risale ad epoche antichissime.La dedicazione alla santa notoriamente collegata alla luce (e alla 'vista') pare possa derivare dalla venerazione, in precedenti culti 'pagani', al dio celtico Lug, la cui festa cadeva intorno al 13 dicembre, quando è vero che è inverno ma dopo poco ci sarà il Solstizio, data che segna il 'passaggio' alla luce, al ritorno del Sole. La festa di Santa Lucia cade tradizionalmente il 13 dicembre e nell'Italia settentrionale dove io sono nate e cresciuta (Brescia e dintorni) c'è un motto che recita' La notte di Santa Lucia è la notte più lunga che ci sia", significando che -da lì in poi- le ore di luce prevarranno su quelle delle tenebre. Inoltre, in quella notte la 'santa' arriva con il suo asinello carica di doni da portare ai bambini, che li ritrovano il mattino seguente, a patto che le lascino del pane e dell'acqua in cambio. Tradizioni che hanno sempre un'origine 'pagana'...(1).

Scavi archeologici eseguiti tra gli anni 1953-'55 nell'area posteriore all'abside (attuale oratorio) hanno portato alla luce i resti di fondamenta alto-medievali e una tomba del basso impero romano; inoltre sono emersi resti di un 'bustum' per la cremazione e una moneta.Altri scavi sono stati condotti nel marzo 2003, davanti al sagrato, portando allo scoperto le fondamenta dell'antica chiesa a tre navate e tombe ipogee all'interno delle navate stesse.

Questa chiesa era denominata anticamente Sub Silva, sotto selva, cioè si trattava con ogni probabilità di un santuario immerso nel bosco. Le notizie più remote scarseggiano, e si comincia a capire che esisteva già una comunità cristiana con la chiesa dedicata alla santa martire siracusana Lucia (morta nel 307 d.C.) nel X sec.d.C., compresa nella giurisdizione della Corte di Giustizia di Lovadina. Nel 1117, una Bolla di papa Alessandro III, cita tra le chiese 'filiali' della diocesi di Ceneda, l'Ecclesia Sancte Lucie. A questo punto, le fonti permettono di risalire al fatto che a quel tempo, i Monaci Cistercensi dell' Hospitale -Monasterium avevano organizzato gradualmente la vita religiosa sia a S.Lucia de Sub-Silva sia nelle altre 'filiali'. Questo Hospitale-Monasterium era quello di Piave (poi eretto in Prepositura e quindi in Priorato), attualmente in località S.Maria del Piave. Nei secoli XIII e XIV questi monaci Cistercensi furono assoggettati all'Abbazia di Santa Maria di Sanavalle o di Follina fin oltre il 1240 e al Monastero delle Agostiniane dei Santi Angeli di Murano(VE) dal 1490 al 1770.

Queste poche righe possono bastare per far comprendere come ci si trovi in  una 'via di passaggio' molto importante nel medioevo, anzi un passaggio obbligato per l'andirivieni di pellegrini e mercanti.Il pellegrinaggio era quello di coloro che si recavano o tornavano dai luoghi 'santi': i Romei (dove si visitava San Pietro a Roma); i Jacquots (Santiago o San Giacomo Apostolo, a Compostela, Galizia, Spagna nord-occidentale), i Palmieri (S.Sepolcro di Gerusalemme).Ecco dunque che, pur non trovandoci sulla via Francigena, siamo comunque su un tragitto particolarmente importante per i transiti medievali e non è affatto escluso che alcuni degli Hospitali o delle Mansioni potesse essere di proprietà Templare. Infatti sono documentate chiese e proprietà dell'Ordine nella Marca Trevigiana. Cistercensi e Templari erano all'epoca direttamente coinvolti nel settore del commercio e dell' import-export di prodotti delle loro 'Grange'; i mercanti giungevano dagli Stati del Nord (Ungheria, Carinzia, Stati tedeschi) e da quasi tutte le regioni longobarde e si dirigevano a Venezia, dove si imbarcavano per i mercati d'oltremare, o a Treviso. Nella citata località S.Maria del Piave si trovava il cosiddetto 'passo del Barcador', dove arrivava la via Hungarica (forse da identificarsi con l'antichissima via del Sale e dell'ambra, direttrice dei traffici commerciali paleoveneti da e per il Mar Baltico). In seguito percorsa dai predoni (Ungari), la strada Ungaresca divenne quello che abbiamo appena visto: via di pellegrinaggi e di traffici mercantili. L'antico Hospitale -Mnasterium cistercense subì gravi danni con le inondazioni del Piave: nel 1368 fu ricostruito su un isolotto consolidato al centro del fiume e nel 1455 sulla riva destra dello stesso, presso Lovadina. Poi venne la decadenza, destino a cui poche abbazie cistercensi si sottrassero, e nel 1495 per Bolla papale, riconfermata nel 1498,  venne affidato alle Monache di Murano, sotto l'autorità delle quali finì anche la chiesa di S.Lucia di Piave, che oggi ammiriamo nel suo rifacimento neo-gotico (XIX-XX secolo). Dopo essere stata romanica, fu rimaneggiata e subì trasformazioni di vari stile ed epoche. Il campanile attuale(XX secolo) è alto 75 metri, un vero 'gigante'. Quando la sia scorge, si resta per un attimo ammutoliti per l'armoniosità delle forme e per l'imponenza del campanile.

 

   

L'architettura attuale si deve all'arch.Domenico Rupolo.

Ci è stato impossibile non notare la presenza di un protiro antistante l'ingresso, con due colonne alla cui base vi sono due leoni, allo stile che ci è caro, quello dei Maestri Comacini. Tantissime infatti sono le chiese o cattedrali eseguite da loro, che recano ancora (dove non fu distrutto) un protiro con colonne poggianti su leoni (a volte le colonne sono annodate, ma questa è un'altra storia!).Ci siamo allora chiesti 'chi fu l'autore di questo lavoro e a chi si è ispirato'? Lo vedremo tra poco.

 

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Il leone di sinistra tiene tra le zampe un serpente con le fauci spalancate; quello di destra poggia le zampe su un libro chiuso, come volesse custodirne i segreti e renderli inaccessibili ai profani. I capitelli delle due colonne sono pure molto belli e simbolici. Il protiro è costituito da marmo nembro rosato di Chiampo. Il portale che risulta inquadrato è in legno di rovere di Slavonia e venne inaugurato insieme al protiro nel 1932.Sul portale troviamo l'Annunciazione, la Madonna annunciata e, sopra il simbolico battente, abbiamo quattro personaggi, così identificati:Carlo Magno, con globo e spada; San Pietro, con le chiavi; San Francesco d'Assisi, con le braccia incrociate al petto; Dante Alighieri, additante la Divina Commedia. Sotto i battenti, i quattro Evangelisti (Tetramorfo: Angelo=Matteo; Leone=Marco, Bue=Luca, Aquila=Giovanni) a cui seguono, nella fascia più bassa, le quattro virtù cardinali: Giustizia (simboleggiata dalla Bilancia),Temperanza (Vaso),Fortezza (scudo crociato con colonna e due spade incrociate), Prudenza (Specchio).

Particolare dei primi due personaggi:in mezzo si noti un Nodo di Salomone; sopra si intravede l'Annunciazione.

Dicevamo che in questo portale e in questo protiro, in cui si possono ravvisare elementi esoterici notevoli, non manca di stupirci nemmeno una delle parti che si guarda di meno, generalmente,cioè le maniglie. Invece qui sono talmente 'simboliche' e curiose che devono essere ammirate.Quella per entrare in chiesa  la si vede nella foto sotto, che la descrive meglio di tante parole; l'altra, quella per uscire dalla chiesa,  riproduce un serpente che si mangia la coda (Ouroboros!) in forma di cerchio, passando per dei tralci di vite e con un grappolo d'uva scolpiti a ridosso del legno.

Battente d'ingresso alla chiesa

sl-02.jpg (33962 byte) Targa che ricorda come dopo le vicende belliche legate alla Grande Guerra (1915- '18),questa chiese stette incolume 'prodigiosamente'.Da notare senz'altro la grande statua del Salvatore o del Sacro Cuore sulla sommità del protiro.

Ed è giunto il momento di entrare nell'arcipretale.sl-09.jpg (43826 byte)

Un'unica navata, un'abside semicircolare orientato a est,un ambiente molto 'colorato' e vivacizzato da decorazioni senza soluzione di continuità.

Qui ci attenderebbe una sorpresa, se non fosse che 'sapevamo' -per averne letto- dovesse trovarsi un'acquasantiera del tutto particolare, questa:

 

Ecco che spunta un nome, quello dell'autore sia di questo capolavoro (perchè lo è), sia del protiro, dei disegni del portale e di molto altro in questa chiesa:Riccardo Granzotto (S.Lucia di Piave,1900- Padova, 1947), divenuto nella sua vita fra Claudio, dell'ordine francescano, cui ci piacerebbe prossimamente dedicare una sezione a parte.

Per alcuni studiosi del 'mistero di Rennes Le Chateau', la chiesa di S.Lucia di Piave avrebbe alcune cose in comune con quella della piccola cittadina dei Pirenei francesi, oggetto di un nostro recente lavoro. Anche là c'è la presenza di un 'demone' sotto l'acquasantiera e si potrebbe teorizzare che il Granzotto possa averla vista durante una sua permanenza sui Pirenei francesi, quando si intrattenne a Lourdes per studiare dal vivo la grotta dell'apparizione e farne una riproduzione a Chiampo. In quel periodo, avrebbe potuto visitare Rennes le Chateau, che non dista molto da Lourdes, e ricavarne un'idea per l'acquasantiera.Ma questa tesi non può ritenersi valida anzitutto perchè il Granzotto si recò a Lourdes nel 1935 e la statua del demone la realizzò molto prima di quel viaggio, quand'era ancora studente dell'ultimo anno dell'Accademia, che concluse nell'estate 1929.

Tra l'altro sul retro è firmata e datata, come abbiamo potuto immortalare:reca la data del 1928. Pare sia questa l'unica opera firmata dal Granzotto.

 

R.Granzotto fecit/ G.Altoè solvit. Lo sponsor Giuseppe Altoè donò 13.000 lire per acquistare il marmo di Carrara necessario.

Altre 'similitudini' si ravviserebbero nella policromia delle due chiese,entrambe in stile noe-gotico; nella presenza di una volta celeste stellata d'oro; nel pulpito anche qui con 'baldacchino', nella presenza di una N inversa sulla scritta INRI della dodicesima delle 14 Stazioni della Via Crucis (il cui autore fu Luigi de Rios, insegnante all'Accademia delle Belle Arti di Venezia, fucina del sapere e di scambi culturali internazionali, la stessa che anni dopo frequentò anche Granzotto); nel pavimento a scacchi (qui bianchi e rossi, là neri e bianchi), nella collocazione della statua di S.Antonio da Padova (che fa ritrovare ciò che si è perso...ma a S.Lucia di Piave non si parla mai di un 'tesoro' nascosto come a Rennes le Chateau!), nella presenza del Sacro Cuore, cui era legato Sauniere, abate di Rennes le Chateau, peraltro legatissimo anche alla Madonna di Lourdes, cui aveva dedicato una statua e una grotta dell'apparizione. Cosa che anche Granzotto realizzò, a Chiampo, del tutto somigliante non a quella di RlC ma a quella originale di Lourdes, però! Insomma, similitudini che a ben vedere sono rintracciabili in tante altre chiese. Va detto -per chiudere il quadro delle similitudini- che nella sacrestia della chiesa si conserva una statua litica dipinta (1,38 m) datata al medioevo, che rappresenta una donna da cui sgorga sangue dal costato destro, che raccoglie in un vaso tenuto sotto.Non si sa chi incarni la figura, e in mancanza di dati certi, una delle ipotesi formulate è che si tratti di Maria Maddalena. Gli studiosi ritengono invece si tratti di Santa Lucia, e che fosse venerata nel primitivo oratorio eretto in Sub-Silva dai frati cistercensi della Grantia, luogo chiamato 'Capitello del Foresto' (ritrovata nel 1972). Nell'abbazia cistercense di Follina è venerata la Madonna del Sacro Calice, che richiama la leggenda del Santo Graal del 'ciclo bretone'.La chiesa di RlC è dedicata a Maddalena, e ne conserva diverse iconografie, tutte con i suoi classici attributi (e il vaso è uno di questi).La statua in chiesa,a RlC, reca però il vaso nella mano sinistra.

Accanto alla 'sua' grotta di Lourdes, presso il Collegio dei Fratini di Chiampo (VI), dove c'è anche un museo a lui dedicato, fra Claudio volle essere sepolto, in odor di santità per la condotta della propria vita. A livello artistico, non possiamo fare altro che ammirare, elogiare e apprezzare la sua opera. L'acquasantiera è una di quelle sculture che ti stupiscono perchè sembrano 'vivere'. Il diavolo ha un insieme di elementi curatissimi, dalle orecchie appuntite, all'espressione del volto indefinibile, le unghie di mani e piedi artigliate, la tensione dei muscoli, il gonnellino terminante con un muso di serpente...Due grandi ali dipartono dalla sua schiena:egli è Lucifero, che letteralmente significa portatore di Luce, l'angelo ribelle, caduto per aver osato sfidare Dio. Qui forse egli più che mai incarna una verità ermetica tra le più importanti. Regge una pila per l'acqua benedetta,a forma di conchiglia, al cui interno -come sorgente dalle acque (ricorda la dea Venere)- si staglia una statua di bronzo, raffigurante la Vergine Maria che con la mano destra si tocca il petto e con la sinistra indica il basso. Sul basamento della scultura bronzea corre una frase "IPSA CONTERET CAPUT TUUM". Essa schiaccierà il tuo capo.

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La parte inferiore è tutta in marmo bianco ed è alta 1.28 metri; compresa la pila e la statua arriva a 2,43 metri.Una copia identica, ma in marmo rosso,si trova nel Santuario della Madonna di Barbana, a Grado (VE), mentre il modello in gesso si trova presso il museo-gipsoteca Fra Claudio di Chiampo (VI).Un'altra curiosa acquasantiera si trova, sempre in Veneto, nella chiesa di Sant'Anastasia a Verona:qui gli esemplari sono due,e a sorreggere la pila di acqua benedetta (che non è a forma di conchiglia) ci sono due singolari 'gobbi'...A Roma, invece, nella chiesa di San Paolo Fuori le Mura, si trova un'acquasantiera retta da un demone alato, che deve fare i conti con un putto angelico...Anche in questo caso la pila non è a forma di conchiglia.

Una delle altre meraviglie della chiesa di S.Lucia di Piave è l'organo ottocentesco, costruito nel 1892, con l'imponente prospetto di canne rifacentesi a quelli barocchi d'oltralpe; pare emani un suono dalle prestazioni eccezionali. Al centro,inciso nel legno, c'è una sorta di triskel, che dà una sensazione di sentir vibrare lo strumento anche quando è muto.Sul soffitto della bussola, quaranta caselle contengono altrettante riproduzioni di strumenti musicali (flauti, trombe, tamburi, tamburelli, liuti, arpe, violini):una sinfonia tutta dedicata al Creatore.

 

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Altri simbolismi che abbiamo rinvenuto ammirando questa chiesa:

 

sl-21.jpg (22792 byte) Una croce 'patente'

sl-22.jpg (38303 byte) Stelle di Davide sopra il soffitto della volta della parete laterale destra

 

  sl-23.jpg (40622 byte) Una 'porticina' il cui accesso è interedetto da un...inginocchiatoio. Chissà perchè si pensa che dietro le porticine delle chiese si possa celare sempre un segreto!

 

sl-24.jpg (39602 byte) Spettacolare gruppo scultoreo di R.Granzotto, rappresentante Santa Lucia, con le orbite oculari vuote.Sul cubo che funge da basamento vi è un drago simbolicamente domato dalla martire.E' l'ultima opera che Granzotto scolpì (1933) prima di farsi frate.

Sotto, confessionale in legno che reca un simbolo cristiano (ma anche esoterico) classico:l'occhio onniveggente all'interno di un triangolo, racchiuso da un cerchio, da cui diramano raggi.

 

sl-26.jpg (44117 byte) Altare della Madonna del Rosario (1878).La statua della Madonna del Rosario è molto particolare, in stile bizantino.Il prototipo di questo tipo di statua (che a guardarla bene è veramente 'singolare) è la cosiddetta Madonna Blachernitissa, venerata nel santuario delle Blacherne (450-453) a Costantinopoli, la quale reca sul petto un clipeo effigiante l'Emanuele.In questo esemplare di S.Lucia di Piave  è scolpito il Salvator Mundi, il Bambin Gesù. Una raffigurazione del genere non è rara,nelle aree venete,soggette all'influenza bizantina. La statua è avvolta da un roseto in ferro battuto e sullo sfondo, riproducente ad affresco una fine tappezzeria, corrono le principali Litanie Lauretane (Attributi della Madonna): Oliva speciosa, Stella Maris, Electa Ut Sol, Scala Jacobi, Ipsa Conterit caput tuum, Puteus aquarum, Civitas Refugii, Fons Patens, Columba Mea Speciosa mea, Porta Caeli, Pulcra ut Luna, Stella Matutina, Plantatio Rosae.

sl-27.jpg (23810 byte) Il Battistero (1915) con San Giovanni Battista sulla sommità. Dietro, un'immagine di Fra Claudio Granzotto. Una tradizione dice che egli fosse stato battezzato a questo fonte, ma in realtà il rito avvenne in un altro fonte battesimale, quello più antico che si trovava nella cappella del Battistero (entrando sulla sinistra) e che oggi è collocato altrove (non esposto).

Il Granzotto fu beatificato da papa Giovanni Paolo II nel 1994.

Uscendo ed ammirando la maniglia (ricordatevi l'Uroboros!), si può fare un bel giro attorno all'edificio.Si incontrerà questa croce molto particolare, sul muro settentrionale:

 

 

sl-34.jpg (38803 byte) La grandiosa abside

sl-35.jpg (35210 byte) Il campanile

  il battente del portale laterale del lato sud.

 

sl-38.jpg (58261 byte) Statua della Vergine nel giardino della casa del Parroco.Sul capitello la sigla SMV (Santa Maria Vergine)con la M coronata.

sl-39.jpg (45033 byte) Un volto scolpito su un edificio della via che conduce all'arcipretale di S.Lucia:retaggio del millenario passato di un luogo intriso di tante vicende e misteri.

NOTE:

1)- Da 'La Vita, la Grande Opera' di Ermando Danese,Italia Editrice, pag.286 si legge:" Il 13 dicembre un tempo faceva riferimento con il giorno del solstizio. Cattabiani fa rilevare che «questa data, che nella prima metà del secolo XIV coincideva col solstizio d’inverno a causa dello sfasamento tra anno solare e calendario giuliano, contribuì a fissare definitivamente le funzioni della Santa nella tradizione popolare. Già il suo nome evocava la luce: deriva infatti dal latino Lùcia, la cui radice è lux, lucis, luce. Con l’antico patronato di Santa Lucia sul solstizio nacquero i proverbi oggi improponibili, “Santa Lucia è il giorno più corto che ci sia” e “da Santa Lucia a Natale il dì allunga un passo di cane”». Sono sorte anche delle leggende intorno a questa Santa che si riallacciano al solstizio. Faremo notare pure che nel comune di Collecorvino (PE) esiste una piccola chiesa rurale posta sotto l’invocazione di questa Santa. Nei pressi si trova una fontana sacra che è meta di pellegrini, che tuttora accorrono dalle zone circostanti per bagnare i loro occhi con l’acqua miracolosa della fontana per preservarli dai malanni; e, se malati, possano, per intercessione della Santa, guarire e vedere".

 

Bibliografia:

  • Innocente Soligon "Da S.Lucia Subsilva a S.Lucia di Piave" con Guida Artistica dell'Arcipretale di Giorgio Mies -Parrocchia di S.Lucia di Piave, 2003
  • L'Universo Magico di Rennes-le-Chateau (anche in Italia le tracce di un intrigante mistero)", di Roberto Volterri e Alessandro Piana, Sugarco Edizioni, 2004

 

 

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                                                                        luglio 2007