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L'abbazia di san Colombano a Bobbio(PC)           

                                                               (a cura di Marisa Uberti)

"Terribilis est locus iste!"è scritto all'ingresso dell'edificio: Questo luogo è terribile! E se a questa biblica frase abbiamo già dedicato un'apposita sezione, vedremo di capire perchè mai in questo contesto essa sia presente. E a che epoca possano risalire due triplici cinte scolpite sul muretto dell'atrio, prima di entrare...Per poi immergerci nei tesori longobardi e romanici della cripta. Una visita di questo luogo sacro secondo i nostri consueti 'due passi', perchè le guide classiche sono ricche di notizie di facile reperimento, mentre i particolari spesso sfuggono ai più.

Bobbio, meta turistica e di pellegrinaggio, è situata nella valle del fiume Trebbia, ambiente magico ed evocativo. Percorrendola non ci ha stupito che sia stata scelta da numerosi eremiti e ordini monastici medievali per trovare pace, concentrazione ed estasi. Il fiume segue chi vi transita ancora oggi, sulla carrozzabile che da Piacenza conduce a Bobbio, per un tratto di circa 45 chilometri,  come a vigilare su dove si stia andando e se si abbia cura di osservare l'ambiente naturale che ci circonda. Non può lasciare indifferenti, è chiaro! A tratti il Trebbia è visibile, con le sue acque cristalline di un colore indescrivibile, a volte sembra invece nascondersi sotto la terra per poi riapparire poco più avanti. Numerosi ponti lo sovrastano lungo il percorso e sappiamo che alla confluenza di diversi di essi, nel medioevo sorsero chiese e cenobi. Un crocevia di transiti, posti lungo una di quelle 'varianti' dell'antica via Francigena.

Breve storia di San Colombano

Il monumento più insigne, che rappresenta Bobbio nel mondo, è senz'altro l'abbazia di San Colombano, monaco nato tra il 525 e il 530 d.C. in Irlanda e morto a Bobbio il 23 dicembre del 615. Ancora oggi la sua festa religiosa è celebrata in questo giorno dell'anno. Il monaco è sepolto nella cripta, nella quale diverse persone testimoniano di sentirsi pervadere da strane sensazioni e possiamo dire che è senz'altro un ambiente carico di fascino arcano, di storia, di leggende e miracoli che accompagnarono in vita Colombano. Due piccole impronte scure sul pavimento della cripta stessa, sono attribuite al diavolo che, sotto le mentite spoglie di un cane, si sarebbe introdotto in essa per trafugare il corpo del santo. Che fu indubbiamente figura importantissima per la religiosità europea di quel tempo, dando origine a quella che viene chiamata "peregrinatio pro domino", ovvero il pellegrinaggio per Dio.

Sulle orme di un altro monaco irlandese, san Patrizio (oggi patrono dell'Irlanda), e di San Columba (o 'Colum Cille, ' Colomba della Chiesa'),  il suo obiettivo era quello di evangelizzare nuovi territori e nuove genti su un modello non gerarchizzato ma secondo una concezione ascetica, che comprendeva rigore, sacrificio ma anche lo studio e la cultura per il monaco che sceglieva di aderirvi. Insieme ad una renovatio spirituale dell'Europa, vi diffuse la cultura irlandese, frammista di tradizioni peculiari (Celtiche in primis) che si erano sposate con il sopravvenuto cristianesimo, che proprio nei luoghi patri di Colombano faticava assai a radicarsi, scontrandosi con i culti locali cosiddetti "pagani". Partito dall'Irlanda nel 590 con san Gallo, fondò tre importanti monasteri in Borgogna(1): Luxeuil, Fontaine e Annagray, che influenzarono -secondo la cultura irlandese-la chiesa franca fino al VII sec. ma, non gradito dalle alte sfere ecclesiastiche, nel 610 partì alla volta della Svizzera, dove il suo compagno Gallo rimase a fare vita eremitica nel monastero che aveva fondato e che portava il suo nome. Giunse infine nell'Italia settentrionale,  fondando a Bobbio la celebre abbazia, che divenne un centro spirituale e culturale importantissimo, da cui si irradiava gran parte del sapere del tempo. Non a caso Bobbio e Luxeuil sono celebri per gli omonimi libri miniati liturgici ma anche per le loro ricchissime biblioteche. Erano dunque centri di immensa cultura. San Colombano ci ha lasciato due Regole che, unite a quella benedettina, hanno costituito per secoli il modello delle istituzioni monastiche europee.

Il contesto in cui si trovò a muovere i passi Colombano in Italia fu quello in cui regnavano gli 'ariani' Longobardi, in seguito convertitisi al cristianesimo pare proprio per la sua opera evangelizzatrice. Nel 614 il monaco irlandese riceve in dono dalla regina Teodolinda il territorio di Bobbio; nel luogo ove scelse di edificare la propria chiesa, già si trovava un edificio di culto dedicato a san Pietro; egli lo restaura e vi fonda la comunità che prese il suo nome. (Nella foto: statua di S. Colombano conservata nella chiesa omonima a Bobbio).

Tutto il sapere del tempo era qui

Nelle comunità fondate dai monaci irlandesi si travasò tutto il sapere fino a quel tempo accumulato, in parte anche per proteggerlo in un momento storico caratterizzato dall'eclissarsi dell'impero romano cui fecero seguito le invasioni barbariche, in parte perchè molti uomini dotti erano confluiti in esse (si dice che l'elite intellettuale celtica, i bardi e i filin (2), ne facessero spontaneamente parte). Preziosa fu la loro opera di raccolta, conservazione, elaborazione e trasmissione del sapere per tutto l'Alto Medioevo e anche oltre (opera che fu poi proseguita da altri ordini monastici).  Si narra che nel 980 la biblioteca di Bobbio annoverasse  700 codici e abbia conservato 25 dei 150 manoscritti più antichi della letteratura latina esistenti al mondo. Questo immenso catalogo pare abbia ispirato al celebre scrittore Umberto Eco la stesura del suo formidabile best-seller " Il nome della rosa" (divenuto un notissimo film omonimo). Nel 982 divenne abate dell'abbazia colombiniana tale Gerard di Aurillac, meglio noto come papa Silvestro II, che qui compose il suo famoso trattato sulla geometria con l'aiuto dei numerosi antichi manoscritti che erano conservati nello scriptorium. Perfino la lingua greca che in tutta Europa andava perdendosi a quel tempo, era qui ben conosciuta in quanto erano letti dai monaci i manoscritti originali di Aristotele e Demostene. Come vedremo più avanti, questo prezioso tesoro culturale venne disperso nei secoli, ma per fortuna in parte recuperato e conservato in diverse istituzioni. La Biblioteca Ambrosiana di Milano conserva 86 volumi acquisiti nel 1616 dal cardinale Federico Borromeo; altri 26 si trovano nella Biblioteca Vaticana, donati dal papa Paolo V nel 1618; negli archivi reali di Torino confluirono diversi volumi mentre i 71 che erano custoditi nella Biblioteca Universitaria subirono un disastroso incendio nel 26 gennaio 1904.

Terribilis est locus iste e i 'mostri' di Colombano

Secondo un metodo letterale di interpretazione logica, la scritta che compare sopra il portale d'ingresso della chiesa abbaziale, "Terribilis ist locus iste!", starebbe a significare qualcosa di terribile che interessa proprio il luogo stesso, dimenticando che la perifrasi è contenuta nella Bibbia, Antico Testamento, ed ha tutt'altra valenza (invitiamo a leggere la nostra apposita pagina). Essa esprime infatti che qui ci troviamo di fronte alla 'Casa di Dio' e che si deve entrare anche con un certo timore reverenziale, stante la sua importanza. Moderne interpretazioni vorrebbero però questi luoghi investiti di una particolare aurea di mistero, e ne fa sicuramente un caposaldo la celebre chiesetta della Maddalena a Rennes-le-Chateau, in Linguadoca (Francia).

La figura di san Colombano non è però disgiunta da episodi leggendari 'terribili', come quello in cui avrebbe affrontato un dragone lacustre e, guarda caso, pare proprio si chiamasse Loch Ness quel lago! Il tutto sarebbe narrato in una cronaca irlandese del VII secolo. Secondo alcune fonti, Colombano aveva doti di esorcista ed era noto per le sue capacità di interpretare i segni della Natura (la sua terra di origine, del resto, è infarcita di storie al limite della realtà). In Trentino, presso Rovereto (TN), c'è un eremo intitolato al santo (noto appunto come Eremo di San Colombano), eretto come ringraziamento a lui dovuto, per aver sconfitto un temibile drago che infestava la Vallarsa. Pare inoltre che durante il suo soggiorno a Milano, allora capitale del governo longobardo, venne richiesto il suo intervento per sconfiggere un temibile mostro o drago che infestava le acque del lago Gerundo, allora un vasto bacino lacustre che bagnava diverse province (Cremona, Bergamo, Milano e Lodi) e di cui abbiamo parlato in un'altra sezione. Ancora oggi, in numerose chiese della zona, si trova appesa o conservata la 'costola del drago', che pure noi abbiamo potuto vedere in alcune di esse (ovviamente la spiegazione ufficiale rifiuta l'ipotesi del drago, non offrendo comunque alternative scientifiche di cosa si possa trattare, perchè un osso di balena- come viene definito- è alquanto difficile possa essere finito in queste chiese).

Ci si mettono poi le impronte nella cripta per aggiungere sale alla storia romanzata...(3)

La figura di un drago nel mosaico pavimentale della cripta

La vita di Colombano fu poi condita di miracoli. Sulla volta della sua chiesa a Bobbio, nel presbiterio, si trovano alcuni affreschi del XVII secolo in cui egli è ritratto mentre compie il miracolo dell' orso e del bue, che viene tramandata così: mentre si costruiva il cenobio, un orso divorò un bue e Colombano aggiogò allora l'orso al posto del bue che aveva mangiato (metafora: il male può essere ricondotto al bene, stando alla spiegazione ufficiale). Sulla partee sinistra si vede invece Colombano combattere gli idoli e i culti pagani: con l'alito spezza il vaso usato per i sacrifici al dio Mercurio, indicando l'adorazione nell'unico e vero Dio.

Le triplici cinte sul muretto

Su due lastre di questo muretto antistante l'ingresso della chiesa abbaziale, si trovano due grandi esemplari di triplice cinta. Appaiono graffite con strumenti perchè oltre ad essere profonde, sono anche piuttosto precise e ben squadrate. In alcuni punti sono state 'ripassate' in tempi posteriori con uno strumento appuntito. Che siano servite come giochi per 'passare il tempo' prima dell'inizio della S. Messa è possibile, anche se i giocatori avrebbero dovuto stare di fronte (uno all'interno e l'altro all'esterno del parapetto) e in piedi (i pilastri infatti non permettono ad uno dei due sfidanti di sedersi sul muretto). E' aperta l'ipotesi simbolica, per via del luogo sacro in cui si trovano. Non sono opera recentissima, poichè le scritte recenti ci sono e si vedono, insieme ad alcune date (esempio 1924), iniziali, croci, forse anche un 'tris' molto sbiadito, un quadrato (con quale funzione?) isolato, e altro ancora. Le due triplici cinte, come testimoniano le foto, sono consunte. Quella più vicina al muro occupa quasi tutta la lastra; si vedono bene il quadrato interno e i segmenti perpendicolari, meno bene quello intermedio e pochissimo quello più esterno; non ha nè diagonali nè foro centrale. L'altra TC  ha una porzione totalmente abrasa e illeggibile e un'altra parte è macchiata. Ciò che resta permette comunque di distinguere che ha i segmenti perpendicolari soltanto. Misteriosa la mano che le ha tracciate...fino a nuove scoperte, naturalmente, che auspichiamo!

                                                                         

L'abbazia

Alla morte di Colombano, avvenuta nel 615, per suo volere si amplia il cenobio che divenne ben presto il centro di una fervente attività culturale e spirituale. Tanto che la crescita della città fu strettamente legata all'attività del monastero, il quale conobbe il massimo splendore nel IX secolo. Dopodichè, con il venir meno della protezione pontificia, si assiste ad un declino. Nel Mille Bobbio è dichiarata sede vescovile e si costruisce una cattedrale (XI sec.). Nel 1300 i Malaspina costruiscono il loro castello a Bobbio mentre nel secolo seguente i monaci, bisognosi di denaro per provvedere alle loro attività, devono vendere alcuni preziosi codici miniati dell'antica biblioteca, che oggi arricchiscono le collezioni della Biblioteca Ambrosiana di Milano e di quella Pontificia Vaticana. Con la soppressione napoleonica, all'inizio del 1800, il monastero chiuse i battenti e il rimanente della biblioteca venne messo all'asta. I locali conventuali acquistati da privati e attualmente quelli più antichi sono di proprietà del comune e sede di scuole.

Del complesso abbaziale romanico rimangono  la torre campanaria, l'absidiola, uno splendido mosaico pavimentale nell'attuale cripta e la cancellata. L'abbazia venne ampliata nel corso del 1300; tra il 1456 e il 1522 venne ricostruita in stile gotico -rinascimentale. All'interno ha ampi rimaneggiamenti settecenteschi e barocchi. Nelle foto sotto, alcuni scorci o dettagli dell'edificio, sia all'esterno che all'interno. Nella prima cappella a sinistra, entrando, vi è un bellissimo fonte battesimale del VII secolo (la parte superiore è un'aggiunta tarda), che un tempo era nella cripta, e che fu forse un dono della regina Teodolinda; a questo fonte sarebbe stato celebrato il primo battesimo da San Colombano in persona.

   

1)La cripta: il mosaico

Oggi chi visiti la chiesa di San Colombano non può vedere subito il mosaico pavimentale, che occupa una vasta porzione (circa 100 metri quadrati) perchè esso è 'nascosto' in un vano ipogeo, dietro una cancellata di ferro battuto, al di sotto del presbiterio. Per ammirarlo, bisogna scendere le scale laterali e lo si vedrà avvolto in una certa oscurità (per accendere l'illuminazione, introdurre 50 cent nell'apparecchio apposito, prima di essergli davanti). Ma un tempo esso era ben visibile ai fedeli, al centro della navata centrale, tra la zona dei fedeli stessi e quella riservata ai monaci. La funzione di questi 'strumenti didattici' ante-litteram (come le vetrate istoriate, i cicli di affreschi, e altro) era quella di indottrinare i pellegrini -analfabeti per la maggior parte- sulle storie testamentarie, con illustrazioni facili da capire. Ma è noto che gli artefici mettevano sempre qualcosa della loro tradizione di appartenenza, elementi 'profani' o 'pagani' , che potevano indicare un altro significato (esoterico) che il profano non avrebbe mai compreso. Questa meravigliosa opera musiva viene datata al XII secolo e si trovava alla quota della chiesa primitiva, ma in seguito venne coperta probabilmente con la ricostruzione in epoca cinquecentesca e,da allora, dimenticata sotto terra. Solo all'inizio del 1900 si intrapresero lavori di restauro della cripta, finanziati dal primate d'Irlanda Michael Logue, per renderla comunicante con la navata centrale tramite una scala centrale. Il lavoro non potè essere portato avanti perchè gli operai si imbatterono in una superficie dura dalla quale emergevano tasselli colorati. Era il mosaico! Per liberarlo occorsero però tanti anni, per questioni  burocratiche ma anche per l'adeguata verifica della struttura sovrastante, che andava debitamente sostenuta ora che si era creato un 'vuoto' al di sotto, inoltre vi erano problemi di acque di falda nel sottosuolo. Finchè nel 1935 il cantiere si chiuse. Nonostante manchi qualche pezzo del mosaico, e altri ne siano stati scoperte in anni più recenti con successivi lavori, esso consente una lettura dei soggetti che presenta.

Alcune scene del mosaico, assemblate da noi in un 'collage' che ne mostra la bellezza

Purtroppo oggi lo vediamo al contrario, ma dobbiamo immaginare che un tempo la disposizione era correttamente visibile ai fedeli, trovandosi sul pavimento della navata centrale. La presenza della cancellata, altresì, non permette di avvicinarsi; dunque è necessario indugiare per un tempo sufficientemente lungo per poterlo 'decifrare' e ancora è arduo, poichè le scene sembrano cambiare di colpo, senza una ragione precisa. Delle spiegazioni sono affisse a disposizione dei visitatori, ma se c'è molta gente, l'impresa di leggere e decifrare il mosaico in loco è alquanto disagevole. Meglio ammirarlo, scattare qualche foto o munirsi di una valida guida illustrata e poi vagliarlo con calma a 'tavolino'.

Le scene si snodano su quattro registri intercalati da fasce 'decorative' o da disegni geometrici. Si evidenziano scene bibliche, tratte dal Libro dei Maccabei, scene di lotta tra animali fantastici, tanto cari agli artefici medievali ispirati dai bestiari allora in voga, e la bellissima Teoria dei Mesi e dei Mestieri. La spiegazione simbolico-alchemica del ciclo dei mesi l'abbiamo svolta occupandoci del mosaico della chiesa di San Savino (PC), alla quale rimandiamo gli interessati.

In particolare, ci ha colpito la scena di due cavalieri sullo stesso cavallo (ma vi sono anche tre cavalieri su uno stesso cavallo!), con uno scudo bicolore e quadripartito con un fiore centrale, che ricorda -come non pensarlo?- la celebre iconografia dei Templari, che sui loro sigilli erano spesso così raffigurati (la presenza di due cavalieri su un cavallo solo viene considerata il loro indice di povertà...).

                                     

2)La cripta: i sepolcri

 Dando le spalle al mosaico, si trova una porta a vetri che introduce nella cripta vera e propria, dove si trovano i sarcofagi di tre monaci: al centro c'è quello di San Colombano, splendida opera del 1480 di Giovanni de Patriarcis. Sulla splendida arca marmorea troviamo ancora il Miracolo dell'orso e del bue; il santo mentre scrive la Regola Monastica; il papa Onorio I che dona un'anfora ai monaci (ma cosa conteneva?); il santo che libera i contadini dalle insidie e ancora lui come fondatore di Bobbio. Sul coperchio, la sua figura dormiente, con un libro aperto sotto i piedi.

                                                                                              

A sinistra c'è il sepolcro di S. Attala, secondo abate di Bobbio. Il sarcofago denota un'arte irlandese e risale all'alto medioevo; presenta due motivi circolari concentrici per parte, annodati da ulteriori motivi a intreccio, mirabilmente scolpiti.

                                                                                             

A destra, in una nicchia della parete, , più o meno specularmente al precedente, c'è il sepolcro di S. Bertulfo, che fu terzo abate di Bobbio. Rimane una stupenda lastra tombale di epoca longobarda, lavorata a spirali e motivi floreali e al centro un albero rigoglioso simboleggia la continuità della vita oltre la morte. L'affresco nella nicchia è del 1400.

                                                                                              

Secondo alcune fonti, nella cripta alcune persone accuserebbero sensazioni di mancamento, scomodando le energie telluriche del luogo. Abbiamo provato a concentrarci ma fortunatamente non ci è successo; è però da rimarcare la notevole suggestione esercitata da questo ambiente, il silenzio, la storia che lo caratterizza. Mancamenti nessuno, ma una condizione di pace, armonia e benessere si. Su questo luogo già prima di Colombano vi era una chiesa dedicata a S. Pietro e potremmo scommetterci che ancor prima del cristianesimo vi fosse un tempio pagano. Altrimenti perchè nell'agiografia del santo vi sarebbe anche la scacciata di idoli e culti pagani che è molto verosimile fossero presenti al momento del suo arrivo? Anzi, per la precisione, del dio Mercurio. Forse indagini ulteriori potrebbero gettare nuova luce sul contesto precolombiniano della zona. Poprio per la sua bellezza naturale - una perla incontrastata nella valle del Trebbia - ma anche per la furia possibile degli elementi, può aver destato nell'Uomo antico quel miscuglio di intense sensazioni evocative, intime (gratitudine, riverenza, paura) ma anche quel fervore creativo cercando di emulare l'immanente, l' Ideatore/Creatore del mondo e le sue manifestazioni terrene, che facevano di volta in volta di questo o quel dio, un necessario mediatore tra terra e cielo, tra materia e spirito, tra profano e sacro, tra la condizione mortale e la vita eterna.

Note:

1)- Proprio la Borgogna fu in seguito la zona di maggior concentrazione di monasteri cluniacensi e cistercensi.

2)- Il bardo era sinonimo di poeta nell'Europa continentale del tempo mentre in Irlanda era detto file (filin plurale). La poesia era in quell'epoca uno strumento per trasmettere e veicolare molte esperienze della vita: dai precetti religiosi alle formule magiche che si rifacevano alla conoscenza della Natura (ben cara alle popolazioni nordiche), dai miti alle canzoni popolari. Ma questi personaggi erano generalmente specializzati in arti specifiche; diritto, storia, medicina, musica,etc. La loro preparazione era di tipo iniziatico e prevedeva sette gradi di apprendimento successivi. Gli insegnamenti erano impartiti quasi esclusivamente per via orale (esercizio della memoria).

3)- Per ulteriori notizie sul mostro del Gerundo sconfitto da Colombano, un link: http://www.satorws.com/lago-gerundo.htm

4)- Per ulteriore trattazione del mosaico di Bobbio, un link: http://www.liutprand.it/articoliPavia.asp?id=201

 

Sezioni correlate in questo sito:

Italia da conoscere (misteri italiani)
Via Francigena (tratto piacentino)

 

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                                                                        Febbraio '09