 Bellissimo 
    passeggiare lungo la Riva degli Schiavoni, dove siamo approdati dopo 
    aver preso un battello sulla sponda opposta. Questa prende il nome dal fatto 
    che mercanti dalmati approdavano qui per commerciare (la Dalmazia era detta
    Schiavonia). Mentre si prosegue verso il sestiere Castello, ci 
    si accorgerà che la gente comincia a diminuire, il paesaggio muta, si 
    allarga, di fronte solo mare aperto e qualche isola in lontananza. Questo 
    sestiere è l'unico a non affacciarsi sul Canal Grande. Dopo aver superato 
    larghi e bianchi ponti, ci si ritrova in via Garibaldi, sulla quale 
    si aprono stretti vicoletti. Nei pressi si incontra il Museo Storico 
    Navale e, un po' più avanti, gli storici giardini dove ha sede la 
    Biennale dell'Arte di Venezia (Esposizione Internazionale d'Arte Moderna). 
    Questo sestiere è il più grande della città e quello posto più a est, una 
    sorta di 'coda'. Proprio qui aveva sede nel medioevo il Castello 
    (donde il nome del sestiere stesso), che sorgeva sulla limitrofa isola 
    Olivolo (dal fatto che c'erano molti oliveti), oggi San Pietro in 
    Castello. Qui vi sorgeva l'antica chiesa omonima, che fu basilica di 
    Venezia (fino al 1807) prima di quella di san Marco. Un edificio quindi 
    della massima importanza, oggi decaduto.
Bellissimo 
    passeggiare lungo la Riva degli Schiavoni, dove siamo approdati dopo 
    aver preso un battello sulla sponda opposta. Questa prende il nome dal fatto 
    che mercanti dalmati approdavano qui per commerciare (la Dalmazia era detta
    Schiavonia). Mentre si prosegue verso il sestiere Castello, ci 
    si accorgerà che la gente comincia a diminuire, il paesaggio muta, si 
    allarga, di fronte solo mare aperto e qualche isola in lontananza. Questo 
    sestiere è l'unico a non affacciarsi sul Canal Grande. Dopo aver superato 
    larghi e bianchi ponti, ci si ritrova in via Garibaldi, sulla quale 
    si aprono stretti vicoletti. Nei pressi si incontra il Museo Storico 
    Navale e, un po' più avanti, gli storici giardini dove ha sede la 
    Biennale dell'Arte di Venezia (Esposizione Internazionale d'Arte Moderna). 
    Questo sestiere è il più grande della città e quello posto più a est, una 
    sorta di 'coda'. Proprio qui aveva sede nel medioevo il Castello 
    (donde il nome del sestiere stesso), che sorgeva sulla limitrofa isola 
    Olivolo (dal fatto che c'erano molti oliveti), oggi San Pietro in 
    Castello. Qui vi sorgeva l'antica chiesa omonima, che fu basilica di 
    Venezia (fino al 1807) prima di quella di san Marco. Un edificio quindi 
    della massima importanza, oggi decaduto. 
    
     Da 
    vedere la zona dell'Arsenale, nel Campo omonimo, ideato in parte dal 
    Sansovino. Un bel ponte ligneo collega le sponde; l'edificio fortificato, 
    oggi è sede della Marina Militare alla cui guardia, all'esterno, 
    stanno due giganteschi leoni, uno accucciato e uno seduto, e varie statue. 
    Nel medioevo l'Arsenale (noto fin dal 1100) era il punto nevralgico della 
    potenza veneziana, dove si costruivano le potenti flotte navali e 
    considerato il punto vitale della Serenissima, un vero centro strategico.
Da 
    vedere la zona dell'Arsenale, nel Campo omonimo, ideato in parte dal 
    Sansovino. Un bel ponte ligneo collega le sponde; l'edificio fortificato, 
    oggi è sede della Marina Militare alla cui guardia, all'esterno, 
    stanno due giganteschi leoni, uno accucciato e uno seduto, e varie statue. 
    Nel medioevo l'Arsenale (noto fin dal 1100) era il punto nevralgico della 
    potenza veneziana, dove si costruivano le potenti flotte navali e 
    considerato il punto vitale della Serenissima, un vero centro strategico.
                                                                   
    
     
    
    
     Nel 
    sestiere si trovano numerosissime chiese (almeno 18). Impossibile visitarle 
    tutte, chiaramente; pertanto segnaliamo quelle che abbiamo visto e cioè:la 
    chiesa di San Giovanni in Bragora, che secondo alcuni studi sarebbe 
    stata gestita dai Templari, e poi passata ai Giovanniti. 
    All'esterno, molto semplice, si trova un fiore a quattro petali (anche una 
    croce). La chiesa ha origini ben più datate, pare all'VIII secolo ad opera 
    di San Magno ed è dedicata a San Giovanni Battista, dove -secondo una 
    tradizione- sarebbero state portate le sue spoglie. L'etimo 'bragora' non si 
    sa cosa significhi  esattamente nel caso in questione. All'interno -che non conserva più alcuno stile 
    medievale- accoglie tele di artisti importanti, tra cui un Battesimo di 
    Cristo di Cima da Conegliano (1492-1494). Sulle orme dei Templari e dei 
    Giovanniti, arriviamo alla Chiesa Priorale, dell'Ordine di Malta 
    (poco più avanti c'è la farmacia 'alla Croce di Malta'), sulle cui origini 
    c'è mistero e c'è pura scarsità di notizie su come fosse al tempo 
    dell'insediamento dei Giovanniti. Numerose sono invece le notizie 
    successive, così come i rimaneggiamenti che la chiesa ha subito nel corso 
    del tempo. Era arricchita di pregevoli opere di illustri pittori ma, con la 
    soppressione napoleonica, fu spogliata dei suoi quadri e dei suoi altari e 
    destinata a magazzino di barche. Venne successivamente restaurata al culto.
Nel 
    sestiere si trovano numerosissime chiese (almeno 18). Impossibile visitarle 
    tutte, chiaramente; pertanto segnaliamo quelle che abbiamo visto e cioè:la 
    chiesa di San Giovanni in Bragora, che secondo alcuni studi sarebbe 
    stata gestita dai Templari, e poi passata ai Giovanniti. 
    All'esterno, molto semplice, si trova un fiore a quattro petali (anche una 
    croce). La chiesa ha origini ben più datate, pare all'VIII secolo ad opera 
    di San Magno ed è dedicata a San Giovanni Battista, dove -secondo una 
    tradizione- sarebbero state portate le sue spoglie. L'etimo 'bragora' non si 
    sa cosa significhi  esattamente nel caso in questione. All'interno -che non conserva più alcuno stile 
    medievale- accoglie tele di artisti importanti, tra cui un Battesimo di 
    Cristo di Cima da Conegliano (1492-1494). Sulle orme dei Templari e dei 
    Giovanniti, arriviamo alla Chiesa Priorale, dell'Ordine di Malta 
    (poco più avanti c'è la farmacia 'alla Croce di Malta'), sulle cui origini 
    c'è mistero e c'è pura scarsità di notizie su come fosse al tempo 
    dell'insediamento dei Giovanniti. Numerose sono invece le notizie 
    successive, così come i rimaneggiamenti che la chiesa ha subito nel corso 
    del tempo. Era arricchita di pregevoli opere di illustri pittori ma, con la 
    soppressione napoleonica, fu spogliata dei suoi quadri e dei suoi altari e 
    destinata a magazzino di barche. Venne successivamente restaurata al culto.
    
    
     Proseguendo 
    la perlustrazione, ci si imbatte in un'enorme chiesa, visibilmente 
    abbandonata, che risulta essere quella di san Lorenzo,  una 
    delle più antiche di Venezia, risalendo al VI secolo. Vi era il monastero 
    femminile delle benedettine, accanto.
Proseguendo 
    la perlustrazione, ci si imbatte in un'enorme chiesa, visibilmente 
    abbandonata, che risulta essere quella di san Lorenzo,  una 
    delle più antiche di Venezia, risalendo al VI secolo. Vi era il monastero 
    femminile delle benedettine, accanto.
    
    
     Senz'altro 
    superba e di primaria importanza è la chiesa domenicana dei SS. Giovanni 
    e Paolo (detta anche San Zanipolo), che è anche un sacrario, 
    poichè vi si trovano molti sepolcri dei Dogi veneziani, i quali hanno tutti 
    delle tombe fastose, a tratti anche tracotanti. Una bellissima scultura, 
    situata in una delle cappelle absidali, rappresenta una donna seduta, 
    pensosa, che regge uno specchio. Andando a vedere cosa vi si riflette, 
    abbiamo avuto un brivido:la Morte. La sua.
Senz'altro 
    superba e di primaria importanza è la chiesa domenicana dei SS. Giovanni 
    e Paolo (detta anche San Zanipolo), che è anche un sacrario, 
    poichè vi si trovano molti sepolcri dei Dogi veneziani, i quali hanno tutti 
    delle tombe fastose, a tratti anche tracotanti. Una bellissima scultura, 
    situata in una delle cappelle absidali, rappresenta una donna seduta, 
    pensosa, che regge uno specchio. Andando a vedere cosa vi si riflette, 
    abbiamo avuto un brivido:la Morte. La sua.
                                                
    
     
    
     
    
    
     Si 
    conserva anche un piede di 
    Santa Caterina da Siena, in una teca di vetro.
Si 
    conserva anche un piede di 
    Santa Caterina da Siena, in una teca di vetro.
    La chiesa dei SS. Giovanni e 
    Paolo è, insieme a quella dei Frari, seconda solo a San Marco; all'esterno, nella parte bassa, si vedono caratteri gotico -bizantini (forse 
    del XIII secolo);  vi sono diversi sarcofagi riportanti croci patenti, e 
    sulla facciata delle curiose quadruplici cinte, il cui significato al 
    momento sfugge. Un'antica porta, oggi murata e di cui rimane soltanto 
    l'architrave e gli stipiti, è ancora visibile sul lato di destra.
                                              
    
     
    
     
    
    
     Nella 
    piazza prospetta la statua equestre al condottiero bergamasco Bartolomeo Colleoni, 
    omaggiato dalla Serenissima per il servizio che egli prestò, e la 
    scenografica Scuola  Grande di San Marco, oggi adibita ad 
    Ospedale Civile (la facciata si scambia per una chiesa). All'interno, in 
    una sezione apposita, a parte del nosocomio, si può ammirare (ma solo in 
    particolari occasioni) la Biblioteca, mentre la cappella dell'ospedale, 
    ovvero la chiesa di San Lazzaro dei Mendicanti, dove si ammira 
    un'opera del Tintoretto (prima maniera) e una di Paolo Veronese, è aperta 
    tutti i giorni al mattino.
Nella 
    piazza prospetta la statua equestre al condottiero bergamasco Bartolomeo Colleoni, 
    omaggiato dalla Serenissima per il servizio che egli prestò, e la 
    scenografica Scuola  Grande di San Marco, oggi adibita ad 
    Ospedale Civile (la facciata si scambia per una chiesa). All'interno, in 
    una sezione apposita, a parte del nosocomio, si può ammirare (ma solo in 
    particolari occasioni) la Biblioteca, mentre la cappella dell'ospedale, 
    ovvero la chiesa di San Lazzaro dei Mendicanti, dove si ammira 
    un'opera del Tintoretto (prima maniera) e una di Paolo Veronese, è aperta 
    tutti i giorni al mattino.
                                                               
    
    
    Prendendo a sinistra del 
    Campo SS. Giovanni e Paolo giungiamo alla bella chiesa di Santa Maria 
    Formosa. Alla base c'è una tradizione che narra di un'apparizione 
    mariana sotto le sembianze di una donna formosa (prosperosa), e risalirebbe 
    al VII sec. Prima c'era una chiesa precedente. L'edificio attuale mostra le 
    forme tardo-rinascimentali ed ha una particolarità: due facciate. Una 
    affaccia sul rio ed una sul campo omonimo. Questa chiesa era sede di una 
    curiosa cerimonia in antico (durò fino alla soppressione della Repubblica): 
    il doge riceveva in omaggio un cappello di paglia, che gli veniva donato 
    dalla confraternita dei Casselleri che qui avevano sede. Essi erano i 
    fabbricanti della casse nuziali e nel 944 avevano fornito un consistente 
    aiuto in occasione del Ratto degli Slavi, quando cioè degli slavi avevano 
    tentato di rapire delle fanciulle veneziane. I Casselleri sventarono 
    l'attacco e da allora venivano celebrati con la venuta del doge una volta 
    all'anno. 
    Ritornando sui nostri passi 
    si raggiunge, tra calle e callette, l'ultimo dei sestieri che ci restano da 
    visitare: Cannaregio, cosiddetto per la presenza di fitti canneti. 
    Incontriamo la chiesa di S. Maria dei Miracoli, bell'edificio 
    rinascimentale che all'interno lascia a bocca aperta per via di un mirabile 
    soffitto a cassettoni dove sono incastonati 50 ritratti di santi e profeti.
    
    Immettendosi sulla Strada 
    Nuova (che fu voluta da Napoleone e andò a sostituire il complesso di 
    campi e campielli che vi si trovavano), proseguendo verso l' ovest 
    della città (cioè verso la Stazione Ferroviaria) ci delizieremo tra 
    bazar, negozi, palazzi più o meno antichi, alcuni anche fatiscenti, e le 
    onnipresenti chiese. In Campo S. Sofia non vedremo subito la chiesa 
    omonima, che rimane incastrata tra le case, ma un carugio permette di 
    girarle attorno e ritrovarsi sul davanti. Una parte dell'edificio venne 
    distrutto per far posto alla strada Nuova. Sul Canal Grande prospettano 
    edifici famosi come la Cà d'Oro (1421-1440), un tempo rivestita in 
    facciata del nobile metallo. Prendiamo a destra per dirigerci verso 
    l'estremo Campo della Madonna dell'Orto, dove c'è l'omonima chiesa. 
    Bellissima lo è anche all'esterno, gotico e forse unico esempio a Venezia. 
    Dentro racchiude la tomba di Tintoretto e molte sue opere. Pochi 
    passi e si incontra l'antica chiesa di Sant'Alvise (e l'omonimo 
    campo), il cui sobrio esterno stride con lo sfolgorante sfoggio di 
    colori dell'interno. L'unica navata ha infatti affreschi magnifici e una 
    volta con una curiosa geometria a triplice quadrato concentrico...
                                   
    
     
    
     
    
     
 
    
    Ci accorgiamo che qualcosa è 
    cambiato nuovamente, siamo rimasti soli, la gente non c'è più, perchè qui 
    non viene quasi nessun turista. Ci troviamo sulla sponda più settentrionale 
    della città, vediamo il mare aperto, ma dall'altra parte rispetto alla Punta 
    della Dogana. Abbiamo percorso Venezia da parte a parte, fantastico! Le vie, 
    qui, corrono parallele e a tratti sembra di essere sprofondati nella città 
    fantasma. Ma ci piace! E' intrigante la scoperta di nuovi tasselli di questo 
    mosaico veneziano. Siamo quasi nella zona del Ghetto ebraico, che è 
    il più antico d'Europa perchè a Venezia i Giudei giunsero precocemente. Si 
    notano alcuni simboli ma soprattutto massiccia è la presenza delle 
    sinagoghe (ben cinque) e molto importante è il Museo della Comunità 
    Israelitica, che allestisce oggetti della tradizione ebraica 
    dall'antichità in poi.
                     
    
     
    
     
    
     
    
    
    Proseguiamo lungo le 
    Fondamenta della Misericordia e arriviamo al Campo dei Mori, più 
    animato. Facciamo la conoscenza di alcune statue abbigliate 
    all'orientale: sono quelle dei fratelli Mastelli, arrivati in città nel 1112 
    dando vita al Fondaco degli Arabi o Mori. Una leggenda narra che fu 
    S. Maria Maddalena a pietrificarli per la loro cupidigia! 
    
     
    
     Due 
    passi ancora ed ecco la casa di Tintoretto, con la relativa bottega, 
    che risulta essere tutt'ora funzionante.
Due 
    passi ancora ed ecco la casa di Tintoretto, con la relativa bottega, 
    che risulta essere tutt'ora funzionante. 
    
     Ripreso 
    il cammino verso la Stazione Ferroviaria, superiamo il Ponte delle Guglie, 
    costruito nel 1580 ma rifatto nel 1823, quando furono apposte delle piccole 
    piramidi, o guglie, che danno il nome al ponte, unico ad averle. Giriamo 
    subito a destra perchè dobbiamo visitare l'ultima delle zone di nostro 
    interesse: la più antica porta di terraferma di Venezia. Il movimento 
    di gente anche qui è molto ridotto, rispetto al ponte delle Guglie, molti 
    proseguono verso la Lista di Spagna, mentre noi ci infiliamo in 
    questo settore.
Ripreso 
    il cammino verso la Stazione Ferroviaria, superiamo il Ponte delle Guglie, 
    costruito nel 1580 ma rifatto nel 1823, quando furono apposte delle piccole 
    piramidi, o guglie, che danno il nome al ponte, unico ad averle. Giriamo 
    subito a destra perchè dobbiamo visitare l'ultima delle zone di nostro 
    interesse: la più antica porta di terraferma di Venezia. Il movimento 
    di gente anche qui è molto ridotto, rispetto al ponte delle Guglie, molti 
    proseguono verso la Lista di Spagna, mentre noi ci infiliamo in 
    questo settore.
      Vogliamo 
    vedere il ponte dei Tre Archi, l'unico a Venezia ad avere, appunto, 
    tre arcate. Nei pressi c'è la chiesa di San Giobbe, purtroppo trovata 
    chiusa, che ha accanto un bel chiostro, ma è interdetto al pubblico (forse 
    per lavori). Lungo la strada incontriamo alcuni residui simboli sugli 
    edifici, alcuni 'sandali del pellegrino', alcuni toponimi che ci fanno 
    supporre come qui potesse trovarsi un luogo di assistenza per i pellegrini 
    medievali.
Vogliamo 
    vedere il ponte dei Tre Archi, l'unico a Venezia ad avere, appunto, 
    tre arcate. Nei pressi c'è la chiesa di San Giobbe, purtroppo trovata 
    chiusa, che ha accanto un bel chiostro, ma è interdetto al pubblico (forse 
    per lavori). Lungo la strada incontriamo alcuni residui simboli sugli 
    edifici, alcuni 'sandali del pellegrino', alcuni toponimi che ci fanno 
    supporre come qui potesse trovarsi un luogo di assistenza per i pellegrini 
    medievali. 
                                                             
    
     
 
    
    Una grande chiesa, ormai 
    riadattata, prospetta anche sulla sponda opposta. Non vi sono indicazioni o 
    informazioni sul posto. 
    Dopo aver raggiunto la punta 
    estrema anche di questo lato di Venezia, dove ha sede l'università, e aver 
    ammirato il paesaggio marittimo nel quale è compreso il ponte ferroviario 
    che si getta sulla terraferma, ritorniamo indietro e riprendiamo Lista di 
    Spagna, affollata di persone. Chi viene, chi va, chi è del posto, tanti 
    individui con le loro storie personali e la loro vivacità. Rumori, suoni, 
    sapori, arrivano ai sensi ma ci estraniamo ancora e andiamo a visitare una 
    delle chiese più enigmatiche di Venezia, spesso trascurata dai passanti. Si 
    trova in Campo S. Maria Maddalena e si tratta del tempio omonimo.
    
     La chiesa della Maddalena è antica, risalendo al XIII secolo (1222), 
    ma fu interamente rifatta nelle forme attuali molti secoli dopo. Risale 
    infatti al 1780 il disegno di Tommaso Temanza, a pianta circolare, che 
    attualmente ammiriamo. Sull'area pare sorgesse già un edificio religioso, 
    appartenente alla famiglia Balbo, che secondo alcune fonti aveva tra le 
    proprie fila un Cavaliere Templare. In origine l'edificio aveva anche un 
    campanile(nato come torre di avvistamento), ma è stato distrutto perchè 
    troppo pericolante. La sua funzione di chiesa parrocchiale cessò nel 1781 e 
    nel 1820 venne chiusa. Attualmente è una chiesa rettoriale dipendente dalla 
    parrocchia di San Marcuola. L'aspetto esterno è molto armonico e 
    quasi severo. Il portale è formato da un alto timpano triangolare sorretto 
    da due lesene binate e capitello ionico.
La chiesa della Maddalena è antica, risalendo al XIII secolo (1222), 
    ma fu interamente rifatta nelle forme attuali molti secoli dopo. Risale 
    infatti al 1780 il disegno di Tommaso Temanza, a pianta circolare, che 
    attualmente ammiriamo. Sull'area pare sorgesse già un edificio religioso, 
    appartenente alla famiglia Balbo, che secondo alcune fonti aveva tra le 
    proprie fila un Cavaliere Templare. In origine l'edificio aveva anche un 
    campanile(nato come torre di avvistamento), ma è stato distrutto perchè 
    troppo pericolante. La sua funzione di chiesa parrocchiale cessò nel 1781 e 
    nel 1820 venne chiusa. Attualmente è una chiesa rettoriale dipendente dalla 
    parrocchia di San Marcuola. L'aspetto esterno è molto armonico e 
    quasi severo. Il portale è formato da un alto timpano triangolare sorretto 
    da due lesene binate e capitello ionico. 
    
     Fanno discutere gli esoteristi i 
    simboli presenti nella lunetta sovrastante il portale d'ingresso: un cerchio 
    intersecato da un triangolo e un occhio nel mezzo. Chiara l'ispirazione 
    massonica. Cosa che parrebbe confermata dalla presenza di un altro simbolo 
    inequivocabile che abbiamo trovato appena dentro il portale laterale: una 
    lastra pavimentale tombale con le ceneri dell'architetto Tommaso Temanza 
    (probabilmente affiliato alla Massoneria?) in cui spiccano dei simboli 
    massonici (squadra, compasso, livella) che però sono anche quelli del 
    mestiere che egli esercitava.
Fanno discutere gli esoteristi i 
    simboli presenti nella lunetta sovrastante il portale d'ingresso: un cerchio 
    intersecato da un triangolo e un occhio nel mezzo. Chiara l'ispirazione 
    massonica. Cosa che parrebbe confermata dalla presenza di un altro simbolo 
    inequivocabile che abbiamo trovato appena dentro il portale laterale: una 
    lastra pavimentale tombale con le ceneri dell'architetto Tommaso Temanza 
    (probabilmente affiliato alla Massoneria?) in cui spiccano dei simboli 
    massonici (squadra, compasso, livella) che però sono anche quelli del 
    mestiere che egli esercitava. 
                                                              
    
     
 
    
    
     E' 
    la prima volta che troviamo la chiesa aperta, in occasione di una mostra, 
    per questo ci è stato possibile fare questa interessante scoperta. L'interno 
    è sobrio, con una bella cupola e diverse statue collocate in cadenzate 
    nicchie. Una ritrae Maria Maddalena in atteggiamento di penitenza, 
    mentre guarda un teschio deposto accanto ad un calice. Alcuni dipinti 
    completano l'arredamento, mentre rimane un bell'altare marmoreo. All'esterno 
    abbiamo rinvenuto un labilissimo schema a 
    
    Triplice Cinta, che probabilmente c'era anche sulla soglia 
    dell'ingresso principale (si vede assai male). Altri graffiti si trovano sul 
    sedile di destra, ma non sembrano ricalcare l'aspetto del nostro soggetto. 
    L'area è degna di un'ispezione tranquilla, anche agli edifici retrostanti, 
    alla piazza e, mentre rimuginiamo ancora sui simboli trovati, ci ritroviamo 
    dinnanzi alla chiesa di san Geremia (di antica origine) che però è nota per essere quella 
    dov'è custodito il corpo (vero o presunto) di Santa Lucia di Siracusa(per 
    esteso si denomina chiesa di San Geremia e Lucia). Il corpo, assai 
    venerato, fu trafugato con un'azione violenta nel 1981 e ritrovato proprio 
    la notte del 13 dicembre, tradizionalmente data in cui si festeggia la 
    santa. Ma la vera chiesa a lei intitolata esisteva ed era lì che si 
    trovavano le sue spoglie fino al 1861; venne abbattuta perchè doveva sorgere 
    la Stazione Ferroviaria, che ne mantenne il nome.
E' 
    la prima volta che troviamo la chiesa aperta, in occasione di una mostra, 
    per questo ci è stato possibile fare questa interessante scoperta. L'interno 
    è sobrio, con una bella cupola e diverse statue collocate in cadenzate 
    nicchie. Una ritrae Maria Maddalena in atteggiamento di penitenza, 
    mentre guarda un teschio deposto accanto ad un calice. Alcuni dipinti 
    completano l'arredamento, mentre rimane un bell'altare marmoreo. All'esterno 
    abbiamo rinvenuto un labilissimo schema a 
    
    Triplice Cinta, che probabilmente c'era anche sulla soglia 
    dell'ingresso principale (si vede assai male). Altri graffiti si trovano sul 
    sedile di destra, ma non sembrano ricalcare l'aspetto del nostro soggetto. 
    L'area è degna di un'ispezione tranquilla, anche agli edifici retrostanti, 
    alla piazza e, mentre rimuginiamo ancora sui simboli trovati, ci ritroviamo 
    dinnanzi alla chiesa di san Geremia (di antica origine) che però è nota per essere quella 
    dov'è custodito il corpo (vero o presunto) di Santa Lucia di Siracusa(per 
    esteso si denomina chiesa di San Geremia e Lucia). Il corpo, assai 
    venerato, fu trafugato con un'azione violenta nel 1981 e ritrovato proprio 
    la notte del 13 dicembre, tradizionalmente data in cui si festeggia la 
    santa. Ma la vera chiesa a lei intitolata esisteva ed era lì che si 
    trovavano le sue spoglie fino al 1861; venne abbattuta perchè doveva sorgere 
    la Stazione Ferroviaria, che ne mantenne il nome. 
    
A proposito, il treno ci 
    chiama. Stanchi ma carichi di ricordi e materiale, ci accomiatiamo, promettendo a Venezia di rivederci 
    presto.
                                                       
    
    