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"Nigra sum"                         

                           

          culti, santuari e immagini delle Madonne Nere d'Europa

 

(report di Marisa Uberti)

Dal 20 al 22 maggio si è svolto un importante congresso avente come tema conduttore l'iconografia della Madonna Nera. La sede è stata duplice:il 20 e il 21 le conferenze si sono svolte nell'accogliente Sala Convegni del Santuario di Oropa (BI), mentre il 22 i congressisti si sono trasferiti presso il Santuario di Crea. Entrambi hanno in comune la devozione per l'immagine mariana dal colore bruno, anche se a Crea- dopo i restauri- la statua della Vergine appare ora chiara. 'Due passi nel mistero' era presente all'evento e quello che segue è un resoconto sintetico di quanto è emerso dalle relazioni dei conferenzieri. Che non hanno parlato di Templari, cosa che ci sarebbe stata anche gradita, visto che le nostre Ricerche ci hanno condotto più di una volta ad incontrare Vergini Nere in contesti legati al loro Ordine (e a quello dei Giovanniti), ma hanno più volte citato il loro propugnatore, San Bernardo di Clairvaux (fondatore dei Cistercensi), assai devoto all'immagine mariana. Tra colpi di scena (sarebbero in realtà tutte bianche?) e analisi scientifiche, tra Oriente e Occidente, tra dati e teorie, tra culto pagano e culto cristiano, rimane sullo sfondo il mistero che ancora avvolge la figura della Nera Madonna.

                                                            20/05, giovedì

                            Prima Sessione:Icone e simulacri della Vergine Nera

 (N. B.: Le Madonne Nere menzionate nel testo, si possono vedere nella galleria di immagini in fondo a questo articolo. Cliccandovi sopra, si otterrà la foto ingrandita).

 

Alle 9.50 si sono aperti i lavori congressuali, alla presenza delle Autorità civili e religiose:Dino Gentile (sindaco di Biella), Mariella Biollin (rappresentante della Provincia di Biella), William Casoni (Assessore ai Parchi della Regione Piemonte), Giancarlo Macchetto e don Gianni Panigoni (Amministratori Delegati del Santuario di Oropa), don Michele Berchi (attuale Rettore del Santuario), Mons. Gabriele Mana, vescovo di Biella. Queste figure hanno inizialmente illustrato l'organizzazione del complesso cultuale di Oropa, che non è un Ente ecclesiastico. E' amministrato da 4 persone laiche (nominate dal Comune di Biella) e da 4 canonici (espressi dal Capitolo della Cattedrale di S. Stefano di Biella), i quali devono agire congiuntamente. Vi sono 2 amm. ri delegati, uno per la parte laica e l'altro per la parte ecclesiastica. Il vescovo è membro nato del Consiglio di Amm. ne, di cui è Presidente, così come il sindaco di Biella,che è membro di diritto. Questi non hanno però diritto di voto; in questo organigramma tutti prestano servizio gratuitamente.

Il monsignore ha subito fatto riflettere il pubblico sul colore nero. Perchè la Madonna di Oropa è nera? Così come altre Madonne in Italia e nel mondo:perchè sono nere?  I bambini sono i soggetti che più spesso pongono tale interrogativo. Al quale è assai difficile rispondere. Dopo un po' che si ha a che fare con questa Vergine, non ci si accorge più che è Nera, diventa un fatto normale. E lo sguardo deve necessariamente allargarsi, poichè un elemento non è mai isolato. Questa Madonna era coronata già in antico; com'è la sua posizione? Cosa tiene nella mano destra? Imparare a 'guardare' è di particolare rilevanza. Il Bambino che tiene in braccio è regale, è seduto come su un trono, con la mano destra benedicente e con la sinistra tiene una colomba. Il sindaco ha tenuto a sottolineare come il nero sia la sintesi di tutti i colori e di tutte le energie. Chi scrive questo report ha spesso incontrato iconografie di Vergini Nere, veneratissime, e la letteratura moderna ci propone diverse interpretazioni, che slatentizzano un atavico mistero: sono annerite dal fumo dei ceri che per secoli ardevano sotto di loro? Sono simulacri dal significato ben più profondo, che rimanda alla Grande Madre e alle divinità del mondo pagano? Sono legate all'esoterismo alchemico? Sono dipinte di nero perchè così vuole la tradizione, ma sotto sono chiare? Durante le sessioni congressuali, i vari relatori hanno esposto le loro esperienze e le loro deduzioni, non sempre condivisibili da chi scrive ma certamente interessanti.

 

Alle 10.30 circa ha preso la parola Amilcare Barbero, del Comitato Scientifico del Centro di Documentazione dei Sacri Monti, Calvari e Complessi devozionali europei (1). Perchè ad Oropa, oltre al grandioso Santuario in cui è venerata la Madonna Nera, c'è un importante Sacro Monte. Insieme, formano il più importante luogo di culto mariano dell'intero arco alpino. Il Sacro Monte di Oropa, a 1200 metri di altitudine, immerso in uno scenario mozzafiato, è costituito da 12 cappelle disposte parallelamente, collegate l'una all'altra da un percorso a zig-zag, che ripercorre le tappe salienti della vita della Vergine Maria. Un progetto recente ha riguardato due principali azioni: -eseguire un censimento delle Madonne Nere - incentivare l'approfondimento e il confronto. Tre gli obiettivi che il progetto si è prefissato: a) censimento delle Madonne Nere d'Europa; b) realizzazione di una bibliografia italiana di riferimento; c) avvio di un'azione di drammaturgia.

Il luogo sacro di Oropa rimanda una spiritualità ancestrale, secondo chi scrive. Il relatore seguente, architetto Paolo Sorrenti,  ha confermato questa nostra muta considerazione, sostenendo che la montagna sacralizzata di Oropa ha una storia millenaria. E' un 'luogo dell'anima', un punto privilegiato di incontro tra la terra e il cielo. La tradizione narra di Eusebio, primo vescovo di Vercelli, che avrebbe nascosto in un masso scuro il simulacro di una Vergine, ma certamente è possibile che qui esistesse già un culto celtico legato alla Madre Terra. Le fonti ufficiali parlano di un culto mariano a partire dal XIII secolo, quando Aimone di Challant fece costruire la chiesa medievale(1295) per conservare la statua della Madonna nera. Ma perchè proprio qui? Non sono riportati casi di un particolare fenomeno taumaturgico che avesse indotto l'erezione di una chiesa. Nei pressi esistevano due chiese per i pellegrini (viatores):San Bartolomeo (VI-VII sec. d.C.), recentemente recuperata al culto, che sorge nell'attuale Alpeggio omonimo e S. Maria, scomparsa, rette da monaci soggetti al vescovo di Vercelli. Le due chiese erano collocate sulla strada del sale, in posizione strategica, lungo un percorso sacro, di tipo iniziatico. Sul masso di Eusebio, tutt'oggi inglobato in parte nella basilica antica, nacque la chiesa medievale, ma doveva essere molto diversa da quella di oggi, che presenta forme cinquecentesche. L'area in cui essa si trova è però considerata la più antica del complesso. Nel XVII secolo iniziò un afflusso di pellegrini intenso, forse in concomitanza alle pestilenze, ma anche perchè i Savoia vi crearono una residenza privilegiata (nei loro alloggi è allestito ora il Museo del Tesoro del Santuario), e da lì in avanti la quiete del luogo venne compromessa. Iniziarono numerose trasformazioni: nel 1728 venne ristrutturata la zona sud con l'erezione del 'recinto' colonnato. Vennero spianati due monti, per poter realizzare i chiostri, gli scaloni monumentali e gli edifici ospitanti i pellegrini. Oggi diremmo che venne operato uno scempio ambientale! Quindi, dall'immagine di un luogo eremitico, si assistette alla trasformazione in un luogo -ci si consenta il termine- 'commercializzato'. Il 29/08/1920 la Madonna venne incoronata per la quarta volta, con un'affluenza di 150.000 persone. Già da tempo era in progetto la realizzazione di una Chiesa Nuova, che venne impiantata a ridosso della montagna, preceduta da una scalinata e da un alto pronao tetrastilo. Il 6/3/1949 la Madonna di Oropa venne portata tra la sua gente, nella città di Biella. Al Santuario affluiscono circa 1.000.000 di persone annue; 26.000 circa pernottano nelle camere del complesso, che ha una disponibilità per circa 600 persone. Le rendite derivano da donazioni, offerte e lasciti di benefattori.

 

Il dr. Claudio Bernardi (Università Cattolica di Milano) ha illustrato in dettaglio il progetto relativo alla creazione di un database delle Madonne Nere, creato grazie alla rete internet. Ciò ha prodotto una corposa documentazione.Per la sola Europa sono state fino ad oggi censite 746 Vergini nere (431 in Francia, 126 in Italia, 108 in Spagna, tra quelle più numerose, fino ad arrivare alle 8 di Malta, alle 7 della Svizzera, alle 3 della Romania, alle 2 di Croazia e Polonia, e via discorrendo (2). Il fatto che la Francia abbia un numero così elevato di esemplari deriva dal fatto che è stata da tempo avviata dal Governo una ricerca e istituito un censimento mirato sulle Madonne Nere. Negli altri Stati no. Il dr. Rolando si è occupato del reperimento delle fonti web dalle quali sono state tratte le informazioni necessarie per stilare l'inventario, che è il punto di partenza per approfondire il tema delle Vergini Nere. Egli si è occupato di vagliare in diverse lingue i siti che trattano dell'argomento, sia a livello ufficiale sia a livello amatoriale, riscontrando spesso come le immagini migliori si trovino spesso nei siti personali di appassionati (la scrivente si sente onorata di sapere che anche duepassinelmistero è linkato in questo censimento!). Per questo corposo lavoro di catalogazione si rimanda al link della nota 2.

 

Dopo una breve pausa, sono riprese le relazioni, moderate dall'assessore Casoni, il quale ha introdotto la prof.ssa Maria Stella Calò Mariani (Università degli Studi di Bari), che ha presentato un argomento molto interessante "Le Madonne lignee dal volto bruno nei Santuari della Puglia e della Basilicata", coadiuvata dalla d.ssa Luigia Sabatini (docente di Chimica Analitica), la quale ha condotto le analisi archeometriche sulle statue lignee prese in esame. La prof.ssa Mariani ha ripercorso il culto mariano nel Medioevo, in cui sorsero numerosissimi santuari dedicati alla Madonna Nera (soprattutto nel corso del XIII sec.), assistendo ad una esplosione vera e propria del culto tra XVI -XVII secolo. I santuari nascevano per apparizioni miracolose, oppure per l'invenzione' (ritrovamento) di una statua o di dipinti nascosti e riscoperti. Nessun simulacro sembra anteriore all' XI-XII secolo. Alle icone bizantine (su tavola) molto frequenti in Capitanata, si affiancarono gli affreschi soprattutto nel Salento. Nel XIII sec. comparvero le statue lignee romanico-gotiche, che soppiantarono gli antichi esemplari; la loro diffusione si manifestò lungo le vie di pellegrinaggio, nei pressi di pascoli nomadi, sulle strade dei tratturi, collegano la Puglia con il Molise e l'Abruzzo. Non c'è ancora un preciso accordo sul 'quando' furono annerite le Madonne venerate dalla popolazione. Perchè, stando agli studi eseguiti, le statue lignee pugliesi erano inizialmente bianche. Proprio così. La Puglia ha sempre risentito dell'influenza orientale: dalla Terrasanta e da Costantinopoli provenivano nel medioevo una gran quantità di reliquie; sembra comunque certo che vi sia stata una riformulazione organica delle leggende, un trasferimento della sacralità cristiana dall'oriente all'occidente. Emerge inoltre un denominatore comune che unisce il bosco all'acqua, alla grotta, alla cima del monte: spesso il simulacro della Vergine viene trovato in questi luoghi, già sacri in antichità. La studiosa Mariani ha esaminato alcune statue celebri pugliesi e molto venerate, come la cosiddetta 'Sipontina' (conservata nella chiesa di S. Maria Maggiore di Siponto, Manfredonia, FG), che non è stata restaurata. Si tratta di una Vergine Nera con Bambino; trafugata dai Turchi, la statua 'volle' tornare qui (XII sec.). Un agnus dei è presente sul retro dell'aureola. La d.ssa Sabatini, che ha eseguito le indagini archeometriche, ha aggiunto che i risultati sono sconfortanti in quanto le statue hanno subito molti rimaneggiamenti. Nel caso specifico della Sipontina è stato prelevato un frammento piccolissimo dalla mano sinistra della Vergine, e si è visto che vi è una sovrapposizione di ben 8 strati cromatici! Un frammento è stato prelevato anche dal piede sinistro del Bambino, ed anche qui sono emersi diversi strati pittorici, bruni, bianchi e rosa. Stesse indagini sono state effettuate sulla statua di S. Maria Patrona, custodita nella cattedrale di Lucera (FG), che è stata sottoposta a due restauri che hanno evidenziato un caso interessante. Nel 1938 il primo restauro concluse che il colorito primitivo della statua fosse roseo, nel 1999 un successivo restauro fece comparire i volti neri. Che significa questo? Che la Madonna Nera ha subito diverse ridipinture, una sull'altra, a strati: alternando colore chiaro a colore scuro. Altre ricerche sono state condotte sulla Madonna dell'Incoronata (Madonna Arborea), la quale siede su un albero di quercia (1280) ed apparve in un bosco (molto usato dagli Svevi, dagli Aragonesi e dai Borboni); conservata in un'abbazia cistercense. A Viggiano (PZ), si venera una statua di Madonna Nera in trono con Bambino, presso il Santuario della Madonna del Sacro Monte, la quale sarebbe comparsa in cielo dopo uno scintillio. Le analisi condotte sul manufatto hanno portato alla scoperta di ben 15 strati di colore sovrapposti! Ulteriori informazioni possono essere desunte dalle foto che pubblichiamo, che sono corredate da una buona didascalia. Riassumendo: le Madonne Nere pugliesi, per quanto le studiose hanno potuto verificare sui casi indagati, 1)avevano in origine un incarnato roseo, 2) l'annerimento è stato successivo e a periodi, 3)le analisi archeometriche hanno evidenziato diverse ridipinture. 

Invitiamo i lettori ad approfondire il tema della 'laccatura' delle nere statue, operazione per nulla semplice, in questo articolo a firma di un nostro collaboratore. 

 

Con questa inaspettata notizia, e cioè che le Madonne Nere che vediamo oggi potrebbero essere bianche al di sotto, la parola è passata al prof. Stefano Piano (Università degli Studi di Torino), il quale ha proposto il seguente tema "Il colore del Sacro:uno sguardo sull'Asia". Cosa significa il nero nelle religioni non cattoliche? E' il colore del sacro? Le culture dell'Asia, in special modo dell'India (quella Magna India che i narratori antichi descrivevano), avevano una dea nera? Il saggio cronista Markandeja, nel Mito dell'origine (che gli storici datano attorno al IV sec. d.C.), dice che in un tempo antico, gli avversari (o demoni) degli dei luminosi del cielo avevano completamente sovvertito l'ordine cosmico, il triplice mondo. Il loro capo (bufalo) governava al posto di Indra, signore celeste. Shiva e Visnu emanarono una grande luce. Il bagliore si fuse in una sola massa di fuoco-luce, in ogni direzione. E tutto si trasformò in una donna. La dea bianca, dal candore senza macchia, che risplende come l'oro. Krishna e Visnu erano invece neri. Alla dea vennero date in dono tutte le armi, una cavalcatura e una risata. 'Vittoria!'. Anche i nemici e il demone bufalo videro la dea, si ingaggiò una battaglia. La dea la visse come un gioco, affrontando il bufalo, che sfuggì alla morte cambiando forma animale ma, alla fine, lei gli tagliò la testa. All'episodio successivo, ancora in un tempo mitico, due entità affliggono l'Universo. In questo caso la dea è indicata come nera. I 'deva' le cantano inni di lode in cui la nominano nera. Questa dea era dotata di seducente bellezza e il demone, venutolo a sapere, la vuole. La dea ha però deciso di concedersi a chi saprà vincerla al gioco; il demone si ostina e vorrebbe averla con la forza. Ecco che allora, per l'ira, la dea diventa ancora più nera, dalle sue ciglia emerge kalì, famelica, dilaniante. Ella scoppia nella risata che distrugge, Manda il supremo dio Shiva, e iniziano combattimenti continui. Il demone si trasforma in una specie ancora peggiore; Kalì beve il suo sangue e lo uccide. Morale: i demoni rappresentano il caos, il disordine. Per ristabilire l'Ordine è necessaria l'azione della dea tenebrosa, che simboleggia tutti gli esseri e concede fruizione e liberazione. Ed assicura che ritornerà. La dea rinuncia al suo candore per sconfiggere il male del mondo. L'India venera la Patria come Madre India (madre patria), assimilabile ad una dea, che i visitatori della città santa più importante venerano come Matria (=Murti, oggetto di devozione).

                         Seconda Sessione:Storia e Antropologia delle Madonne Nere

Alle ore 15 è ripresa la seduta congressuale presieduta dalla d.ssa Anna Benvenuti (Università degli Studi di Firenze), la quale ha introdotto il primo relatore del pomeriggio, il dr. Danilo Zardin (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano), che ha esposto il "trionfo" di Maria sulla scena della pietà cattolica moderna, seguito dalla relazione del dr. Guido Gentile (Comitato Scientifico del Centro di Documentazione dei Sacri Monti, Calvari e Complessi devozionali europei), il quale ha presentato una discussione sul tema" Percezione, riproduzione e imitazione di immagini mariane". L'interesse dello studioso si è concentrato sui molti modelli esistenti al mondo in copia degli originali (ad esempio, la moltitudine di statue di Madonne Lauretane, delle Vergini di Montserrat, etc.), sia icone dipinte che statue. Spesso, le originali sono accompagnate da storie di miracoli, ma le copie no.  Il relatore ha mostrato diverse immagini, a partire dall'icona della Madonna di Brežnice, la cui aureola reca la scritta (tratta dal Cantico dei Cantici di biblica memoria) "Nigra sum, sed formosa, figlia Jerusalem", cioè Sono nera, ma bella, figlia di Gerusalemme. Ha proseguito poi con la Madonna di Czestochowa (Ungheria), datata tra il 1370-'80 e donata al monastero omonimo, il cui volto non appare scuro (ma le mani e il Bambino lo sono). La particolarità è un segno sulla guancia destra, che la tradizione vorrebbe essere stato causato da una freccia scagliatale contro, che le si conficcò nel volto (ma il graffio è dipinto); abbiamo potuto vedere quindi la Madonna del Ponte, di Susa (TO), con un volto non propriamente scuro, quella di Oropa (nera, ma da quando?), quella del Lago Nero, con il viso bianco aggiunto a posteriori; la Madonna di San Sisto, che in originale appare chiara e in una copia del XVI secolo è bruna. Le Madonne Nere si trovano lungo le vie di pellegrinaggio; sembra che il popolo fosse legato alle 'madri' nere, molto venerate. Ma dalle evidenze analitiche esse non erano nere in origine, allora perchè sono state dipinte di nero?

Dopo la breve pausa, ha ripreso l'argomento Xavier Barral i Altet (Universitè de Rennes II e Institute for Advanced Study-Collegium Budapest) parlandoci di "Madonne brune tra iconografia e culto:certezze e dubbi del Medievalista". La presenza delle Madonne Nere in tutta Europa testimonia che esse sono meta di devozione popolare e pellegrinaggio. Ma sostiene che le statue, nel primo Medioevo, non erano nere, poi sono state annerite. Tuttavia manca una documentazione che attesti i motivi di tale operazione. Alcune teorie sono fiorite per spiegare questo fenomeno:l'alchimia, l'occultismo, l'origine orientale, egiziana, la patina di antichità, il fumo delle candele, e il rifarsi alla frase biblica del Cantico dei Cantici (che abbiamo visto poc'anzi). Perfino la Madonna Nera di Monserrat, la più antica scultura conservata del genere, sarebbe stata dipinta di nero nel XVI secolo, poichè alla fine del precedente era bianca, ed è stata annerita dopo.

La prima giornata si è conclusa con una visita al Museo del Tesoro di Oropa, che ospita la Mostra temporanea sulla Madonna Nera di  Czestochowa (Ungheria), molto bella. Ci è stato inoltre possibile visitare la mostra fotografica 'Donne e Madonne nei Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia', e seguire un recital a cura del Gruppo del Cerchio di Torino sul tema 'Donne e Madonne'. Perplessi per quanto abbiamo sentito, e cioè che le Madonne Nere possano essere state originariamente chiare, siamo rimasti in attesa di seguire la giornata seguente, di respiro internazionale.

                                               21 maggio, venerdì

          Terza Sessione:I grandi Santuari delle Madonne Nere d'Europa

Il venerdì il congresso è ripreso verso le ore 9, con la moderazione della d.ssa Lucetta Scaraffia (Università La Sapienza di Roma), che ha introdotto una studiosa francese, Sophie Cassagnes-Brouquet (Universitè de Toulouse) e la sua stimolante esposizione intitolata "Vergini Nere nel Sud della Francia:forme e diffusioni del culto" (3). E' stato affrontato il tema delle statue-reliquiario, ovvero quei simulacri che nascondono al loro interno una reliquia cristiana; diverse Madonne Nere francesi (Sedes Sapientiae) hanno avuto questa funzione. Generalmente erano di noce, vuote all'interno, ricoperte di metallo, e spesso erano portate in processione, specialmente in occasione di ricorrenze o per ringraziamenti per fatti miracolosi (come la fine della peste, ad esempio). La relatrice ne ha passate in rassegna diverse, ciascuna con una storia particolare. E' il caso della Vergine in Maestà, conservata nella cattedrale di Clermont, in cui vi era riposta- secondo la tradizione- una ciocca dei capelli di Maria Vergine. Si ha notizia di questo reliquiario dal 946, commissionato in legno ricoperto di lamine d'oro, poi scomparso durante la Rivoluzione Francese del 1789. Nella statua della Madonna de Marsat erano custodite le pantofole della Vergine; nel 1830 venne ridipinta di nero perchè prima non lo era. Le furono attribuiti poteri miracolosi (guarigioni durante la peste). Interessante il caso della statua di Notre-Dame de La Bonne Mort (Nostra Signora della Buona Morte), così chiamata perchè fu trovata nel 1972 nella tomba di un vescovo, che se l'era portata con sè nel sepolcro. Tale simulacro potrebbe essere stato scolpito all'inizio del XII sec. Notre -Dame des Fers ha invece una piccola cavità nella schiena, è in noce ricoperto di una lamina d'argento. Viene attribuita ad un artista di Clermont del XII sec., dove doveva trovarsi un atelier che produceva Madonne Nere (alcuni esemplari francesi hanno somiglianze palesi tra di loro). Notre-Dame de Vauclair (=vedi chiaro) porta al collo una pietra di quarzo, che conteneva una reliquia. L'elenco prosegue con Notre-Dame de Saint-Gervacy, Notre-Dame de Meymac, che presenta uno stile diverso, più campagnolo, ha un trono semplicissimo, e la Madonna ha un abbigliamento da viandante (gli zoccoli sono stati apposti in epoca più tarda). Rappresenterebbe la Chiesa, ma è curioso che porti un turbante, per il quale è anche detta 'Egiziana'. Altra statua degna di attenzione e celebre è quella di Notre-Dame de Rocamadour, considerata l'unica originale medievale (XII sec.), che forse ha sostituito un'immagine ancora più antica. Venerata da re, principi e imperatori, nonchè dal popolo. Meta di fervente pellegrinaggio, la Madonna porta un abito stretto, aderente al corpo, il quale è ricoperto di placche che, nel tempo, si sono disfatte e le conferiscono, oggi, un aspetto rugoso. Al santuario si accede tramite 216 scalini ed era già frequentato nel 1166; l'origine della Madonna miracolosa viene attribuita al giudeo Zaccheo (marito della Veronica), capo dei pubblicani di Gerico, che l'avrebbe ricevuta da San Luca. Notre-Dame d'Err (sui Pirenei catalani, lato francese), Notre-Dame de Belloch (XII sec.?), dalle mani enormi. Interessante è lo storico leggendario delle statue. Spesso queste Vergini Nere sono state trovate vicino a rovi, sorgenti, grotte, cavità, in luoghi selvaggi, vicine a corsi d'acqua, o in fondo ad un lago. L'acqua è un elemento che è quasi sempre presente, è molto legato alle Vergini erranti (se si tenta di spostarle, prodigiosamente si rimettono dove sono state trovate, sempre secondo la tradizione locale). Molto spesso le statue accompagnano la transumanza. La Vergine di Vassivière d'inverno è conservata in chiesa ma in estate 'torna' nei pascoli dove fu trovata. Particolare la Madonna Nera a Sarrance, di cui rimane solo la testa (la zona è di influenza Protestante, in cui le icone non sono gradite). Oggetto di venerazione è Notre-Dame della Pietra, ora raffigurata bianca ma era nera, che conferisce protezione, fertilità per i campi e per le donne. Notre-dame de la Confession (celebre Vergine Nera delle cripte di Saint-Victor a Marsiglia) è considerata eseguita da San Luca (come quella di Oropa). La Vergine Nera è spesso associata anche a grotte, tombe, ad aspetti infernali. Rimandano ai culti delle pietre con potere di vita e di morte. Solo alcuni possono scoprirle (figure predominanti i bambini o i pastorelli) oppure animali (toro). Il toro è, guarda caso, l'animale associato a San Luca, che è considerato il ritrattista della Vergine. Notre-Dame de Puy- en-Velay ha la forma di un triangolo, non ha le membra visibili e, all'altezza dell'ombelico, lascia passare la testa del Bambino, incoronato sontuosamente al pari della Madre. Tutte queste Madonne Nere sono meta di pellegrinaggio anche attualmente; quella di Notre Dame d'Orcival si identifica con la popolazione; nel giorno dell'Assunzione viene collocata su una pietra (tombale), che poi viene distrutta dai fedeli i quali, uno per uno, raccolgono un frammento della pietra stessa e la portano via come 'reliquia'. Alla conclusione della sua corposa e interessante relazione, la studiosa francese ha lasciato un interrogativo circa il fatto se le Vergini Nere di Francia fosse originariamente nere o no. Resta un mistero.

La parola è passata quindi alla d.ssa Peig Concepciò Ginabreda (Universitat Internacional de Catalunya), studiosa spagnola che ha relazionato sulla "Vergine di Monserrat:immagine, liturgia e devozione nel Medioevo". La celeberrima statua di Madonna Nera catalana è Patrimonio immateriale dell'UNESCO, un patrimonio vivo, che deve agire, con la devozione. Il simulacro è medievale (XIII_XIV sec.) e deve essere analizzato sotto due aspetti principali: quello religioso e quello culturale. Le sue misure sono: 92 cm x 39,4 x 29 cm; pesa 17 chili. Fu incisa in legno di pioppo bianco, molto usato in Catalogna, è un legno che non subisce l'influenza dell'umidità. Questa statua non era un reliquiario; in questa regione della Spagna non si usavano (come invece accadeva in Francia) esemplari del genere; le caratteristiche fisiche la mostrano con spalle molto piatte, con il Bambino in grembo (ma è un aggiunta posteriore); originariamente aveva una pedana e un cuscino, che venne tagliato. Le mani 'mostrano', la loro posizione fu rimodellata nel XIX sec. La sinistra è originale, non tocca il Bambino; la destra tiene una sfera, un globo ma è stata rivolta verso l'alto, il che fa sorgere dei dubbi su come fosse in origine. In documenti del 1500 la Madonna ha la mano destra vuota. Ha dei gioielli, è Sedes Sapientiae. Il profilo presenta una fronte alta, un naso pronunciato e stilizzato, conferisce al volto gravità. Tanto che ha sempre riscosso rispetto e quasi spaventava, Le palpebre sono corte, il lacrimale evidenziato, occhi a mandorla, occhi vivi, sguardo penetrante. Mento e bocca sono ben modellati. Di fronte, l'aspetto cambia un po' ed esprime serenità. Tutta la statua è di un solo pezzo. Se nacque di legno bianco, quando è diventata nera? Una tradizione del 1300 narra di un episodio, avvenuto il 9 novembre, in cui un raggio luminoso avvolse la statua della Vergine; il raggio si suddivise in tre ulteriori raggi, che la avvolsero. Le vesti parvero bruciare ma poi i raggi si dissolsero e ci si accorse che il simulacro non aveva subito alcun danno. A quel tempo pare di capire che fosse già scura; l'episodio santificava questo aspetto. L'artista che venne incaricato di colorarla di bianco, restò cieco; pregò la Vergine di ridargli la vista e venne esaudito. E la Madonna di Monserrat rimase nera.

Prima della breve pausa, è stata la volta di Padre Floriano Grimaldi (già archivista presso il Santuario della Santa Casa di Loreto), che ha presentato una relazione dal titolo "Sacra Majestas Nostre Domine Virginis Marie de Laureto". La Vergine Nera che si venera nella Santa Casa di Maria a Loreto (AN), è una delle più 'copiate': ne esistono almeno 400 repliche sparse in Europa, non per imitazione-sostiene padre Grimaldi- ma per intercessione. In genere accadeva che qualche personaggio importante facesse un pellegrinaggio a Loreto, e al ritorno nella propria località, facesse erigere una cappella dedicata alla Madonna nera Lauretana. Nel 1797 venne trafugata dai Francesi e posta nella collezione egizia (il che la può dire lunga sul significato che Napoleone le attribuiva, n.d.r.); in seguito venne restituita. Nel 1921 subì un incendio e andò distrutta; le analisi eseguite sui carboni residui della statua permisero di appurare che essa era in legno di abete rosso che si trova nell'Abetone in Toscana (ma anche in Dalmazia), l'epoca è il tardo medioevo ed era policroma. Prima della statua lignea, a Loreto si venerava un'icona di Madonna con Bambino, andata dispersa (4). Si sa che l' 8 settembre del 1573 una statua mariana esisteva già, poichè un residente di Recanati, località vicina a Loreto, lasciò soldi per realizzarle una veste. La statua della Madonna Nera attuale è alta 93 cm, è realizzata in un unico tronco ed è nera anche sotto le vesti. L'argomento è stato poi ampliato in un intervento successivo, di cui parleremo tra poco.

La studiosa Irmgard Siede (Reiss -Engelhorn-Museum, Mannheim) ha presentato la relazione intitolata "La Madonna Nera di Einsiedeln e Altötting:devozione, copie, pellegrinaggio". Queste località si trovano lungo antiche vie di pellegrinaggio e ancora oggi vie di comunicazione; lungo questo tragitto troviamo 4 copie diverse dalle originali, ma sempre ad esse rifacentesi. Questi furono luoghi di culto emblematici per il cristianesimo primitivo, e prediletti dai sovrani. Einsiedeln (eremo) si trova nel cantone di Schwyz. Einsiedeln, nel  cuore della Svizzera cattolica ed è conosciuto per il Santuario della Madonna degli Eremiti con Monastero annesso, il quale risale all’eremita benedettino Meinardo(morto nell' 861 d.C.), oriundo della Svevia meridionale. Dal suo eremo, detto in tedesco “Einsiedelei”, deriva il nome attuale del luogo: Einsiedeln. L'origine di questa statua non è nota ma documenti la attestano già dal 1314. La tradizione narra che san Meinardo l'avrebbe ricevuta dalla badessa Ildegarda di Zurigo; davanti al simulacro della Vergine, l'eremita trascorreva i giorni e le notti in preghiera ed in meditazione. In seguito venne distrutta da un incendio scoppiato nel 1465, proprio nella Cappella della Madonna, costruita sulla cella del monaco. Venne sostituita l'anno seguente, con un manufatto forse proveniente dai paraggi del lago di Costanza. È una statua di stile tardo gotico, di nobile fattura, alta 119 cm di legno di tiglio, color rosso fragola e oro. Nella mano sinistra regge il Bambino, nella destra aveva forse uno scettro. La carnagione della Madonna dapprima era chiara, ma il fumo delle candele e delle lampade a olio l’avrebbe annerita. Avendo poi subìto altri danneggiamenti durante la Rivoluzione francese, è stata in seguito dipinta di nero. Per il popolo è la "Madonna Nera". La veste è più tarda, risalendo alla fine del XVI secolo, ma essa cambia, a seconda del tempo liturgico, nel corso dell'anno. Di questa statua esistono almeno 50 copie conosciute. Ancora oggi provengono devoti da tutta la Svizzera e dalle terre vicine, come la Germania e l’Austria, per chiedere intercessioni, grazie, conforto, protezione, recandole doni. La Madonna di Altötting (Baviera) è legata al culto di San Ruperto; è d'oro per sottolineare il suo grado di sovranità, il suo grado superiore. Risalirebbe al XIII secolo, ma non si sa il vero colore originario; si sa che alle fine del 1400 era già nera. Nel XVIII secolo venne ridipinta da un artista di Lorsch, il quale si accorse che sotto era nera (per il fumo, si diceva) e la dipinse di nero. Il modello iconografico corrisponde alla Regina dei Cieli.

La d.ssa Malgorzata Oleszkiewicz-Peralba (University of Texas at San Antonio) ha parlato del "Culto delle Madonne Nere in Europa e in America: origini e trasformazioni attraverso l'Atlantico", in cui ha fatto un exursus sull'iconografia della Vergine Nera dai tempi più antichi, paragonandola alla Madre terra, la Madre scura, quella Grande Madre dell'umida terra di ancestrale memoria. Legata alla pietra nera che rappresenta la Terra. Ricorda Iside con il piccolo figlio Horus in braccio, mentre lo allatta. Nel mondo Inca c'era la figura di una 'mamma' e in tutte le culture antiche e moderne (ricordiamo la Pacha Mama dei popoli sudamericani). Le figure mariane sono sempre legate a fatti importanti; ad esempio quella di Czestochowa è famosa per aver salvato la Polonia dall'invasione svedese (reca tre ferite simboliche sulla guancia destra); è stata esportata come immagine, ai Caraibi, ad Haiti, e viene venerata insieme ad altri culti locali. E'adorata da tutti negli Stati Uniti; in Louisiana c'è una sua immagine negli altari wodoo. L'immagine mariana è anche legata all'acqua, in generale, è la donna nelle sue tre fasi (giovane, matura, anziana). La relatrice ha mostrato diverse immagini di Madonna 'rivisitate' dalla contemporaneità, che evidenziano una 'modernizzazione' dell'iconografia della Vergine: da quella apparsa su una rivista in prima pagina, con la maschera antigas, per protestare contro l'inquinamento; alla Madonna che fa Kung-fu, a quella con vestitino e zoccoletti, a quella raffigurata sulle magliette e sui gadgets delle bancarelle come una star (vedi nelle foto della galleria sottostante); sui tatuaggi, medaglioni, abiti nuziali, mouse di computer, in internet...).In Polonia non è avvenuta, questa modernizzazione, per la Madonna di Czestochowa. Un fenomeno interessante da approfondire. Nostra Signora di Guadalupe, una delle più importanti iconografie mariane al mondo, ma soprattutto di quello Messicano, ha travalicato i confini ed è giunta negli States, dove è molto venerata e considerata unificatrice di due mondi.

    Quarta sessione:Vergine, Madre, regina. La rivoluzione culturale delle donne

Dopo la pausa pranzo, è ripresa la seduta congressuale, moderata dal direttore del Museo di Czestochowa, Janusz Jadczyk.

Ha preso la parola don Delmo Lebole, esperto della Storia della Chiesa Biellese, che ci è davvero piaciuto molto. Egli ha parlato delle Madonne eusebiane di Oropa e Crea, le quali hanno appunto una comune origine, risalente ad Eusebio, primo vescovo di Vercelli. Entrambe le località, sono dotate di un Sacro Monte che, messo insieme al Santuario, forma un 'unicum', in cui si snodano i Misteri divini, di cui ciascuno dovrà completare la spiegazione. La statua della Madonna Nera di Oropa è in legno di cedro; esami condotti nel 1910 e 1920 (carbonio 14) rettificarono che il legno era cirmolo. La Madonna di Oropa non ha altro titolo; circa 15 aa. fa volevano dargliene uno ma poi la questione decadde. E' una Mater Misericordia,e una Madre Regina (coronata). Un tempo non era visibile, poichè aveva davanti un drappo, che si scopriva a mezzogiorno, la gente si accalcava per poterla vedere. Prima del 1500 non troviamo dipinti di questo simulacro, ma a partire dal 1700. La mano conteneva un fiore, in antico (non una vil moneta come qualcuno asserisce), che fu tagliato e rimane un pezzo di gambo nel palmo. Non abbiamo documenti sulla Vergine Nera di Oropa, Giacomo Orsi, nel 1488, scrisse che il beato Eusebio pose la prima pietra del sacello di Oropa. Qui veniva venerata un'immagine antichissima, che richiamava pellegrini da ogni dove. Aimone di Challant (nel XIII sec.) confermò la Devotio Popoli già esistente. Perchè è Nera? Vennero fatti eseguire degli esami al Carbonio 14 da due diversi istituti, uno in America (che attestò il legno al IX sec. d.C.), l'altro a Postnam (che lo datò alla prima metà del X sec. d.C.). Perchè, allora, gli storici dell'Arte dicono che è del XII secolo, si domanda Lebole? Tradizione e Storia sono diverse, bisogna valutare con criterio entrambe. E distinguere, per poi ricomporre un mosaico attendibile, ciò che dicono l'una e l'altra. 

Di seguito, si è tenuta una Tavola Rotonda "Vergine Madre Regina:la rivoluzione culturale delle donne", alla presenza delle studiose Anna Benvenuti, Lucetta Scaraffia, Adriana Valerio, Lucilla Giagnoni (interprete teatrale). In sintesi, è emerso che il culto mariano è legato allo sviluppo di una coscienza della donna. Nel culto della Vergine c'è un lungo periodo dal XII sec. in poi sempre in aumento. San Bernardo di Chiaravalle - uno dei 'padri' dell'Ordine Cistercense - sembra avere avuto un ruolo determinante in epoca medievale per la diffusione del culto mariano, in seguito al fatto che egli stesso, mentre stava in preghiera dinanzi ad un simulacro di Madonna (Nera?), si vide scendere delle gocce di latte dal dipinto. Da lì ebbe un attaccamento particolare alla figura della Vergine (non a caso le chiese cistercensi di quel periodo sono tutte intitolate a Maria). Si è quindi parlato della relazione tra devozione mariana ed immaginario femminile, dignità ed emancipazione della donna, e delle trasformazioni socio-politiche conseguenti. Interessante la relazione della d.ssa Adriana Valerio (Università Federico II di Napoli), la quale ha esposto il caso di Montevergine. Un posto in cui -nei pressi del monte Partenio- si venerava la dea Cibele. Nel 1124 arriva in Irpinia un eremita che aveva attraversato tutta l'Italia, Guglielmo da Vercelli, e fonda una piccola comunità. L'icona che egli venera è una Madonna che allatta. Nel 1135 fonda una comunità doppia, di uomini e donne, con a capo la badessa con funzioni episcopali. Vedono in lei la Maria della Pentecoste, attorno alla quale si riuniscono i discepoli. Tale icona è ancora oggi molto venerata, ed è conosciuta come Mamma Schiavona, brutta ma molto venerata. Il nome deriva dal fatto che, a quel tempo, chi aveva la carnagione scura era considerato di ceto basso, coltivatore di campi, schiavo e dunque 'schiavona'. E' legata ad un episodio che accadde nel 1600; si era sviluppato un incendio in chiesa e molti fedeli morirono, molti uomini erano vestiti da donne (per una tradizione del XIII secolo). Due omosessuali stavano per morire quando la Vergine del Partenio li salvò (ancora oggi il 2 febbraio è la festa del Femminiello, uomini vestiti da donne che si accoppiano simbolicamente, richiamando il culto dell'Ermafrodito. Ma il 2 febbraio è anche la festa della Candelora, festa pagana del Fauno Luperco (Lupercali), che segnava l'inizio della Primavera (festa pagana abolita nel V sec.). La dea Cibele, in antico venerata sul monte Partenio, aveva sacerdoti eunuchi ad occuparsi del suo tempio; con canti e balli si castravano ed erano al servizio della Grande Madre. Assistiamo quindi a culti che si trasformano dal paganesimo al cristianesimo. La Mamma Schiavona 'tutto accoglie e tutto perdona', si dice localmente, anche le diversità; esprime una forza che integra.

Lucilla Giagnoni ha proposto una recita 'Vergine Madre',dal poema di Dante Alighieri, la Divina Commedia, Canto XXXIII del Paradiso.

A seguire si è tenuta una breve ed apprezzata lettura di alcune poesie di Rosangela Gabella, in particolare sulla figura di donna dormiente che si staglia, con un po' di fantasia, nelle forme del Monte Mucrone, alle spalle del Santuario di Oropa.

Claudia Ghirardello (esperta d'arte) ha presentato 'La Madonna Nera di Graglia, un santuario tra passato e presente', in cui è presente una riproduzione della Santa Casa si Loreto. La Vergine Nera è dunque una Madonna Lauretana, di cui sono lavorate e decorate soltanto le parti visibili. Prima c'era un affresco. Dai documenti si evince che dal 1655 fu realizzata come la Madonna di Loreto, in legno di pioppo, ed elargiva grazie a chi le si rivolgeva. Era già allora indicata nera. Ricoperta di una stoffa pregiata, celeste. Nel 1661 vi fu una visita pastorale, nella quale si descrisse la presenza di due lampade ad olio di noce. In origine si trovava sull'altare ma nel 1788 venne spostata nel presbiterio, ripulita e trasferita. Dei donatori contribuirono a rendere la cappelletta preziosa, nobile, degna della Madonna Nera.

Padre Marcello Montanari (Segretario della Congregazione Universale della Santa Casa di Loreto) ha esposto una relazione sulla Madonna Nera di Loreto, discutendo sulla sua evoluzione storica e insistendo sul fatto che il colore nero possa derivare dall'affumicamento dei ceri (ad olio di cera ed olio di pietra) a lungo accesi sotto di essa. Invitiamo a vedere le foto nella galleria sottostante, che hanno didascalie esplicative.

Nel finale, è stata presentata l'utlissima guida "Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia", edita da SAGEP e in vendita a 4,90 euro.

Sono seguite le domande del pubblico e le inevitabili perplessità circa il fatto che sia il fumo delle candele ad avere annerito le statue. Molti punti restano ancora da chiarire, approfondire e capire.

In serata, al'interno della Basilica Antica della Madonna Nera, si è svolto l'eccellente spettacolo teatrale "Maria Nera, mitografia cantata intorno alla Madonna Nera di Viggiano", testo e regia di Caterina Pontrandolfo, Produzione Nuova Atlantide Teatro, segnalazione Festival I Teatri del Sacro 2009.

 Note:

1)-I Sacri Monti sono complessi a carattere religioso costituiti da un percorso devozionale ben definito che si snoda generalmente alle pendici  di montagne o alture; sono scanditi da gruppi di cappelle e di altri elementi architettonici (statue, affreschi, etc.) realizzati tra la fine del XV secolo e la fine del XVII sec., dedicati a diversi aspetti della fede cristiana. Oltre al loro significato religioso, assumono un valore altamente simbolico e paesaggistico, circondati come sono da boschi, foreste, colline o laghi. L'UNESCO ha riconosciuto nel 2003 come Patrimonio dell'Umanità, 7 Sacri Monti piemontesi (Belmonte, Crea, Domodossola, Ghiffa, Oropa, Orta, Varallo) e 2 lombardi (Ossuccio (CO) e Varese).

2)-Il censimento completo si può trovare nell'apposito sito ufficiale www.nigrasum.it

3)- La relazione si è svolta con l'ausilio della traduzione simultanea in lingua italiana, non sempre impeccabile.

4)- Quando ci siamo occupati, in questo sito, del santuario di Tersatto (Dalmazia), città che ospitò per tre anni  la Santa Casa proveniente dalla Palestina, prima della sua traslazione a Loreto, abbiamo discusso circa il fatto che l'icona attuale presente in quella città (e molto venerata) possa essere questa che scomparve da Loreto. Ma che -stando alla tradizione locale dalmata- doveva trovarsi già nella Santa Casa quando questa approdò a Tersatto.

 

                               Galleria fotografica di alcune Madonne Nere presentate al Convegno:

   

   

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