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Due passi sull'isola d'Elba

II parte
                                                                 (di Marisa Uberti)
 

Dopo l'incontro con il geniale Gino Brambilla a Portoferraio, e aver ricordato i tempi più antichi dell'isola, è il momento di cambiare epoca e decidiamo di visitare la città, approfittando di diverse ore a disposizione. Dall'arrivo via mare, dal porto di Piombino, abbiamo goduto della bella vista delle sue fortificazioni che, dall'alto, sorvegliano -ieri come oggi- gli sbarchi. Il Forte Stella e il Forte Falcone (cinquecenteschi) sembrano incutere ancora rispetto. Un intrico di vie e viuzze, di tanto in tanto scandite dagli stemmi Medicei, ci portano ora a salire ora a scendere attraverso mirabili scalinate, rendendo i nostri due passi carichi di mistero, senza sapere esattamente perchè. E' come se la città, di cui sappiamo solo quanto trovato sulle guide classiche, avesse in realtà da dire molto di più, e lo tenga ben nascosto. Una visita alla residenza dei Mulini, nel centro storico, ci porta all'epoca Napoleonica, quando l'imperatore vi dimorò ufficialmente con la propria corte  L'arredamento è di buon gusto (originale pare sia solo il letto, comunque),  numerosi i rimandi simbolici all'Antico Egitto, che il Bonaparte amava particolarmente, mentre dalle finestre del secondo piano e dal giardino si gode di un panorama sul mare altamente suggestivo. Il parco, però, andrebbe salvaguardato meglio di quanto non sia... Di Napoleone, in città, sono conservate anche due curiose 'reliquie', presso il Museo della Misericordia, attiguo all'omonima chiesa (salita Napoleone). Si tratta del calco di una mano, preso a Sant'Elena dal suo medico personale (dr. Antonmarchi) al momento della sua morte sull'isola di sant'Elena e della sua maschera funeraria; vi si trovano anche altri oggetti appartenuti al Bonaparte quand'era all'Elba (alcuni cimeli e la bandiera dell'imperatore). Fin dal 1852, il 5 maggio, viene celebrata una S.Messa in suffragio per lui, per volontà del principe Demidoff. A Portoferraio vi sono testimonianze archeologiche di diverse epoche, tra cui ruderi di ville romane e l'unica chiesa romanica elbana ancora esistente(1), santo Stefano alle Trane che, dopo secoli di abbandono, è stata di recente ristrutturata e riaperta al culto.

Sorge su una piccola altura, su una strada di collegamento tra la zona mineraria e la baia di Ferraja. Lo stile ricorda quello lombardo-comacino; in facciata tre arcate, di cui due cieche ed una accoglie il portale d'accesso.Altri due ingressi si trovano sui lati destro e sinistro. L'illuminazione è data da due monofore lungo la navata e una nell'abside semicircolare, che accoglie superiormente pure una finestra in forma di croce, che ritroviamo identica anche in facciata (probabilmente uno studio archeoastronomico potrebbe rivelare specifici orientamenti astrali). Esternamente contempliamo i soggetti cari all'arte romanica medievale:figure zoomorfe e fitomorfe, e le classiche 'testine' lasciate dai costruttori quali enigmatici messaggi. I paramenti murari evidenziano l'impiego di diverso materiale, come se le fasi edificatorie fossero state multiple o che si sia reso necessario più di un rimaneggiamento per danneggiamenti (la zona è molto vulnerabile). Nella parete meridionale è evidente una irregolarità, corrispondente ad un cedimento di fondazione mal compensato.

                         

Qualche ora prima del tramonto di una splendida giornata soleggiata, ci riuniamo con un piccolo gruppo di persone che hanno deciso, come noi, di passare il week-end all'Elba. Per noi è la prima esperienza ma già i nostri 'due passi' fremono di novità e scoperte. Da Portoferraio, ci trasferiamo nella parte sud-occidentale dell'isola, a Pomonte, già nota in epoca etrusca. Qui abbiamo l'occasione di non lasciarsi sfuggire un mirabile tramonto sul mare, mentre la nostra guida ci spiega l'importanza della roccia locale, un granito particolare, che si trova solo qui all'Elba. Ricercatori da tutto il mondo vengono appositamente per vederle e studiarle, queste rocce assai singolari. Pomonte è un piccolo borgo che si sta attrezzando per il turismo, anche se già funziona un ottimo albergo. Il suo nome deriverebbe dal termine latino post montem, cioè adagiato ai piedi di un'altura, il Monte san Bartolomeo (dove si trovava una chiesa romanica, oggi in rovina). Frazione di Marciana, Pomonte è situato in posizione davvero incantevole, tra l'imponenza della montagna e la distesa marina. Le case sono in stile mediterraneo, bianche e raccolte attorno all'unica chiesa, moderna, dell'abitato, mentre i vecchi terrazzamenti sono impostati su una rete di muretti a secco, in parte abbandonati e in parte ancora coltivati. Piuttosto famoso è il relitto di Pomonte, affondato nel 1972 per una mareggiata tremenda, e che oggi si trova sui fondali a 12 metri di profondità.

                           

Di buon mattino, il piccolo gruppo di cui facciamo parte si mette in moto e la meta è Poggio, alle pendici del Monte Capanne. Il comodo viaggio con il bus- navetta ci consente di raggiungere la parte settentrionale della costa occidentale attraverso paesaggi meravigliosi, densi di fascino. Mare azzurro, a tratti smeraldino, dolci colline adagiate sull'acqua, baie ghiaiose o sabbiose.

Poggio, in latino Podium (fino a tutto il XVII sec.), pare che si chiamasse Jovis (Giove), fino al 1300; è un borgo situato su un'altura che, attorno all'XI secolo, si strutturò -per ragioni difensive- in cerchi concentrici, assumendo una caratteristica forma ovale. E' una piccola residenza degli dei, tant'è graziosa e strategicamente importante. Era molto ricercata anche per la proprietà delle sue acque, e sappiamo che Napoleone predilesse le fonti nei pressi del paese, dove oggi sorge uno stabilimento per l'imbottigliamento dell'acqua. Qui il tempo sembra scorrere ad un ritmo più dolce, senza frenesia. E' bello arrampicarsi per le viuzze e le scalette, lanciando di tanto in tanto uno sguardo mozzafiato al panorama che da qui si gode. Montagna e boschi da un lato e la distesa del mare azzurro dall'altra. Raggiungiamo la chiesa di San Nicolò, nella parte alta dell'abitato, imponente ed austera. Si nota subito che l'edificio è inchiavardato ai quattro spigoli, da bastioni, segno che doveva assumere anche funzioni difensive, nel medioevo, anzi è certo che sia una delle tre chiese fortificate dell'Elba, considerata il luogo più sicuro e meglio difeso, in caso di necessità. Nel medioevo (almeno fino a tutto il XIII sec.) era dotata di un campanile a vela (oggi, una delle torri laterali funge da campanile) e vi era un piccolo camposanto. Si nota che è costruita direttamente sulla roccia, che in alcuni tratti affiora tutt'oggi all'intorno. Una scalinata conduce all'ingresso, che è barocco. Nella piazza antistante, si trova una fontana con una scultura di Giò Pomodoro; sul muretto che la recinge abbiamo rilevato un'incisione che potrebbe essere una Triplice Cinta, della quale si vedono pochi tratti:

                                                        

Una visita alla curiosa chiesa di San Defendente è meritevole, ma di essa si conosce poco circa le sue origini. Si ha notizia di un edificio eretto nel XVI secolo, poi rimaneggiato nel 1796, completando la facciata soltanto nel 1821. L'interno lascia attoniti: al centro della navata, un catafalco accoglie un Cristo disteso e morente, con gli occhi semi-aperti, aureolato e con i segni evidenti della Passione, adagiato su un panno nero e con pendagli neri che scendono dall'alto; la struttura è a tipo 'baldacchino' in legno bianco, con quattro punte protese verso l'alto e cupola centrale. Molto suggestivo, anche se suscita un certo senso del 'noire'... La statua di una Madonna Addolorata, sul lato destro, è pure vestita di nero. Sul lato sinistro, una croce processionale con tutti i segni della Passione e tre dadi (la somma dei numeri mostrati è 15). La volta, invece, esplode di colori chiari.

                             

Ora ci attende una piccola avventura attraverso i boschi. Percorreremo infatti la distanza che separa Poggio da Marciana in un trekking naturalistico di circa due ore, godendo di impagabili panorami sul mare, tra i canti degli uccelli e dei ruscelli, i colori della vegetazione in primavera e i profumi di castagni, querceti, agrifogli, felci, fino a raggiungere una radura, dove si trova la grotta di San Cerbone, il più antico luogo di culto cristiano dell'isola d'Elba. S. Cerbone (forse discepolo di San Mamiliano, che si era ritirato sull'isola di Montecristo), sfuggito alle orde barbariche di Gummarith (VI sec. d.C, circa), si sarebbe ritirato qui in eremitaggio, forse con alcuni compagni; sul luogo di quell'antica grotta, sorse in seguito una chiesina romanica, che nel 1421 venne rifatta dal principe Appiani, che governava l'Elba. L'edificio subì molti saccheggi e tutto l'arredo venne depredato; dopo secoli di abbandono è stato recuperato da un gruppo di volontari negli anni '90 del XX secolo. Un luogo interessante, per il contesto di completo isolamento in cui è situato (pare però molto disturbato dagli appassionati di motocross!).

                                                          

Proseguiamo il nostro trekking immersi nella natura, nella tipica macchia mediterranea, in una vera e propria oasi di flora e fauna, sui sentieri maestri ben segnalati dal C.A.I. A tratti il percorso si fa impervio, tra le rocce granitiche o superando  piccoli guadi di corsi d'acqua cristallina o, ancora, superando tronchi d'alberi caduti: stiamo o no facendo due passi nel mistero? Forza, allora, e gambe in spalla! Si comincia ad intravedere Marciana, laggiù...Si scorgono le coste dell'isola di Capraia e la Corsica! Il Monte Capanne e il Monte Giove (885 m) si fanno ammirare e, attendendo il gruppetto, c'è tempo per respirare a pieni polmoni gli odori del sottobosco, delle pinete, di scattare qualche fotografia tra ignoti ruderi (di cosa?) e amache naturali!

                                                          

Stiamo per uscire dal sentiero ed è quasi emozionante scorgere le prime case, rientrare 'nella civiltà'. Un'altra dimensione dell'isola. Si vede il paese di Marciana, antichissimo insediamento che risale almeno all'Età del Bronzo, fu abitata dagli Etruschi, poi dai Romani e dai Bizantini e soggetta ad attacchi continui fino all'epoca dei Franchi. Subì poi vari 'passaggi di mano', fino a trovare una certa stabilità sotto il Principato di Piombino, nel Rinascimento. Una figura molto amata fu Donna Paola Colonna, moglie del principe Gherardo Appiani, la quale trasformò la società contadina di Marciana in uno dei più importanti centri dell'Elba. Fondò una zecca dove battere moneta, rafforzò la Fortezza Pisana, baluardo a difesa della costa occidentale, edificò Casa Appiani e consolidò l'amministrazione. Alla sua morte, rimpianta, Jacopo IV (dal 1474-1510) continuò l'opera di fioritura di Marciana, che perse d'importanza nei secoli successivi. Dal 1951 si distinguono Marciana e Marciana Marina, che fa comune a sè. I nostri due passi si snodano lungo la stretta via S. Agabito, che conduce alla chiesa omonima. Lungo il tragitto, al n. 45, facciamo un curioso incontro: una copia identica del labirinto di Lucca! Situato in una nicchia all'esterno di un'abitazione, ci sorprende subito:

                                                         

Marciana possiede anche un Museo Archeologico, e si snoda tra strette vie, un sali-scendi di vie e parapetti, fino a giungere dirimpetto al mare, dal quale si gode una vista bellissima.

                                            

(Continua-)

Note:

1)- Sull'isola esistevano numerose chiese e pievi medievali, localizzate in zone strategiche, in prossimità di domoliti pastorali (vedi nota seguente) o caprili, nei punti di riduzione del ferro. Punti che erano da riferimento per la vita pastorale e per l'attività mineraria. Spesso fungevano anche da collegamento tra la costa e l'interno dell'isola. Si è riscontrato di frequente che queste chiese mostrano un gusto francese cistercense, ma assimilato in una vasta area dell'alto Tirreno da Pisa alla Corsica. Le chiese più importanti erano: S. Bartolomeo (Pomonte), San Frediano(di cui restano solo le fondamenta perimetrali), S. Lorenzo (XI_XII sec.), S.Giovanni (pieve,cistercense,  XII sec.), S.Pietro (XI_XII sec.), Madonna della Neve, S. Stefano, S:Felo, S.Michele, S. Mennato (Grassera, scomparsa).

2)- I Domoliti pastorali (caprili) dell'Elba sono costruzioni preistoriche o protostoriche, collocate prevalentemente nell'area occidentale e meridionale, generalmente di forma ellittica o circolare, talora molto articolati, del diametro minimo di 7 m e massimo di 13. Spesso sovrapposte ad esemplari precedenti. Si è assistito ad un riutilizzo costante nel tempo, ma si ritiene abbiano avuto sempre lo stesso scopo: riparo per i pastori e alle greggi.

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                                                                             Maggio 2010