Templari a Vrana
www.duepassinelmistero.com

 

TEMATICHE:

Aggiornamenti

Alchimia

Antiche Civiltà

Archeoastronomia

Architetture

Colonne e Nodi

Due passi nell'Italia nascosta

Due passi nei misteri esteri

Fenomeni Insoliti

Interviste

L'Uomo e Dio

Maestri Comacini

Medioevo e...

Mistero o Mito?

Personaggi

Simbolismo

Simbologia e Cultura Orientale

Storia e dintorni...

Templari "magazine

Ultimi Reports

UTILITY:

Archivio reports

Bacheca

Collaboratori

Extra sito

Libri del mese

Links amici

Ricerca veloce titoli per argomento

SERVIZI:

FORUM

Newsletter

Avvertenze/ disclaimer

 

 

     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il castello templare di Vrana

                                                di Marisa Uberti

Il lago di Vrana è incastonato in una piana carsica inondata, che all’epoca della dominazione romana riforniva di acqua la città di Zara, distante alcuni chilometri.

 

 

Nel nostro fortunato tour in Dalmazia siamo incappati anche in un 'vero' castello templare o meglio, ciò che ne resta. L'imponente fortificazione è infatti ridotta allo stato di rudere, ma in passato ha rappresentato una sede importante per l'Ordine Templare, come vedremo in questo articolo, che ci mostra un lato un po' nascosto' di questa sorprendente regione croata.

Ubicazione

Il castello è situato nell'abitato di Vrana, a nord dell'omonimo lago, che è il più grande della Croazia. Ci troviamo nella microregione Ravni-Kotari (che significa “distretti pianeggianti”), la quale, insieme alla vicina Bukovica, abbonda di rilevanti edifici di interesse storico-culturale, tra cui spiccano quelli legati alla presenza dei Cavalieri Templari e di San Giovanni (oggi di Malta). Seguendo la strada panoramica litoranea Zara -Spalato si giunge all’altezza di Pakostane, imboccando poi la direzione nord-est per raggiungere il lago, che è ben segnalato nella lingua croata come Vransko jezero, di cui abbiamo detto nella sezione precedente.

Vicende storiche

Secondo le 'Cronache della Dalmazia" di Giovanni Cattalinich, pubblicato nel 1834, nel 1076 Zvonimiro Demetrio venne consacrato re di Croazia dall'arcivescovo Lorenzo, presso Salona (nella basilica di San Pietro) e donò per l'occasione il convento benedettino di Vrana alla Santa Sede. L'edificio passò ai Templari (pare che questi Templari provenissero da una località chiamata Clissa), nel secolo seguente, evidentemente allontanando i monaci benedettini, ai quali venne assegnata la chiesa dei SS. Cosma e Damiano situata vicino a Belgrado. Questo sarà poi motivo di scontri con i Templari.

Ma il periodo era turbolento anche per altri motivi...

 Nel 1168 si ha notizia che il papa Alessandro III- con la Bolla spedita al vescovo di Spalato Gerardo Veronese - concedette all'Ordine Templare il cenobio di San Giorgio e le terre di Vrana, sottraendoli alla giurisdizione del vescovo di Scardona, il quale pretendeva gli fosse soggetto.

Da qui i monaci-cavalieri avevano il controllo sia sull'importantissimo commercio del sale (e di altre merci), sia sul transito di pellegrini e carovane diretti in Terrasanta. Nonchè vi detenevano il tesoro reale, attività che denota l'importanza che doveva rivestire la sede dell'Ordine a Vrana.

Nel 1194 i documenti ci dicono che qualcosa di preoccupante era successo tra i Templari e i benedettini del cenobio dei SS. Cosma e Damiano, poichè dovettero intervenire a redimere la lite le più rilevanti cariche religiose e civili: Pietro VIII, metropolita di Spalato successo a Pietro VII, Damiano arcivescovo di Zara, Matteo vescovo di Nin, Grubesa conte di Spalato. Essi decisero a Tign (località presso Vrana) chi avesse ragione (ma non conosciamo i contorni della lite); da quanto si evince, i Templari continuarono a rimanere a Vrana ma il contenzioso proseguiva, perchè nel 1199 il papa Innocenzo III confermò la sentenza con una Bolla rilasciata al Gran Maestro dell'Ordine dei Templari. Tutto finito? Pace fatta? Macchè!

Nel 1229 dovette intervenire l'arcivescovo di Spalato, Guncello, insieme a Gregorio, conte di Brubir, per decidere ancora in merito alla lite insorta tra i Templari di Vrana e ad un personaggio, tale Formino figlio di Pietro Strisio. Pare di capire che questi lavorasse per i benedettini perchè in questa occasione si presentarono anche il vescovo di Nin (Nona) con due frati domenicani e due francescani (una sorta di 'giuria') per giudicare la questione che vedeva ancora i Templari opposti all'abate Benedettino di Rogevo per alcuni beni spettanti al monastero dei SS. Cosma e Damiano (visto l'accanimento, possiamo solo immaginare l'entità di questi beni tanto contesi). I giudicanti in quell'occasione sciolsero la lite pronunciandosi in favore dei monaci benedettini.

Nel 1245 viene citato il castello di Vrana in occasione della venuta del re Bela IV, che proprio qui venne ospitato dai Templari e tenne dei comizi per tentare di sciogliere le differenze e i contrasti tra le città che allora si rivaleggiavano. Si sa anche che i Templari erano molto attivi nel territorio dalmata, da nord a sud.

Nel 1280 c'è un fatto interessante poichè le cronache dicono che Nicolò III ordinò all'arcivescovo di Spalato Giovanni di radunare un Concilio Provinciale per esaminare le accuse rivolte ai Templari di Vrana. Della natura di queste accuse non sappiamo purtroppo nulla di più!

Nel 1283 pare che i Templari contribuirono al trasporto del corpo di S. Simeone dalla Palestina a Zara (di cui è uno dei patroni), sotto l'arcivescovo Lorenzo Periandro. Nel 1288 si sa che un gruppo di Templari si stabilì sull'isola di Cipro.

Nel 1311, in seguito alle vicende accadute nel 1307 in Francia in cui tutti i Templari francesi vennero arrestati e imprigionati per ordine del re Filippo IV detto 'il Bello', si riunì il XV Concilio Ecumenico o Generale a Vienne, in Francia, con cui venne abolito l'Ordine Templare, e vennero condannati i Fraticelli, i Fratelli Apostoli, i Begardi, i Beguini (o Flagellanti). In quello stesso periodo vennero emanate le Lettere Apostoliche di soppressione dei Templari agli arcivescovi di Spalato, Zara e al vescovo di Segna (Senj) nella diocesi dei quali esistevano le Case dei Templari. Si sa che anche l'isola di Curzola (al largo di Ragusa, oggi Dubrovnik) apparteneva a loro, e venne data-alla loro soprressione- all'Ordine di San Giovanni, che però non ne prese mai possesso.

Nel 1312 il fortilizio di Vrana passa quindi ai Giovanniti. In seguito emerse la figura di una potente famiglia, quella dei Frankopan che secondo alcune ipotesi avrebbe potuto annoverare alcuni templari sfuggiti alla soppressione ma rimasti cavalieri. Il presidio dei Giovanniti a Vrana venne in seguito scacciato dai Veneziani.

Curiosità:nel 1453 si sente ancora parlare dei Flagellanti (che erano stati però condannati nel Concilio del 1312), poichè il vescovo di Curzola, Luca Leoni, lo conferma in quanto esistente e al suo interno annoverava nobili, cittadini e popolani.

I simboli superstiti nel castello

Superato l’angusto vialetto d’ingresso in mezzo alle sterpaglie, si giunge tra le rovine, tra il sole che le arrovella e il cielo terso che permette a noi di sopportare il caldo secco. Uno spiazzo pianeggiante sulla destra permette di portarsi dirimpetto ad un muro alto circa due metri e mezzo nel suo punto più elevato, che costituisce la parete di condivisione con quella della chiesa, che è posta infatti appena oltre questa. Su questo avanzo di muro troviamo alcuni simboli, tutti illustrati a lato.

Ritornando all’ingresso e procedendo verso il ‘cuore’ della fortezza, a destra si noterà un’aula che ha ancora un aspetto geometrico rettangolare, chiuso sul fondo da una parete leggermente estroflessa:la chiesa. Sono presenti, oltre questa, altre due pareti laterali e anche quella dell’ingresso, interrotta da un’apertura che sembra più una breccia che una vera e propria entrata, il cui piano risulta molto ribassato rispetto al resto e per accedere bisogna scendere dei gradini notevolmente alti. Manca totalmente la copertura e il pavimento, che non dev’essere originale, ospita diverse erbe selvatiche. L’edificio ha una dimensione abbastanza regolare: i lati lunghi misurano circa cinque metri e quelli corti circa tre. L’altezza è poco stimabile:la parete laterale sinistra è crollata in buona parte. Sul fondo di quest’aula è apprezzabile un arco romanico a tutto sesto poggiante su due pilastri laterali, che introducono in un ‘sacello’ o abside che doveva alloggiare un altare per le cerimonie religiose. Sono presenti –in alcuni tratti- dei vani finestra piuttosto alti. La chiesa aveva una sola navata, e le pareti laterali erano scandite da pilastrini di divisione. Sul muro, all’ altezza di circa due metri (dove il muro sia ancora presente, chiaramente), abbiamo rilevato dei simboli che probabilmente si ripetevano e che rappresentano un cerchio in cui è inscritta una croce patente rossa. Questo è stato possibile accertarlo grazie ad uno di questi soggetti, incredibilmente ben conservato e ancora leggibile, posto a destra dell’abside. In totale ne abbiamo rilevati cinque, di cui tre poco distinguibili. Un sesto –se c’era- è totalmente abraso. Sembra che queste simbologie siano state salvate da interventi di restauro o di recupero durante le varie epoche, talvolta apponendo materiali forse troppo pesanti che invece di favorire il mantenimento del manufatto possono aver contribuito a farlo crollare. In mancanza di adeguati interventi di salvaguardia, però, questi reperti, insieme ai ruderi ancora rimanenti dell’intero complesso templare, sono destinati ad andare incontro all’oblio. Ci auguriamo che ciò non debba avvenire e, per il momento, accontentiamoci di questi ulteriori due passi nei misteri dalmati.


Il castello oggi. Di notevoli dimensioni e collocato su una collinetta, disponeva di torri, di cui una rimane ancora parzialmente in piedi. L'accesso al maniero è libero, ma l'area è invasa da rovi ed erbacce, che rendono difficoltosa la visita, che è necessario compiere con idonei indumenti per non pungersi.

Un 'collage' di immagini di varie vedute del castello

Altre immagini della fortezza templare
 

 

Doppia cornice quadrata concentrica che all’interno ha una sorta di fiore a quattro petali, a forma di losanga, dai cui interstizi più esterni dipartono quattro segmenti, tutti interrotti (più o meno nello stesso punto) da alcuni segni di significato misterioso, simili a lineette: cosa significano? Il colore primitivo del soggetto esaminato potrebbe essere stato il rosso, dato che flebili residui sembrano distinguersi ancora in alcuni punti.

Qui vediamo un frammento superstite di muro su cui si distingue un graffito (in origine colorato in rosso), che ricorda il precedente.

A seguire, più o meno alla stessa altezza e alla distanza approssimativa di circa un metro e mezzo dal precedente, si trova un cerchio contenente una croce patente che risulta ancora ben chiaramente dipinta in rosso.

Su un’altra area del muro abbiamo osservato un frammento in cui sono visibili degli elementi vegetali, forse costituenti dei fiori della Vita a sei petali. Questa parete non presenta ulteriori evidenti tracce da segnalare.

 

Il cerchio con all'interno una evidente croce patente rossa, situato a lato del presbiterio della decadente chiesa.

 

Sezioni correlate in questo sito:

VIDEO sul nostro CANALE YOUTUBE (II parte)

Tour in Dalmazia
I miei due passi all' estero

 

www.duepassinelmistero.com                                                                     Avvertenze/Disclaimer

                                                                       ottobre '08