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                                                          Da Sumer all’Italia

              Dal Centro di gravità della Conoscenza ad una delle forme della tradizione

                                                                         (di Maurizio Martinelli)

La ricerca del Centro iniziale della conoscenza, il “centro unico e supremo”[1], spiega uno studioso particolarmente attento a tali temi come René Guénon, ha sempre rappresentato uno degli obiettivi primari di quanti anelano ad un sapere completo. Nello stesso tempo, Guénon sosteneva che “ le tradizioni particolari sono in fondo solo adattamenti della grande tradizione primordiale”[2].

Per molte correnti di pensiero esistono conoscenze separate tra l’Oriente e l’Occidente, ma sforzi e ricerche di pensatori indipendenti possono contribuire a modificare questo pregiudizio. E’ sintomatica l’affermazione dell’architetto Frank Lloyd Wright, nell’apprendere la morte di George Ivanovic Gurdjieff, “ Kipling disse una volta che questi gemelli – intendeva dire l’Oriente e l’Occidente – non sarebbero mai potuti andare d’accordo. Ma nella vita di Gurdjieff, nella sua opera e nella sua parola vi è una filosofia uscita dalle profondità della saggezza dell’Asia, c’è qualcosa che l’uomo d’Occidente può capire. E nell’opera di quest’uomo e nel suo pensiero – in ciò che ha fatto e nel modo in cui lo ha fatto – l’Occidente incontra  veramente l’Oriente “.[3]            

Quest’uomo così “ straordinario “, passò lunghi anni durante la sua giovinezza e maturità viaggiando principalmente all’interno dell’Asia assieme ad un gruppo di persone chiamate “ Cercatori di Verità”  per scoprire quelle informazioni sia orali che scritte, le quali  stavano lentamente scomparendo. Egli percepì, comprese l’esistenza di un Centro di Conoscenza iniziale localizzato in Mesopotamia, presso quel popolo che gli archeologi stavano faticosamente riportando alla luce, i Sumeri. Ascoltando i racconti e le ballate del padre, un ashokh, narratore e poeta, cantore di antiche storie e leggende, Gurdjieff apprese la leggenda dell’eroe Gilgamesh assieme alla Storia del Diluvio Universale, ma, con sua grande sorpresa, poco tempo dopo, lesse in una rivista “ un articolo in cui veniva detto che fra le rovine di Babilonia erano state scoperte alcune tavolette recanti iscrizioni che, secondo gli scienziati, risalivano almeno a quattromila anni prima. La rivista riproduceva le iscrizioni stesse e ne dava una traduzione – era la leggenda dell’eroe Gilgamesh. “[4]

Stiamo parlando del Centro di Conoscenza posteriore al Diluvio Universale, verificatosi intorno al 10.800 A.C., secondo quanto ormai è comunemente accettato. L’intuizione iniziale di Gurdjief, divenuta certezza in seguito alla scoperta in tutta l’Asia di “brandelli” di conoscenza, era dunque corretta. Infatti, dopo che gli archeologi  hanno attribuito a Sumer  una serie di “primati iniziali” quale prima civiltà conosciuta, ed in seguito alla pubblicazione dei dettagliati studi contenuti nelle “ Cronache Terrestri”  del Dr Zecharia Sitchin, siamo in grado di comprendere in maniera completa quali fossero le basi cognitive del Centro di Conoscenza primordiale, le sue origini e le sue realizzazioni.

Ovviamente non è compito di questo breve scritto trattare tali temi delicati ed importanti, ciò che interessa è semplicemente prendere atto che i Maestri/Dei dei Sumeri decisero di istruire in maniera intensiva gli abitanti della Mesopotamia per creare una “prima e compiuta civilizzazione” intorno al 3.800 A.C., durante l’Era zodiacale del toro. Come esempio immediato ed evidente, possiamo citare l’istituzione del calendario in Nippur in vigore dall’anno 3.760 A.C., ancora utilizzato dal popolo ebraico.

Dopo aver constatato l’esito positivo dell’esperimento, passati alcuni secoli terrestri, intorno al 3.100 A.C., i Maestri/Dei di Sumer, conosciuti in Egitto con nomi differenti, continuarono la stessa esperienza in un’altra area, appunto quella del Delta del Nilo, dove essi stessi avevano già stabilito una presenza attiva in seguito alla costruzione delle Piramidi e della Sfinge nella piana di Giza. Tutti noi conosciamo il livello di civiltà che venne immediatamente raggiunto in quella terra.

Il terzo tentativo di creare una stabile ed intensiva civilizzazione venne effettuato verso il 2.900 A.C. nella valle dell’Indo qualche secolo dopo l’inizio della seconda civilizzazione, tuttavia, alla civiltà dell’Indus Valley non vennero garantite tutte quelle conoscenze di cui disposero le prime due. Naturalmente non possiamo limitare a queste tre aree la “fioritura” di esperienze conoscitive dopo il Diluvio Universale”, infatti sia prima che dopo l’inizio della civilizzazione sumera, gli stessi Maestri/Dei istituirono piccoli centri in altre zone del pianeta, spesso legati ad attività estrattive, come  quello presso il lago Titicaca in Tiahuanaco.

Ciò che adesso preme mettere in evidenza è il fatto che intorno al 2.024, secondo il Dr Sitchin a seguito di una violenta esplosione nucleare, i Sumeri  abbandonarono tutte le città a sud della Mesopotamia, con l’eccezione di Babilonia, risparmiata dalla nube radioattiva. La maggior parte della popolazione abbandonò la proprie città, stabilendo così anche un triste primato, la prima diaspora conosciuta. Autonomamente oppure guidati da uno dei loro Maestri/Dei, i Sumeri si spostarono sia verso Oriente che verso Occidente, portando le proprie conoscenze in altre aree del nostro pianeta.

Per comprendere i risultati dell’influenza dei profughi Sumeri in altre aree abitate del pianeta, basta semplicemente riflettere sull’improvviso “ miglioramento” della civilizzazione cinese intorno al 1.800 A.C. avvenuto contemporaneamente all’introduzione della scrittura, estremamente simile a quella pittografica Sumera.

Nella direzione opposta, verso Occidente, uno dei legami-ponte iniziali da cui partirono i Sumeri, fù il popolo dei Hurriti, già presenti in Sumer nel terzo millennio A.C., attivi soprattutto nel settore del commercio. Localizzati fra la Mesopotamia dell’Ovest, il mar Mediterraneo ed il monte Ararat, gli Hurriti portarono le eredità culturali e conoscitive che i Sumeri avevano ricevuto dai loro Maestri/Dei al popolo loro attiguo, gli Ittiti.  Il loro principale Maestro/Dio era il Sumero Ishkur, da essi denominato Tessup, il Teshub  Maestro/Dio del pantheon ittita, inciso nella roccia in Yazilikaya.[5]

E’ importante sottolineare che una delle specialità di Ishkur/Tessup/Teshub era la lavorazione dei metalli, per cui fu suo compito sviluppare dall’altra parte dell’Oceano, in Sud America, in Perù, presso il lago Titicaca, [6] il centro della lavorazione dei metalli, proprio nel momento in cui iniziò la crisi del bronzo in Medio Oriente.

Denominato Viracocha dagli abitanti del luogo, Ishkur/Tessup/Teshub stabilì in Tiahuanaco sia un Centro di Conoscenza ( proprio in questo periodo nuovi ed importanti studi vengono effettuati dal gruppo indipendente Akakor in Tiahuanaco ) sia un centro metallurgico per la lavorazione dei metalli, oro, argento, bronzo, stagno. Molto interessante risulta l’analisi linguistica del nome Tiahuanaco da parte del Dr Sitchin, per il quale il nome originale era TI. ANAKU.[7] . Numerose sono le equivalenze fra i simboli mesopotamici raffiguranti Ishkur/Tessup/Teshub e quelli che rappresentano Viracocha sulle montagne delle Ande e Rimac  sulle coste del Perù. [8]

Per quanto riguarda il pantheon dei Greci/Latini, l’equivalente di Ishkur/Tessup/Teshub era Efesto/Vulcano, il fabbro degli dei. Interessante notare che alcuni dei suoi discendenti, i famosi Cabiri, legati all’isola di Lemno ed all’area della Samotracia, erano esperti di metallurgia, in particolare nella lavorazione dell’oro.

Un ulteriore passaggio verso Occidente è rappresentato dall’arrivo in Italia dei profughi Troiani guidati da Enea, in seguito alla caduta della città di Troia intorno al 1.200 A. C. Secondo alcuni studiosi, in primis il Colonnello Costantino Cattoi, esperto di sculture rupestri, si trattava in effetti di un ritorno, in quanto, secondo numerose tradizioni, il progenitore del fondatore di Troia era Dardano, proveniente appunto dall’Italia centrale.  Ed Enea, assieme al padre Anchise, portò seco le immagini dei Penati, i propri Maestri/Dei, per cui si evince che vennero custodite in Italia le loro più profonde conoscenze.

Alle informazioni sulla venuta di Enea e dei Troiani in Italia, ricavate principalmente dalle opere di Virgilio, dobbiamo aggiungere quelle dello storico Erodoto riguardo all’arrivo sempre nel centro dell’Italia di un gruppo di Anatolici provenienti dalla città di Sardi. Secondo alcuni studiosi, quest’ultimo gruppo, prima di arrivare in Toscana, si fermò in Sardegna.

Studi recenti sul Dna di abitanti in centro dell’Italia, hanno dimostrato statisticamente un origine anatolica dei campioni studiati. [9]

Ed ecco che anche in Italia si sviluppa un Centro di Conoscenza, per cui la metallurgia, la lavorazione dell’oro e di altri metalli assieme alla mantica vengono praticate principalmente nel centro dell’Italia da parte degli Etruschi. Essi chiamavano sé stessi Rasna, ricordando la loro origine mesopotamica. Come ha ben spiegato il Dott. Carlo Forin, Rasna significa Anshar, il nome che i Sumeri avevano assegnato al pianeta Saturno.[10]

Molte tradizioni italiche citano l’arrivo in Italia del Maestro/Dio Saturno in epoche antiche, allo scopo di fondare città e creare civilizzazione. Come ricorda sempre Virgilio, l’area vicino a Roma, nel Lazio, venne denominata appunto Saturnia Tellus, Terra di Saturno.

Riguardo al ruolo di Saturno in Italia, “ lo studioso Giorgio Copiz ha scoperto che le piu' antiche citta' del Basso Lazio, in sostanza il territorio denominato appunto Saturnia Tellus, sono state costruite dai loro remotissimi e ignoti fondatori in maniera da ripetere sulla nostra Terra la disposizione che hanno nel cielo le stelle di numerose costellazioni. In altre parole, cosi' come, stando alle asserzioni di Robert Bauval, le tre piramidi di Giza in Egitto ripetono sul suolo la disposizione cha hanno nel cielo le tre stelle principali della Cintura di Orione, allo stesso modo molte delle cittadine piu' antiche del Lazio sono state disposte in maniera da riprodurre la collocazione che hanno le stelle di alcune importanti costellazioni” .

Spiega Copiz, “ nel territorio denominato appunto Saturnia Tellus, le costellazioni terrestri da me rilevate trovano nei centri di Segni, Norba, Alatri e Trevi nel Lazio, Ferentino, Veroli, Civita d'Antino, Angizia, Sora, Bovile, Ernica, Rocca d'Arce, Arpino, Montecassino, Castro dei Volsci, Fondi, Terracina, Formia, Gaeta, Roccamonfina, San Felice Circeo e Sezze una perfetta corrispondenza con le costellazioni di Leo Minor, Leo Maior, Gemini, Aquila, Hydra, Ercole e Ursa Maior…. Esisteva infatti un'antichissima tradizione, che era già quasi una leggenda al tempo dei Romani, secondo la quale tutte quelle località laziali contraddistinte dai resti di mura poligonali erano state fondate in epoca remotissima da Saturno, o dai suoi congiunti e discendenti.[11]

Per i Sumeri, il pianeta Anshar/Saturno era dedicato al Maestro/Dio Ninurta, fratello maggiore di Ishkur/Tessup/Teshub. Nel pantheon Sumero, subentrando al padre Enlil, a Ninurta veniva attribuito il numero 50, il più importante dopo il numero 60 del Padre dei Maestri/Dei, Anu.

Secondo le informazioni riportate in testi Sumeri [12] ed Accadi, Ninurta si impegnò nella riorganizzazione delle terre dopo il Diluvio, soprattutto con lavori di drenaggio, allo scopo di iniziare le coltivazioni agricole. Ninurta dunque, chiamato in Accadico “Urash, la persona dell’aratro”, concesse all’umanità il dono dell’agricoltura.

Il sacerdote caldeo Beroso, una delle fonti principali delle nostre informazioni sul mondo antico, sumerico ed accadico, spiega come l’arrivo di Anshar/Ninurta/Saturno in Italia sia avvenuto immediatamente dopo il Diluvio. Uno dei principali risultati della sua attività, fu la fondazione di 12 città, dando inizio alla cosiddetta  “età dell’oro”. [13]

Nota giustamente il Dott. Forin che “ il ruolo di ponte culturale etrusco tra il vicino Oriente e il latino viene svolto dal genio di Virgilio; il più importante genio sapienziale italiano, vera e propria spugna culturale di un’epoca, era un etrusco. Il campione di latino (Virgilio ), era un etrusco che pensava ancora in Sumero. La sua figura è fondamentale perché fa da ponte tra  la civiltà sumerico-accadica finita storicamente intorno al 1850 A.C. circa e la civiltà latina.[14]

Il Centro di Conoscenza ha ormai posto le proprie basi e radici in Italia, per cui la possente organizzazione statale di Roma tenterà di unificare sotto il proprio controllo i centri di Conoscenza medio-orientali ed asiatici. Le legioni romane, guidate dall’insegne dell’aquila,  il simbolo di Anshar/Ninurta/Saturno si spingeranno sino al Singkiang cinese.[15] In Italia la tradizione sopravviverà al crollo dell’Impero Romano grazie all’opera di san Benedetto e dei suoi monaci, per cui Réné Guénon potrà affermare che “ da Pitagora a Virgilio e da Virgilio a Dante,la catena della tradizione non fu senza dubbio rotta sulla terra d’Italia “.[16]

In conclusione del presente scritto, possiamo riassumere alcuni punti  :

  • A partire dal Diluvio, almeno due furono le presenze di Maestri/Dei in Italia

  • La prima subito dopo il Diluvio con l’arrivo di Anshar/Ninurta/Saturno, il quale fondò 12 città ed insegnò l’agricoltura

  • La seconda a seguito della diaspora  sumera, dunque a partire dal II Millennio A. C., attraverso il legame Hurriti/Ittiti, probabilmente sotto il controllo di Ishkur/Tessup/Tessub

  • A seguito di tali arrivi, un centro di conoscenza denominato inizialmente Rasna/Etruschi si sviluppò in Italia, cui seguì la nascita dell’impero romano.

                                                                        [Carrara, Gennaio 2008   Copyright Dr Maurizio Martinelli  2008]


[1] René Guénon, Il re del mondo, Adelphi, Milano, 1977, pag. 45

[2] René Guénon, Il re del mondo, Adelphi, Milano, 1977, pag. 45

[3] George Ivanovic Gurdjeff, Incontri con uomini straordinari, Adelphi, Milano, 1977,  pag. 20, introduzione

[4] George Ivanovic Gurdjeff, Incontri con uomini straordinari, Adelphi, Milano, 1977,   pagg. 64-65

[5] Per la conoscenza dei Hurriti, fondamentale l’opera di M. Salvini, La civiltà dei Hurriti, Macchiaroli Editore, Napoli, 2000

[6] Secondo Z. Sitchin, il nome del lago significa “ lake of the tin stones “,Z. Sitchin, The lost realms, Avon Books, New York, 1990, pag. 237

[7] Secondo Z. Sitchin, si trattava di TIN city, “ Our suggestion that Anaku in the place’s name stems from the Mesopotamian term which meant tin as the metal granted by the Annunaki invokes a direct link between Tiahuanaco and Lake Titicaca and the ancient Near Est”, The lost realms, Avon Books, New York,1990  pag. 243. E’ doveroso ricordare che intorno al 1958, il Comandante Costantino Cattoi, e  l’antropologo statunitense George Hunt Williamson, elaborarono la teoria che la civiltà di Tiahuanaco avesse un’origine Atlantidea-Tirrenica, da cui l’etimologia proposta, TI-APUANA-CO, inglobava il nome delle Alpi Apuane nel nome appunto Tiahuanaco.

[8] Z. Sitchin spiega in dettaglio sia l’etimologia dei nomi dei luoghi che quella delle persone nel capitolo “ A land of which the ingots came”, Z. Sitchin, The lost realms, Avon Books, 1990

[9] Le ricerche sono state effettuate dal Prof. Alberto Piazza e colleghi sul genoma di campioni di persone originarie delle cittadine toscane di Murlo, Volterra e della valle del Casentino. Il codice genetico degli "etruschi contemporanei" è stato messo a confronto con quello di 1264 uomini provenienti dalla stessa Toscana, dal Nord Italia, dai Balcani del sud, da Sicilia e Sardegna, da Lemnos e dall'Anatolia."I campioni di Dna provenienti da Murlo e Volterra - spiega Piazza - sono correlati molto più a quelli dei popoli orientali che non a quelli degli altri abitanti della penisola. “

[10] Carlo Forin, “ Antares, dagli Dei di Babele alle lingue d'Europa” Collecta, Vittorio Veneto

[11] Giorgio Copiz ha pubblicato a proprio spese il volume “ Dagli Appennini ad Atlantide “. Un piccolo estratto si può ricavare dall’intervista riportata in Le città cosmiche del Lazio di Gianluigi Proia e Luigi Cozzi da Mystero n.33 di febbraio 2003 Mondo Ignoto Srl, sito Web, www.circei.it 

[12] Z. Sitchin,, The wars of God s and Men , Avon Books, New York, 1985, pagg. 123-125

[13] I cinque libri de le Antichità di Beroso, sacerdote caldeo, con il commento di Giovanni Annio di Viterbo, in Venezia, per Baldissera Constantini, 1550

[14] Carlo Forin, “ Antares, dagli Dei di Babele alle lingue d'Europa” Collecta, Vittorio Veneto, pag. 13

[15] Jurgis Baltrusaitis, Arte sumera, arte romanica, Adelphi, Milano, 2006, spiega a pag. 64 il legame tra l’aquila e Ninurta. Il brillante lavoro dell’erudito lituano spiega i passaggi culturali dalla Mesopotamia all’Europa, corroborando la tesi di Sumer come Centro iniziale di Conoscenza post-Diluvio

[16] René Guénon, "L’esoterismo di Dante “, Atanor, Roma, 1990, pag.. 17

 

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