Carlo Maciacchini
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Carlo Maciacchini, architetto comacino del XIX secolo?

a cura di duepassinelmistero-Avvertenze
 

Si trova scritto anche Maciachini, con una sola 'c', tanto che sulla sua tomba così è scritto, effettivamente.

Perchè questo architetto ottocentesco ha destato in noi tanta curiosità? Dopotutto i nostri studi sul simbolismo sono diretti in preponderanza  verso epoche di molto precedenti.Eppure questo personaggio -dal momento in cui il gentile Simone (nel suo articolo) lo ha portato alla nostra attenzione, ha solleticato la nostra curiosità di conoscerlo meglio, spronandoci a  'riannodare' quei fili che permettono di ricomporre una 'trama' ,storica e logica, nella nostra Ricerca sui Maestri Comacini.

Cosa c'entrano loro, i vecchi 'volponi', quegli abilissimi costruttori medievali, a cui la pietra obbediva come fosse liquida, provenienti dall'abisso dei secoli, con questo 'moderno' architetto?

C'entrano! E cercheremo di dimostrare sinteticamente quali sono i punti di questa ipotesi.

a) La provenienza. Egli nacque il 2 aprile 1818 a Induno Olona (VA), zona che fa parte del 'comprensorio' originario dei Magistri.Ed è a Varese che torna per fare l'ultimo respiro(1899), com'era antica consuetudine per i Maestri Comacini.

b) Lo stile, che non si può disgiungere da quello dei suoi 'antenati' conterranei, che sicuramente conosceva e di cui apprezzava l'abilità, la duttilità, la malleabilità e la professionalità.Uno stile che la critica definisce 'eclettico' e che aveva nell'anima, amato e ammirato chissà quante volte negli edifici eretti dagli artisti comacini e che riproponeva nelle sue stesse opere.Uno stile che si muove tra il romanico e il gotico, ma con influssi orientali,che dimostra di saper fondere abilmente nel proprio mestiere, tanto che lavorò alla costruzione di una chiesa di culto non cristiano (quella serbo-ortodossa di San Spiridione a Trieste), e non disdegnando l'utilizzo della pianta a croce greca anche per altre commissioni (non tanto comune nelle chiese cristiane cattoliche). 

c) L'impiego di simboli che i Comacini stessi usavano nelle loro realizzazioni.E' uno dei punti più facilmente criticabili,lo riconosciamo,e anche quello più 'spinoso' perchè si presta a svariate interpretazioni,teorizzazioni/speculazioni,ma va detto che Maciachini, nelle ristrutturazioni, a volte lasciava quanto trovava di più antiche opere, altre volte rifaceva ma sempre in base a quanto i documenti indicavano o di suo 'estro' (che per un artista è tutto il condensato della propria esperienza umana,personale e professionale).Non abbiamo un censimento,al momento in cui scriviamo, di tutte le sue opere.Ma in quelle che restaurò,sappiamo che prestarono la loro opera i Magistri Comacini. Possiamo solo considerarne alcune, come quella di San Marco di Milano, restaurata dall'architetto varesino nel 1871(originale risale al XII sec.), che lasciò alcune parti primitive: il portale a tutto sesto in marmo con architrave, una galleria di archetti gotici, il rosone e tre statue di santi attribuite al Maestro di Viboldone (quest'ultimo -secondo la critica- era un maestro Campionese, Comacino dunque).Anche quella di S.Maria del Carmine, sempre a Milano, restaurata da Maciachini, ebbe come direttore dei lavori, nel 1449, Pietro Antonio Solari, della 'gloriosa' stirpe dei Solari, Maestri Comacini.

d) Ma la 'prova' che ci sostiene in questa teoria, è stata quella fornitaci dal prof. Giuseppe Merzario, nella sua poderosa biografia sui Maestri Comacini(1). A pagina 157/158 del II° volume, egli scrive "Architetti, nello stretto senso della parola, del territorio di Como o finittimo, che siansi elevati ad alta sfera in quest'ultimo scorcio di tempo(2), possiamo citarne cinque[...] Carlo Maciacchini, da Induno Olona, che deve la sua educazione e riuscita nell'arte a se stesso, cioè all'ingegno naturale e a una volontà tenace quale riscontrasi in parecchi dell'agro comacino. Incominciò a lavorare nel paesello natale in botteghe di ebanisti, e superando i maestri giunse a scolpire i grandiosi capitelli in stile corintio che sono ammirati nella chiesa di Bodio, e a compiere gli stupendi pergami del tempio di S.Vittore di Varese, lasciati non finiti sul principio del 1700 da Bernardino Castelli, varesino, uno dei più eccellenti maestri dell'intaglio e intarsio in legno. Allora il Maciacchini lascia i fioriti colli del suo villaggio e i suoi parenti; va a Milano e frequenta le lezioni dell'Accademia (di Brera,n.d.r.); avanzatosi in età e cognizioni, accresce le dimensioni de' suoi lavori ed entra a dar saggio, e presto a far sfoggio, del suo ingegno fecondo ed eletto nelle stanze, nei gabinetti, nelle sale di doviziosi signori lombardi; nei teatri, nelle chiese, nella reggia, un po' dappertutto.Qual ebanista e decoratore ricercatissimo, e lodatissimo, sale su poi fino a divenire architetto e ad emulare nel disegno geometrico, prospettico ed ornamentale, i migliori.  Nell'anno 1859 venne invitato a comporre il disegno di una chiesa per la comunità Slavo-Illirica di Trieste(San Spiridione, n.d.r.),che riescì a meraviglia. Allora, dopo lunghe e fiere discussioni, fu prescelto il disegno del Maciacchini per il Cimitero Monumentale di Milano, apertosi nel 1866 su di una superficie di 20 ettari, recinto da colonnati, di aspetto severo e imponente, in uno stile lombardo-moresco, quale talvolta arieggiò anche il Pellegrini che, malgrado le critiche e forse le pecche, è uno dei più maestosi e solenni di tutta Italia.Si adoperò anche intorno alla volta centrale e alla cupola del Duomo di Pavia, che trasse, dopo quasi 400 anni di lavori sospesi, felicemente a compimento".

Quale più significativa 'sinfonia' poteva donarci il Merzario, per indurci a capire che questo personaggio era uno degli ultimi 'Magistri Comacini'?

Rapporti con la Massoneria?

Appurato, almeno stando ai dati preliminari fin qui raccolti, che Carlo Maciacchini dovesse derivare da quella gloriosa stirpe di Maestri Muratori, i Maestri delle Pietre, ci si pone dinanzi un successivo interrogativo, a titolo di conoscenza e di passione per questa Ricerca. Abbiamo appreso, in un'apposita sezione, quali fossero le attinenze dei Comacini con la Massoneria in epoca medievale. Ufficialmente, essa nacque nel XVIII secolo, lo si sa, ma è una concezione artificiosa e riduttiva, poichè la Massoneria operativa si formò in tempi antecedenti ad opera di Confraternite di Muratori e, come abbiamo visto, propriamente Comacini.

Nel periodo in cui nacque e e si sviluppò l'Arte di Maciachini, si assistette ad un proliferare di associazioni massoniche, società segrete, etc. E' quasi impossibile che, nell'ambiente professionale, non fosse venuto a contatto con qualcuno dei gruppi operanti sul territorio lombardo o extralombardo.Per di più se si aggiunge che il Crematorio del Cimitero Monumentale di Milano, realizzato dal Maciachini stesso, fu voluto e finanziato proprio dalla Massoneria ( è noto ufficialmente). Poteva egli ignorarlo, dato che erano i suoi committenti? Quali furono i suoi rapporti con la stessa, oltre il lavoro? Gli ideali di rinnovamento interiore ed esteriore propugnati dalla Massoneria del tempo, l'ideale di un Uomo universale(libertà-uguaglianza-fraternità),  condensato forse in quel sigillo così ossessivamente riprodotto, in tutte le salse, non solo al Monumentale ma in molte altre sue opere, incisero sulla sua maniera di interpretare e comunicare l'Arte, già proiettata in modo naturale verso le vette più sublimi dell'Intelletto umano.E' possibile, non certo, non disponendo di dati concreti, ma teorizzabile.

Pare di capire che Maciachini andasse oltre gli schemi convenzionali,si sentisse libero,nel Pensiero e nell'Azione,ma unito all' Anima degli antichi Costruttori suoi Maestri, dei quali aveva compreso e assorbito l'Ideale Universale, osservando le loro opere, veri e propri ponti di pietra tra la terra e il cielo.Probabilmente non conformato ad un rigido credo religioso, era aperto alla pluralità, derivante da una Cultura profonda, e che nella sua professione significava saper estrinsecare un valore concettuale tanto per il cattolico, che per l'ortodosso, che per l'Ebreo e a chi gli commissionava un'Opera architettonica. Non si spiegherebbe, altrimenti, come mai egli scelse -quasi come filo conduttore- pentacoli, Stelle di Davide, Nodi di Salomone, Triskel, Swastiche, intrecci di ogni genere (e sappiamo come questi erano 'cari' ai Comacini che, dal periodo Longobardo, per non dire gallo-romano, non smisero mai di utilizzarli).

Egli cercava di trasmetterci la sua carica artistica non disdegnando di stuzzicarci con dettagli che non avrebbero mancato di interessare il lettore attento al particolare. Perchè? 

Note:

1)- G. Merzario "I Maestri Comacini -Storia Artistica di Milleduecento anni (600-1800)" - Amiedi Milano

1)-Il Merzario pubblicò la sua opera nel 1893, dunque in quel tempo Maciacchini era suo contemporaneo.

Carlo Maciachini morì a Varese il 10 giugno 1899; è sepolto al Monumentale di Milano, all'ingresso della Galleria AB inferiore di ponente.

    


Vedremo altri simbolismi nella sezione dedicata al

Monumentale di Milano.

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