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                                         Zadar e i suoi luoghi più belli     

                                                           Testi e foto di duepassinelmistero

                                                     

                                             

Introduzione

Anzitutto decidiamo come chiamare la città dalmata in oggetto:Zara all'italiana o Zadar com'è in lingua croata? Optiamo per la seconda, anche se forse ci 'scapperà' qualche volta la prima.

Zadar è la quinta città dalmata croata per importanza; abitata dagli Illiri fin dall' VIII sec. a. C., importante centro liburnico tra il VII e il VI sec., venne conquistata dai Romani attorno al II sec. a.C., e diventò importantissima per costoro, che vi eressero un maestoso Foro e un tempio per la triade capitolina. Seguono fasi storiche che sarebbe impossibile descrivere. Divenne sede dell'arcidiocesi dal 1100 ma siccome nell'alto Medioevo la città era la sede della Dalmazia bizantina, il ruolo di sede ecclesiastica principale del Regno croato fu assolto da Nin (di cui abbiamo parlato nella sezione precedente).

Nel 1202 vi passò la scriteriata IV crociata, in cui le truppe cristiane, giunte a Venezia senza avere il denaro sufficiente per pagare le navi che la città aveva allestito per il trasporto in Terrasanta (su richiesta dei crociati), strinsero un patto con il doge Enrico Dandolo, impegnandosi -in cambio delle navi- a sottomettere Zadar che si era posta sotto la protezione del re d'Ungheria. Giunti qui, si scatenò una carneficina assurda, che nulla aveva a che fare con lo spirito della crociata (se ne dobbiamo vedere uno) che era quello di conquistare i territori di Gerusalemme. La città venne distrutta e gli abitanti scampati vennero espulsi o fuggirono. In seguito il papa stesso deprecò tale conquista da parte delle truppe crociate cristiane e scomunicò Venezia. Mentre i crociati -andati a conquistare Bisanzio - si erano allontanati, gli zaratini con l'aiuto delle galere inviate dal papa e quello dei Templari, che qui a Zadar avevano una Mansione (non sappiamo se istituita prima o in seguito ai crudi episodi del 1202), espugnarono il castello del Malconsiglio che i crociati avevano eretto sull'isola del Lazzaretto e si ripresero la loro città, acutamente rafforzando il controllo sulle isole, grazie all'aiuto del conte di Šibenik, rendendo più difficile la navigazione per eventuali aggressori (fonte informazione).

Pare che proprio i Templari contribuirono alla ricostruzione di Zadar e possiamo trovarne una traccia nelle forme della chiesa di san Donato, molto simile ad altre dell'Ordine (esempio quella di Vera Cruz a Segovia in Spagna e di Tomar in Portogallo) e di cui parleremo più avanti. Manca però una documentazione specifica in merito. Nell'opera "Prospetto cronologico della storia della Dalmazia: con riguardo alle provincie slave contermini", (pubblicato da Tip. Fratelli Battara, 1863, originale disponibile presso la la University of Michigan ma digitalizzato in google.books dal 2006), abbiamo trovato che i Templari avevano una Casa a Zara (oltre che a Senj, a Spalato e nell'isola di Curzola, oggi Korkula davanti a Dubrovnik), oltre che avere naturalmente in possesso la fortezza di Vrana (nota in antico come Aurana o Aurazona), situata a pochi chilometri da Zadar. Dunque la loro presenza era molto attiva su tutta la costa dalmata, com'è ovvio vista la posizione geografica che essa riveste.

Premessa

Premettiamo che ci eravamo preventivamente documentati su cosa vedere, i monumenti più importanti da non perdere, l'ubicazione delle 'Porte', insomma quello che tutti noi facciamo prima di partire per una destinazione che offre aspetti culturali degni di attenzione. Ma è quasi scontato ormai, almeno per noi, sconfinare in una serie di 'incontri' con quei monumenti di cui la guida non dice mai tutto, anzi a volte -chissà perchè- ne riceviamo un'impressione totalmente diversa dal reale. E' per questo che è fondamentale recarsi sul posto scevri dai condizionamenti e prepararsi ad 'esplorare' una città (o almeno la fetta di essa che si ha la possibilità di visitare). L'impatto visivo con Zara lo abbiamo avuto arrivandovi nel caos cittadino della periferia il primo giorno, un incubo. Non la conoscevamo e non sapevamo che tutta la sua parte storica invece, essendo una penisola, si protende nel mare ed è totalmente pedonale! Il secondo impatto visivo lo abbiamo ricavato da Bibinje, dove soggiornavamo, che le sta proprio di fronte, qualche chilometro a sud. Dal lungomare di Bibinje imparammo poi a riconoscere la sagoma del san Donato e il campanile della cattedrale, addirittura. Ma fu il terzo impatto visivo a determinare il 'feeling' tra noi e l'anima di Zadar. Trovato senza problemi il posteggio per l'auto, in uno dei numerosi parcheggi lungo gli 'obala' (lungomare), fuori dalle mura, con una cartina alla mano chiaramente di supporto, abbiamo optato per l'ingresso orientale.

Itinerario di visita

In tal modo abbiamo potuto attraversare l'intera penisola dai bastioni veneziani entrando dalla Porta di terraferma, foto sopra, (Kopnena vrata, in croato), di Michele Sanmicheli, che era l'unico accesso alla città dalla terraferma, appunto, dotata di un ponte levatoio. E' il monumento in stile tardo-rinascimentale più importante della città e reca un leone di San Marco al centro, retaggio della dominazione della Serenissima. Prima di tale scenografica porta, ne abbiamo incontrato una 'minore' (n.3 nella foto sotto), una corta galleria con arco a tutto sesto, al margine inferiore della quale c'è uno stemma (4). Interessanti i bastioni Grimani che racchiudono un giardino quasi 'pensile'; lungo la passeggiata tra la vegetazione si incontrano lapidi con alcune epigrafi e simboli interessanti, c'è anche un pozzo al centro di uno spalto, in cui abbiamo notato un 'tris' (centro sacro?)sul pavimento (2). Nei pressi vi sono scavi in corso (6), perchè sotto la città si celano ancora molti segreti che non conosciamo. La Petra Zoranića, cioè una colonna corinzia di epoca romana(7), qui trasferita dall'area originaria del Foro, precede di pochi metri la chiesa di San Simeone, di antichissima origine (V sec.d.C.) e rimaneggiata nei secoli, ma dall'aspetto cinquecentesco, oggi. Il bel campanile(8) svetta alto e se si vuole entrare nell'edificio si badi ad avere un abbigliamento assai succinto, poichè il severo custode vieta l'ingresso se le gonne superano di un centimetro il ginocchio! All'interno però merita sicuramente il sarcofago del 1380 contenente le reliquie del santo, portate qui nel XVII sec. Questo manufatto fu voluto da Elisabetta Kotromanić, moglie del re d'Ungheria Luigi I d'Angiò (infatti su uno dei rilievi si vede l'incoronazione del re a Zara) e venne realizzato dall'orefice Francesco da Milano. Non si può fotografare in alcun modo in questa chiesa, peccato. San Simone è il terzo patrono di Zadar; gli altri sono San Crisogono, il più antico e importante, che è il simbolo della città, ritratto a cavallo su edifici e formelle sparse un po' ovunque (foto1). Gli altri due patroni sono sant'Anastasia, cui è dedicata la cattedrale, e san Zoilo.

                                                                              (clicca e ingrandisci)

Rimanendo in zona e portandosi verso sinistra, ci si ritrova in un'ampia piazza, denominata dei Cinque Pozzi (trg Pet Bunara), per via della presenza di cinque vere da pozzo ottagonali(2), in sequenza verticale, facenti parti di una cisterna del XVI secolo. La zona era in uso nel medieovo, come testimonia l'unica torre (pentagonale) di quel periodo rimasta in loco (1), la Babja kula, recante uno stemma(3), sul davanti, con tre torri (forse tante ve n'erano?).

                                                                            

Mentre si riprende il cammino, si può scegliere qualunque via da percorrere; alla nostra sinistra si incontrerà la chiesa di San Domenico (Sv. Dominik) che è del XIII sec. ma non ha più quelle forme (molto imponente), quella di San Michele(2) (Sv.Mihovil), caratterizzata da una stupenda lunetta(1) in cui 'campeggia' un San Michele intento alla pesatura delle anime (o psicostasia), pratica mutuata dal lontano Egitto e trasposta in chiave cristiana su alcuni edifici cattolici come questo. Dentro si svolgeva la S. Messa e non è stato possibile entrare.

                

Giunti nella piazza del Popolo(1) (Narodni Trg), ci ritroviamo in un ampio spazio aperto, la Platea magna medievale, molto frequentato dalle gente e tradizionalmente fulcro della vita pubblica zaratina. Vi prospettano diversi begli edifici: La Loggia della Città, XVI sec. di M.Sanmicheli, il Palazzo Ghirardini (1400), il Palazzo della Gran Guardia (1), del Sanimicheli, eretto nel 1562, con una Torre dell'Orologio e, inferiormente, due fori nei quali venivano collocati i cannoni. Meno armonioso tra questi è il bianco edificio costruito sotto il governo dell'Italia fascista degli anni '30 del XX secolo, che è stato adibito a Municipio. Una particolare attenzione la vogliamo consigliare a coloro che si troveranno in questa piazza. Al numero 2 nella foto sotto, dove vedete quelle tende bianche da bar, si trova il caffè Lovro: entrate e chiedete di visitare la chiesa più antica della piazza, vi faranno entrare senza alcun problema. Dall'interno del locale stesso si può vedere ciò che si conserva dell'aula della chiesa! Si tratta della chiesetta di San Lorenzo (Sv. Lovro), dell'XI secolo, che procede fino alla Gran Guardia. Doveva essere importante poichè ancora oggi si apprezzano ricche decorazioni sulle rimanenti colonne e sui capitelli (3-4-5-6). Stride certamente con il clangore del locale, con i tavolini imbanditi, ma sa mantenersi raccolta, e quando si è qui dentro sembra che tutto sfumi, si respira un'atmosfera veramente antica e particolare. Da vedere!

                                                                                

Procedendo tra le vie, senza per forza porsi una meta (si sa che si raggiungerà comunque e sempre il 'centro sacro' di Zadar: il Foro con i suoi edifici più importanti di oggi) ma avendo tempo di assaporare ogni angolo con dovizia di particolari, dove il tempo e i restauri non abbiano stravolto proprio ogni traccia passata, si possono incontrare anche punti nascosti dov'è  'ammucchiata' letteralmente una serie infinita di antichi reperti litici (frammenti di colonne, palle di cannone, mensole, capitelli romani...), foto 3. Mistero. Nei pressi due importantissimi luoghi: la chiesa di san Crisogono (Sv.Krševan) la piazza del Mercato. La prima è una chiesa conventuale benedettina, consacrata nel 1175 e mantiene ancora oggi l'aspetto romanico, soprattutto nella sua bellissima parte absidale (tipicamente 'lombarda' o Comacina!). Eleganti colonne  ritorte percorrono il lato visibile dalla strada e le absidi (1-2 nella foto sotto), mentre la facciata (4) andrebbe ripulita!. L'abbiamo trovata chiusa ogni volta che ci siamo tornati.

                                                                                 

L'area del Mercato attuale si trova vicina all'antica cappella di san Rocco e alla porta omonima che conduce al mare, dove nel medioevo c'erano molte botteghe di oreficeria, ramo molto fiorente a quell'epoca a Zadar. La piazza ha subito gravissimi danneggiamenti durante la Seconda Guerra Mondiale. Restano frammenti di edifici storici, come parti del muro merlato del Palazzo Pasini (4-6), Da un lato vi sorgeva la chiesa di Santa Maria Maggiore, paleocristiana, molto importante nel medioevo perchè custodiva le reliquie di San Simeone e di San Zoilo; nel 1570 venne abbattuta per far posto ai bastioni rinascimentali (il pentagonale Bastion Moro). Ci fu un tentativo di ricostruzione barocca di una chiesa dedicata a S.Simeone mai portato però a termine e ciò che rimane è visibile nella foto 1 e 2. Nell'animatissima viuzza che costeggia a sinistra l'area del mercato (5), si intravvede il retro dell'interessantissima chiesa di sant'Andrea e san Pietro il Vecchio (3) (Sv.Andrija i Sv.Petar Stari).

                                                                                                    

Si tratta di una chiesa romanica antichissima (era un oratorio cristiano del V secolo), a una navata, con una facciata sobria (1) recante un rosone con una croce, al cui centro vi è una rosa (3); superiormente un campanile a vela a due battenti che è privo di campane. Siamo entrati esitanti: l'aula è adibita ad una esposizione di quadri ed altri oggetti. Chiedendo però alla gentile signora al banco se si potesse vedere il 'retro', poichè avevamo individuato colonne e vani dietro le sue spalle, ha acconsentito e abbiamo potuto fare 'due passi' nel mistero di questa singolare costruzione, mai vista prima e descritta superficialmente sulle guide classiche. Per fortuna siamo entrati quel giorno;quando vi siamo ripassati nei giorni seguenti, era chiusa (in pieno giorno). La prima parte, cioè la chiesa di S.Andrea, è costituita da una semplice aula a mattoncini, con elemeni di reimpiego da edifici precedenti(4), con un paio di finestre solo sul lato sinistro; vi ha sede la galleria di oggetti. La particolarità sta nel fatto che attraversando l'abside, si accede ad un'altra chiesa, molto interessante e a due brevi navate, che è la chiesa di san Pietro Vecchio, del primo medioevo.

                                                                                                      

Questa seconda chiesa che si continua nella prima, presenta due navate e due profonde absidi (1); sei archi cruciferi sormontano le navatelle. L'aspetto è sconcertante: sembra di trovarsi in un posto arcano, remotissimo, le sue dimensioni sono esigue eppure doveva essere veramente importante perchè vi sono dei lacerti di affreschi sopra le volte a crociera (2-6-7-8); i capitelli di alcune colonne sono lavorati con sculture simboliche (3). Vi sono nicchie, come alla foto n. 5, in cui sono riposti dei blocchi con iscrizioni latine; una nicchia più alta e stretta (4) sembra invece aver accolto un reliquiario, una statua votiva? Mistero. Non abbiamo trovato ulteriori informazioni nemmeno in loco.

                                                                                   

Sulla prima colonna c'è uno strano petroglifo raffigurante una lunga croce e numerose lettere (indecifrabili) sono attorno (1). Purtroppo le immagini non sono uscite molto bene, a causa dell'oscurità dell'ambiente e,non volendo approfittare troppo della disponibilità ricevuta, non si voleva arrecare disturbo usando i flashes. L'ambiente ha -paradossalmente- più punti luce di quello che lo precede, cioè la chiesa di S.Andrea (2). Chi ha tracciato queste incisioni? Quando e perchè? Cosa significano? La chiesetta è usata anche come temporaneo 'ripostiglio'...( 3).

                                                                                   

Pensiamo che queste immagini siano un'anteprima assoluta per i nostri lettori amanti del mistero. E se qualcuno avesse delle notizie integrative, se in essa abbiano potuto avere una parte di storia i Templari, ci piacerebbe conoscere la documentazione disponibile.

Procedendo in direzione retta, nel giro di due -trecento metri si raggiungerà una delle zone più importanti di Zadar, quella dell'antico Foro romano, in cui sorgono da tempi immemorabili gli edifici sacri più importanti.

                                                                                               

Questo perchè dai templi 'pagani', si continuò a costruire o ricostruire in senso cristiano successivamente. Da una situazione drammatica come quella dei bombardamenti della II Guerra Mondiale, emerse dal passato qualcosa di eccezionale: l'intero selciato originale del Foro, che si apprezza tutt'oggi. L'area è meravigliosa: da un lato il mare, dal quale è separata dalla strada; un bellissimo viale di accesso (che consigliamo di percorrere portandosi sul lungomare e ritornando al centro della piazza) fiancheggiato da cippi conduce alla zona dove sono raccolti numerosi reperti dell'epoca romana, sarcofagi, frammenti di colonne e capitelli, perimetri murari (e ancora si sta continuando a scavare). Sullo sfondo la magnifica mole della chiesa circolare di san Donato (sotto), Sv. Donat in croato, il simbolo di Zadar! Dietro c'è il campanile della cattedrale di S.Anastasia (Sv. Stošija), la cui facciata non si vede assolutamente da questa posizione (bisogna aggirare l'isolato e portarsi sul lato opposto). Da qui si scorge soltanto la sua parte absidale. Sul lato sinistro del S.Donato, è immediatamente addossato l'edificio del Palazzo dell'arcivescovado.

Un tempo il mercato si svolgeva qui, ma dopo la distruzione della guerra si trasferì dove abbiamo già detto. In un'area abbastanza circoscritta si trovano diversi edifici di culto, oltre a queste due chiese:la chiesa ortodossa di Sant'Elia (1773), il cui campanile svetta ben visibile, e la chiesa di Santa Maria (Sv.Marija), fondata nel Mille con annesso convento delle benedettine, ma con forme attuali tardo-rinascimentali. Nei locali attigui è allestito il Museo d'arte sacra più importante di tutta la Croazia. Di fronte al S. Donato c'è invece l'imponente e moderno edificio del Museo Archeologico (purtroppo chiuso nel periodo in cui siamo stati noi).

                                                                                   

Nella parte occidentale del Foro, in sopraelevazione, si trovava il campidoglio, e al centro i Romani vi avevano eretto un tempio dedicato alla triade imperiale: Giove, Giunone, Minerva, composto da sei colonne scanalate di cui una l'abbiamo incontrata all'inizio del nostro itinerario, la Petra Zoranića, ricordate? Una colonna è ancora in piedi (5), e le è stata addossata una singolare lapide (1). Dell'antico tempio rimangono basi e segmenti decorativi (2-3-4); un violento terremoto nel VI sec. d.C. lo distrusse insieme a tutto il nucleo storico di epoca classica. Il materiale recuperabile servì nel Medioevo per i nuovi edifici. 

                                                                                   

Non per nulla, osservando la base del San Donato, ci accorgiamo che vi sono pezzi di colonne, mura, tondelli in pietra, ornamentazioni varie senza alcuna distinzione:tutto servì per riempire la base! Sconcertante davvero. Quanti millenni sono contenuti nel S.Donato! Forse tutta la potenza della sacra pietra antica si è voluta gettare nelle sue pareti affinchè si impregnasse per sempre di quel mistero che è il divino. Oltre che all'epoca romana, gli studiosi individuano nell'edificio influssi bizantini e franchi e, al loro periodo (IX sec.), viene ascritta la cappella privata originariamente esistente, del vescovo Donato, donde il mutuato nome. Ci si interroga sulla sua forma, chiaramente: troppo simile ad alcune costruzioni alto-medievali (San Vitale di Ravenna, Cappella Palatina di Aquisgrana,etc.), ma anche medievali legate ai Crociati (Templari) che volevano emulare il Santo Sepolcro di Cristo a Gerusalemme. Particolarissima però, questa architettura del san Donato, con tre absidi ad archi ciechi. Abbiamo ammirato 'in lungo e in largo' questo edificio enigmatico, forse Templare, certamente troppo affascinante. Proponiamo una serie di immagini riprese da ogni sua angolazione (da vicino, nei punti meno visitati) e nel generale.

                                                                                    

La visita all'interno prevede un biglietto del costo di 15 Kune (circa due euro). Entrando si è pervasi da un misto di curiosità e di suggestione. Tra i blocchi reimpiegati emergono epigrafi romane (9), volti misteriosi (2), croci cristiane (12) come a riconsacrare qualcosa di profondamente radicato nel tempo. La penombra è alternata a zone in piena luce. Il vano principale ha un'altezza di 26 metri ed è circondato da massicci pilastri e colonne; un deambulatorio lo aggira completamente anche se, ci è parso, in modo irregolare. Una scala conduce al piano superiore, dove si ripete la disposizione circolare delle colonne e il deambulatorio (in alcuni punti interdetto per questioni di sicurezza). Misticismo trionfante. Sembra che l'edificio possa crollare da un momento all'altro ma in realtà è più solido di quanto si pensi. Deve sostenere secoli di storia di Zadar! Non si svolgono funzioni religiose, ma abbiamo potuto vedere delle persone che -tra le vetuste colonne del tempio -svolgevano degli 'esercizi' (3-6-7), rivolgendosi alla luce. Forse pratiche pseudo-esoteriche? Certamente l'orientamento della chiesa non è stato casuale, così come la posizione delle finestre in forma di croce (1) (ne ha tre di fila sul lato orientale), e altre dalle quali - stando al secondo livello dell'edificio- si vedono dei punti ancor oggi 'peculiari': il mare (4) e il campanile di S.Anastasia (8). L'ottima acustica dà luogo ad importanti eventi concertistici.

                                                                                     

Guardando in alto, si nota la copertura lignea del soffitto .Dall'esterno, la chiesa mostra un tamburo cilindrico superiormente.

                                                                                     

La vicina cattedrale di S.Anastasia venne fondata come basilica cristiana dai Bizantini nel IX sec. ma esisteva già una chiesa paleocristiana in loco, come testimoniano i mosaici rinvenuti sotto l'attuale sacrestia, raffiguranti due cervi che si abbeverano ad una sorgente. Rifatta e completata nel 1200, ampliandola, è oggi ritenuta la più grande cattedrale della Dalmazia (ricorderemo che a Nin abbiamo visto la più piccola!). La facciata, molto armoniosa, presenta un'architettura che conosciamo bene: i tre portali (1) sono nello stile 'comacino' , strombati riccamente con lunette simboliche (4-5); quella di sinistra raffigura l'agnello crucifero come quella di destra ma i soggetti risultano invertiti e speculari. Singolari gli altri due finti portali interposti tra gli ingressi. Le gallerie cieche superiori (3), corredate di colonnine, appartengono agli stili decorativi (oltre che lombardi) toscani (Pisa e Lucca). Due splendidi rosoni completano l'armoniosa facciata: uno, più piccolo e gotico, sopra e l'altro, più grande e romanico, sotto di questo. Due rosoni in facciata appaiati sono una caratteristica anche della cattedrale di Sebenico. Il campanile (6), altamente scenografico, venne realizzato nel XV sec. ma risale al XIX sec. la sua porzione superiore; la facciata laterale che prospetta sull'animato corso è da notare per la composizione di aperture (esafore e quadrifore) e due 'oculi' aperti nella porzione terminale. In genere questi 'occhi' avevano, nelle chiese medievali, una funzione 'astronomica', legata a particolari fenomeni luminosi (solari o lunari) che si verificavano in date importanti del calendario religioso o per la fondazione della chiesa. Attualmente da qui è improbabile possa penetrare un fascio di luce utile a determinarne, in quanto sorgono moderni edifici, dirimpetto.

                                                                                       

 

L'interno della cattedrale (1-3) è a tre navate; oltre a preziosi capolavori, conserva il battistero più antico della città (VI secolo) ma è stato ricostruito dopo la II guerra mondiale. La cappella di Sant'Anastasia, collocata nell'abside sinistro, conserva un piccolo sarcofago (2) con le sue reliquie, al di sotto della quale sono visibili i resti dei paramenti murari più antichi. La cripta (XII sec.) è a tre navate ma non l'abbiamo mai trovata aperta.

                                                                                        

Proseguendo il nostro 'tour' verso ovest incontriamo il convento e la chiesa di san Francesco(1280). Avrebbe un cancello ma l'abbiamo trovato chiuso.  Per accedere si deve aggirarla tra viuzze 'minori' giungendo all'ingresso dalla parte del chiostro, in stile rinascimentale. Oltre alle importanti opere d'arte qui conservate (si accede con un biglietto del costo di 15 Kune, circa due euro), la sagrestia riveste un luogo di importanza particolare per gli zaratini in quanto nel 1358 vi fu firmato il Trattato di Pace tra la Repubblica di Venezia e il re croato-ungherese Ludovico I d'Angiò, in cui a quest' ultimo vennero ceduti alcuni territori dalmati.

                                                                                         

Per completare la visita della città è meglio attendere che cali la sera perchè c'è ancora qualcosa di interessante da vedere. Ma è necessario il buio.  I tanti negozi, i locali, i musei, soddisferanno nel frattempo ogni esigenza. Senza contare che in qualsiasi momento si può uscire dal centro storico e imboccare il lungomare che, essendo Zadar una penisola, la circonda su tre lati. Un lungomare che tra l'altro è definito tra i più belli del mondo, con palme e notevoli imbarcazioni al porto. Quando cala il buio, un salto sul lungomare Istarska Obala (dalla parte opposta a dove siamo entrati, 2) è d'obbligo, per vedere il moderno organo luminoso (1) accendersi di fantasmagorici colori al moto delle onde del mare. Anche noi come tanta gente vi siamo saliti, sembra di stare sulla pista da ballo di una discoteca. La musica non manca (anche se molto dolce e quasi sussurrata) perchè poco distante, sulla gradinata che scende a mare, un organo marino (Saluto al Sole) realizzato dall'architetto Nikola Bašić in epoche recenti, produce dei suoni, molto particolari. Un sistema di canne incassate nella pavimentazione e appositi sifoni fanno in modo che il moto ondoso che arriva sulla riva venga trasformato in suoni  che si riescono a percepire grazie alle bocche delle canne ad altezza del pavimento. Dicono che il momento migliore per ascoltarli sia l'alba, e pensiamo sia vero. Al tramonto inizia invece ad 'accendersi' l'organo luminoso. Un'attrattiva in più che Zadar offre ai suoi visitatori, che non se ne andranno insoddisfatti.

                                                                                         

 

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