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San Galgano: l'Abbazia e l'Eremo 

Rilievo a cura di Sergio Costanzo e  Vittorio Pez

            

Non è possibile, giungendo a san Galgano, rimanere indifferenti al fascino del luogo. Arroccata sulla collina di Montesiepi, la Rotonda, sembra quasi nascondersi, timida al cospetto della magnificenza della grande abbazia che tutto sovrasta e domina. Il luogo scelto per edificare la grande Abbazia, emana un fascino misterioso che molto pesò sulla scelta dell’Ordine Cistercense.

L’abbazia è stata costruita ed orientata sull’asse Est-Ovest con precisione pressoché perfetta. Riferendoci quindi ai punti cardinali, consideriamo i risultati di un rilievo radiestesico eseguito sulle due costruzioni e su tutta l'area di interesse archeologico ed energetico. Analizzando la planimetria dell'Abbazia, possiamo dire che un primo corso d’acqua sotterraneo proviene da Nord ovvero dalla collina ove è posta la Rotonda ed è ortogonale all’asse della chiesa. 

A circa 40 metri dal fianco sinistro dell’abbazia, si biforca e un ramo passa dirigendosi a Sud-Est, sotto il punto in cui sorgeva l’altare, l’altro prosegue il suo cammino, passa sotto la chiesa e va ad alimentare il pozzo situato nel chiostro. Questo corso d’acqua, che interseca l’abbazia all’altezza del IV ordine di colonne, partendo dall’ingresso, è denominato “Giordano”. Il senso di tale nome è assai chiaro, il fedele che entrava in chiesa per compiere la sua deambulazione, si trovava ad attraversare ad un certo punto una linea ideale, oltre la quale, poteva connettersi direttamente col trascendente. Questa linea rappresentata dal “Giordano”, in molte chiese ed abbazie è contrassegnata da una statua o un dipinto di San Cristoforo che si fa strada fra le acque. Anche se chiaramente ci riferiamo a San Galgano, vi chiedo un piccolo sforzo mnemonico. Non avete notato sul fianco destro delle chiese ed abbazie che avete occasionalmente visitato, la presenza di un pozzo? E non avete notato che è sempre collocato in una posizione precisa rispetto alla lunghezza della chiesa? Caso, fatalità? 

Torniamo a noi, un altro corso d’acqua proviene da Est e piega verso Sud, lambendo le strutture accessorie del complesso monacale. E’ interessante notare che l’andamento del corso d’acqua a Nord dell’abbazia segua con precisione il tracciato del sentiero che conduce alla collina della Rotonda. Ciò avvalora la tesi secondo la quale le attuali vie di comunicazione corrispondano agli antichi percorsi che gli animali nelle zone boschive, prediligevano.

 Ma le vie d’accesso all’abbazia sono due, e la principale, quella che conduce davanti alla facciata ha un orientamento che a tutt’oggi risulta a dir poco bizzarro. Se ci posizioniamo davanti all'Abbazia e ci voltiamo, notiamo che per arrivare qui, abbiamo dovuto compiere una serie di curve e contro curve ad angolo retto, mentre era più facile magari costruire una strada in diagonale che collegasse l’abbazia all’attuale strada statale. Strano davvero dunque, se si considera che è stato tracciato nei campi, senza il minimo impedimento urbano o geomorfologico. 

Il motivo è da ricercarsi nel fatto che l’abbazia era anticamente attraversata da un terzo corso d’acqua che penetrava dall’abside e fuoriusciva dalla porta principale proseguendo esattamente sotto il tracciato dell’attuale via asfaltata. A testimonianza di ciò, di fronte all’abbazia distante circa cento metri, non immediatamente visibile sotto gli alberi della casa colonica, un pozzo in secca rende onore alla memoria dell’acqua. Il pozzo si trova dunque sulla via sterrata che collegava anticamente la Merse all’insediamento di Ciglierese. Strada che seguiva una via d’acqua sotterranea. 

I monaci cistercensi dunque identificarono con esattezza il sito ove identificare l’abbazia, e ne commissionarono l’esecuzione ad un valente architetto, “donnus” Johannes che tenne l’incarico fino al 1227. Non è dato sapere se Johannes progettò realmente l’abbazia. La certezza però che fosse un membro dell’ordine perviene da una considerazione indiretta, infatti l’abbazia risponde in tutto e per tutto ai canoni metrici che i cistercensi erano abituati a rispettare. L'Abbazia abbandonata da tempo e non dedita al culto dal XVII secolo, non presenta particolari connotati energetici.

Rechiamoci ora alla Rotonda, o Eremo di Montesiepi

Affermare che un edificio in pietra possa nascondere segreti e celare misteri, sembra essere una contraddizione in termini. Non esiste al mondo niente di più statico, palese e tangibile di una cappella arroccata da 800 anni in terra di Toscana. Eppure, la maggior parte dei segni che la Rotonda, paziente e silenziosa, tenta giornalmente di comunicare, sono rimasti fino ad oggi nascosti. La Rotonda di Monte Siepi come moltissimi altri edifici coevi, oltre ad assolvere alla funzione religiosa è sicuramente uno scrigno deputato alla preservazione di preziose informazioni. L’apparente semplicità della struttura a pianta circolare, è il risultato di una serie di elucubrazioni sofisticate e complessi calcoli trigonometrici

E’ logico supporre prima del XII secolo l’esistenza di una costruzione preesistente, come è possibile dedurre anche dal toponimo del luogo. Montesiepi, secondo alcuni autori deriverebbe da Mons saeptus, un luogo recintato che conserva all’interno del saeptum, qualcosa da preservare. Sia che la rotonda ricalchi una tipologia costruttiva di età romana, sia che sia stata autonomamente ed appositamente concepita, ricalca lo schema a pianta circolare di origine gerosolimitana che andò diffondendosi in Europa, dopo la prima Crociata. 

Consideriamo che dal 1185, la Rotonda, a differenza dell’abbazia, non ha mai cessato di essere un luogo vitale, frequentato, attivo. Teorizzando dunque che la Rotonda, come tutti gli edifici addetti al culto, fosse stata costruita su un luogo caratterizzato da una elevata energia cosmotellurica, e che vie d’acqua sotterranee o cavità naturali o artificiali fossero presenti per amplificare gli effetti energetici, è stata condotta un’indagine radiestesica

  N.d.r. La pianta della Rotonda:contrassegnato con il numero 2 l'aula con la spada nella roccia;a sinistra,rettangolare,quasi una 'sporgenza', contrassegnata dal numero 1, è la Cappella detta del Lorenzetti per i suoi dipinti presenti all'interno.Si veda dunque nella prossima immagine,degli amici ricercatori,l'ubicazione dei corsi d'acqua identificati dai loro studi in loco.

 10.jpg (169365 byte) (cliccare per ingrandire)

 Il rilievo ha posto in evidenza che due vie d’acqua profonde si intersecano al centro della Rotonda, proprio sotto la spada. Una, dopo essere penetrata sotto l’edificio attraversando la cappella del Lorenzetti si unisce alla seconda che proviene da Ovest. I due canali confluiscono al centro della rotonda in un unico ramo che prosegue in direzione Sud-Est e fuoriesce dall’edificio, per scendere verso l’abbazia. E’ doveroso ricordare che l’affermazione dell’esistenza di vie d’acqua sotterranee, non è legata soltanto a tecniche di rilievo che molti potrebbero avere difficoltà ad accettare. Una prospezione eseguita col Georadar, (un sofisticato e utilissimo strumento capace di “vedere” la composizione degli strati del terreno posti sotto la sua verticale), aveva rilevato sotto la Rotonda la presenza di vie d’acqua, purtroppo frettolosamente classificate come “canaletti di scolo”. 

Ma il dato più importante che emerge dal rilievo è la presenza di due cavità sotterranee contenenti verosimilmente resti umani, perfettamente ubicate sotto le mura, praticamente celate nelle fondamenta della Rotonda e della cappella del Lorenzetti, (invisibili quindi anche al Georadar che è bene ricordare, riesce a scansionare il terreno solo se posto sotto la sua verticale). Nel 1340 tale Vanni dei Salimbeni donò all’abbazia di San Galgano un podere i cui proventi dovevano servire per edificare, annessa alla Rotonda, “una cappella di pietre ben squadrate e ricoperte di pitture”. 

La cappella fu iniziata nel 1341 e già nel 1345 Ambrogio Lorenzetti aveva terminato la sua opera.
Perché edificare una cappella proprio in quella posizione, quale il senso di questa scelta? Tutto si delinea se si ipotizza che il Salimbeni, o chi per lui, desiderasse celare per sempre il segreto sepolto nelle cavità. Quale metodo poteva essere migliore che edificarci sopra un’opera muraria? Nessuno. Le cavità appaiono perfettamente squadrate e regolari, opera certamente umana, forse ampliamento di cavità naturale preesistenti. Tale disposizione è in accordo con la necessità di sfruttare ai fini dell’innalzamento energetico del luogo, il loro contributo.

Del resto la Rotonda non è un esempio unico, una situazione del tutto analoga la si può ritrovare nella chiesa di Neuvy-Saint Sépulcre in Francia, che presenta piccole absidi ricavate nell’enorme spessore delle pareti. Il rilievo delle energie all’interno della Rotonda segnala 20.000 unità Bovis in tutto l’edificio, tranne che nei locali della casa canonica, dove il livello è di 6.800 unità, ovvero la vibrazione naturale del corpo umano. Notiamo come all’interno dello stesso perimetro le energie cambino in relazione alla funzione dei locali: vivere nella Rotonda sarebbe alla lunga impossibile, così come la canonica non sarebbe un luogo ideale per officiare il culto. Queste precise distribuzioni di energia, non sono casuali, ma il risultato del sapiente lavoro dell’architetto, che sfruttando le vie d’acqua sotterranee e scavando cavità artificiali, ha manipolato in modo perfetto le energie cosmotelluriche

Ma osserviamo attentamente le due cavità, quello che più colpisce è che i loro vertici determinano con precisione la collocazione dell’altare e quindi della piccola abside, e i lati brevi sono orientati verso Gerusalemme. E’ lecito ipotizzare che chi vi fu sepolto, fosse stato collocato per il sonno eterno, a guardare la meta di una vita, quel Santo Sepolcro sotto il cui simulacro ora riposa.

(Autori: Sergio Costanzo e Vittorio)

Sergio,con Morena Poltronieri e Domenico Menicacci hanno scritto un libro,edito da Hermatena,dal titolo Siena e San Galgano- percorsi magici fra arte,mito e scienza, già recensito su questo sito nel 2005.

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