La basilica di Saint- Maximin
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LA BASILICA DI SAINT- MAXIMIN (a cura di Marisa Uberti)

                                                       Var- Provenza verde -France

Strettamente correlata al Convento Reale Domenicano e alla Sainte Baume, il luogo conserverebbe il teschio di Maria Maddalena e sarcofagi del IV secolo d.C. Il racconto della nostra visita.

  La basilica di Saint Maximin,sullo sfondo il massiccio della Sainte Baume (acquerello di monsieur Jean Paul)

Spesso si tende a dimenticare che i luoghi in cui ci rechiamo in visita per uno specifico motivo, sono in realtà anche ricchi di storia millenaria e di vestigia importantissime.E' il caso di Saint Maximin, che ufficialmente ha una sua storia ben documentata a partire dall'XI secolo, ma bisogna spostarsi nella preistoria per poterne dare una adeguata collocazione.Più recente, almeno della vastità della Storia,è l'epoca gallo-romana, di cui conserva notevoli tracce.Conserva anche importanti edifici di diverse epoche,tra cui i resti di mura del XIII secolo, quand'era fortificata, le arcate del quartiere ebraico medievale, l'Hotel de Ville(il municipio), l'Hotel Dieu (del 1681, era un ospedale detto di Saint Jacques, che disponeva di personale medico e sanitario per la cura di malati e orfani; accanto vi si trovava la cappella dei Penitents bleus,che fungeva da necropoli). La città deve comunque la sua 'fama', innegabilmente, alle vicende legate a Maria Maddalena.Spesso lo si trova riportato come Saint Maximin-La Sainte Baume, incorporando sia la località in cui sorge la basilica con i resti della Santa di Magdala e il convento reale domenicano, sia la grotta dove leggenda narra visse gli ultimi trent'anni della propria vita.E' necessario dunque compiere una visita in tutti e tre i siti, cosa che non abbiamo mancato di fare. A circa trecento m di altitudine, Saint Maximin è una piana residuata dal bacino di un antico lago disseccato, circondata dal massiccio della Sainte Baume, dal Monte Aurélien e dalla Montagna della Sainte Victoire.

Qualche rapido 'ripasso' per inquadrare gli eventi.Secondo alcune leggende, ma anche nel breviario della diocesi di Aix en Provence (1),dopo la morte di Gesù,si perpetrò presto una persecuzione da parte degli Ebrei. Parecchi apostoli, assieme a Marta, Maria Maddalena, Lazzaro, Maria Salomè, Maria di Giacomo,vennero arrestati e imbarcati su una nave priva di vele e di remi che -guidata dalla Provvidenza -raggiunse le rive della Provenza (Marsiglia?).Volendo ipotizzare una situazione di disagio sociale,politico, o religioso sul tipo cui assistiamo oggi nel mondo, non ci sarebbe niente di così sconvolgente che una 'carretta del mare' (o una nave 'di linea' che solcava anche allora il Mediterraneo) abbia in verità potuto solcare i mari e, respinta o non ospitata in altre terre, abbia poi trovato accoglienza sulle coste provenzali.

Ciascuno dei personaggi avrebbe preso strade diversificate, diffondendosi a predicare la Buona Notizia di Gesù Cristo. Dopo l'Evangelizzazione di questi territori, Maria di Magdala (Maddalena) si ritirò in eremitaggio nella grotta della Sainte Baume, dove visse trent'anni in solitudine e penitenza.Avvertita dal Cielo della sua morte imminente, avrebbe ridisceso il lungo cammino ( o, secondo una leggenda, trasportata dagli angeli) per incontrare Saint Maximin, che era divenuto il primo vescovo di Aix, dal quale volle ricevere la Comunione. Il luogo del presunto incontro è ricordato come Santo Pilone (eretto nel 1483).La località sorgeva  in origine nei pressi di un 'castrum'chiamato 'Redonas'o 'Rodani', sviluppato intorno alla pianura così come numerose proprietà agricole che in epoca Romana prendevano il nome di 'Villa Lata'.

Maddalena sarebbe quindi morta tra le braccia di San Massimino (Saint Maximin) e sepolta nel punto dove oggi sorge la basilica a lui intitolata.

Non esiste documentazione attestante quanto avvenne in realtà.Abbiamo 'solo' quattro meravigliosi sarcofagi nella cripta della basilica:uno appartiene a San Massimino, uno a San Sidonio, uno alle sante Marcella e Susanna. E uno...a Maria Maddalena. Una ricostruzione ideale è che questi resti fossero stati venerati fin da allora e -giunti al VIII secolo (716) - per il pericolo delle profanazioni delle incursioni saracene, nascosti sotto terra,dove appunto si trovano ancora oggi, nella parte sotterranea dell'edificio.Sarebbero stati ritrovati nel 1279 da Carlo Ii d'Angiò, a quel tempo conte di Provenza e nipote del re di Francia Luigi il Santo,che nel 1254 era tornato dalla Crociata.In quel tempo, la 'caccia'alle reliquie era fenomeno attestato e diffusissimo.Abbiamo potuto constatare come tanti luoghi si fregino di conservare un determinato 'reperto'attribuito a un Santo, quando non alla Santa Croce, alla Madonna,a Gesù in persona (si pensi al Sacro Caliz di Valencia, ad esempio o al Sacro Catino di Genova) e via discorrendo.Possedere una di queste Reliquie significava enorme prestigio per tutte le Istituzioni Civili o Religiose che vi gravitavano attorno, con un grande coinvolgimento di fedeli e pellegrini. Allora ma anche oggi.

Il culto di Maria Maddalena abbiamo già potuto svilupparlo un poco trattando della Sainte Baume e non vorremmo qui ripetere cose già scritte. Vediamo invece come si è giunti a costruire questa grandiosa basilica, il più grande edificio gotico della Francia meridionale e monumento Nazionale dal 1840.

Scavi condotti tra il 1993-'94 hanno messo in evidenza un precedente edificio, paleocristiano, del V secolo, al quale era stato aggiunto un battistero, forse nel secolo seguente, che comunicavano tramite tre porte.Torna il legame con l'acqua, e la presenza del battistero attesta come il luogo fosse già consacrato al culto da tempi antichi.Il livello cui si trovava è pressappoco lo stesso di quello della cripta attuale dov'è custodita la tomba di Maddalena.Qui si trovava presumibilmente dunque anche la chiesa primitiva,sulla quale venne innalzata una chiesa.Le reliquie vennero inglobate in essa e se ne persero le tracce.Fino a che Carlo II d'Angiò venne a conoscenza della storia di Maria Maddalena e fece cercare le reliquie, facendo scavare nel punto in cui si trova la cripta oggi e le trovò.Sembra che il re -su indicazione di padre Gavoty- sia stato accompagnato in un campo vicino a Villalata, vi abbia trovato una pianta di finocchio tuta verdeggiante (queste erano indicazioni che Maddalena,in un presunto sogno, avrebbe dato a lui affinchè venissero ritrovate le sue spoglie). Aiutato dai contadini, si mise a scavare scoprendo la cripta e portando in luce i sarcofagi. Carlo ordinò di far aprire quello di San Sidonio (c'è il motivo e più avanti lo scopriremo):un soave profumo si sprigionò dalla tomba,come se fosse stato aperto un magazzino di erbe aromatiche,controllò l'interno e fece fermare la procedura:per lui quelli erano i resti di Maria Maddalena.Tutto venne richiuso e fu riaperto nove giorni più tardi,alla presenza di un gran numero di persone,prelati,gentiluomini,archivisti di Arles e Aix en Provence.Tutti si meravigliarono del profumo che lo scheletro emanava:la lingua era rimasta incorrotta,seccata ma aderente ancora al palato; mancava l'osso mascellare inferiore e,pare,fossero rimasti anche dei capelli. In tale occasione viene fatto un inventario.Fu subito un evento che si ripercosse a livello civile e religioso e l' elevazione delle reliquie avvenne nel maggio 1280. In previsione di una grande affluenza di pellegrini, pensò di dar loro degna venerazione facendo costruire una chiesa più grande, negli anni compresi tra il 1295 e il 1296, con annesso convento dei Domenicani,che non viveva di elemosine ma ricevendo dal conte stesso una sovvenzione. I lavori proseguirono fino al 1301, poi si interruppero per riprendere nel 1305.I successori di Carlo II d'Angiò, ma anche pontefici e re, pare si dessero molto da fare per portare a compimento l'opera, che non vedrà la fine che nel corso del XVI secolo.Ma la facciata, come si può notare dalla foto, è grezza, perchè non fu mai terminata.Di seguito, una breve galleria fotografica degli esterni della grandiosa basilica, che ha tre portali sulla facciata ovest. L'orientamento è sull'asse O-E (si entra da occidente e si procede verso la luce, che trionfa nelle vetrate dell'abside, posizionata a Est, verso il Sole nascente, come 'prassi' nelle chiese cristiane).Davanti al sagrato e sul lato sud c'era un tempo un antico cimitero.

                                                                   

                                          

 

 

            

 

Bellissima la navata centrale, terminante con un'abside molto caratteristica:ha infatti sette lati.In origine il numero totale delle vetrate della chiesa era di 66, oggi ne sono rimaste 44 e, per di più, hanno perso tutto il loro valore. I vetri originali istoriati e colorati, infatti, decorati da Didier de la Porte nel 1521,sono stati distrutti durante le guerre di religione (fine XVI sec.).Oggi sono vetri incolori.

La basilica ha tre navate e straordinarie misure. La navata centrale è lunga 72.60 m e alta 29 m sotto la volta; quelle laterali 64,20 m di lunghezza, 16,60 m di altezza e 6,90 di larghezza.Ciascuna cappella è alta 10,25 m; la larghezza complessiva delle tre navate con le cappelle è di 37,20 m, mentre tra i pilastri la navata centrale è lunga 13,20 m; profondità cappelle:5,10 m. La basilica è strutturata in modo che la navata centrale conti nove campate; le laterali otto, ognuna corrispondente ad una cappella.

Una croce 'patente' rossa su uno dei pilastri vicino all'ingresso

Il convento reale domenicano

I lavori della basilica procedettero sempre insieme a quelli del Convento Reale Domenicano,per volere di Carlo II e dei suoi successori.Questo convento doveva essere molto importante per tutti loro ed è oggetto di non pochi misteri, a nostro avviso:su richiesta di Carlo II d'Angiò, il papa Bonifacio VIII autenticò le reliquie di Santa Maria Maddalena con una Bolla dell' 8 degli idi di aprile 1295 indirizzata al re e mandò via i monaci che lì vi erano installati fino a quel momento (probabilmente legati alla chiesa precedente):erano i monaci dell'abbazia di Saint-Victor di Marsiglia, che sappiamo (per averne già discusso trattando delle vicende della Sainte Baume) era stata fondata da Jean Cassien  nel 415 d.C. (unitamente aveva fondato un Priorato della Sainte Baume, ai piedi del Pic des Beguines, in cui accoglievano sia gli anacoreti che i cenobiti, cioè monaci che vivevano in comunità). Questi monaci seguivano la Regola benedettina e a quanto sembra di capire non crearono problemi nel momento in cui venne loro ordinato di lasciare il convento, forse per evitare diatribe sconvenienti per la cittadina: Carlo II d'Angiò era pronto infatti ad usare anche la forza per ottenere il loro allontanamento, dicono le cronache! Non è strano, questo fatto? Perchè voleva a ogni costo i Domenicani? Forse i monaci di Saint Victor sapevano una versione della 'storia' delle reliquie diversa da quella che si voleva propagandare

Ufficialmente, Carlo II d'Angiò era in debito di gratitudine con i domenicani perchè avevano avuto un ruolo importante nella sua liberazione quand'era prigioniero a Barcellona.Per questo li avrebbe voluti nel 'suo'convento reale, di cui lui era praticamente il leader. Lui infatti sceglieva il Priore, sulla base di tre nomi che gli venivano presentati, e possiamo immaginare come quei tre nomi fossero già -presumibilmente- 'pilotati'....Il Convento reale, di fatto, godeva di protezione speciale della Santa Sede, ed era esentato (con tutte le sue dipendenze) dalla giurisdizione dell'abate di Saint-Victor e di quella di ogni ordinario:in pratica doveva obbedire solo al proprio Priore, che però, venendo nominato dal re, era in sostanza una figura emissaria del re stesso ed è ovvio non potesse decidere difformemente dalle volontà del re. Questi, infatti, decise il nome del primo priore che doveva installarsi (Guglielmo di Tonneins), decise il numero di frati predicatori che dovevano risiedere nel convento(20 monaci) di Saint Maximin e quelli da insediare alla Sainte Baume (4 monaci) e non solo: il papa stabilì che questo priore dovesse prendersi cura delle anime e del territorio senza essere sottoposto ad alcuna giurisdizione diocesana e senza obbligo di rendere alcun conto;ordinò (con apposita Bolla) che il re potesse visitare il convento quando lo desiderava e che, addirittura, il Priorato era in possesso del re Carlo II, rappresentato dal vescovo di Sisteron, Pietro di Lamanon. Ma c'era qualcos'altro che apparteneva al re, insieme al priorato e al convento, agli edifici, le pertinenze, i terreni, etc.: le reliquie della benedetta Magdalena e dei santi di Provenza. Chi avrebbe contravvenuto a queste disposizioni papali sarebbe stato scomunicato.

La Bolla venne letta il 20 giugno 1295, nella primitiva chiesa di Saint Maximin davanti all'altare di San Michele, alla presenza di molti testimoni.Ingenti somme venivano regolarmente versate ai domenicani per la prosecuzione dei lavori del convento e della basilica, per il loro mantenimento e sostentamento.Nonostante tutto, si dimostrarono a più riprese insufficienti, costringendo l'arresto dei lavori per periodi di tempo più o meno lunghi.Naturalmente si pensò alla costruzione di ambienti idonei ad alloggiare visitatori di spicco (soprattutto monarchi), che volevano venerare le reliquie della santa Maddalena e gli altri Santi provenzali. Attualmente, in quell'antico Ostello reale, risiede il Palazzo di Città o Municipio(dal 1796) ,che affaccia sulla stessa piazza della basilica.

Il convento era dotato di tutti i locali propri di un monastero, che facevano corona attorno al chiostro, che risale al 1434-'80 circa.Il re Renato ampliò a 48 il numero di frati (anzichè 24) e fondò un Collegio Teologico, filosofico, canonico per giovani religiosi del convento, con motivazione di 'incrementare la gloria e l'onore di santa Maddalena' definita dal re 'secretariam et solam apostolam J.Christi' (1476). Un bel riconoscimento per la figura di Maddalena, che l'agiografia ufficiale ci ha sempre mostrato come una peccatrice redenta...!

Questa situazione privilegiata del convento reale di Saint Maximin restò invariata per secoli;ad essa ricorsero sempre i frati quando v'era necessità di far valere i loro diritti acquisiti.

I Frati Predicatori animarono l'esistenza del convento e molti di essi presero parte attiva alla costruzione.Alcuni dei più bei lavori sono tutt'oggi apprezzabili all'interno,come lo stupendo pulpito ligneo scolpito, opera di padre converso Luigi Godet (finito nel 1756) su cui è rappresentata tutta la storia di Maria Maddalena convertita, abbigliata secondo i costumi del tempo del re Luigi XV. Altro manufatto conosciuti in tutto il mondo per la sua magnificenza,è l'organo(1773) eseguito da fra Giovanni Spirito Isnard, domenicano del convento di Tarascona, che era uno dei più abili organari dell'epoca. Sculture eseguite dai frati si trovano nel coro, che conta ben 94 stalli lignei; tra di esse, quelle del frate converso Vincenzo Funel. Diremo anche che non mancano gli artisti italiani che hanno partecipato, con diverse loro opere, all'arricchimento della basilica stessa.

Le vicende subite dal convento nel proseguo del tempo sono molto variegate:venne anche distrutto dalla popolazione -in parte- perchè serviva materiale per ricostruire le mura cittadine, distrutte dalle incursioni del 1357;una perdita che pare costò al convento 8.000 fiorini! Nel 1590 una Congiura fece assediare il convento di Saint Maximin che venne risparmiato, insieme alla chiesa di Santa Maddalena, per intercessione del priore;ancor oggi si vedono i segni delle cannonate che tentarono di aprirsi un varco nella basilica.Con la Rivoluzione francese, i domenicani vennero scacciati (alcuni andarono all'estero,altri rinunziarono alla vita comune,rimanendo sul territorio) e il grande refettorio dei monaci venne adibito a sala per spettacoli! Nel 1793 (nel periodo del Terrore ) le celle dei monaci furono adibite a prigioni per i rei sospettati di avversione al regime e il piccolo refettorio divenne un 'club' rivoluzionario locale. Nel 1796 gli edifici monastici furono venduti, e una parte di essi venne occupata da abitazioni private; molta parte andò verso l'abbandono e le profanazioni. Le cronache descrivono una situazione desolante. Come alla Sainte Baume, anche qui arrivò in 'soccorso'  padre Henri Lacordaire, il quale definì questo luogo 'il Terzo Sepolcro della Cristianità' dopo Gerusalemme e Roma (nella sua opera 'La Vita di Santa Maria Maddalena').Egli ricomprò nel 1859 tutti i locali del convento, riportandovi anche i domenicani, i quali restarono qui fino al 1957, quando decisero di trasferire la Scuola  di studi teologici a Tolosa e decisero di vendere il convento(2).Questa Scuola era divenuta un centro importante di cultura intellettuale,artistica e poetica, riuniva il Centro di formazione e studi della Provincia di Tolosa.Su decisione del Maestro dell'Ordine dei frati Predicatori si decise di trasferire il tutto in detta città.

 

Una magnifica veduta del chiostro quattrocentesco oggi visitabile

   Il pozzo, nel recinto del chiostro

Un altro pozzo, attualmente esterno agli edifici conventuali, si trova nei pressi dell'Ufficio del Turismo,che oggi è l'unica via di accesso per visitare il chiostro; è protetto da una grata e appare molto profondo.Un tempo faceva parte dell'Antico Collegio e si doveva trovare attiguo al refettorio(come da pianta generale):

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 Maria Maddalena a Saint Maximin

Potremmo sinteticamente 'riassumere' in tre punti essenziali la presenza di Maddalena nella basilica (reliquie, sculture, dipinti), tuttavia mancheremmo di obbiettività in quanto la sua figura troneggia ovunque.E' lei la protagonista assoluta di questa chiesa.Entrando nell'edificio, dopo che la bocca rimane per un buon lasso di tempo aperta per lo stupore suscitato dalla maestosità,dalla bellezza e dalla linee austere e slanciate che i costruttori hanno saputo imprimerle, si vedrà immediatamente l'abside, in fondo alla navata centrale, caratteristico perchè formato da sette lati aperti da una doppia fila di vetrate. Qui si trova l'altare maggiore in marmo prezioso, con medaglioni d'oro;è sormontato da un' urna in porfido rosso eseguita dallo scultore italiano (romano) Silvio Calce, che contiene le reliquie di S.Maria Maddalena. Più precisamente, dovremmo dire 'conteneva' perchè andarono disperse nel 1793. L'urna fu donata dall'arcivescovo di Avignone a Santa Maria Maddalena per riporvi le sue reliquie,e fu benedetta da papa Urbano VIII nel 1634. Furono deposte in loco alla presenza del re Luigi XIV e della corte  il 5 febbraio 1660.

                                           

L'urna è sormontata da una stata bronzea di Maddalena eseguita da Alessandro Algardi.In precedenza,le reliquie della Maddalena venivano esposte al pubblico durante le sue feste, in particolare il 22 luglio, sua ricorrenza, sicuramente dentro un altro reliquiario.

Molte le raffigurazioni di Maria Maddalena nell'abside, sia nei dipinti che negli stucchi, in diversi momenti della sua vita terrena: in tre diverse tele di Boisson, la vediamo -centralmente- alla Sainte Baume, a sinistra  al Santo Sepolcro (vuoto perchè Gesù è Risorto);a destra penitente.Vi sono inoltre altre raffigurazioni della Santa: a sud del presbiterio un bel bassorilievo in cui è ritratta mentre assume la Comunione da San Massimino (a destra) del Lietaud, e a nord Maddalena in estasi (Rapimento di Maria Maddalena),di autore ignoto.Il marmo proviene da Roma. Sovrasta l'altare con l'urna, una scintillante Gloria in gesso dorato dove, tra un coro di angeli, emerge la SS.Trinità sotto forma di colomba bianca (dempre del Lietaud, nativo de La Ciotat, località costiera non distante,che fu allievo del Bernini e discepolo di P.Puget).

Molto bello è anche l'altare ligneo detto della Passione,di Antonio Ronzen (scuola veneziana), situato nell'abside della navata nord. Opera del XVI secolo, raffigura diciotto medaglioni scandenti le scene della Passione di Cristo, che 'convergono' verso la scena che domina la parte centrale, la Crocifissione, in cui ai piedi della croce,in un abbraccio doloroso e passionale, c'è Maria Maddalena. Figure angeliche raccolgono il sangue di Cristo in tre calici:uno da quello che zampilla dal costato,due da quello sgorgante dai polsi. La scena in cui si svolge la narrazione evangelica, non è riferita a quella consueta del Golgota, ma si vede una cittadina costiera (notare le vele che solcano l'acqua), probabile allusione all'Apostolato provenzale di Maria Maddalena.La figura a destra, per chi guarda, racchiude un piccolo mistero. Per tempo fu ritenuto un priore del convento di Saint Maximin, padre Damiani, mentre si è appurato che si tratta del donatore di questo altare, il signore di Semblançay, Giacomo di Beaume (3).

                                                           

Rappresentazione (di fr. Gudet) di Maria Maddalena nella cappella omonima:l'immancabile Calice nella sua mano destra.Il dipinto si trova su un armadio detto delle reliquie. Si trova di fronte alla cripta.Gli armadi sono due e hanno avuto sempre la funzione di conservare preziosi reliquiari, tanto che un inventario eseguito dopo il saccheggio del 1793, durante la Rivoluzione, cita un peso di 800 chili di reliquiari! Attraverso la cappella successiva,procedendo lungo la navata laterale sinistra, si poteva accedere anticamente direttamente al convento;oggi vi sono delle fotografie della vita comunitaria dei Domenicani quando si trovavano nel convento reale.

Ma la zona più particolare, il 'cuore' della basilica,la sua parte più intima e antica, è la cripta, che custodisce il cranio di Maria Maddalena, ovviamente sempre con quel beneficio del dubbio di cui abbiamo parlato in queste pagine relative a lei. Di seguito, perchè il lettore più curioso voglia conoscerla, una piantina della struttura del locale ipogeo.

 

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E' il monumento più antico della Provenza, secondo una tradizione, noto come oratorio di Saint Maximin, primo vescovo di Aix en Provence e compagno di esilio e di apostolato di Maria Maddalena.Secondo gli storici, questo era un monumento funerario di epoca gallo-romana.La tradizione situa davanti a questa cripta la dipartita della Santa Maddalena, dopo aver ricevuto la Comunione dal San Massimino. Sarebbe poi stata interrata,insieme a lui alla sua morte, proprio qui. Su un pieghevole distribuito nella basilica, abbiamo trovato un accenno al fatto che la basilica sorga su un sito religioso merovingio, di cui non sappiamo però altro (4)

Scendendo la prima rampa di scale d'accesso,sulla destra si nota una statua di Maddalena sul masso della penitenza, con accanto il Calice. La croce ha una corda incrociata a formare una X, nel punto di intersezione.

                                                              

Ricorderemo come questo luogo,così come la grotta della Sainte Baume,è meta obbligata di ogni Compagnons, cioè i Compagni di Dovere, attivi in Francia come Gilda di Mestiere itinerante, che si rifà alla leggenda di Hiram e usa simboli massonici, come abbiamo visto parlando delle vetrate della Sainte Baume. Maddalena è la loro santa protettrice, e il loro 'tour' iniziatico ha come penultima tappa la basilica in cui ci troviamo (per poi terminarlo alla Sainte Baume). Secondo la loro simbolica, Maria Maddalena simbolizza la progressione lenta che, durante tutta una vita seminata di successi e di fallimenti, permetterà all'iniziato di scoprire poco a poco il senso della sua esistenza.E' qui che lasciano firme e sigilli del loro passaggio, e a loro sembra essere attribuito il ricorrente graffito di un 'ferro di cavallo', che abbiamo rilevato infatti copiosamente, sulla parete destra della balaustra, dove c'è la statua di Maddalena vista sopra.Tali simboli -che dovrebbero rivestire un intento simbolico preciso per i Compagnons de Devoir- sono purtroppo mischiati a segni non ben decifrabili e afinalistici lasciati molto probabilmente dai solit' buontemponi' nel corso del tempo.

                                                 

 

L'ingresso della cripta

Alcune sculture sui pilastri laterali dell'ingresso

 

Nonostante ci si renda conto che la leggenda ha il suo fascino,e che non ne vorremmo restare vittime,ci arrendiamo:trovarsi in questo ambiente è altamente suggestivo.Sopra di noi la basilica superiore, edificio imponente e vastissimo; la cripta è così intima, piuttosto ristretta, antichissima e 'sacra', perchè fin da tempi remoti luogo scelto per sepolture, e poi non dimentichiamo che qui c'era la presenza dell'acqua e del battistero paleocristiano. Maddalena è come una goccia in un Culto primigenio.

La volta fu ricostruita, non è originale, ma risale al tempo della costruzione della chiesa superiore. All'interno della cripta si trovano 4 sarcofagi datati al IV secolo, di magnifica fattura e riccamente istoriati, destinati a personaggi illustri. A sinistra sono allineati quello di Saint Maximin, e quello di Santa Susanna e Marcella ( sepolte insieme);a destra quello di San Sidonio. Di fronte, centralmente, c'è quello di Santa Maria Maddalena, che funge anche da altare, su cui è posto un reliquiario dorato contenente il suo teschio. Tutti i reperti sono protetti da vetri chiusi.

 

Il teschio di Maddalena

Nel reliquiario(opera di Revoil del XIX secolo) che racchiude il teschio, è inserito un cilindro di cristallo, chiuso da entrambi i lati da sigilli d'argento dorato, contenente il brandello di carne (o tessuto osseo) della fronte della Maddalena, quello che, secondo il Vangelo, Gesù avrebbe toccato il mattino della Resurrezione, pronunciando le parole 'Noli me tangere'. Nel febbraio 1789 una ricognizione sui resti avrebbe fatto staccare queste reliquie, oggi visibili in questo cilindro. Sono state datate queste componenti organiche?A che epoca risalgono?Domande che per ora non hanno risposta;non abbiamo trovato nemmeno una menzione in loco. Speriamo di ricevere ulteriori nozioni in merito da chi ha potuto approfondire il mistero.Unico elemento utile è che i reperti ossei depongono per un'età della donna di circa 50 anni al momento della morte,e che era di origine mediterranea.Secondo il Vangelo di Filippo,apocrifo,Maddalena sarebbe morta a circa 60 anni d'età,nel 63 d.C. circa.

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Il sarcofago attribuito a Maria Maddalena è stato datato al IV secolo e il marmo di cui è costituito è stato analizzato nel 1953 in un'indagine condotta dal prof.Astre,della Facoltà di Scienze di Tolosa ed è risultato un materiale rarissimo proveniente dalla cave imperiali di marmo del mar di Marmara,vicino a Costantinopoli.Non è quindi in alabastro, come si credette per secoli ma ugualmente di enorme pregio e finezza.Questo marmo veniva trasportato a Roma (o ad Arles per la Provenza) e lavorato per essere impiegato nella statuaria nobile o illustre. A chi dunque fu originariamente destinato questo manufatto? 

All'interno della vetrata che protegge le sante reliquie di Maddalena,sulle pareti laterali si vedono quattro  lastre lisce, che recano incise delle figure e delle scritte in latino.Si suppone che siano del V-VI secolo e sono state identificate come altrettante figure citate nell' Antico Testamento:il sacrificio di Abramo, Daniele nella fossa dei leoni, la casta Susanna(o un'orante?) e, dal Nuovo Testamento, la Vergine Maria Bambina.

sm29.jpg (94775 byte) Una delle quattro lastre

Da dove provengono questa lastre?A cosa servivano?Coperchi di sarcofagi? 

Sul pavimento della cripta, si nota una croce:

                                                                

 

Interrogativi irrisolti

Ricorderemo infine, per completare il quadro,poichè a noi piace 'capire' quanto abbiamo di fronte, ciò che abbiamo già avuto modo di accennare nella sezione dedicata alla Sainte Baume. La basilica di Saint Maximin è meta di pellegrinaggio da secoli e lo è tuttora, per la presenza delle reliquie di Maria Maddalena o di Magdala. Un'altra abbazia, però, quella di Vezelay, in Borgogna, dichiara di averle in custodia.Da dove arrivavano? I fatti risalirebbero all'XI secolo (1049), quando l'abate Geoffrey de Roussillon, dichiarò di esserne entrato in possesso, convincendo il papa Leone IX a porre il monastero sotto la protezione della Santa Maddalena. Da allora, sarebbe iniziato un culto intensissimo verso l'abbazia borgognona, stuoli di fedeli e pellegrini vi si recavano per venerare le reliquie della Santa. Storicamente nulla è accertabile, anzi pare che gli studiosi concordino nell'affermare che fosse stata un' iniziativa dell'abate per incrementare il prestigio delle propria abbazia. Comunque, in questa prospettiva, Vezelay sarebbe stata il punto di partenza del culto maddaleniano in Francia. E Saint Maximin, allora?

Il ritrovamento delle supposte reliquie da parte di Carlo II d'Angiò risale al 1279, oltre duecento anni dopo l'avvio del culto a Vezelay. O la storia leggendaria ha delle 'falle' non colmate, oppure i conti non tornano.
Ammettendo che anche a Saint Maximin si sia sviluppato un culto parallelo a Vezelay, dove si trovavano le reliquie della santa o quelle venerate come tali? 
Si è detto: 'nascoste' fin dall'VIII secolo (per proteggerle dai saraceni) nel punto in cui si trovano ancor oggi (cripta) e però genericamente 'dimenticate'. Com'è possibile?
Qualcuno doveva saperlo, forse proprio quei monaci benedettini che già erano insediati a Saint Maximin, molto prima che Carlo II d'Angiò scoprisse i presunti resti della donna di Magdala e desse avvio al suo culto incessante.Cosa sapevano i monaci al riguardo? 
Chi aveva parlato a Carlo II delle presunte reliquie a Saint Maximin? E perchè lui sapeva che si trovavano nel sarcofago di San Sidonio? Qualcuno lo aveva informato.
Perchè il conte di Provenza angioino Carlo II (che era anche re di Gerusalemme e di Sicilia,duca di Puglia e principe di  Capua come si legge nel suo stemma personale) volle allontanare a ogni costo i benedettini, mettendo al loro posto i domenicani? Anche con la forza, se necessario? 
I monaci precedenti conoscevano bene il luogo e presumibilmente le sue vicende:avrebbero potuto 'mandare all'aria' i suoi piani di trasformazione della Provenza in una meta privilegiata per il pellegrinaggio a Maddalena? Perchè? 
Sapevano non essere quelli di Maddalena oppure non desideravano affatto che venisse reso noto un culto che avrebbe potuto scompaginare la tranquilla vita monastica che avevano scelto di fare?
Già, ma il culto di chi? Sembra che vi fosse un'iscrizione che citava roi Eudes,e si suppose fosse Eudes d'Aquitania ma egli regnò in Francia nel 710...Non poteva essere, la data era troppo tarda!(e qualche secolo dopo, quando la scienza cominciò a contestare l'appartenenza delle reliquie di Maria Maddalena, l'iscrizione scomparve).Di nuovo venne apposto il coperchio al sarcofago,vennero messi i sigilli.Il 6 maggio 1280 Carlo II d'Angiò fece riaprire di nuovo la tomba per prelevare le ossa di Maddalena e riporle in differenti reliquari e si ebbe una sorpresa:venne trovata un'altra iscrizione dentro il sepolcro, non molto leggibile che diceva:"Qui riposa il corpo di Maddalena (Ici repose le corps de Madeleine).
Da dove spuntava quella seconda iscrizione? Per colmo della peculiarità, un testimone(Bernard Gui) disse trovarsi all'interno di un globo rivestito da cera molto vecchia. 
Gli studiosi hanno convenuto che questo monumento funebre apparteneva ad una ricca famiglia cristiana gallo-romana o merovingia.
Adesso non ci si dica che qualche lettore possa avere la classica 'idea lampante' in testa e che colleghi Merovingi con la saga del Graal inteso come Sang real,cioè la fantomatica stirpe originata da Gesù e Maddalena (tesi sostenuta da alcuni libri di straordinario successo ma priva di fondamento,almeno secondo la storiografia ufficiale).Fantomatica non tanto:i Merovingi sono certamente una dinastia reale che ha regnato in Francia.E' fantomatico il fatto che sia potuta originare dai nostri due divini personaggi. Sento già che qualcuno sussurra che Maddalena potrebbe aver partorito in Provenza,e lei e la sua discendenza sepolta appunto a Saint Maximin,un segreto che se fosse autentico avrebbe certamente indotto a tanta venerazione, nonchè alla massima segretezza.Se fosse, però.Ma manca qualsiasi certezza.

Carlo II d'Angiò aveva altre mete.Tutto si sarebbe svolto esattamente come era successo secoli prima a Vezelay: portare certi luoghi ad un elevato livello di importanza religiosa e civile con una mossa 'politica' degna di re o di persona potente che dir si voglia. Fossero o non fossero le reliquie di Maria di Magdala, l'operazione doveva svilupparsi come da progetto. L'affluenza dei pellegrini fu, come entrambe le città di erano prefisse, fin dal principio immane.

Secondo altre fonti, l'abate di Vezelay,nel 1049, sarebbe venuto a Saint Maximin per prendere le reliquie di Maddalena e trasferirne il culto là ma i suoi resti sarebbero stati messi, nel frattempo, nel sarcofago di un altro Santo, Sidoine (o Sidonio),che ancora oggi si trova nella cripta della basilica di Saint Maximin. Quando l'abate di Vezelay nel 1049 venne per prelevarle, volendone trasferire il culto in quella Abbazia, portò via quelle di San Sidonio e non quelle di Maddalena, che sarebbero ancora qui a Saint Maximin, indisturbate. Dunque in questo caso i sarcofagi comunque erano noti, si sapeva della loro esistenza, non potevano essere interrati! Quindi Carlo II d'Angiò che necessità aveva di farli scavare? Forse nel frattempo (dal 1049 al 1279 per capirci...)  erano stati sotterrati nuovamente? Per timore che l'abate di Vezelay magari tornasse, resosi conto(ardua impresa!) dello 'scambio' e della presa per il naso, e reclamasse le reliquie 'autentiche'? Prossimamente ci piacerebbe recarci anche all'abbazia di Vezelay, per renderci conto di come è vissuta la vicenda (e cosa si dice) in merito alle venerate reliquie di Santa Maria Maddalena. Un dato è certo e documentabile:in Provenza esiste un vero culto per Maria Maddalena;sulle guide turistiche si danno per scontate cose che in Italia stentano ad essere chiarite o sottolineate,come il fatto che Gesù avesse anche delle donne tra i suoi Discepoli alcune delle quali lo seguirono fino alla sua morte in croce. Tra di loro Maria Maddalena, Maria di Giacomo e Maria Salomè. Che evangelizzarono esattamente come i loro compagni maschi, gli Apostoli. A ciò deve aggiungersi un'altra leggenda, che vorrebbe Maria Maddalena sbarcare non a Marsiglia ma a Saintes Marie de Ratis, cioè Saintes Maries de la Mer, ma questa è un'altra storia, che racconteremo a parte, perchè dobbiamo spostarci in Camargue!

Ci pare che esista una gran commistione di interrogativi e poche certezze. Ma come diciamo spesso in casi come questi, in cui la 'reliquia' è uno degli aspetti fondamentali per una religione, il parametro con cui si può osare di trovare una giustificazione è l'atto di fede, spontaneo, incessante. Esso non vuole compromessi:è volontà di seguire un proprio bisogno di credenza, nè può venire troppo a lungo manipolato. Forse Vezelay o Saint Maximin hanno solo fatto riaffiorare un culto ancestrale che esisteva dalla notte dei tempi. Andava solo rivestito di una matrice cristiana cattolica. Forse, è solo un'ipotesi.

 

 

Note:

1)- Fonte:"Piccola guida della Chiesa delle Saintes-Maries-de -la -Mer", Albert Hari, Edition du Signê

2)- Inizialmente fu acquistato da un'associazione di mecenati che vi crearono un Collegio di scambio cuturale contemporaneo'; in seguito vennero riacquistate oltre la metà delle Azioni dalla provincia del Var e dalla città di Saint Maximin, che hanno fondato la Società mista "Le Clos" la quale, a sua volta, ha affittato a France-Patrimonie i locali conventuali, in cui è attualmente presente un Ostello (con ristorazione).Si possono visitare gratuitamente (ingresso dall'Ufficio del Turismo) il chiostro,la sala di lettura dei monaci,il refettorio, l'atrio e la cappella.

3)- Il personaggio è ritratto vestito da Domenicano e legata alla cinta porta l'elemosiniera, attributo della sua carica di sovrintendente alle Finanze sotto il regno di Francesco I, che lo fece impiccare! I religiosi del convento avevano aggiunto un rosario alla borsa, ma questa aggiunta arbitraria venne scoperta dai restauratori delle Belle Arti dopo la seconda guerra mondiale e, quindi, eliminata.

4)-Depliant 'Basilica di Santa Maria Maddalena' (versione italiana) distribuito da Association des amis de la Basilique Sainte Marie Madeleine, 25 Avenue Marêchal Foch, 83470 Saint-Maximin. Hanno un sito internet: www.lesamisdelabasilique.com La notizia è presente anche online a questo indirizzo

Bibliografia consigliata:

 
Saint Maximin -La Sainte Baume 'La Basilica Santa Maria Maddalena e il Convento reale domenicano', Michel Moncault, Edisud. Edizione italiana a cura dell'Associazione Amici della Basilica (riferimenti alla nota 4)
'Maria Maddalena e la dea dell'ombra', il sacro femminile,la spiritualità della dea e l'immaginario collettivo, Mario Arturo Iannaccone, Sugarco Edizioni

Indirizzi utili:

Office Municipal du Tourisme de Saint Maximin(UFFICIO DEL TURISMO DI SAINT MAXIMIN), Hôtel de Ville, 83470 Saint Maximin tel.0033 0494598459 http://www.la-provence-verte.net/ot_stmaximin/

 

 

Sezioni correlate in questo sito:

Sulle orme di Maddalena...
La Sainte Baume
Les Saintes-Maries-de-la-Mer (in costruzione)
Speciale Marsiglia(2014)

 

Il nostro filmato su Youtube: http://www.youtube.com/user/Duepassinelmistero#p/u/14/X4QZHAvDLJQ 

 

www.duepassinelmistero.com                                                            Avvertenze/Disclaimer

                                                               maggio 2007