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                                       (Codrongianus,SS) -Breve profilo- (di Marisa Uberti)

 

 

Situata sotto l'abitato del piccolo paese, a breve distanza dalla Strada Statale 131 (Sassari-Olbia) eiste una chiesa bellissima, immersa nella Valle nei segreti delle sue origini, che costituisce l'unica vestigia rimasta 'in piedi', integra soprattutto, di una grandiosa abbazia, appartenuta ai Camaldolesi.Ad essi l'aveva donata il Giudice di Torres, Costantino I, e venne consacrata nel 1116. Però con certezza si sa che già nel 1112 esisteva un monastero -Sanctae Trinitatis de Saccaria - citato in una Bolla di papa Pasquale II fra i possessi camaldolesi.Comunque essa è considerata una delle più importanti basiliche di Sardegna e d'Italia, con il campanile romanico originario dello stesso periodo, uno dei rari esempi sopravvissuti.Immaginiamo che l'eco di culti e presenze ancestrali precedenti vibri sotto le fondamenta di questa chiesa,in una terra in cui essi hanno intriso ogni cosa.

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Gonario II, il figlio di Costantino, la fece ampliare e come abbiamo visto parlando della presenza in Sardegna, sembra che l'aiuto finanziario per questa impresa gli venne dai Templari, che forse ebbero storia in essa, ma al momento rimane misconosciuta.Abbiamo visto che all'interno è conservata una Vergine Nera,con Bambino, particolarmente bella e di raffinata fattura, che dopo vedremo. Inoltre, non scorderemo mai gli splendidi capitelli salvati dal rovinato chiostro, esposti e visti alla mostra "I Templari e la Sardegna".Speriamo che nuovi studi possano portare maggiori prove riguardo alla loro presenza in questa abbazia.

La parte più antica del complesso sono le absidi, il transetto e la parte terminale della navata.Il resto venne eseguito successivamente ma entro il XII secolo.Anche il portico antistante,sorretto da colonnine con capitelli istoriati e simbolici,venne aggiunto alla fine del 1200 (oggi alcuni risultano rifatti).In particolare,ce n'è uno che reca scolpito il motivo della 'vacca'al quale sembra si debba la denominazione 'Saccargia'  dal dialetto "sa baccarza", poi "sa ‘accarza", quindi Saccargia poichè in sardo la locuzione 'sa vacca arzà' significa 'la mucca dal pelo macchiato' e forse si riferisce al fatto che qui era zona di pascolo per questo tipo di animale.Leggenda narra che una vacca ogni giorno sarebbe fin qui venuta per offrire il proprio latte ai monaci ma...Non siamo sardi e non possiamo dire niente in merito!

 

E' molto difficile dire cosa vi sia di primitivo attualmente e cosa sia stato aggiunto, più o meno fedelmente, tra l'altro.Si sa che molto è stato alterato.Per fortuna oggi l'interno è aperto al pubblico,pagando un biglietto (1.5 euro), sevizio gestito da una cooperativa (Aretè).Ci siamo accorti, visitando numerosi siti archeologico-culturali, che in Sardegna (almeno la parte nord da noi visitata) essi sono gestiti da queste cooperative che offrono organizzazione e gestione dei servizi turistici culturali.Ben venga pagare qualcosa per accedere alla visita,ci siamo detti, piuttosto che sia chiusa per mancanza di custodi o incuria...

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Quando la si vede, si capisce che lo stile riconduce a quello tosco-lombardo (caratteristiche le absidi e gli archetti sottogronda in stile Comacino!).Infatti venne fatta arrivare una colonia di maestri da muro pisana, tra l'altro tali maestranze restarono attive durante il Giudicato in tutto il territorio di Torres. Si nota la differenza tra lo stile utilizzato nella parte più vecchia, le absidi

 sac-08.jpg (58019 byte) che non hanno i corsi di pietre alternate e bicrome, mentre il resto si: calcare chiaro e basalto scuro,  alternati, a formare file sovrapposte fino ad arrivare al cielo, o quasi!La facciata e suddivisa in due ordini da arcate cieche che presentano dei bellissimi motivi inscritti in cerchi,quadrati e rombi (un po' come a S.Pietro di Sorres...).Intercalati vi sono dei bacini ceramici policromi,sicuramente aggiunti in epoche recenti.

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In una scenografia surreale fu incastonata questa perla preziosa, in cui tutti gli elementi naturali si sono dati appuntamento come in un crogiolo alchemico, per fondersi e trasmutarsi in chi sa coglierne l'essenza ed estrapolarne il messaggio attraverso i secoli. Cielo, terra, pietra, che assume il colore e la valenza del fuoco, non manca nemmeno l'acqua, dato che c'è anche l'antico pozzo! Gli elementi naturali in armonia, tutto in questo istante sembra essersi fermato.

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Siamo solo noi che ci muoviamo? Il resto sembra immobile; anche il cielo si è fissato sulla Valle e sembra volersi far ritrarre in un istante imperituro, carico di nuvole che non regaleranno pioggia.

Infatti è solo un'illusione, il tempo non si ferma anche se in questi luoghi si sente forte la forza del passato.Poco dopo c'è già il sole, che trafigge le nuvole e viene a fare capolino tra i ruderi del vecchio monastero, sparsi alla destra della chiesa, un po' a terra e un po' in piedi.

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L'interno della chiesa è ad unica navata, la quale termina con un abside mirabilmente affrescato con scene neotestamentarie e che rappresenta l'unico esempio integralmente conservato della Sardegna romanica.Presenta un transetto con due cappelle per parte,più piccole di quella centrale.

 

Ai lati della zona absidale c'è la statua di una madonna incoronata mentre in una delle cappelle della parte sinistra del transetto(per chi entra) si trova una Vergine Nera( quanto meno di legno scuro) di cui non abbiamo trovato menzione nella guida consultata (more solito...).

sac-22.jpg (33782 byte) sac-24.jpg (31739 byte) Alle pareti vi sarebbero quelle croci 'pisane'(color rosso) e c'è anche un piccolo volto, incastonato in un archivolto,che per alcuni rappresenterebbe il Giudice Costantino ma sappiamo bene che l'arte dei Magistri Comacini soleva lasciare questo tipo di 'tracce' nelle loro costruzioni.Essi avevano certamente una colonia nelle città toscane,come già detto più volte.Nulla di così strano,dunque.Per approfondimenti e altre notizie su questa chiesa si vedano i seguenti links,che riteniamo utili:

http://www.stilepisano.it/immagini4/Santissima_trinita_di_Saccargia.htm

http://www.mondimedievali.net/Edifici/Sardegna/saccargia.htm

Reperti originali sono conservati addossati alla parete della navata, entrando a destra.

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                                                               agosto/settembre 2007