Maestri Comacini a Brescia
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Chi segue questo sito, sa quale sia l'ammirazione che io provi  nei confronti di quella corporazione che va sotto il nome di Maestri (o magistri) Comacini. Essi sono stati gli artefici di tante chiese e cattedrali, oltre che di edifici pubblici importantissimi e ritengo doveroso segnalare alcune cose che li riguardano, avendo essi operato anche nella nostra provincia,nella città di Brescia.Ringrazio simbolicamente il prof.Gafforello al quale sono riconoscente abbia lasciato tante notizie relative a Brescia(egli compilò,sul finire del 1800, una sorta di 'enciclopedia'storico-geografica dell'Italia,suddividendo la sua opera in sezioni specifiche), notizie che-in alcuni casi- narrano di edifici che non esistono più, di vie o palazzi che sono scomparsi, lasciandoci una "fotografia" impareggiabile di un tempo andato.

Quali sono gli edifici che hanno visto la geniale mano Comacina al lavoro?

Cronologicamente dobbiamo pensare al periodo longobardo,in cui essi erano attivissimi, fruendo pure di speciali privilegi in base all'Editto del re Longobardo Rotari del 22 novembre 643.Circa un secolo dopo, sicuramente li dobbiamo considerare impegnati nell'erezione della Basilica di San Salvatore, oggi inglobata nel Complesso di Santa Giulia(Museo della città).

L'edificio attuale consta infatti di tre edifici:

-la ex chiesa di S.Giulia propriamente detta,compiuta tra il XV e il XVII secolo(già sede del museo dell'Età cristiana);

-la piccola chiesa a due piani di S.Maria in Solario,edificio dell'XI secolo ma restaurata.E' detta 'del Solario' perchè sorge sul luogo ove l'antico municipio di Brescia Romana aveva eretto un'ara al SOLE. E'un tempietto quadrato che rappresenta un buon esempio di architettura lombarda e consta di due piani: l'inferiore poggia sulla grande ara del Tempio romano al Sole,cioè ad Apollo;l'altra era una cappella dedicata a Santa Giulia,dalla quale in quel periodo il monastero prendeva il nome.

- la Basilica di S.Salvatore dell'VIII secolo. Questi tre edifici sono raggruppati tra loro a differenti altezze in modo tale che la basilica di S.Salvatore è oggi sotterranea, quasi cripta della chiesa più moderna.Fu trasformata, sovrapponendole altre costruzioni e subì devastazioni:oggi la si può visitare con il medesimo biglietto d'ingresso per il Museo di Santa Giulia e conserva tre navate, pregevoli capitelli del VI-VIII sec. e parti di  affreschi dell'VIII-IX secolo e altri del Romanino. E'una delle più ragguardevoli testimonianze del periodo longobardo.Da uno scritto del cav.Giulio Cordaro "Ragionamento dell'italiana architettura durante la dominazione longobarda" si legge: " ...Ma da fonti assai più antiche ed autorevoli, deriva la certezza in cui siamo circa l'età della chiesa del  nobilissimo monastero di S.Giulia,dedicata al Salvatore, la quale sussite tutt'ora benchè destinata ad usi profani.La sua fondazione è dovuta a  re DESIDERIO ed alla regina ANSA sua consorte, fra l'anno 757, nel quale il duca Desiderio cominciò ad avere il titolo di re, e il 761,quando già si principia ad avere notizia di quel monastero per le scritture contemporanee di quell'archivio...Un buon numero di quei preziosi documenti è già stato pubblicato dagli scrittori delle cose bresciane e dal MURATORI nei volumi I,II,III,IV e V delle sue "Antichità del Medioevo". Nel più antico di quelli, che è un atto di permuta dell'anno V° del regno di Desiderio, si legge:"Anselperga sacrata deo abbatissa monasterio domini Salvatoris,que fundatum est in civitate Brixiaequam Dominus Desiderius execcentissimus rex, et Ansam precellentissimam reginam genitores ejus a fundamentis edificaverunt" (Muratori,op.cit.vol.V,pag.500)".

Quindi, insieme al monastero, Desiderio costruì anche la chiesa dedicandola al Salvatore.E, con essa, abbiamo quindi la possibilità di capire come fosse l'architettura durante il periodo longobardo,la quale non si discosta molto da quella Romana e longobarda dei secoli precedenti.

-Duomo Vecchio o Rotonda: qui hanno lavorato sicuramente i Maestri Comacini.

-la Loggia o Palazzo del Comune: Pal.della-Loggia1.jpg (9033 byte) il Merzario,che fu autore affettuoso e attento sui Maestri Comacini, non li menziona per la Loggia di Brescia, affermando che-secondo alcuni autori-essa fu progettata dal Bramante, per altri da Jacopo Sansovino e infine dal Palladio.Lo Zamboni, però, rovistando documenti inediti e non, e negli archivi pubblici e privati, non ha mai riscontrato il nome del Bramante e ha trovato che il nome dell'architetto che la disegnò è Formentone da Vicenza.Con una deliberazione del 6 agosto 1489, il Consiglio Comunale lo nomina architetto per quest'opera mentre il Sansovino,che era nato nel 1486, aveva allora soltanto tre anni! Però ha sicuramente lavorato più tardi, per il modello del salone sovrastante all'atrio o porticato d'ingresso guastato poi da un incendio,nel 1575.Andrea Palladio ha lavorato ad alcune ornature della facciata.

Ma lo Zamboni trovò anche i nomi di coloro che avevano scolpito le pietre ancora in buona parte esistenti, incise con i ferri più sottili e ridotte a figure armoniche quasi fossero duttili argille o morbide sete: i Maestri Comacini! I piedistalli delle colonne che sorreggevano e abbellivano gli archi e le colonne che si ergevano ornate di tralci,grappoli e fiori,elegante e fine opera,erano di Angelo e Nicolò da Lugano, così come parecchie sculture della facciata opposta a quella della Loggia,eseguite tra il 1499 e il 1503 da Gaspare da Lugano e Antonio Dalla Porta.Purtroppo i marmi di Antonio e Nicolò andarono perduti.

Vi erano due piramidi poste agli angoli australe e settentrionale e loda gli autori, Antonio Casella da Carona,Martino della Pesa da Bissone e Angelo da Lugano,cui furono pagati 40 scudi d'oro.Accenna anche ad un bellissimo fregio fatto dai figli di Nicolò da Lugano e ad alcuni candelabri di stile purissimo e di esecuzione mirabile, intagliati da Antonio Casella da Carona,da Martino della Pesa da Bissone e da Marco da Lugano, e collocati sulla facciata nord.

Addita infine la magnifica balaustrata eretta sul primo ordine nella fronte orientale del palazzo "ultima opera di scultura di cotesta superbissima mole, che fu data a fare come da contratto 14 aprile 1573 e fu eseguita stupendamente da Marco e Giovan Jacopo da Lugano e da Martino da Bissone".

La Chiesa di San Francesco: Risale alla metà del XIII secolo ed è condotta secondo i canoni dell'arte comacina, prima che in questa cominciassero ad infiltrarsi anche i precetti dell'arte gotica: ricorda in molte parti le cattedrali, con un bel rosone circolare e un bel portale, in cui l'arte comacina ha sfoggiato tutte le grazie, tutte le leggiadrìe di cui erano capaci. La chiesa fu eretta verso la metà del 1250 grazie alle oblazioni raccolte dai Minori Osservanti, seguaci del fraticello Francesco d'Assisi. Essi dapprima si erano stabiliti presso la chiesa di S.Giorgio fondandovi una delle loro case conventuali, poi -accorrendo ogni giorno adepti e aumentando il numero dei facenti parte dell'Ordine-costruirono questa chiesa con annesso convento, oggi con un bel chiostro (del XIX sec.) Fu rimaneggiata nel XVI sec.e il card.Borromeo, nel 1620, la abbellì facendo dipingere la volta e la quadratura. Durante la fine del 1700 e inizio '800 fu tramutata in un'appendice del quartiere militare che si era installato nel convento.Venne più tardi restituita al culto e, nel 1840, restaurata fino a che, dal giugno 1849 fino al febbraio 1861 venne nuovamente convertita in magazzino di viveri e foraggi per le truppe italiane.Dopo una nuova ripulitura venne, per desiderio della cittadinanza, ridonata al culto.

Santa Maria dei Miracoli: Facciata-S.Maria-dei-Miraco.jpg (8451 byte) le cronache bresciane dicono che "il 17 luglio 1488, con grande solennità in presenza del podestà,del capitano del popolo di Brescia,dei canonici del Duomo,del clero e dei nobili e di una moltitudine di cittadini,fu posta la prima pietra di una nuova cappella che si stava per erigere alla Vergine Maria, nel borgo di San Nazzaro,in contrada di Crema".

Le notizie degli esecutori scarseggiano ma tuttavia ne sono pervenute a sufficienza per assodare che anche su questo tempio ebbe la possibilità di lanciare uno sprazzo la luce vivissima dei Maestri Comacini.La Chiesa oggi si presenta nelle forme rinascimentali,ma il corpo di mezzo dell'edificio, e specialmente l'antiporta, è un capolavoro di eleganza e di grazia. Merzario ne descrive le decorazioni in marmo dell'interno,le quali possono 'gareggiare con le migliori della Certosa di Pavia e ne riflettono le bellezze" . I mirabili candelabri collocati nella facciata sono opera dello scalpello di Giovan Gaspare Pedoni da Lugano e più precisamente da Carona. Egli scolpì anche i Dodici Apostoli,disposti in giro alle quattro cupole che danno sfogo e luce al tempio. Del Pedoni fu compagno nel lavoro il valente Antonio della Porta,detto il Tamagnino,da Porlezza che associò i tocchi del suo scalpello con quelli del Briosco e del Busti nella facciata e porta maggiore della certosa di Pavia e poi stette con Lombardo Solari alla Sacra Casa di Loreto e dentro la  Madonna dei Miracoli scolpì gli eremiti Antonio e Paolo in bassorilievo e gli Angioli che si vedono quasi batter l'ali e danzare all'intorno della cupola" Baldassare Zamboni ha mostrato i documenti che accertano la gloriosa partecipazione dei Maestri Comacini in questa chiesa e la continuarono poi ad abbellire con le plastiche e con il pennello".La Chiesa è stata completamente ricostruita dopo il secondo conflitto mondiale.

Per quanti fossero ancora dubbiosi, un' ulteriore conferma che l'arte Comacina non è isolata al periodo longobardo e Medievale ma è proseguita almeno fino al XVII-XVIII secolo.

 (Marisa Uberti)

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