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                               La chiesa dei SS. Faustino e Giovita nel   

                      Castello Vecchio di Grosio(BG)

            

                                                Adriano Gaspani

                                          I.N.A.F. – Istituto Nazionale di Astrofisica

                                             Osservatorio Astronomico di Brera (Milano)

                                                adriano.gaspani@brera.inaf.it

 

Durante l’alto medioevo la diffusione del Cristianesimo nelle vallate alpine tentò, senza peraltro riuscirci, l’estirpazione delle tradizioni protostoriche locali di  origine pagana. Davanti all’evidente insuccesso, il Cristianesimo le fece proprie, tanto che è possibile ritrovare traccia di regole precristiane proprio nei criteri di edificazione delle chiese cristiane altomedioevali. A questo proposito, un caso molto interessante è nei pressi di Grosio, in Valtellina dove esiste un complesso di due castelli, quello più antico di S. Faustino ed il “castrum novum” di più recente edificazione.  Essi sono posti sulla sommità del colle posto alla confluenza della valle del Roasco con quella dell’Adda e rappresenta un tipico esempio di “castello gemino”, tipologia peraltro riscontrabile anche in altri edifici fortificati presenti nell’area del dosso Grumello presso Sondrio, in territorio  valtellinese.

 

 

Il Castello Vecchio è la costruzione più antica essendo stato realizzato attorno al X-XI sec. d.C. sull’estremità meridionale del dosso ed è comunemente citato, nei documenti, come castello di S. Faustino dal nome del martire bresciano titolare, unitamente a S. Giovita, della chiesa annessa al castello.

 

 

                 

                           Planimetria delle chiesa dei SS. Faustino e Giovita.

 

Il culto dei santi Faustino e Giovita, già presente sull’Isola Comacina, insieme alla presenza di una rilevante immigrazione proveniente dai territori del centro Lario, già documentata a partire dal XI secolo, testimoniano l’esistenza di una costante influenza comasca esercitata nella zona a partire grosso modo già dall’epoca della dominazione romana. I muri perimetrali della chiesa fu rasa al suolo tra i secoli XVIII e XIX a causa dello sfruttamento dell’area a fini agricoli, ma la presenza della piccola torre campanaria romanica, restaurata verso la fine del 1800, a fianco dell’antico abside di cui rimane traccia sulla roccia orientale, consente la ricostruzione del perimetro della chiesa e la misura dell’orientazione della sua navata. Attualmente la struttura è fatiscente, ma i ruderi rimasti permettono comunque l’identificazione una ricostruzione abbastanza fedele dell’antica planimetria. La piccola chiesa conserva, al centro del presbiterio, due tombe di origine medioevale intagliate nella roccia viva e poste trasversalmente rispetto all’asse della navata. L’origine del piccolo luogo di culto potrebbe risalire al X-XI secolo e fu edificato sul luogo di un precedente sacello funerario altomedioevale, ma che probabilmente ospitava un luogo di culto retico attivo in epoca protostorica. Nonostante la chiesa sia stata considerata quale cappella castellana la sua origine sembra essere precedente alla costruzione del castello di San Faustino e la sua funzione non era riservata ai soli abitanti del castello, ma l’edificio  di culto, in posizione decentrata rispetto al castello, era aperto al pubblico tanto che vi si accedeva da due differenti porte d’entrata.

 

    

                                                     Il “Castrum Novum” a Grosio

La morfologia del castello di S. Faustino suggerisce una funzione di prestigio con l’intenzione di affermare il potere del feudatario che esercitava il dominio sui territori di Grosotto e Grossura, quest’ultima diventata successivamente Grosio. Il castello rappresentava un punto strategico di rilevanza importante come attestato da un documento risalente al 1150, nel quale Ardizzone, vescovo di Como, che esercitava il potere su tutta la pieve di Mazzo comprese le opere di fortificazione presenti nel territorio, sottraeva ad Artuico Venosta il castello di Grosio per assegnarlo a Bertario de Misenti, personaggio a lui più fedele. Solo successivamente, nel 1187, il vescovo Anselmo reinvestiva Egano Venosta  della titolarità del castello di S. Faustino che verrà conservata fino alla costruzione del "Castrum Novum", nel XIV secolo, il quale però non mostra alcuna traccia di una chiesa annessa al castello. Si suppone quindi che il vecchio luogo di culto sia rimasto comunque attivo anche dopo il decadimento del castello di S. Faustino in favore del Castrum Novum. Qualche anno fa, durante un sopralluogo,  la chiesa dei SS. Faustino e Giovita mi insospettì a causa della sua peculiare orientazione, come risultava strana la disposizione delle due tombe presenti all’interno di essa, le quali dopo essere rimaste a lungo sotto lo strato di terra dei locali coltivi, erano state aperte e da ricercatori abusivi intorno al 1920 che ne avevano rimosso le lastre di copertura; il contenuto delle tombe è però rimasto completamente ignoto. La chiesa è stata quindi fatta oggetto di rilievo archeoastronomico in due separate occasioni con il fine di verificare se essa fosse stata costruita mediante l'applicazione di alcuni criteri astronomicamente significativi, in tal caso essi testimonierebbero l'intervento di personale specializzato e buon conoscitore dell'Astronomia e del significato simbolico assegnato in epoca medioevale a questa disciplina.

 

La via d’accesso che dal “Castrum Novum” conduce al castello di S. Faustino, sullo sfondo il campanile della chiesa dedicata ai santi Faustino e Giovita.

 

Durante la prima sessione di misura, risalente all’ottobre 2003, sono stati eseguiti gli accurati rilievi di georeferenziazione mediante tecniche satellitari GPS, la misura degli azimut astronomici di orientazione della navata della chiesa e delle due tombe presenti nel presbiterio ed il completo rilievo del profilo dell’orizzonte naturale locale apparente nella direzione orientale.  La seconda sessione di misura ha avuto luogo nel Giugno 2006 e sono state ripetute le misure di orientazione della navata e delle tombe,  confermando i risultati delle misure eseguite qualche anno prima. La posizione geografica della chiesa è la seguente:  LAT. = 46° 17’.418 N,  LON. = 10° 15’.791 E, (riferite all’ellissoide geocentrico WGS84) ottenuta da una media di 560 determinazioni di  posizione che hanno portato ad un’incertezza di soli  21 cm sulla posizione del punto GPS posto ad alcuni metri a nord ovest della navata (PT222). L’orientazione media dell’asse della navata è risultata essere molto spostata verso sud-est, tanto che l’azimut astronomico di orientazione, nella direzione ingresso-abside è molto prossimo ai 123°. L’altezza angolare apparente media delle montagne di sfondo è dell’ordine dei 20° e questo valore determina una situazione molto interessante dal punto di vista dei possibili criteri astronomici applicati in fase di progettazione e di edificazione del manufatto. 

 

                           Risultato dei rilievi archeoastronomici della chiesa dei SS. Faustino e Giovita

 

Nel medioevo i canoni di orientazioni delle chiese stabiliti dalla Chiesa di Roma prevedevano che l’asse della navata fosse allineato parallelamente alla linea equinoziale, cioè la est-ovest astronomica lungo la quale sorge (ad est) e tramonta (ad ovest) il Sole agli equinozi.

 

     

I resti dell’abside della chiesa di S. Faustino e sullo sfondo il profilo dell’orizzonte naturale locale. L’asse della chiesa è allineato verso il punto di levata del Sole al solstizio d’inverno all’orizzonte astronomico locale.

 

Questo implicava che l’azimut astronomico, misurato dalla direzione nord del meridiano astronomico locale, fosse esattamente pari a 90°. 

 

 

Nel caso della chiesa dei SS. Faustino e Giovita, si rileva una rotazione di oltre 30 gradi verso sud dell’est che conduce invece l’asse della chiesa molto prossimo alla direzione teorica della levata del Sole al solstizio d’inverno all’orizzonte astronomico locale.  La codifica della direzione solstiziale invernale, nell’alto medioevo, implica una disobbedienza esplicita alla Chiesa Romana in favore dell’applicazione di un criterio di orientazione di derivazione celto-germanica pagana spesso applicato da particolari congreghe di costruttori medioevali di chiese, quali ad esempio i Magistri Comacini. Poichè l’elevazione dell’orizzonte naturale locale è dell’ordine dei 20 gradi potrebbe essere ipotizzato che l’allineamento della chiesa possa essere stato ottenuto a vista, attendendo la levata del Sole all’alba di un giorno di equinozio del X-XI secolo da dietro le montagne che sul lato opposto della valle dell’Adda fanno da sfondo alla chiesa dalla parte dell’abside. Nel X-XI secolo le date di equinozio erano il 16 Marzo (equinozio di primavera) e 18 Settembre (equinozio di autunno), riferite al calendario giuliano, in vigore a quell’epoca, il quale aveva accumulato ben 5 giorni di errore rispetto alle corrette date astronomiche a causa delle deriva del calendario giuliano rispetto al vero computo solare.

 

Le proprietà geometriche del decagono regolare erano utilizzate dagli architetti medioevali per determinare le direzioni astronomiche relative ai punti di levata e di tramonto del Sole agli equinozi ed ai solstizi.

 

Il calcolo astronomico però dimostra chiaramente che non fu così poiché a quell’epoca la procedura descritta avrebbe condotto alla levata solare dietro le montagne, all’alba del 27 Febbraio, quindi 17 giorni prima dell’equinozio di primavera, mentre all’alba del giorno di equinozio il Sole sarebbe apparso da dietro le montagne di sfondo, ben 12° più a nord rispetto alla direzione rilevata dell’asse della navata della chiesa. Dobbiamo quindi scartare la possibilità di un’orientazione equinoziale, in stile romano, del luogo di culto, ruotata verso sud per effetto dell’altezza dell’orizzonte naturale locale rispetto a quello astronomico. Non resta quindi che prendere in esame l’ipotesi, molto più probabile ed attendibile che l’orientazione della chiesa sia stata eseguita determinando sul terreno la direzione della levata del sole al solstizio d’inverno all’orizzonte astronomico locale, cioè prescindendo dal profilo delle montagne di sfondo, ma codificando la direzione solstiziale invernale vera, con tutto il suo simbolismo, mediante un metodo geometrico basato sulla diretta conoscenza del ciclo solare annuale e di talune regole della geometria.

 

 Le due tombe intagliate nella roccia sono ubicate in maniera insolita per le tombe altomedioevali cristiane.

In particolare il metodo applicato potrebbe essere stato basato sulla determinazione geometrica della direzione della levata solare solstiziale invernale utilizzando le proprietà del decagono regolare orientato, metodo molto diffuso soprattutto nell’ambiente monastico medioevale, come dimostrato dallo scrivente alcuni anni fa [1]. La coincidenza tra l’orientazione teoricamente prevista dal calcolo in relazione a quest’ultima ipotesi e quella  sperimentalmente rilevata per la chiesa mostra una coincidenza pressoché perfetta.  In questo caso il progettista della chiesa dei SS. Faustino e Giovita dovrebbe essere stato un personaggio di rilievo, esperto sia della osservazione che del calcolo geometrico ed astronomico, forse un monaco oppure un laico appartenente a qualche fratellanza di costruttori di edifici sacri, esperti di simbologia mistica, non molto in linea con i dettami ufficiali della Chiesa di Roma, ma più aperto alle antiche tradizioni longobarde ariane e del Cristianesimo Gnostico che ponevano particolari significati al solstizio d’inverno e alla direzione della levata del Sole in quel particolare giorno dell’anno che è connesso con la celebrazione della festività del Natale.

Prendiamo ora in esame le due sepolture presenti nel pavimento del presbiterio. La loro orientazione è molto insolita per le tombe cristiane, (che era prescritto dovessero essere disposte sulla linea est-ovest, con la testa del defunto sul lato ovest) sia per il fatto di essere entrambe disposte in posizione trasversale rispetto all’asse della chiesa, sia per il fatto che il loro asse è allineato verso una direzione molto settentrionale e quindi fuori  dall’arco ortivo del Sole, cioè dall’arco di orizzonte percorso due volte l’anno dal punto di levata dell’astro. Questo implica che le tombe non siano connesse, contrariamente a quanto doveva avvenire nel caso delle sepolture cristiane, con un punto di levata solare, legato al concetto cristiano di rinascita e di resurrezione dopo la morte, ma prevalsero altri criteri ed altre motivazioni, forse di natura stellare cioè connessi con i punti di levata di alcune stelle luminose. Effettivamente l’analisi archeoastronomica sembrerebbe confermare, entro certi limiti, questa ipotesi. 

 

 

                         Le montagne di sfondo nella direzione di orientazione degli assi delle due tombe

  • La conclusione dello studio archeoastronomico della chiesa dedicata ai SS. Faustino e Giovita mostra rilevanti tracce di simbolismo astronomico lontano dall’ortodossia romana e molto più vicino alle idee longobarde ariane entro un luogo di culto cristiano altomedioevale, segno che molte tradizioni e credenze più antiche erano ancora presenti, nel X-XI sec. sia nelle comunità cristiane locali, sia nel bagaglio culturale delle congreghe dei costruttori di edifici di culto.

 

 

Bibliografia:

  [1] A. Gaspani, 2000, "GEOMETRIA E ASTRONOMIA NELLE ANTICHE

       CHIESE ALPINE” Collana Quaderni di Cultura Alpina, No.71, Priuli e 

       Verlucca Editori (Ivrea).

 

(Autore:Adriano Gaspani, 2006)

 

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                                                                        Aprile 2011