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 di Enrico Pantalone


Indubbiamente se c’è una città che rappresenta un mito nella storia spagnola d’ogni tempo, più volte capitale nel corso dei secoli e cardine della resistenza iberico-cristiana all’espansione musulmana questa è senz’altro Toledo, nota anche per essere la patria delle lame più famose, oggetto di culto dagli esteti militari: possedere una di queste preziose opera d’arte equivale ad avere un tesoro unico.
Toledo, un città ricca dal punto di vista dell’architettura non meno che della storia, ma anche dell’arte visiva: una città arroccata tra i desolanti ed assolati altopiani castigliani, bagnata e circondata dal possente fiume Tajo che la culla dolcemente e l’accarezza attraverso il passaggio di gole profonde e misteriose, poste ai suoi lati.
Toledo è anche la città di El Greco, uno dei maestri dell’arte figurativa del sedicesimo secolo, un magister ineguagliato per molti versi, anche a distanza di secoli.
Il Ponte dell’Alcantara ci fornisce il benvenuto, superbo e maestoso, è anche lui un “vecchio nobile Hidalgo”, perfetta simbiosi di un'aristocrazia perduta, dà l’immagine dell’educazione e della morale, come un saggio d’antica memoria: chissà quanti personaggi ha visto transitare entro la sua figura architettonica, chissà quante storie ci potrebbe narrare, quanti personaggi ci potrebbe aiutare a comprendere, sarebbe inimmaginabile la quantità di notizie che potrebbe fornirci….Ma è meglio così, lui è lui a significare la storia nella sua essenza più profonda ed anche misteriosa.

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Si diceva del grande artista El Greco, al secolo Domenico Theotokopoulus, che di Toledo  ha fatto una sua mostra personale, tante sono le opere sparse un po’ ovunque; i suoi quadri troneggiano meravigliosamente in ogni angolo della città, nei palazzi e nelle cattedrali, la sua arte per alcuni è assimilabile a quella italiana dello stesso periodo perché egli studiò dal Tintoretto, ma è in realtà un’arte tipicamente greca, del resto lui stesso considerava solamente tale quella della sua patria d’origine, essendo nato a Candia, nell’Isola di Creta.
El Greco, per contro, idolatrato dagli spagnoli quanto da tutti gli amanti della pittura, non ebbe vita facile durante il regno di Filippo II, che era il suo contrario: pragmatico ed amante delle cose che capiva, quindi portato maggiormente a concedere favori agli architetti ed alle loro costruzioni, più vicine al suo ideale di morale cattolica rispetto all’arte visiva, forse anche perché più spartane e malinconiche, i tratti tipici del suo carattere.
I due non s’incontrarono mai probabilmente, un po’ perché Filippo aveva trasportato la capitale da Toledo a Madrid, un po’ perché non si sarebbero mai capiti, si rispettavano, il Re non fece mai mancare nulla dal punto di vista finanziario al pittore, ma gli negò la soddisfazione d’un incontro, semplicemente perché non lo riteneva opportuno, questo è un lato strano e misterioso del periodo, in tutta la Spagna si stravedeva per El Greco, nonostante le numerose intercessioni di nobili altolocati che domandarono il piacere al sovrano, un dialogo diretto tra il pittore ed il re non ci fu mai verosimilmente.


Il Tiziano lo presentò per lettera a Filippo II come suo allievo, ma questo non bastò al dubbioso re spagnolo, anzi egli pensò bene di sostituire l’ottimo dipinto di EL Greco rappresentante il Martirio di San Maurizio con un quadro dello sconosciuto Romilo Cincinnato.
Teniamo presente che la stessa Chiesa Cattolica, attraverso le sue cariche più alte s’espresse per un incontro esercitando ogni forma di pressione, ma evidentemente v’era qualcosa che impediva a Filippo II di accettare la richiesta anche se gli commissionò dei lavori per l’Escorial che praticamente bocciò senza appello successivamente.


A Toledo, le autorità ecclesiastiche favorirono in tutti i modi l'opera del pittore e la sua permanenza nella città può essere tranquillamente definita come idilliaca in ogni momento, ma El Greco non ne approfittò mai. Egli lavorava duramente a differenza di molti altri artisti del tempo, era schivo, mai protagonista, tutta la sua carica la esprimeva nei dipinti, che erano un omaggio alle donne come essenza della Vergine Maria, come omaggio alla città di Toledo ed alla sua storia; se c’è un pittore che possiamo definire come l’espressione artistica della controriforma questo fu proprio El Greco.
Egli disegnava i suoi soggetti facendo leva sul sentimento che accompagnava ciò che egli aveva nella mente, le sue forme non erano quelle care ed inanimate che spesso venivano concettualizzate dagli artisti dell’epoca, ma erano ben più elaborate e profonde, il pennello scivolava a seconda di ciò che il cuore emanava, tant’è che l’esasperazione delle figure umane appuntite nella sommità rispecchiano chiaramente questi valori morali, ricercanti in maniera ossessiva il Cielo e Dio, con un sentimento tra i più puri apparsi tra i pittori.
Nei suoi dipinti egli univa il profano a Dio nella maniera più diretta, più semplice possibile, la bellezza dei pensieri più alti viene considerata da lui come il punto principale e fisso della sua opera.


Nella Cattedrale di Toledo con la sua Torre Gotica che s’innalza fino quasi a toccare il Cielo, El Greco ha lasciato della Miniature eccezionali per bellezza ed interpretazione della Fede, più ancora delle già splendide vetrate policrome della basilica, egli ha raccontato gli Atti degli Apostoli e del Cristo in maniera sublime e trascendentale tanto quanto la Vergine sempre dipinta nella Cattedrale che appare vera e reale per l’espressione dello sguardo e la sua forza d’espressione. Molte persone, sentite direttamente dallo scrivente sul luogo, sono rimaste estasiate a tal punto da credere d’averla già incontrata nella vita comune……io stesso ho riconosciuto in essa una mia amica scomparsa da anni.
Lo stesso può dirsi per il Cristo Expolio, altro esempio di pittura “viva e reale”, nudo e senza possibilità di difesa tra i legionari romani e le figure della Maddalena e della Madre Maria, il dolore è vivo, palpabile, addirittura sembra sensuale tanto ne traspare umanità.


El Greco ha dipinto anche La Sepoltura del Conte d’Orgaz all’interno della Chiesa di S.Tomè, e qui entriamo nel pieno del fervore cristiano; accanto a lui vi sono Sant’Agostino e Santo Stefano a raffigurare i sentori del Credo Cristiano insieme a tutti i gentiluomini che accompagnano il Conte nella sepoltura, superba interpretazione tolediana della società al tempo.
Il pittore poi entusiasma ancor più con il ritratto della città di Toledo, arroccata con le Mura di cinta a contorno, le chiese, le sinagoghe , i palazzi, il tutto su un background rosato d’indubbio, forte impatto trascendentale.
Questa pittura potrebbe essere intesa anche come una specialissima carta geografica con le figure angeliche sullo sfondo a significare che anche le piccole cose possono essere grandi se lo sono veramente.


El Greco ha lasciato pitture anche nell’Hospital de la Santa Cruz come l’Assunzione e il Battesimo del Cristo all’Hospital de Tevera, tutte opere di grande impatto religioso come altre sperdute nella regione castigliana. 


Toledo appare quindi una piccola città per dimensione rispetto ad altre, ma è immensa per la sua cultura, la sua storia e la sua arte, insomma possiamo definirlo come il centro immenso d’ogni cultura.
Del resto anche le Sinagoghe ebree sono vere opere d’arte primordiali come Santa Maria la Blanca e tali sono rimaste dopo la conversione al cristianesimo di massa avvenuto in quei secoli.
Oltre a tutto il fervore religioso non bisogna dimenticare che Toledo è stata un grande centro commerciale di smistamento, il suo mercato variopinto era all’epoca, come oggi, un punto centrale per il passaggio delle merci d’ogni genere e d’ogni provenienza, il nome assunto, Plaza del Zocodover è una reminescenza araba, Zoco significa appunto mercato….


Un girotondo unico di mercanti, uomini e donne, nobili e non, all’interno di questo mercato sembravano unire al tempo, come oggi, tutta l’umanità intenta a consolidare una società difficile, complicata e del tutto incandescente spiritualmente.

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La città vecchia, sede reale, s’erge maestosa e solenne su un monte a picco sul Tajo che colora di marrone intenso il paesaggio come marrone è l’argilla che si trova tutto intorno alla città
Araba, Cristiana, Ebrea, Romana, Gotica e chissà quali altre esperienze ha vissuto nel corso dei secoli Toledo... la visione a pensarci bene ha del fantastico e del surreale, per capirla a fondo bisogna amare questa città come s’ama una donna, per tutta la vita, non si deve mai dimenticarla.
Vedo l’immagine d questa città sfuocata al sole luccicante come luccicanti sono le mille e mille lame confezionate dalle sapienti mani dai maestri artigiani armaioli, l’oro di Toledo, che oro non è, riluce più di qualsiasi pietra preziosa per il duro lavoro che solamente mani esperte possono portare a compimento.
Alle volte i saliscendi nei piccoli viottoli di quest'antica capitale assomigliano ai momenti più esaltanti ed ai momenti più deleteri della vita come in una metafora simbolica.
Toledo è stata, è, e resterà una sinfonia di parole sublimi, d’opere arte, mai astratte, sempre reali, vive, storiche, nonostante siano passati secoli e secoli dai momenti d’oro.

(Enrico Pantalone www.enricopantalone.eu)

Le foto sono di Marisa U.
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                                                 marzo 2007