www.duepassinelmistero.com

 

TEMATICHE:

Aggiornamenti

Alchimia

Antiche Civiltà

Archeoastronomia

Architetture

Colonne e Nodi

Due passi nell'Italia nascosta

Due passi nei misteri esteri

Fenomeni Insoliti

Interviste

L'Uomo e Dio

Maestri Comacini

Medioevo e...

Mistero o Mito?

Personaggi

Simbolismo

Simbologia e Cultura Orientale

Storia e dintorni...

Templari "magazine

Ultimi Reports

UTILITY:

Archivio reports

Bacheca

Collaboratori

Extra sito

Libri del mese

Links amici

Ricerca veloce titoli per argomento

SERVIZI:

FORUM

Newsletter

Avvertenze/ disclaimer

 

 

     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                

                            

 

di duepassinelmistero

La mitica città perduta di Bessinia potrebbe essere sepolta nella fantastica località che oggi visitiamo? Il Parco  Archeologico -Naturalistico della Bessa è una vasta ‘pietraia’ che era nota in epoca romana perché sede di un’ importantissimo giacimento di sabbie aurifere, che si dice abbiano fruttato almeno due tonnellate d’oro ai romani che vi si insediarono, avendo la meglio su una popolazione locale semisconosciuta e di stirpe Celtica, i Vittimula o Victimuli (Salassi). Questi ultimi, a dispetto del loro aspetto primitivo, pare disponessero di tecniche avanzate nell'estrazione dei metalli, specie l’oro. Ma c'è chi dice che questo popolo non sia mai esistito e c'è chi ha voluto verificare l'attendibilità di tanti 'luoghi comuni' che si sono creati attorno all'oro della Bessa, dove si troverebbero chilometri di muretti a secco, massi incisi, gallerie, pozzi accuratamente scavati, scale a chiocciola, cunicoli(1)... Per conoscere meglio questo mistero, andiamo a farvi due passi!

La... febbre dell'oro

Arrivando nella zona, si nota l'ingresso con la scritta 'Victimula', la leggendaria città abitata dai Victimuli o Salassi, di stirpe celtica. Si nota subito l'Arena Polivalente dell'Associazione Biellese Cercatori d'Oro, nata nel 1997 dalla volontà di riportare in Italia competizioni a livello internazionale in una localizzazione che seguisse le regole della World Goldpenning Association. Su un masso erratico ritrovato nell'area svetta il simbolo dell'Associazione. L'Arena comprende, tra le altre cose,  30 postazioni di lavaggio, tribune con 400 posti per il pubblico, un totem di legno con la storia della ricerca aurifera nel mondo. le competizioni dei 'cercatori d'oro' della Bessa si tengono tra Aprile e Ottobre e sono aperte a tutti. L' area è mantenuta e conservata dai soci volontari; ha accolto i campionati mondiali Biella 2009.

Ma perchè qui si viene a cercare l'oro nelle sabbie del torrente Elvio? Evidentemente perchè qui l'oro c'è e ve n'era tantissimo, millenni fa. Un prodigio della Natura che ha origini davvero remote. Una 'manna dal cielo' che costò un lavoro immane e che resta in parte ancora avvolto nel mistero...

bessa-17.jpg (501459 byte)

Già, perchè sull'oro della Bessa, sulle sue origini, sui materiali ritrovati, sulle epoche, sulle gallerie, sulle scale a chiocciola e sui tanti aspetti 'enigmatici' che fanno la gola di molti palati, sono aperte opinioni divergenti anche tra gli studiosi. Consigliamo un' attenta lettura del lavoro del dr. Giuseppe Pipino (Museo dell'Oro italiano) dal titolo "Emergenze Archeologiche, vere e presunte nelle Aurifodine della Bessa". In esso, egli lamenta la faciloneria con la quale perfino gli addetti ai lavori (v. Soprintendenza) possano aver preso delle cantonate. A suo dire, il popolo dei Vittimuli non sarebbe mai esistito, anzitutto; inoltre si sarebbe esagerato sull'antichità di alcuni manufatti (coppelle, presunti castellieri, stele 'antropomorfa',ecc.). 

 

Sterminate distese di ciottoli del 'Terrazzo'bessa-05.jpg (955625 byte)

Sterminate distese di ciottoli del 'Terrazzo' bessa-06.jpg (765608 byte)

La formazione geologica della Bessa aurifera

Dalla fine del Pleistocene inferiore, i ghiacciai alpini della Valle d'Aosta si espansero fino a raggiungere le pendici nord-occidentali delle pianure piemontesi dove, incontrando il materiale detritico eroso, formarono un complesso che va sotto il nome di anfiteatro morenico di Ivrea di cui la Bessa fa parte, e si trova nella morena Donato -Mongrando (formatasi all'incirca 800.000 anni fa). Quando la fase glaciale ebbe fine, la zona esterna all'anfiteatro subì fenomeni naturali erosivi; il torrente Viona smantellò parte dei depositi che occupavano tutta la Bessa e liberò dai detriti i massi che, isolati o in piccoli gruppi, sono sparsi lungo tutta la superficie del Torrazzo superiore che appariva- prima dello sconvolgimento prodotto dall' uso della miniera aurifera in epoca romana, alla stregua di un movimentato altopiano ciottoloso inciso da vallette trasversali. E' in questo contesto che si formò il giacimento aurifero: l'erosione e la ri-sedimentazione locale dei depositi risalenti alla prima fase glaciale, produsse una concentrazione dell'oro proveniente dai giacimenti primari della Valle d'Ayas. 

L'evoluzione conseguente alla formazione del giacimento, riguarda il modellamento della nuova superficie del Terrazzo con la formazione, ad opera dei torrenti Viona, Elvio e Olobbia, delle scarpate che lo delimitano su tre lati (2). Questi fiumi, ancora oggi, contengono buone quantità di metallo in pagliuzze. 

La Bessa è oggi un altipiano di circa 1.100 ettari, di cui 780 compresi nel Parco Regionale omonimo; dal punto di vista geologico è considerato un altipiano alluvionale e in parte morenico. E', di per sè, un museo geologico naturale, vista la grandissima quantità di materiale litico presente (gneiss, micascisti, eclogiti, dioriti, ma anche quarzi e calcescisti); l'ambiente secco e caldo creato da questi ciottoli è un museo botanico all'aperto, usato per lo studio della colonizzazione vegetale (dai muschi e licheni fino alle specie superiori). Gli avvallamenti tra i cumuli detti 'bonde', essendo più umidi, favoriscono una vegetazione molto fitta costituita da querce, ciliegi, pruni, biancospini, ginestre, felci e piante più rare. Discreta la fauna di piccoli roditori.

Morfologicamente è suddivisa in due Terrazzi (superiore e inferiore) orientati NO-SE, separati da una scarpata di una decina di metri.

Il luogo restò 'incompreso' fino al XIX secolo quando Quintino Sella si accorse della sua importanza

Come si scoprì l'oro: le Aurifodinae e i grandi cumuli di pietre 

Le ultime stime ci dicono che i metri cubi del giacimento aurifero non erano 200 milioni ma 50 milioni...un numero comunque sbalorditvo!

Un paesaggio impressionante, che iniziando in località Cruseta (comune di Zubiena), percorrendo il sentiero dei 'Ciapei parfundà', ci conduce in un mondo totalmente nuovo per gli occhi ma antico di millenni, in cui si trovano cumuli di ciottoli e soprattutto le 'abitazioni' , murature a secco ricavate all'interno dei ammassamenti di pietre, spazi di diversa dimensione (da 1 dmq a decine di mq) e forma (prevalentemente rettangolari o quadrate); la loro profondità varia da pochi decimetri a oltre due metri, attribuibili ad insediamenti (abitazioni, depositi, focolari) datati all'epoca romana. Scavi effettuati sui 'fondi di  capanna' hanno restituito molte ceramiche di età repubblicana e ceramica gallica. Negli impianti di Cava Barbera di Cerrione furono ritrovati, tra il 1975-'82 sei picconi a una sola punta (di cui 4 si conservano nel Museo Storico dell’Oro Italiano, assieme ad altro materiale della Bessa, tra cui una piccola lucerna e due chiodi trovati decenni or sono in località Riva del Ger, presso Vermogno, in vicinanza di un sito, oggetto di scavi, che aveva restituito un tesoretto di monete romane repubblicane, d’argento, associato a frammenti di ceramica, piccole lucerne e oggetti metallici (CALLERI 1985) (3)

Si ritiene che queste 'abitazioni' temporanee venissero usate dagli operai quando si trovavano a prestare servizio nel giacimento aurifero (mentre le abitazioni 'fisse' le avevano nel paese, più a valle).

Chi e quando per primo scoprì l'oro? E' difficile da stabilire; tramite documenti romani veniamo a sapere che gli indigeni (probabilmente i Salassi) erano già ben organizzati nell'estrazione del prezioso metallo dalle sabbie aurifere nel IV sec. a.C. 

Ne parlarono, molto tempo dopo, il geografo greco Strabone (64 a.C. - 21 d.C. ca), oltre che Plinio (23- 79 d.C.), Cassio Dione (155 - 235 d.C. ca), Paolo Orosio (fine IV - inizio V sec. d.C.),  Messo l'occhio su una possibile e succulenta fonte di reddito, i Romani con un pretesto si immischiarono negli affari dei Salassi (143 a.C.), apparentemente per pacificare una contesa sull'acqua, insorta tra tribù vicine (Salassi e Victimuli o Ictimuli, come dicono alcuni studiosi. Secondo Plinio il Vecchio gli Ictimuli erano probabilmente Salassi che avevano come centro di riferimento il villaggio omonimo). Poco dopo (140 a. C.), i Romani attaccarono i Salassi, senza che ve ne fosse motivo, appropriandosi dell'appalto della miniera d'oro. Ma si era ancora lontani dalla conquista dei territori, che avvenne solo sotto Augusto, oltre un secolo dopo, per cui si ritiene che per tenere sotto controllo la situazione, che generò il malcontento tra gli indigeni, ci dovesse essere l'esercito. 

Nacquero così le Aurifodinae, miniere a cielo aperto per la ricerca dell'oro, e fu proprio questa attività che sconvolse tutta la zona.

Non sono pervenute notizie dirette su come fosse organizzato il 'sistema' e non sono rimasti gli impianti di lavaggio ma "secondo recenti studi riguardanti le miniere d'oro alluvionale del Nord Ovest della Spagna (che possiamo applicare anche alla Bessa) la coltivazione del giacimento procedeva da valle verso monte e dall'esterno verso l'interno del "placer”. Ne consegue che il canale principale di alimentazione doveva essere tracciato per intero all'inizio dei lavori. La rete idrica era probabilmente progettata da legionari in congedo che dopo aver acquisito le necessarie conoscenze durante il "servizio" passavano in seguito alle dipendenze, come tecnici, di imprenditori privati o dello Stato" (4).

La coltivazione del giacimento aurifero di origine alluvionale necessitava di grandi quantità d'acqua per essere lavato dai depositi; l'oro era presente sottoforma di pagliuzze o piccole pepite. Le fasi iniziavano con lo scavo del sedimento, separando le sabbie aurifere dal pietrame e dai ciottoli che costituivano il materiale di scarto più grossolano derivante dall'estrazione dell'oro; questi materiali furono ordinatamente impilati in cumuli alti anche fino a 10 m, alle spalle del fronte di scavo. In tal modo prese origine il paesaggio più caratteristico della Bessa, chiamato "Terrazzo superiore" che in dialetto piemontese è noto come 'ciapei'(cioè rocce, pietre, pietraie), che copre la maggior parte dei 4,5 Kmq del 'Terrazzo'. 

L'acqua veniva captata dal torrente Viona  e fatta scorrere in un canale probabilmente parallelo alla Morena Bornasco -Vermogno. Si possono vedere i verosimili resti dei 'bacini di accumulo' nei quali si ritiene venisse raccolta l'acqua da utilizzare durante le ore di lavoro (ampie aree pianeggianti leggermente inclinate verso valle delimitate da murature a secco, a volte a forma di imbuto).

Il materiale di scarto più piccolo e le sabbie venivano invece collocati negli avvallamenti e nei canali di lavaggio dove, attraverso l'acqua, si eseguiva la selezione e l'estrazione dell 'oro.

Questa  frazione più fine (ciottoli piccoli, ghiaie e sabbie) fu fatta transitare in canali artificiali e ri-sedimentò ai loro sbocchi formando una sequenza di conoidi coalescenti anche questi compresi entro i confini della Riserva Naturale Speciale istituita nel 1985.

L'oro della Bessa venne estratto per un centinaio di anni ancora dalla sua 'scoperta' da parte dei romani; quando Strabone ne scrisse, il sito era già stato abbandonato e i Romani si avvalevano delle aurifodinae della Spagna e della Gallia. Ma l'oro, alla Bessa, non si era esaurito: nei secoli ha continuato ad essere estratto anche se non 'industrialmente' come allora, e ancora oggi i 'cercatori d'oro' lo fanno, come vedremo.

bessa-13.jpg (482286 byte) Area insediativa

bessa-14.jpg (424587 byte) Resto di insediamento (dettaglio) 

bessa-08.jpg (204239 byte)Resto di insediamento (dettaglio)

bessa-11.jpg (223695 byte) Cavità delimitata da muri a secco

 

Ma a cosa e a chi serviva l'oro dei Salassi?

Non è stato chiarito cosa ne facessero i Salassi dell'oro estratto; non vi sono forni quindi il materiale non era lavorato in loco (e non lo fu nemmeno sotto i romani, che lo convogliavano e mandavano a Roma). Si ritiene probabile che lo commercializzassero poichè il giacimento aurifero della Bessa si trovava ai margini di una via di comunicazione che collegava la Pianura Padana con la valle del Rodano e con l'altopiano Elvetico attraverso il passo del Gran San Bernardo. Un fortuito ritrovamento di una stele 'antropomorfa' (oggi collocata nella Riserva Naturale della Bessa a Cerrione) nell'area del Terrazzo, ha suscitato confronti con altri manufatti simili emersi in altre zone geografiche e la possibile 'via' dell'oro:

 " Testimonianze evidenti dell'esistenza di questa "via" sono le steli antropomorfe che arrivarono nel corso del III millennio a.C. al seguito di correnti culturali provenienti dall'oriente Mediterraneo e dal Mar Nero lungo itinerari di penetrazione che in buona parte sembrano coincidere con il cammino dei miti di Giasone e di Eracle (Mezzena 1998). Le ritroviamo dapprima nella fascia pedemontana poi in Valle d'Aosta e, oltre il passo alpino, nel cantone Vallese in Svizzera. Nella necropoli megalitica di Saint Martin de Corleans (Aosta) abbiamo, con una magnifica serie di steli, una prova della fondatezza dell'associazione di queste culture al mito di Giasone, dato che il rito preliminare per il loro impianto é consistito nell'aratura del terreno e nella semina di denti umani uguale quindi a quello che celebrarono gli Argonauti prima di partire alla conquista del Vello d'Oro. Un probabile percorso risalì la Dora Baltea (testimoniato dalle steli di Vestigné) e passò a breve distanza dalla Bessa, possiamo quindi ragionevolmente pensare che questi "cercatori di metalli" (il Vello d'Oro altro non è che la pelle di animale attraverso la quale venivano filtrate le sabbie aurifere) abbiano avuto la possibilità di venire a conoscenza dell'esistenza di questo esteso e ricco giacimento di superficie e delle sabbie aurifere dei corsi d'acqua che lo delimitavano" (5)

Non abbiamo visto la stele in oggeto (solo in fotografia) ma possiamo dire di aver visto altre 'steli antropomorfe' (esempio in Lunigiana, ma anche nel Museo Archeologico di Chieti)  e non hanno nulla in comune con questa. Se la stele fosse un semplice masso, tutta la teoria esposta sopra cadrebbe. E, ritornando alla domanda, se i Salassi -che forse nemmeno erano localizzati qui, stando ad alcune fonti (ma più su, in Valle d'Aosta) - non lavoravano l'oro, è ipotizzabile che nemmeno lo avessero mai estratto? Allora sarebbero stati i Romani, i primi a farlo?

La Bessa era interessata, nel Medioevo, da varianti della Via Francigena. Attraversati i passi della Valle d’Aosta un ramo scendeva ad Ivrea e qui si suddivideva: uno proseguiva verso Viverone, un altro attraversava la Serra per raggiungere la famosa abbazia di S. Salvatore della Bessa (oggi in gran parte perduta) e ….. le sabbie aurifere dell’Elvo. Su uno dei massi lungo il sentiero dei 'Ciapei parfundà' abbiamo notato una vistosa croce incisa e, sotto, una C o G e una cifra, 84.

       

I grandi massi e le incisioni a coppelle

Su tutto il territorio del Terrazzo Superiore si trovano massi e su 57 di essi sono state scoperte delle incisioni rupestri prevalentemente a coppella (indatabili) ma anche alcune 'a scudo'. La cosa curiosa è che questi si trovano per la maggior parte tra le frazioni di Filippi e Vermogno (comune di Zubiena), cioè si concentrano in 1/3 della superficie disponibile. Si ritiene che questa posizione non fosse mai in ombra, ma sempre esposta al sole (superfici orizzontali o inclinate verso il corso del sole) e nelle vicinanze del centro abitato. Sul significato delle 'coppelle' rimandiamo ad un altro articolo, mentre ci limitiamo qui a segnalare i massi da noi visti, ricordando come questo Parco sia il regno della pietra, un luogo dove in nessun altro ci è capitato di vederne così tanta e tra le tante 'pietre', questi massi incisi sono pure oggetto di discussione tra esperti. Chi li considera testimoni di un culto litico ben antecedente all'arrivo dei Romani, ricollegato a quei culti della Natura di arcaica memoria, e chi dissente da questa ipotesi, spostando la cronologia delle incisioni ad epoche molto meno lontane.

In particolare, molto interessante è il cosiddetto 'Masso del Riparo', costituito da un voluminoso masso (n. 56) sul cui dorso sono incise due coppelle, e che 'copre' una piccola camera ipogea (scavata dall'Uomo o naturale?) il cui interno si presenta grezzo.

Notevolissimo il 'masso degli allineamenti', munito di una sorta di 'inviti' per salirvi sopra, solo così infatti è possibile documentare la serie di coppelle e canali che ne caratterizzano la superficie. 

Il masso n.34 è detto 'delle note musicali' poichè le coppelle sono 'prolungate' in una sorta di canaletto che ricorda vagamente la forma di una nota musicale.

Da segnalare poi che due massi sono situati alle due estremità dell'area dei massi incisi. Il n.6 detto "Roc d'la Sguia" (roccia dello scivolo), magnifico monolito carenato (quasi un gigantesco uovo) sul quale appaiono ancora le "strie" longitudinali dovute al trasporto nel ghiacciaio Balteo. Ma la cosa più importante è che sulla sua superficie, arrotondata, oltre alla presenza di formazioni coppelliformi, vi sono chiari segni di 'scivolate' prodotte dallo strofinio delle donne che cercavano si propiziarsi la fertilità (come accaduto per altri massi presenti in tutto il mondo in luoghi dotati di particolare 'energia').

.All'estremo opposto del benefico Roc d'la Sguia è situato il masso n.50  detto "Roc Malegn" (roccia maligna), enorme e spigoloso erratico spezzato in tre parti il cui frammento dominante e meglio soleggiato è inciso da una consistente serie di coppelle in maggioranza collegate a due a due da un canaletto. Non si sa come mai sia così negativa la sua fama (del resto il 'masso buono' deve avere un corrispettivo 'cattivo'), forse  la posizione in cui è collocato (prossima a pendenza) è stata causa di scivolamenti e morti in epoche imprecisate, o forse vi crescevano erbe velenose, o vi sono incisi degli allineamenti astronomici funesti che restarono nella memoria collettiva, non si sa, sono solo supposizioni. Sta di fatto che, ancora oggi, alcuni vecchi abitanti della zona preferiscono non frequentare e neppure nominare quel masso.

Segnaliamo pure che quanto dicevamo nell'introduzione è vero: abbiamo visto pozzi, fontane, vasche abbandonate, sicuramente il luogo era ricco di sorgenti, anzi alcune risultano sicuramente ancora attive, altre interrate; esse costituiscono, in molti casi, il “terminale” visibile dell’acqua che, infiltrandosi nei cumuli, percorre gli avvallamenti o si raccoglie in conche impermeabili. 

Ed è possibile che 'scavando scavando scavando' sotto le montagne di ciottoli, non riemerga un giorno il 'cavallo d'oro' che i Victimuli, subodorando la bramosia romana, avrebbero realizzato fondendo tutto il loro oro e ben nascosto nel punto più alto della 'terra degli dei', come l'abbiamo ribattezzata.

                            bessa-21.jpg (457860 byte)

Peccato che segni di forni di fusione non ne siano mai stati rinvenuti...Ma la Ricerca potrebbe un giorno portare a nuove scoperte!


Le leggende della Bessa

Hanno tutte in comune l'oro, naturalmente...! Le più comuni, oltre quella del cavallo, sono:

1)-  "Pe' d'oca" (piedi d’oca) narra di stranieri alti, biondi e con occhi azzurri che giunsero nel territorio dell'attuale comune di Muzzano accolti benevolmente dalla popolazione perché promisero di insegnare l'arte di trovare ed estrarre l'oro dalle montagne e dai fiumi. Le loro compagne erano straordinariamente belle e la componente maschile della popolazione Muzzanese era ben favorevole ad accoglierle, con il grande disappunto delle mogli o fidanzate. Una sera, durante un ballo dinanzi al fuoco, una giovinetta si accorse che sotto alle vesti lunghe fino a terra delle straniere spuntavano dei piedi d'oca, e cominciarono a deriderle e a schernirle, cosa che non piacque proprio agli aitanti loro mariti. In men che non si dica se ne andarono e a nulla valsero le preghiere di farli ritornare indietro. Una Fata e da un grosso serpente  impedirono ai muzzanesi di riportarli indietro anche con la forza. Gli stranieri portarono con loro il segreto dell'oro, senza rivelarlo.
.

2)- Gli gnomi, piccoli uomini benefici sbucherebbero, per fare il bucato, da una fontana situata nei pressi della fraz. Riviera -S. Cassiano, a valle del quale vi é il masso con il maggior numero di incisioni a coppella della Bessa (n. 14). 

Culti pagani, leggende, vicende storiche...tutto si intreccia in questo paesaggio spettacolare, dove l'eco delle favole invita a guardare nella loro valenza simbolica e a rintracciarvi una sapienzialità nascosta, perduta, rimasta nella tradizione popolare sottoforma di folclore, ma che è stata generata da una elevata conoscenza dei segreti di Madre Natura. 

bessa-12.jpg (121413 byte) A meditare sulla pietraia...

bessa-04.jpg (241152 byte) Masso 'degli allineamenti'

bessa-02.jpg (233113 byte) Masso degli allineamenti (dettaglio di 4 coppelle orientate in direzione del tramonto del sole)

bessa-18.jpg (486161 byte) Masso delle 'note musicali (dettaglio)

bessa-16.jpg (453362 byte) Masso 'del riparo'

bessa-15.jpg (544597 byte) Muri a secco e antri

bessa-09.jpg (200988 byte) Pozzo con acqua

bessa-07.jpg (219582 byte) Pozzo per la raccolta dell'acqua (piovana?)

bessa-22.jpg (334505 byte) Vasca?

 

 

 

Come si cerca l'oro 

L'Associazione Biellese Cercatori d'Oro  è il punto di riferimento internazionale per la ricerca dell'oro in Italia. Lontano dai laboratori alchimistici e dal fumo delle calcinazioni, senza dover attendere che il 'piombo' si trasmuti nel metallo più nobile, questi appassionati 'soffiatori' (come li chiamerebbe Fulcanelli) hanno scelto di saltare tutte le operazioni 'filosofiche' e di puntare direttamente all'oro. 

L'Associazione ha acquistato nel 2000, nella piccola Frazione Vermogno di Zubiena, il terreno dove sorge Victimula, il villaggio dei cercatori d'oro italiani, che è definita la capitale della ricerca dell'oro alluvionale in Italia, con il Centro Visite della Riserva Naturale Speciale della Bessa, l'antica miniera d'oro a cielo aperto di epoca romana, ed il Museo dell'Oro e della Bessa (Ecomuseo). 

Dal loro sito web (v. nota 6), si apprendono le 'tecniche' e l'uso degli strumenti 'del mestiere':

"L’oro attualmente estratto dalle sabbie del torrente Elvo si presenta sotto forma di lamelle di dimensione non eccedenti i 2 mm. Gli attrezzi più comuni utilizzati dai moderni cercatori sono: la “scaletta” e il “piatto” o “batea”. La “scaletta” è un asse lungo 80-90 cm., largo 40-50 cm. e dotato nel senso della lunghezza di un bordo alto 10. Il piano, liscio nella metà superiore, è provvisto in quella inferiore di scanalature orizzontali profonde 1,5-2 cm. Viene immersa nel corso d’acqua ed ancorata al fondo con inclinazione tale da essere percorsa da una debole corrente di 4-5 cm. di altezza che priva il sedimento aurifero, versato lentamente sulla superficie, della frazione più fine e leggera mentre la frazione pesante (magnetite, granati e oro) è trattenuta dalle scanalature. Il “piatto” (tradizionalmente in legno di pioppo, castagno, ontano) a fondo concavo e con diametro tra 30 e 50 cm., può essere usato in sostituzione della “scaletta”. In questo caso la separazione delle frazioni a diverso peso specifico avviene mediante movimenti di rotazione ed oscillazione durante l’immersione nella corrente. L’operazione mediante l’uso del “piatto” può anche costituire la fase finale del procedimento con la “scaletta”.

Abbiamo riportato il tutto con l'intento di divulgare principalmente un luogo di eccezionale importanza storico -archeologica e naturalistica e poi, se qualcuno volesse cimentarsi con altri 'cercatori', chissà mai che ci scriva di aver trovato un amico (che in molti casi vale più di un tesoro).

Buona cerca!                      

 

Note:

1)- "Nicolis di Robilant affermava (1786): “...al Cerione s’hanno gallerie spinte nel vivo de strati di que colli che furono gia ne tempi antichi condotte per l’oro....A Montegrande al di la della Viona, sotto un colle aprico si vedono bocche di gallerie al posto detto il Canei”;  in una pubblicazione a stampa (1787) diceva ancora “...in queste colline, sotto Cerrione, si vedono delle gallerie e dei pozzi che si pretende essere state delle miniere d’oro,
ma nessuno fino ad ora ne ha fatto la minima ricerca
”. Quintino SELLA (1864) afferma che “...Il sottosuolo della Bessa è in vari punti oggidì ancora traforato da molte gallerie alte e vaste, che si possono percorrere per centinaia di metri”. ROLFO (1964) racconta che “...in più parti della Bessa vi sono dei pozzi caratteristici profondi da 5 a 6 metri con apertura variabile da 2 a 3 metri di diametro, costruiti accuratamente in pietra con scalinata laterale a chiocciola. Giunti sul fondo e tolta una grossa pietra laterale, che serviva da porta d’ingresso, si dipartono varie gallerie piuttosto strette con soffitto lastricato di pietre piatte mal sicure”. Altre gallerie avrebbero invece collegato la Bessa con la Serra: “...una di queste si trova poco dopo il
castrum di Mongiovetto e l’altra, detta della Piatola, oltre Cerrione
”. Marco (1940) ed altri Autori negano l’esistenza di gallerie, per non averne mai viste. La recente carta archeologica, commissionata dalla Soprintendenza Archeologica, ignora completamente l’argomento (tratto da
Emergenze Archeologiche, vere e presunte nelle Aurifodine della Bessa del dr. Giuseppe Pipino, il quale ha potuto esplorare alcune delle gallerie realmente presenti sotto i cumuli di ciottoli dell'intero territorio).

2)- Fonte notizie: pannelli in loco

3) - http://www.auditorium.info/files/Emergenze%20archeologiche.pdf

4 e 5)- http://www.bessa.it/ In merito alla 'stele antropomorfa' va segnalato che secondo il dr. Giuseppe Pipino (v. nota precedente) essa non sarebbe altro che un masso in serpentinoscisto, 'confuso' con un manufatto preistorico

5)- http://www.cercatoridoro.it


Sezioni correlate in questo sito:

 

www.duepassinelmistero.com                                                                                                                       Avvertenze/Discalimer

                                                                                                         Dicembre 2011