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            (di Marisa Uberti)        Il Santuario dell'Assunta a Bianzano, la chiesa di San Rocco e il Signorù
 


Il santuario di S. Maria Assunta, collage di di fotografie che illustrano sia l'accesso che le sepolture attorno all'edificio. Il campanile è stato aggiunto in epoche recenti.

Lapide pavimentale su cui è riportato il nome Bienciano, che era l'originaria denominazione di Bianzano.

 

Simboli incisi su un blocco di pietra situato nei pressi della chiesa. Si riconoscono una croce in un cerchio, la sagoma di un edificio(o campanile?), un pugnale(?). A quando risalgono?

Questa lastra è invece situata all'interno, a destra entrando, e attesta i due momenti principali della chiesa:la sua fondazione in forme romaniche (1234), e il rifacimento del XVIII secolo.

L'elaborato altare ligneo fantoniano (della celebre famiglia Fantoni, intagliatori molto attivi nel bergamasco). Si noti la posizione del Cristo sulla sommità: è tutta dinoccolata e invece che reggere la croce pare in atto di scagliare una lancia. Un'iconografia davvero insolita.

La particolarissima nicchia in cui, secondo la tradizione locale, era alloggiato il 'Signorù', la gigantesca statua del Cristo di cui si parla nell'articolo (a destra).

La statua giacente del Signorù nella chiesa parrocchiale di San Rocco

Particolare del volto della statua lignea

Il dorso e la ferita nel costato

I grandi piedi trafitti

Particolare di due personaggi intagliati nel coro ligneo della parrocchiale di San Rocco

 

 

A pochi chilometri dalle sponde del lago d'Endine, perla della provincia di Bergamo sita in Val Cavallina, tra natura e cultura, si trova il borgo medievale di Bianzano, che oltre al suo rinomato e interessantissimo castello, presenta anche altri due edifici che meritano di essere visitati: l'antica chiesa romanica di S. Maria Assunta e la nuova parrocchiale di San Rocco. Entrambe hanno in qualche modo un legame con la fortezza poichè la seconda si trova  proprio a pochi passi dal castello stesso e la prima sorse appena un anno dopo la realizzazione di quest'ultimo, nel 1234, forse su un precedente edificio (e non si esclude la presenza di un santuario pagano in tempi ancor più remoti), ad opera degli Umiliati. E' in quel periodo che il borgo conobbe un notevole sviluppo grazie anche alla famiglia Suardi, che aveva numerosi possedimenti in Valcavallina. Si è detto, parlando del castello, che è probabile una presenza dei Templari a Bianzano, che oltre a proteggere i pellegrini in transito su questa variante della via Francigena, esigevano il pedaggio per merci e carovane.

Forse la chiesa dell'Assunta assolveva ad altre funzioni, oltre a quelle religiose. Dal castello, ieri come oggi, non è possibile avere la visione globale della parte settentrionale della vallata sottostante, perchè si incunea tra le montagne in modo naturale, ma da questa chiesa, che sorge a qualche centinaia di metri di distanza dal maniero, su un bellissimo poggio a strapiombo e a dominio del lago, si poteva ovviare a questo e completare la visione 'panoramica'. Non è quindi escluso che potesse esservi una postazione di guardia o avvistamento, in qualche modo inglobata nella chiesa stessa o perlomeno nella stessa area. Castello e chiesa furono mai collegati da passaggi sotterranei? Ci piacerebbe saperlo, ma al momento non si hanno notizie certe. Si narrano storie di passaggi segreti che unirebbero il castello di Bianzano con quello di Monasterolo, che sta di fronte ma sulla sponda opposta....

In passato la chiesa dell'Assunta aveva un campanile a vela (altra caratteristica che spesso è presente nell'architettura Templare), oggi sostituito da una torre campanaria sul lato sinistro (guardando l'ingresso). Forse la base del precedente campanile era nella parte sud-orientale, prospiciente il lago, dove rimangono le fondamenta di una costruzione a base quadrata ma se si trattava di un campanile a vela, non ce n'era bisogno. Forse questi ruderi appartengono invece ad una torre di avvistamento di cui si è supposta l'esistenza?

Nel perimetro della chiesa si vedono molto chiaramente delle sepolture, alcune ancora con copertura, altre aperte. Un tumulo circolare appare particolarmente interessante.

Sopra la chiave di volta dell'arco ogivale dell'ingresso abbiamo osservato una croce patente che si confonde con il colore della pietra. Le forme attuali dell'edificio sono quelle del Settecento, quando venne restaurato. All'interno restano, di originario, il pavimento in cotto e alcuni tratti delle pareti. Una lastra che forse ricopriva una sepoltura, reca scolpito il nome Bienciano, che si suppone fosse l'antico nome del paese, sostituito poi da Bianzano.

Bellissimo il manufatto ligneo sopra l'altare, di scuola fantoniana, che presenta superiormente un Cristo che, invece di tenere la croce, pare stia scagliando con veemenza una...lancia.

In particolare, appare molto interessante -per le sue inusuali forme, una nicchia scavata nel muro, sopra l'attuale portalino laterale sinistro, che accoglieva la statua lignea di un Cristo dalle dimensioni notevoli, detto familiarmente 'Signorù', che si conserva normalmente in una cappellina di fronte, a destra della navata (protetta da un vetro), dove si trovano numerosi 'ex- voto'. Abbiamo però avuto la fortuna di vedere la statua 'dal vivo', poichè in questo periodo è esposta al pubblico, nella parrocchiale di San Rocco.

Narra la leggenda che questo Cristo avesse in origine le braccia allargate, esattamente come ogni altro Cristo crocefisso che l'arte cristiana contempli. E stava appunto appeso nella nicchia di cui abbiamo appena parlato. In origine (si data l'opera alla metà del XIV sec.) si trattava di un unico pezzo di legno intagliato, lavorato e dipinto. Le sue dimensioni, però, oltre due metri di lunghezza, pare creassero timore nei bambini e impressionassero i fedeli, che anzichè provare devozione, ne avevano paura. Cosa molto strana, a dire il vero. Comunque, si pensò di staccargli le braccia e sotterrarlo. Non si sa ovviamente nè come nè perchè ciò avvenne, se il parrocco restò indifferente o se l'episodio si svolse tra forti contrasti.

In seguito a questo atto che per un credente è sacrilego, cominciarono a verificarsi fenomeni insoliti e infausti, calamità naturali e disastri al paese e ai suoi abitanti. Ben presto ci si rese conto che -forse- poteva essere stato il loro incauto gesto a causarli. A testa bassa si ricorse a prelevare nuovamente la statua, alla quale vennero riattaccate le braccia ma non più aperte, bensì lasciandole cadere lungo i fianchi e si pensò a ridargli dignità e decoro. Le cose cominciarono ad andare meglio e per tale motivo gli abitanti da allora mostrarono gratitudine e devozione per questo grande Signore, o Signorù, che ogni anno -in occasione della settimana di Passione- veniva preparato per la processione lavandolo alla fonte (causando problemi al legno!), ma così i colori man mano sparivano. Si provvedeva allora a verniciarlo ogni volta e, strato su strato, i colori si sono sovrapposti. Quando i restauratori, in anni recenti, hanno provveduto a ripulire il manufatto, hanno trovato un disastro. Paziente è stata l'operazione di asportazione dei vecchi strati cromatici fino a che si è giunti ad individuare quelli originali, che si possono ancora oggi ammirare. Da tradizione, la statua è sempre venerata e portata in processione.

E' esposta- in questo periodo- distesa, nella prima cappella a destra dell'altare maggiore,  nella chiesa di San Rocco. Ha un colore chiaro di fondo, con il panneggio del drappo inguinale di colore blu, il biondo dei capelli (insolito per un Gesù), il castano della barba, il rosso del sangue che sgorga da tutti i segni della Passione.

Il volto è molto bello, gli occhi sembrano semiaperti e ci si aspetta da un momento all'altro che l'Uomo li  possa spalancare e metterli sulle nostre facce allampanate, inducendoci a delle debite riflessioni. La statua non è un capolavoro artistico, s'intende (ha i grandi piedi sgraziati; ad esempio), tuttavia è appunto questa imperfezione che la rende molto umana. Un uomo crocefisso non aveva sicuramente piedini da fata, ma dovevano essere gonfi a causa dei chiodi infissi, sanguinanti, dolentissimi. Questa statua esprime dei sentimenti. Chi l'ha realizzata ci ha messo l'anima, ed essa è arrivata fino a noi.

La chiesa di San Rocco conserva altre pregevoli opere, tra cui un San Francesco che riceve le stimmate alla Verna, di Palma il Giovane; notevoli gli stalli lignei del coro, con simboliche figure intagliate di scuola fantoniana.

Per informazioni sul percorso di vista guidata contattare la Proloco: http://www.cortedeisuardo.com/bianzano.htm

Due passi a Spinone al lago...

Lasciando Bianzano, è bene fare una sosta al vicinissimo paese di Spinone al lago (0. 8 Km), famoso per le sue acque solfuree che ne hanno caratterizzato la vita e le attività economiche e sociali. In passato, con le canne che crescono sulle rive del lago, si costruivano addirittura le imbarcazioni e la pesca fu la prima fonte di sostentamento. Da diversi decenni è diventata una ambita meta turistica. La vecchia strada che da Bianzano portava a Spinone era detta "strada degli Asini" e l'idea che rende è quella di una mulattiera. Scendere oggi dal paese di Bianzano con la carrozzabile, è molto agevole e si ha l'opportunità di godersi un panorama tra i più meravigliosi che la natura abbia  donato a questa terra bergamasca.

Spinone è attraversato dalla moderna via Nazionale, tra il lago d'Endine e le montagne. L'importanza che doveva avere in passato si può immaginare pensando che il paese dava nome a tutto il lago, che per secoli si è chiamato appunto lago Spinone o Spino o Spinono. Tornano ancora i Templari, perchè secondo alcuni studiosi i toponimi riferiti alla 'Spina' o 'Spino' erano strettamente connessi alla loro presenza.  Chissà mai che abbiano contribuito proprio loro al mantenimento della magnifica chiesa di impronta romanica di San Pietro in Vincoli, visibile dalla statale. L'edificio sorge all'interno di un giardino pubblico; è dedicata a san Pietro apostolo e primo papa, con riferimento alla sua prigionia (i vincoli, le catene, che legavano il corpo ma non lo spirito).

              

La chiesa attuale è l'ultima di almeno cinque edifici precedenti: il primo risale all' XI -XII sec.ed era molto più piccolo. Si riesce a capire bene come dovesse essere, andando all'interno. Qui si vedrà una piccola abside posta infatti 'fuori posto' per le forme odierne ma un tempo -essendo rivolta verso est (verso il lago)- era il punto in cui il celebrante evocava la presenza di Cristo, mentre l'ingresso era dalla parte opposta, a occidente, come è prassi nelle chiese cristiane. In questa abside oggi è collocata una sepoltura, protetta da un vetro, che permette di vedere in realtà un grande masso erratico (forse sede di un culto pagano in origine?), usato forse come coperchio tombale, che reca incise due nitide croci, di cui una patente (Templare?).

                    

Nel XV secolo l'asse dell'edificio venne ruotato di 90 gradi, portando l'ingresso a meridione e raddoppiando la capienza. Nel XVI-XVII sec. si aggiunsero un timpanetto e un rosone.

All'interno è visibile un residuo di affreschi attribuiti a scuola lottesca, e un ciclo più antico (1300-1400) con Profeti e Sibille.

Quello che si vede oggi è il risultato di un poderoso restauro (un tempo c'era un protiro antistante l'ingresso, con parapetti, oggi scomparso). Il campanile termina con una copertura conica, insolita per la zona.

Per visitarla internamente è indispensabile rivolgersi al parroco (035/810093). Per altre info contattare il sito ufficiale del Comune: http://www.comune.spinone-al-lago.bg.it/

Facciata della chiesa di S. Rocco

 

 

Scorci vari del lago d'Endine e di Spinone

 

  

Scorci della chiesa di S.Pietro in Vincoli a Spinone

 

Sezioni correlate in questo sito:

Il castello di Bianzano
Italia da conoscere

 

 

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                                                                          Giugno '09