S.Maria de Arabona
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ABBAZIA DI SANTA MARIA de ARABONA

(a cura di M.Uberti)


Raggiungere l'Abbazia di Santa Maria d'Arabona significa percorrere le belle strade verdi abruzzesi, in collina, nel Parco Nazionale della Maiella, ritrovarsi su un poggio che domina un grandioso paesaggio e condividere con il tempo una certezza:di essere in un sito 'sacro', che in età antica doveva ospitare un altare o ara sacrificale alla dea 'pagana' Bona o Bono (da cui, secondo alcuni, deriverebbe l'etimo).In località Piano Santa Maria d'Arabona sono stati rinvenuti reperti che si addentrano persino nel remoto Paleolitico inferiore medio.

Il nome esatto dell'Abbazia è Sancta Mariae de Ara Bona, effettivamente; secondo altri la denominazione proviene dalla caratteristica salubre del territorio (aera=aria buona) oppure spiazzo (area=aia).Saremmo portati ad escludere l'ipotesi dell'area bona, poichè è risaputo come i Cistercensi (che fondarono l'Abbazia nel 1209) prediligessero luoghi isolati e 'malsani', da bonificare e risanare con il lavoro e la preghiera, per renderli adatti al loro insediamento.Tuttavia i risultati ottenuti avrebbero potuto indurli a conferirle questo nome, ma probabilmente il significato va inteso nel senso che l'area fosse già ritenuta sacra al loro arrivo da tempi immemorabili.Ci troviamo poco distante dal fiume Pescara, nel comune di Manoppello (PE), anche se sotto la diocesi di Chieti.

Parentele Cistercensi...

Più che descrivere la splendida Abbazia (che faremo a lato aiutandoci con le immagini), incompiuta e ampiamente  rimaneggiata nel corso dei secoli, ci piacerebbe intrattenere i nostri attenti lettori con alcune considerazioni in merito ai misteri che, secondo noi, gravitano attorno a tutte le 'sorelle' di Santa Maria d'Arabona, alla sua unica figlia e alla 'madre'. Sicuramente sarà noto a tutti come, nel 'sistema cistercense', tutte le Abbazie derivino da quattro 'Madri' principali (a loro volta figlie di CITEAUX, il monastero da cui originarono tutte le filiazioni di San Bernardo e compagni).Le quattro 'figlie' (Pontigny,La Fertè,Clairvaux e Morimond) sono ben illustrate nella foto sotto:

Da esse, nacquero centinaia e centinaia di abbazie-figlie. Santa Maria d'Arabona deriva dalla linea di Clairvaux (Chiaravalle).Diremo di più, per essere precisi:Arabona fu fondata da monaci che provenivano da S.Anastasio di Roma (Tre Fontane), che avevano ricevuto in dono il terreno per edificarla. La comunità cistercense di S.Anastasio( Tre Fontane) dipendeva direttamente da Clairvaux e, a sua volta, generò sette 'figlie' :San Benedetto de Silva(ignota la data di fondazione); Casanova (Pennensi, 1191-1807); Arabona appunto (1209-1587); Santa Maria de Caritate (de Sylva),1211-?; Sant'Agostino di Montalto (1215-13??); Palazzolo (1244-1398); Santa Maria di Ponza(1246-).

Abbiamo visto nella parentesi che l'Abbazia ha una data di nascita e una di 'morte':anche se esiste ancora,ad un certo punto decadde come abbazia cistercense. Cosa accadde ad Arabona è poco chiaro,ma si sa che nel 1412 i monaci avevano lasciato l'Abbazia,che venne occupata dal conte di Ferrara; nel 1587 il papa Sisto V decise il passaggio ai Minori Conventuali della Basilica dei Dodici Apostoli di Roma, affinchè la risollevassero.Divenne  proprietà della famiglia dei Baroni Zambra, di origine lombarda ma trapiantati a Chieti.
Fu restaurata nel 1947- '52 e oggi è gestita dai Padri Salesiani (per donazione della suddetta Famiglia).

Santa Maria d'Arabona (557^ abbazia Cistercense) ebbe una abbazia figlia, Santa Maria dello Sterpeto (o anche de Stirpeto), situata in Puglia, nel comune di Barletta(BA), nei pressi di  Trani, che fu fondata nel 1259 ma ebbe vita breve. Appunto questa è la caratteristica che ci ha colpito, documentandoci sulla 'parentela' di S.Maria de Arabona:l'abbandono o la rovina, e in alcuni casi- come vedremo- la totale mancanza di notizie. Sembra strano? Sono molte le domande che viene voglia di porsi! E' noto come l'Abbazia alle Tre Fontane di Roma goda tuttora di uno splendore tangibile,e trattandosi della madre delle altre, viene da chiedersi come sia accaduto che una madre si sia presa così poca cura delle proprie filiazioni(anche se sappiamo che ogni singola abbazia era autonoma), o cosa abbiano combinato affinchè il loro destino sia stato così poco felice. In realtà, Arabona la visitiamo tutt'oggi e la troviamo grandiosa, meravigliosa, ma va detto che fin dall'inizio dovette arrangiarsi a vivere di elemosina e si narra che le venne elargita dal popolo Chietino ma non bastando queste elemosine a far fronte alle esigenze impellenti,si dovette accantonare il progetto di costruzione dell'edificio, che si interruppe alla prima campata (furono eseguiti solo l'abside e il transetto), conferendole l'aspetto di un edificio a 'pianta centrale'.Non certo rispecchiante la tipologia cistercense, anche se -tuttavia -chi ha visitato altre chiese dell'Ordine nota subito il medesimo 'influsso' stilistico. Lascia perplessi il fatto che -una volta incominciati i lavori - si siano dovuti arrestare, poichè i Monaci non erano certo degli sprovveduti e dovevano avere calcolato se l'impresa potesse riuscire o meno, fin dal principio:perchè accettarono di imbarcarsi in un progetto che non potevano permettersi di portare avanti? Sopraggiunsero problemi di altro genere? Quali? Mancanza di fondi,potrebbe essere, ma non convince completamente. Anche perchè, se nel 1259 si decise la filiazione di una nuova abbazia, Serpeto, con quali sostanze si pensava di sostentarla?

La figlia di Santa Maria d'Arabona:Sterpeto

Dunque, nel 1587 l'Abbazia Cistercense venne chiusa e passò di mano.Cosa non infrequente, naturalmente.Sua figlia, l'abbazia barese di Sterpeto, dovette chiudere già nel 1374.Una curiosa filiazione, per la verità, decisa dal Capitolo Generale dell'Ordine di Citeaux del 1259. Santa Maria de Stirpeto era stata in realtà 'rilevata' dai Cistercensi dai Benedettini (1258) che l'avevano mutuata dai Basiliani, i quali erano già attestati qui dal Mille circa.Un bel giro immobiliare! Nel 1258 pare che il papa Alessandro IV decise il trasferimento del monastero ai Cistercensi affinchè riportassero la Regola, dalla quale si erano allontanati e anche per 'bonificare' i terreni attorno all'abbazia.Questo ci riporta a quanto detto all'inizio circa l'opera di risanamento che i monaci bianchi erano soliti apportare ai terreni su cui si insediavano le loro comunità (erano molto abili e rinomatamente apprezzati,per non dire ineguagliabili, nelle opere di bonifica e nell'ingegneria idraulica).Alla metà del XIV secolo i monaci dovettero però fuggire perchè il monastero venne depredato durante la guerra tra il Regno di Napoli e quello d'Ungheria. Santa Maria di Sterpeto divenne una grangia di Arabona; dal 1374 non figura più come abbazia e nessun autore -a quanto abbiamo appurato- tratta dell'architettura che doveva avere l'abbazia di Sterpeto.Mancano dunque notizie salienti in merito ai lavori di cui divenne oggetto col passare del tempo, perchè nel corso del 1700 divenne meta di pellegrinaggio da parte dei cittadini di Barletta (perchè?) e fu grazie a questo fatto se si potè mantenere attiva come centro religioso.Oggi infatti esiste un edificio moderno, con chiesa e convento, gestiti dagli Oblati di San Giuseppe ed è possibile visitarla.

Le sorelle di Santa Maria de Arabona

Figlie dell'Abbazia delle Tre Fontane di Roma, le sette sorelle hanno una storia tra loro diversa, a tratti oscura e misteriosa.

  • Sanctus Benedictus de Silva(San Benedetto de Silva) è avvolto da una fitta nebbia di notizie, incertezze cronologiche e storiche e manca totalmente qualsiasi resto architettonico! Si trovava a Grosseto, in Toscana, ma sull'ubicazione sono stati condotti troppo pochi studi che al momento consentano di aggiungere ulteriori notizie (che aspettiamo!).
  • Santa Maria di Casa-Nova (o Casanova), fu fondata nel 1191(numero di fondazione 513, antecedente ad Arabona di parecchi anni) a Villa Celiera (PE), in Abruzzo, diocesi di Penne, dalla contessa Margherita, che la dotò di beni e terreni, confermati da suo figlio, Bernardo II. Dalle Tre Fontane di Roma arrivarono i primi monaci cistercensi nel 1195 ( o 1197), per fondare una nuova comunità, che si segnalò presto per ricchezza e importanza. Infatti in breve figliò tre nuove abbazie (Ripalta di San Severo in Puglia,1201, San Pastore a Rieti, 1218, e Santo Spirito d'Ocre, 1248), tutte decadute come abbazie cistercensi.Le furono affidati anche il convento benedettino di Santa Maria delle Tremiti (abbandonato nel 1343) e quello di San Bartolomeo di Carpineto, segno che la comunità era solida e fiorente.Ma poco dopo si assiste al suo inesorabile declino, tanto che nel 1330 era divenuta commenda del Vescovo di Viterbo e nel 1368 venne affidata ai Celestini. Nel 1586 subentrò Federico Borromeo come commendatario; dopo alterne vicende venne soppressa da Giuseppe Bonaparte, saccheggiata e passò in mano ai Carmelitani.Vi erano rimasti solo 4 monaci, che si ritirarono a Civitella; la data di chiusura definitiva è il 1807, dopodichè venne praticamente demolita. L'enorme complesso oggi versa in stato di rudere, che è possibile visitare, prima che tutto scompaia.Sono riconoscibili parti dell'impianto cistercense primitivo, come il chiostro, la sala capitolare, il refettorio, la chiesa, la torre e alcuni tratti delle mura difensive, il tutto abbandonato alle sterpaglie e ai rovi.
  • Santa (de Sylva) Maria de Caritate (citata anche col nome Caridad), potrebbe essere in realtà identificata con Santa Maria de Cantate, di cui parlano le Tavole Genealogiche dell'Ordine Cistercense? Non si sa ancora. Fu fondata nel 1211 in diocesi di Taranto ma in località ignota.Per meglio dire, non si sa nemmeno se l'abbazia vide almeno un mattone poichè si sa indirettamente che avrebbe dovuto essere costruita ma si dubita perfino che ciò sia stato fatto. Nel Capitolo Generale del 1212, Statuto n.37, si dice che nel 1211 l'abate delle Tre Fontane aveva incaricato alcuni monaci di recarsi in quel luogo (Taranto) per fondare l'abbazia de Sylva ma sembra di capire che l'iniziativa -arbitraria -fosse stata del monaco laziale, senza essersi consultato con l'abbazia madre francese di Citeaux. I monaci sarebbero stati immediatamente richiamati, l'abate di Tre Fontane rimproverato e il progetto arenato.Nessuno sa dove poteva trovarsi il luogo nè esisterebbero ulteriori notizie disponibili in merito a questa 'abbazia -fantasma'!
  • Sanctus Augustinus de Monte-Alto (Sant'Agostino), fondata nel 1215 a Montalto di Castro- VT- (Lazio), seicentoquindicesima 'creatura' dell'Ordine Cistercense. Anche attorno a quest'abbazia c'è mistero e non se ne conosce l'esatta ubicazione. La tradizione popolare riferisce che un tempo sorgeva un monastero in luogo della tenuta del marchese Guglielmi, su una collina chiamata Sant'Agostino Vecchio e pare che il ricercatore Bedini vi abbia localizzato i resti di una chiesa, proprio qui, le cui rovine -romaniche -sarebbero visibili solo esternamente. L'abbazia non viene mai citata negli Statuti dei Capitoli Generali dell'Ordine; tuttavia si sa che essa esisteva nel XIII secolo e fu donata ai monaci di Clairvaux, i quali demandarono a Tre Fontane l'incombenza di inviare dei monaci a Montalto di Castro, nel 1234.Però non si sa come andarono le cose:nel 1258 l'abbazia compare ancora citata come filiazione di Tre Fontane, ma da allora non se ne parla più e in una lista posteriore, del 1373, essa non appare più nell'elenco di abbazie cistercensi laziali che dovevano pagare il sussidio straordinario chiesto da papa Urbano V.
  • Sanctae Mariae de Palatiolis (Santa Maria di Palazzolo), Roma. La sua storia risale a tempi molto antichi, essendo il luogo scelto già dai romani, che vi eressero una Domus (Villa), ed ebbe vita molto travagliata. In epoca imprecisata vi sorse una chiesetta che dipendeva da quella dei SS.Andrea e Saba di Roma;nel 1204 accolse degli eremiti, che nel 1220 si dettero una Regola, quella Agostiniana, su ordine di papa Onorio III. La comunità fu aggregata a Tre Fontane da papa Gregorio IX nel 1237 e nel 1244 papa Innocenzo IV la trasformò in abbazia. Quest'ultima ebbe breve vita, poichè nel 1398 venne data in Commenda e i monaci la abbandonarono.Il papa Bonifacio VIII la concesse ai Certosini e nel 1458 passò ai Minori Osservanti. Nel XVII sec.fu ricostruita per volere del ministro del Portogallo a Roma, che era anche vescovo di Oporto. Non venne mai abbandonata però e questo permise al complesso, bene o male, di arrivare fino ai giorni nostri. Anzi, la chiesa ad unica aula, è ancora quella del XIII secolo, con due campate con abside rettangolare; in facciata doveva avere un portico, di cui conserva le tracce.Gli edifici conventuali furono riadattati e trasformati in alloggi per un Collegio Inglese.
  • Sancta Maria de Poncio(Santa Maria di Ponza)-Isola di Ponza (Latina)-Lazio.E' la numero 641 come ordine di fondazione ma anche attorno a questa aleggia il mistero di come potesse essere, dato che non esiste più nulla, eccetto 'alcune sale ogivali incorporate ad abitazioni private'. Fu Cistercense dal 1246 ma le sue origini risalgono almeno al VII sec.d.C. perchè si sa che nella chiesa di Santa Maria sull'Isola di Ponza fu sepolto San Silverio con altri monaci che vi si erano stabiliti, vivendo secondo i dettami di San Gregorio Magno. Di quella primitiva comunità si sa poco, e non doveva più esserci nessun monaco sull'isola, quando vi arrivarono i Cistercensi.La data della sua affiliazione alla casa madre di Citeaux, tramite Tre Fontane, è del tutto ancora incerta:si ipotizza tra il 1243 e il 1246, però dal 1294 il monastero non è più citato negli Statuti del Capitolo Generale dell'Ordine ma ricompare la comunità cistercense nel 1454, quando dall'isola si trasferì sulla terraferma, portando la denominazione omonima a un'altra chiesa, a Formia. La chiesa dell'isola, com'è comprensibile, cadde in Commenda e divenne proprietà della famiglia Farnese a partire dalla metà del 1500, per poi passare ai Borbone.Con il tempo le strutture subirono mutamenti e pare si fusero progressivamente con l'agglomerato urbano.

La mamma di Santa Maria d'Arabona

  • Sancti Vincentius et Anastasius Trium-Fontium (Tre Fontane)-via delle Acque Salvie,1 Roma- Lazio.Di antica fondazione (625), divenne Cistercense nel 1140 ed è la numero 151 come ordine di fondazione.Figlia diretta di Clairvaux, ebbe sette 'figlie' (di cui abbiamo poc'anzi parlato). Attualmente è una delle Abbazie cistercensi più fiorenti,e ha un proprio sito internet su cui trovare tutte le informazioni(una volta tanto!).Essa è riuscita a crescere, svilupparsi e ingrandirsi, al contrario delle sue 'figlie', tutte e sette decadute (almeno come abbazie cistercensi). Anch'essa fu chiusa, con la soppressione Napoleonica, nel 1809, ma venne riaperta nel 1868.

Conclusioni...

Come abbiamo visto, la sorte di tutte le sorelle di Santa Maria di Arabona,e della sua unica filiazione, non è delle più felici, e quella che ancora fa da ponte tangibile tra passato e futuro è proprio questa abbazia.Emerge una considerazione:come per altri casi già visti in altre sezioni, appare chiaro come le abbazie cistercensi in Abruzzo(e le loro figlie altrove dislocate) conoscano un'ascesa rapida, attorno al XII-XIII secolo, per poi declinare altrettanto rapidamente, nel secolo successivo o al massimo poco dopo.La questione è interessante, alla luce del fatto che l'Ordine crebbe in concomitanza con quello che ne era scaturito, ad opera di San Bernardo da Clairvaux, quello Templare o dei Poveri Cavalieri di Cristo.Un caso se, con il decadere di questi ultimi in seguito alle penose vicende intercorse in Francia e la soppressione del loro Ordine nel 1314, anche la potenza, la ricchezza e l'importanza delle abbazie cistercensi decrebbe a vista d'occhio? Forse la perdita dei porti, o delle loro 'postazioni' in luoghi strategici, fecero perdere d'importanza anche abbazie che in qualche modo ad essi erano collegate, socialmente, politicamente, culturalmente, economicamente? 

Abbiamo anche visto che la rigida impostazione architettonica delle chiese Cistercensi non parrebbe essere rispettata in quelle di cui abbiamo accennato, senza eccezione nemmeno per Arabona, le cui ragioni restano oscure, se si eccettua quella economica.

Ma godiamoci Arabona,con la sua incompiutezza che è anche sinomimo di particolare bellezza, con la sua forza evocativa, le sue pietre, i suoi simboli. Siamo giunti qui,a monte di tutto il discorso, poichè eravamo stati informati -come nel caso di altre località-che vi fossero delle triplici cinte.Nonostante tutto il nostro osservare, ripetutamente, anche in angoli più o meno nascosti, non abbiamo trovato alcun elemento utile a rafforzare tale indicazione.Solo sulla soglia dell'ingresso occidentale abbiamo rinvenuto una specie di 'griglia', ma non si sa nè quando, nè come, nè da chi o perchè possa essere stata incisa.

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Abbiamo trovato anche una 'frase'incisa alla base di un pilastro interno,di cui ignoriamo il significato:

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Ma che per la precisione andrebbe vista così come collocata e come la si vede in loco:

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E inoltre,come abbiamo già avuto modo di illustrare nella sezione apposita,abbiamo rinvenuto un 'nodo' su una delle dodici colonnine che compongono la parte superiore del candelabro per il cero pasquale(opera straordinariamente bella e simbolica):

Un minuscolo 'indizio' per far intuire la presenza di 'compagni d'arte', affratellati da un unico linguaggio segreto, quello dei Costruttori? Per far dirigere l'attenzione non all'interpretazione letterale del manufatto,ma leggendo più in profondità,secondo quella scienza che è detta Ermetica...Noi non disdegneremmo che quell'artefice possa essere stato un Maestro Comacino o  'colligante suo'...

Pare che Santa Maria d'Arabona abbia avuto l'onore di essere visitata, o forse anche restaurata, dall'eremita Pietro Angeleri, alias Celestino V, il papa del 'gran rifiuto' (si dimise dalla carica di Pontefice).Infatti egli nacque a Isernia nel 1215 circa, ma passò la propria vita come eremita, sui monti del Morrone, appendice del Gran Sasso e confinante della Maiella, e a distanza relativamente breve da Manoppello si trova uno dei suoi ricoveri preferiti, l'eremo di Santo Spirito.Attorno alla figura del papa -eremita aleggia un mistero che lo lega all'Abbazia di Collemaggio (dove è sepolto), in provincia de L'Aquila, ma questa è un'altra storia, di cui avremo modo di parlare in altra sezione.

Osservando una mappa dell'area, si può facilmente osservare come queste zone furono scelte dall'uomo primitivo come insediamento stabile, in cui praticare le prime 'arti'  e consacrarle alle divinità che andavano incarnandosi negli elementi naturali (le zone 'ispirano' davvero l'anima a staccarsi dalla materialità),per non essere più abbandonate.Qui i primi popoli 'Italici' ,venuti da un ignoto 'altrove',misero le loro basi stanziali...Infatti l'archeologia ci racconta dei numerosissimi ritrovamenti pregressi e in atto che avvengono,specialmente tra le province di Pescara,Chieti e L'Aquila. Le stesse zone non hanno mai smesso di interessare generazione in generazione.

Il racconto della nostra sosta ad un luogo speciale come Santa Maria d' Ara-bona, racchiudente tutto il sapere dell'arte cistercense, pur essendo stata interrotta in tutta fretta (senza sapere bene ancora perchè), ha voluto puntare su una storia medievale poco nota relativa al mistero della sua 'parentela'' ormai irriconoscibile, a cui per certi versi è legata e da cui al contempo si distacca. Un'origine cistercense comune, a cui ha saputo sopravvivere soltanto la loro madre:l'abbazia romana delle Tre Fontane.

Sezioni correlate in questo sito:

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La pianta dell'architettura della chiesa di Santa Maria d'Arabona:non rispecchia l'impianto cistercense perchè intervenne qualcosa a modificarne il progetto(forse mancanza di fondi?)

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Facciata est:si noti lo splendido rosone dell'abside, costituito da 16 colonnine, che in origine dovevano presentarsi diverse tra loro. Oggi alcune sono lisce, altre ritorte

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Veduta dell'abside rettangolare all'interno e il fenomeno luminoso che si crea sulle pareti laterali (sotto)

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La parte absidale della chiesa è la più antica,insieme al transetto; è rettangolare,ha cinque finestre sul fondo ed è affiancata da due coppie di cappelle,che si affacciano sul transetto.

 

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A parte una sola eccezione, tutti gli ambienti sono coperti con volte a crociera costolonate che poggiano su pilastri polilobati (foto sotto). Gli archi sono acuti.

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Dettagli di alcuni capitelli:

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La Cappella dell'Ordine  Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme(prima a sinistra entrando dalla porticina nord):

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La cappella conserva degli affreschi ed è chiusa da una cancellata recante lo stemma crocifero dell'Ordine. Alla parete è affissa una targa che ricorda il Gran Maestro, cardinale Giuseppe Caprio, i Cavalieri di Gran Croce e il Priore che la vollero erigere ("Cappella assegnata alla sezione Abruzzo Molise dalla Società salesiana di San Giovanni Bosco, custode della Badia,per volere di...").

Sotto, il meraviglioso candelabro per il cero pasquale, capolavoro custodito nella chiesa abbaziale.Le maestranze che lavorarono in questo luogo dovevano essere certamente molto abili, di provenienza francese, ma non è esclusa la partecipazione di artefici italiani, forse locali ma anche 'lombardi' (Comacini?).

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Appoggiato alla parete, dietro il candelabro, vi è uno splendido quanto raro tabernacolo in pietra databile fra 1200-1300.

 

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Sopra, dettaglio di uno degli animali alla base del candelabro.Secondo la tradizione cristiana, simboleggiano le eresie che attaccano la fede.

Sotto, una piccola 'chiocciola' si insinua tra i tralci di vite del fusto.

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Le colonnine sono tutte di foggia diversa, ripartite in sei inferiori e sei superiori, con capitelli  e favolosi rilievi. Simboleggiano, secondo la Tradizione, i Dodici Apostoli che sono i pilastri della diffusione della fede in Cristo, rappresentata dai tralci di vite sul fusto. Il manufatto culmina con il porta-cero destinato a contenere la Fiamma di Vita Eterna (veniva usato per il Sabato Santo)

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Rosone della parete settentrionale.Qui c'è un ingresso,che anticamente doveva condurre ad un cimitero,oggi scomparso.

La torre campanaria è di modeste dimensioni rispetto al resto;fu costruita successivamente perchè l'opera originaria restò incompiuta

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Facciata ovest,con mattoni (che colmano l'interruzione alla prima campata della chiesa) e l'ingresso, dall'interno del giardino.I contrafforti ricordano quelli presenti a Casamari e denotano l'influenza francese nella tipologia stilistica.

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Nonostante sia rimasta incompiuta, l'Abbazia rappresenta un modello dell'influenza borgognona nell'Italia centrale, ed è considerata un gioiello dell'architettura abruzzese medievale.

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Scorcio del Parco in cui è immersa l'Abbazia.

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Facciata interna del complesso,chè dà sul parco.Del primitivo convento,rimane solo la sala capitolare.Il resto è stato tutto rimaneggiato.

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Un simbolo ricorrente nell'Abbazia:a chi appartenne? 

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E questo?

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Sotto:lettere alfabetiche presenti alla base di un pilastro interno(al limitare del transetto):'sigle' dei costruttori?

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Una 'A' diritta e una inversa.Nello stesso punto,ma sul pilastro opposto,si trovano altri simboli (forse un' omega):

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Non possiamo esimerci dal raffrontare le 'A' con quelle ritrovate in diverse cattedrali francesi(1)

 

 

 

 

Nota 1):Come commentavamo in una precedente sezione "I blocchi di pietra necessari alla realizzazione dell'Opera venivano estratti dalle cave(anche distanti dal luogo di erezione),tagliati e e trasportati fino al cantiere,con carri a trazione animale,si pensa.Ogni lapicida incideva il proprio "marchio"(che poteva essere un attrezzo da lavoro,come il compasso,o una figura geometrica o -ancora-una lettera dell'alfabeto) sul blocco tagliato. Questo contraddistingueva il blocco come realizzato da quel lapicida,che era così responsabile del proprio lavoro e facilmente identificabile dal capocantiere,senza contare che le stesse 'caratteristiche'pietre venivano utilizzate per un determinato muro.Data l'elevata competenza e abilità,le 'firme'divenivano 'orgoglio'e prestigio per una determinata famiglia di lapicidi o per lo stesso gruppo di appartenenza".

 

 

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                                             marzo 2007