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Spirano, 26/11/2004:"Piramidi Egizie e Mesoamericane"

                                                                          Report di Marisa Uberti

L'ultimo appuntamento del ciclo "Archeologia e Misteri"si è svolto presso l'accogliente ed attrezzata sala consiliare del comune di Spirano (BG), con un argomento affascinante affrontato dai ricercatori indipendenti  del gruppo HWH22.

 

 

Il tema della serata è stato incentrato sulle enigmatiche costruzioni egizie e mesoamericane, spaziando in diverse direzioni relative alle due culture, ed esibendo moltissime immagini che in questa sede non è possibile mostrare integralmente. Chiedo scusa ai relatori se questo report non rende in maniera esaustiva la loro lunga esposizione, comunque molti degli argomenti presentati si possono trovare sul loro sito web.

Dopo i ringraziamenti di rito all'amministrazione comunale, che ha permesso un sereno svolgimento dell'intero ciclo di conferenze, e di tutti i  relatori che hanno, con  grande disponibilità e competenza, permesso la realizzazione, ha preso la parola Fabrizio Rondina, che ha esposto in maniera molto corposa varie tematiche, che vedono continuamente studiosi e appassionati interessarsene a più livelli:

-genesi della civiltà umana

-la sfinge

-le piramidi e le ipotesi costruttive-

-i paragoni con l'architettura dei Maya

-il calendario egizio

-l'energia delle piramidi

-Ufo ed Egitto

 In maniera sintetica si riportano i punti salienti che sono emersi durante la relazione, che è stata particolareggiata e impegnativa;il punto fondamentale che il relatore ha fatto emergere è quello della necessità di rivedere le attuali conoscenze scientifiche, poiché sono molti gli indizi che portano a considerare la presenza sul nostro pianeta di una civiltà progredita, in tempi normalmente definiti 'protostorici', retaggio di quella che molti miti di varie culture antiche mondiali indicano come "atlantidea", individuando con questo termine una ipotetica Età dell'Oro per l'umanità. Una Civiltà poi scomparsa (o ridotta a pochi elementi)in seguito a catastrofi naturali. Oltre ad aver passato in rassegna le tracce geologiche presenti sulla Sfinge nella piana di Giza in Egitto,le anomalie del rapporto tra corpo e testa della colossale statua, le ipotesi circa strutture ipogee sottostanti, il Rondina ha esposto un'ipotesi "alternativa" -recisamente  rifiutata dalla scienza ufficiale- che porrebbe in connessione alcune strutture litiche presenti  su Marte (rilevate dalle foto NASA),con quelle presenti sull'altopiano di Giza. In tale contesto,la sfinge rappresenterebbe il pianeta rosso...

  Marte e la piana di Cydonia

Secondo alcuni autori (Hancock, Bauval, Wilson...),la Sfinge potrebbe essere stata costruita sotto la costellazione del Leone, all'incirca diecimila anni prima di Cristo. Per capire il concetto, ci si deve soffermare su quello di 'precessione degli equinozi', che in estrema sintesi è il seguente:il nostro pianeta ha un' asse inclinato rispetto all’attrazione solare, si comporta cioè come un giroscopio gigantesco che compia una rivoluzione ogni 25.920 anni. L’inclinazione provoca un continuo spostamento dell’equatore celeste che interseca il cerchio inclinato dell’eclittica lungo una serie regolare di punti con moto uniforme da est a ovest. I punti dove i due cerchi s’intersecano, sono i punti equinoziali. Il sole, pertanto, percorrendo l’eclittica nel corso dell’anno, incontra l’equatore in un punto che, col passare degli anni, si sposta lungo la fascia dei segni zodiacali (ogni 2200 anni circa si 'entra' in un'Era, che prende convenzionalmente il nome dalla costellazione o zodiaco, che sorge all'orizzonte insieme al Sole).Si dice quindi che gli equinozi  "precedono" perché si muovono in senso contrario a quello dell’ordine progressivo dei segni zodiacali che il sole stabilisce nel suo percorso annuale. Il punto vernale, che indica per tradizione l’inizio della primavera e dell’anno, si verificherà via via in un segno dopo l’altro. Il che significa che il sole sorge assieme alla costellazione rendendola invisibile. La Sfinge guarderebbe così il suo 'doppio celeste', al momento della sua costruzione, cioè sotto la  costellazione del leone,evenienza che si è verificata circa dodicimila anni fa.

Gli egiziani avevano un grande rispetto per agli astri del cielo, e consideravano la terra lo specchio di quest'ultimo. L'intero universo veniva concepito come derivazione diretta di Ra,il dio sole, viaggiante sulla "barca dei milioni di anni", che attraversava percorsi enormi tra le stelle appartenenti ad un ciclo infinito, lento, della Via Lattea.Durante questo percorso, questo dio arrivò alla nostra galassia, raggiungendo il nucleo, a circa 30° dal Polo Nord galattico, l'opposto esatto della nebulosa di Orione,che per gli antichi Egizi era assimilata al Dio della morte e della rinascita, ovvero Osiride. Anche le piramidi di Giza sono situate a 30° di latitudine nord sul globo terrestre ed erano ritenute vere e proprie porte per le stelle come controparte della cintura di Orione,scale verso il cielo,che permettessero l'ascesa del 'ka' del faraone verso il suo 'doppio' celeste: Orione,appunto. Da queste semplici asserzioni, si intuisce come gli egiziani non lasciassero niente al caso, specialmente nelle loro costruzioni in pietra, destinate a durare per l'eternità.

Le tre piramidi di Giza

La conoscenza dell'astronomia era elevata nell'Antico Egitto. Osservatori veri e propri furono i tempi di Dendera, Thinis, Menfi ed Eliopoli;  in base ad osservazioni rigorose e prolungate, gli antichi egizi avevano individuato tre metodi per determinare la durata dell'anno solare, mediante l'osservazione della levata eliaca della stella Sirio, che coincideva con la stagione dell'inondazione(circa al 20 luglio), e il passaggio del sole per il piano dell'eclittica. Gli antichi egizi avevano elaborato un calendario che presentava un errore di circa 6 h sull'anno astronomico; per stabilire quando entrò in vigore il calendario egizio occorre risalire a quando i due calendari coincisero. In quel determinato momento Sirio sorge nella stessa posizione del sole e questo è stato calcolato con certezza essere avvenuto nel 139 d.C. Questo fenomeno avviene ogni 1460 anni. La discussione è nata in base al ritrovamento di una placchetta d'avorio di Ger, sulla quale si è creduto di interpretare il simbolo egiziano di anno, ossia una vacca che tra le corna reca un germoglio, simbolo della dea Sothis (Sirio).Oltre all'antichissimo calendario basato sul Nilo,(di cui ho parlato nella mia conferenza, n.d.r.), gli Egizi avevano creato un calendario solare, quello lunare(collegato alle piene) e quello sotiaco, basato sulla stella Sirio, e permetteva -ogni 1460 anni-  di recuperare quel quarto di giorno che mancava ad ogni anno del calendario solare. Ogni 1460 anni inizia pertanto un nuovo ciclo cosmico: secondo la tradizione egizia, il tempo sotiaco  non poteva che essere quello degli dei. La misurazione del tempo era molto importante per gli Egiziani; in epoca faraonica esseri facevano riferimento agli anni di regno del faraone sotto il quale accadeva un determinato evento; per stabilire una data precisa, la scienza moderna si basa su questo, ma ciò comporta dei grossolani errori cronologici, anche di centinaia di anni, cosa che l'astronomia potrebbe aiutare a colmare, favorendo l'ingresso a pieno titolo di una branca che potrebbe datare determinati monumenti in base alla loro disposizione architettonica( archeoastronomia).

Chi aveva dato agli egiziani queste conoscenze? E' lecito interrogarsi,dal momento che oggi sono andate praticamente perdute. 

Il relatore ha preso in considerazione le varie ipotesi che sono sorte in merito alle tecniche di trasporto dei grossi blocchi monolitici che caratterizzano non solo le piramidi di Giza,ma anche colossi statuari come quelli di Memnone.

A questo punto, sembra che vi possa essere un punto di contatto tra la scienza cosiddetta accademica e quella di frontiera: nessuno conosce come siano state costruite le piramidi. Se sono delle tombe, qual è la funzione di quell'articolato sviluppo interno presente nella Grande piramide? Molti ricercatori "eretici", da Sitchin, Alford, Smith hanno dato le versioni più svariate ma nessuna di esse è tuttora accettata né confermata dalla scienza. Ma anche per quanto riguarda l'ipotetica energia delle piramidi,come è risaputo, sono state avanzate innumerevoli tesi, non convalidate. Rimangono supposizioni che non vietano di continuare a indagare per chi lo crede un campo di ricerca interessante. Da oltre un trentennio le ricerche sulla misteriosa energia della piramide si sono susseguite a ritmo  sempre più incalzante; il centro ESP di Los Angeles in California cominciò a valutarne gli effetti sulla creazione di forme- pensiero molto energetiche. Il discorso è diretto soprattutto alla Grande  piramide che ha un'altezza di circa 146 m, con un lato di base di 230 m; è un modello in scala 1:43.200 dell'emisfero boreale del mondo e alcuni la considerano anche una specie di almanacco dei secoli. Secondo il famoso veggente Cayce, essa custodirebbe la storia del mondo fino all'anno 1998, anno in cui è iniziata la Nuova Era dell'Acquario. Purtroppo molti pseudo ricercatori usano a sproposito certe tematiche,rendendo poco attendibile ogni tentativo di sondaggio serio.

Una panoramica del pubblico presente,  dal fondo della bella sala ospitante l'evento 

Il relatore ha esposto anche la teoria che vuole giustificare la grande tecnologia egizia come tramandata da popolazioni aliene. Qui si apre la grossa parentesi di avvenimenti, che per la scienza ufficiale non sono assolutamente credibili, che riempiono pagine e pagine di libri di notevole successo editoriale (R.Temple, Z.Sithcin, etc), ma che per i sostenitori di queste tesi rappresentano importanti indizi probatori di una civiltà aliena alla terra, che avrebbe consentito l'acquisizione (o l'imposizione?) di nozioni fondamentali per raggiungere livelli tecnologici così elevati da permettere l'erezione di monumenti straordinari come le piramidi di Giza. Secondo tali ipotesi, forse gli egizi e "ereditarono" i resti di queste civiltà, trasformarono le piramidi in monumenti funerari di faraoni, mentre popoli come i Maya potrebbero averle trasformate in templi dove praticare sacrifici umani. Da rilevazioni radar delle foreste centroamericane, dove un tempo fiorirono quelle civiltà, si sono scoperte centinaia di chilometri di strade lastricate di pietra, in mezzo alla fitta foresta, livellate a suo tempo da enormi rulli di pietra oggi abbandonati nelle campagne; queste strade congiungevano tutte le più importanti città Maya e tuttavia questi ultimi, gli Aztechi, gli Olmechi,i Toltechi non conoscevano l'uso della ruota: nessun reperto di  carro  con ruote è giunto fino a noi, nè esisteva all'epoca di Cortès.Però alcune antichissime sculture su blocchi di pietra a Copàn, Honduras, mostrano dei chiarissimi ingranaggi provvisti di raggi, mozzo e forcella, che per forma e consistenza si direbbero in metallo! E il loro calendario, non era forse una ruota dentro un'altra ruota? 

Insomma, se gli antichi Egizi ci hanno lasciato ancora senza risposta definitive,  le civiltà mesoamericane non sono da meno. Fabrizio Rondina ha quindi lasciato la parola a Franco Bertelegni, che ha introdotto l'argomento illustrando una panoramica degli affascinanti monumenti della cultura Maya,( popolazioni che occupavano l'attuale penisola dello Yucatan), che ha coperto un arco di tempo che va dal 1800 a.C al 1690 d.C. ,convenzionalmente suddiviso in tre periodi dagli studiosi:

-periodo preclassico (1800a.C.-200 d.C.); -classico (250 d.C.-1100 d.C.), in cui la civiltà Maya raggiunge un grande sviluppo intellettuale e culturale, tra l'altro la civiltà classica Maya è l'unica (tra le culture precolombiane) che abbia usato la scrittura; vengono creati un calendario solare e uno rituale; si costruiscono grandiosi Templi-piramide di pietra rivestiti in stucco, edifici/palazzo collegati da strade rialzate;dal 300 al 900 d.C. si assiste ad una differenziazione tra i Maya delle alte terre da quelli dislocati altrove, infatti essi non usarono nè la scrittura nè l'architettura litica; post-classico (1100 -1697 d.C.). In questo periodo la grande cultura Maya collassa, si ha una violenta crisi demografica ed economico/culturale.Tutti i centri cerimoniali vengono abbandonati,si rompe l'organizzazione politica e sociale che si era andata consolidando nei periodi precedenti. In realtà, già alla fine del IX secolo d.C.,nella zona centrale del loro territorio, l'originario popolo Maya si estinse,forse in seguito ad una catastrofe(non si sa cosa successe realmente nè dove sia finito quel popolo); continuarono ad essere occupati i centri a nord,nel Puuc, mentre a sud si erano da tempo infiltrati i Pipil, genti messicane di cui si sa poco in realtà, mentre andrebbero maggiormente indagati. Nel X sec. ci fu l'arrivo dei Toltechi di Tula, che portavano con sè  la divinità del "Serpente Piumato" (Quetzacoatl). Questa immigrazione nei territori dei Maya, portò ad una sorta di 'fusione'delle due culture (Maya e Tolteca) che perdurò per oltre due secoli presentando entrambi gli aspetti. Nel corso del XV sec. si ritiene che un susseguirsi di flagelli naturali,epidemie e carestie percossero la penisola dello Yucatan fino a quando arrivò il flagello maggiore: la conquista Spagnola. Si dice che Cortes, quando arrivò in loco,abbia posto fine alla civiltà Maya ma questo non è esatto poichè i Maya erano scomparsi già da molto tempo, prima dell'arrivo dei Conquistadores, ha affermato Bertelegni.

Per comprendere l'architettura Maya è necessario individuare in essa la stretta correlazione con la mappa celeste. La terra,per loro, doveva essere lo 'specchio del cielo' e qui -a differenza delle costruzioni egizie per le quali non vi è un riconoscimento ufficiale di questo- gli studiosi hanno accertato correlazioni celesti inequivocabili. L'archeoastronomia, sembra pertanto entrare a pieno titolo nell'interpretazione profondamente intima tra cielo e terra che caratterizzò l'arte litica dei Maya. Disprezzate dai Conquistadores (che avevano solo fame dell'oro favoleggiato), le grandiose città Maya restarono celate nella giungla per molti secoli, fino a che vennero riscoperte nel XIX secolo e quindi tesori archeologici come Copàn(nell' attuale Honduras),Uxmal(nello Yucatan),Palenque(in Messico),Chichen-Itzà... rividero la luce. Città distanti chilometri nella giungla ma unite da una identica cultura madre, edificate in pietra e in cui si ritrovano le stesse iscrizioni, la stessa architettura, tanto che faranno dire a chi le vide per la prima volta "L'America,secondo gli storici,era popolata da selvaggi ma mai dei selvaggi avrebbero potuto squadrare queste pietre"(Stephens).

Il complesso di Monte Alban,. (vicino all'attuale città di Oaxaca),datato al 250 d.C., ad esempio, presenta una 'appendice' costituita da una costruzione il cui impianto planimetrico ricorda la punta di una freccia, rivolta esattamente dove sorgeva , tra le montagne, la costellazione della Croce del Sud.

 

La stessa direzione,seguita dall'altra parte,passando per la gradinata di un palazzo,fornisce il punto in cui sorgeva Capella assieme al sole il giorno in cui l'astro passava allo Zenith del luogo,giorno che coincideva con l'inizio della stagione delle piogge.

Ciascuna delle costruzioni piramidali attribuite ai Maya, indicava perfettamente una levata eliaca,un solstizio,un equinozio o correlazioni stellari ben precise. Perchè?

Il Caracol (la Chiocciola) è una struttura formata da una torre circolare che ha un grande basamento multiplo e reca una camera sulla sommità.Vi si rilevano importanti allineamenti stellari.

Ogni piramide reca sulla sua sommità una terrazza o  tempio, in cui avvenivano sacrifici rituali, questi svolti al fine di placare il 'caos' e ingraziarsi la benevolenza degli 'dei'. Ma chi erano questi dei così assetati? Ogni divinità,per i Maya, sembra essere stata creata per combattere il caos, ogni giorno era dedicato ad una divinità e la si celebrava con aspetti propri del dio in questione. Il sovrano incarnava -come per altre culture- il dio in terra.La scrittura geroglifica che essi avevano adottato simboleggiava l'eternità e niente veniva inciso a caso.  Sono stati ritrovati solo tre testi, tutto quanto è pervenuto è inciso nella pietra. Essi usavano 850 segni, di cui 370 principali. Si denotano infiniti calcoli matematici incisi nella pietra. L'arrivo dei Toltechi nella civiltà Maya portò ad un cambiamento,poichè divennero brutali e guerrieri; con l'avvento della divinità del 'Serpente Piumato' si venerava per la prima volta la morte. Cos'era avvenuto?

E' interessante sottolineare come le costruzioni Maya (e Azteche) sorgessero su cavità della terra (fori o caverne), probabilmente per rappresentare simbolicamente la loro concezione cosmogonica, o meglio la loro origine. A Bolochen (bolon=nove, chen =pozzi),Yucatan,   i primi viaggiatori -recatisi per via di racconti sulle loro sorgenti sotterranee-trovarono i nove pozzi,che si aprono sulla piazza del villaggio,le cui case hanno i tetti di erba secca. Gli esploratori che li visitarono per primi dissero che sono profondi fino a 150 metri.Queste voragini spalancate fecero loro dedurre come l'acqua avesse un valore mistico,sacro per i Maya. 

Da un luogo o caverna simbolica,chiamata COLUHA TEPEC, non si sa 'quando', avevano avuto origine le Sette Grandi Razze e da questo luogo emigrarono. Questo luogo si chiamava Aztlan per gli Aztechi, Tollan o Tullan Zuliva (Isola del Biancore) per i Maya. 

L'assonanza terminologica con 'Aztl' che significa 'acqua' nella lingua maya, riporta-secondo il relatore- alla mitica Atlantide, ad una Età dell'oro che scomparve in seguito ad una catastrofe, come attestano le tradizioni maya giunte fino a noi(faccio notare come altri nomi locali sono curiosamente simili: superate le montagne del  Guatemala , il ricercatore ottocentesco Stephens superò un lago chiamato Atitlan, ai piedi di enormi vulcani, poco lontano dalle rovine di Uatlan).

Il Tempio delle Iscrizioni a Palenque si apre con cinque porte decorate con rilievi di stucco. Vi si trovano glifi e simboli, che ne raccontano la storia.

I primi visitatori delle zone che hanno ospitato la cultura Maya rimasero assorbiti e attoniti dai problemi che la loro conoscenza astronomica poneva, cosa che permane anche ai nostri giorni, comunque. 

Essi avevano un anno di 260 giorni,suddivisi in tredici mesi di venti giorni ciascuno. Dal computo dei loro calcoli, si è dedotto che riportano a tempi remotissimi. Per loro, il tempo pare non avesse avuto 'inizio'. Sulle sommità delle loro torri, delle quali si ipotizzano varie funzioni ancora non ben definite,si svolgevano grandi cerimonie:ogni 52 anni, aveva luogo una cerimonia per simboleggiare la fine del mondo, poi si accendevano le torce per ricominciare.

La Luna e le sue fasi cicliche erano un riferimento importantissimo per i Maya,che ne sapevano calcolare le eclissi.

  Il relatore ha quindi affrontato l'analisi architettonico /simbolica della piramide Maya di Palenque, unico esemplare (fino ad oggi) ad avere rivelato la presenza di una sepoltura ipogea.Fu costruita attorno ad un singolo sovrano, Pacal (furono anche ritrovati i corpi di quattro schiavi sacrificati) e presenta un cunicolo di collegamento con la sommità della piramide.All' ingresso della tomba c'è una porta che è più stretta delle dimensioni del sarcofago che è stato ritrovato all'interno (come nella Grande Piramide di Giza).

  Dettaglio della costituzione delle tre parti del sarcofago di re Pacal (lastra superiore, intermedia a forma di serratura di chiave, e sarcofago vero e proprio). Il relatore ha esposto i particolari del corpo ritrovato in esso: appartiene ad un uomo di altezza pari a 1,75 m (alto per il tipo medio Maya),cranio allungato (caratteristica di forme rituali Maya),che per i  Maya si rifaceva alla somiglianza con i loro avi, gli dei,da cui credevano di discendere.Però l'allungamento era ottenuto con metodi cruenti artificiali fin dalla tenera età mentre il personaggio deposto nel sarcofago pare l'avesse per nascita. Aveva sei dita (polidattilia), caratteristiche che per i Maya erano appannaggio di una Razza Divina, loro progenitrice. Pacal probabilmente racchiudeva in sè ciò che per loro era il concetto di un dio,quindi come tale era considerato incarnazione terrena non solo di un re, ma di un essere divino. Ciò che affascinava i Maya erano, oltre le succitate caratteristiche fisiche, l'alta statura, i denti aguzzi, i lobi delle orecchie allungati,  lo strabismo di Venere, la pelle bianchissima, gli uomini barbuti. Tali attribuzioni venivano ricercate anche in modo artificiale, perchè ritenute fondamentali nelle pratiche rituali. I Conquistadores  ci hanno tramandato come si trovarono difatti a contatto con alcuni individui dalla carnagione chiara, insolita per un popolo del Mesomerica, ancora più chiara di molti Spagnoli. I Maya, del resto,attendevano l'arrivo di un 'dio bianco e barbuto' che sarebbe tornato a loro dall'acqua, e credettero di identificarlo in Cortès  (che accolsero con tutti gli onori).

Sulla lastra più esterna del sarcofago di Palenque, è riportato un curioso disegno inciso, che ha fatto scrivere fiumi di parole circa la sua interpretazione, inclusa quella 'archeospaziale', in cui alcuni autori ritengono di raffigurare un essere extraterrestre con la sua navicella. In realtà, Pacal è un personggio storicamente attestato, il cui nome completo è Hanub Pacal (che in lingua Maya significa 'scudo'),nato nel 603 d.C.e divenuto re a 12 anni e 125 giorni (nel 615) e morto attorno agli ottant'anni. Lo scheletro ritrovato, però, recava una dentatura perfetta, cosa insolita a quell'età, ma c'è di più. Appartiene ad un soggetto morto attorno ai 40 anni, allora chi sarebbe costui? I ricchi simbolismi di cui è composta la lastra di Palenque. Un'allegoria?

L'ipotesi affascinante che il gruppo HWH22 ha proposto, in un finale purtroppo veloce per lo scadere del tempo a disposizione (sembra un eufemismo in questo preciso contesto!) consiste nel tenere ben presenti le SETTE ERE o SOLI che i Maya computavano e che si compongono di migliaia di anni ciascuna, ognuna contrassegnata da eventi catastrofici che portarono alla distruzione della civiltà precedente e al succedersi di una successiva. Attualmente,secondo questa sorta di 'calendario ciclico', ci troviamo nel V SOLE o Tonatiuh (sole movimento), la cui fine dovrebbe espletarsi tra il 22 e il  23 dicembre 2012.

In base alle considerazioni relative alle cinque Ere fino ad oggi succedutesi, che Bertelegni ha approfondito nel merito ma che qui è impossibile approfondire, il suo gruppo ritiene di aver identificato nell'incisione di Palenque non una navicella spaziale ma una sorta di  'capsule temporali', ovviamente cinque, descritte appunto dalle cinque ere che, innestandosi l'una con l'altra, formano un'unica capsula temporale. Un'ipotesi suggestiva, indubbiamente, in cui spazio e tempo si annullano, in cui realtà e virtualità sembrano scambiarsi d'abito in modo impressionante, eppure tali ipotesi non sono del tutto nuove, se -come ha accennato Bertelegni- sono state oggetto di romanzi fantascientifici come 'La Macchina del tempo' di H.G.Wells. Oggi, nuove branche della fisica, ci mettono davanti a scoperte(spesso tenute coperte da un eccessivo riserbo) rivoluzionarie, che il gruppo HWH22 sta seguendo da tempo e che, partendo da ricerche in campo archeologico, lo ha condotto su una ricerca di confine denominata 'Archeologia Spaziale'. Auguri! www.hwh22.it

(Marisa Uberti)

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