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Spirano, 19/11/2004: "Le piramidi italiane di Montevecchia (LC)"

(report a cura di Elena Serughetti)

 Si è tenuta nel palazzo comunale di Spirano, venerdì 19 novembre, la terza conferenza del ciclo “Archeologia e Misteri”. Il relatore ha illustrato un argomento purtroppo ancora poco conosciuto, ma degno di maggiori attenzioni: le cosiddette “Piramidi di Montevecchia”, in provincia di Lecco. 

Dopo una premessa sul significato del termine “mistero” (è ciò che ancora non conosciamo, dunque è una “dichiarazione di ignoranza” ma anche di voglia di conoscere), il relatore ha introdotto l’argomento dicendo che avrebbe cercato di chiarire DOVE,COME.. QUANDO E CHI ha edificato queste incredibili formazioni piramidali.

  Di Gregorio, che abita appunto a Montevecchia, da molti anni si dedica allo studio dell’archeologia locale. Negli anni ha portato alla luce importanti ritrovamenti di epoca medievale, romana e anche pre-romana. In questi ultimi anni in particolare sta studiando, con la passione e l’impegno che lo hanno sempre caratterizzato, tre formazioni collinari inserite nel Parco naturale di Montevecchia e della Valle del Curone.

Le tre colline hanno attirato l’attenzione del relatore soprattutto dopo che egli ha potuto visionarle dall’alto: le fotografie aeree e da satellite infatti, mostrano chiaramente la disposizione delle tre colline e le loro proporzioni.

Si notano due colline a forma di piramide perfettamente allineate, e una terza più piccola spostata rispetto all’allineamento delle prime due.

Subito questa particolare disposizione riporta alla mente le tre celebri piramidi egizie di Giza, che paiono rispecchiare perfettamente le stelle della “cintura di Orione” (le tre stelle che si trovano al centro di questa costellazione).

Solo una coincidenza? 

 

Il relatore ha chiesto il parere di esperti come l’astrofisico Gaspani, dell’osservatorio Brera di Milano, il quale ha analizzato le foto satellitari e ha misurato vari parametri delle tre formazioni piramidali.

Oltre alla perfezione geometrica dei lati, il prof. Gaspani ha misurato l’inclinazione dei lati delle prime due piramidi (la terza presenta difficoltà nella misurazione perché avvolta in parte dal bosco): con una buona dose di sorpresa, si è constatato che l’inclinazione è di 42-43°. Questa precisione ricorda molto da vicino altre piramidi egizie: quelle di Dashur, più antiche delle tre di Giza. Due di queste piramidi di Dashur presentano anch’esse inclinazioni che vanno dai 42° ai 43°.

Un’altra coincidenza?

Dopo questi primi, sorprendenti dati, Di Gregorio è passato a uno studio sul campo, rintracciando parti di un muro in blocchi di granito, sulla sommità della seconda collina piramidale (chiamata Belvedere Cereda per il panorama che vi si può ammirare). Questo muro è orientato verso il Nord con una precisione impressionante: l’errore è infatti dello 0,5%. Considerando che oggi si raggiunge a stento, e con l’uso delle tecnologie più sofisticate disponibili, un margine d’errore dello 0,6/0,7%, si può comprendere la straordinarietà di una simile costruzione.

Una delle ipotesi fatte in proposito, è che si tratti del muro perimetrale di una costruzione d’epoca celtica (le tre colline sono da sempre state considerate come luoghi di alta religiosità).

  Ora il problema è: chi, e quando, ha costruito queste piramidi? In realtà, ha chiarito Di Gregorio, non si è trattato di una “costruzione” come quella delle piramidi egizie (trasporto e messa in loco di blocchi litici): molto probabilmente infatti sono state scelte tre colline naturali, che avessero alcune caratteristiche particolari, e le si è scolpite dando loro una forma a piramide a gradoni.

Ma chi ha pensato e realizzato quest’opera? Il relatore, che ha cercato la collaborazione della Soprintendenza ai beni archeologici, si è visto spesso porte chiuse a sbarrare questo percorso di conoscenza: in primis gli è stato detto che, siccome ne’ Celti ne’ Romani costruivano piramidi, queste devono essere anteriori a tali popolazioni. Bene, ma… prima di loro “non c’era nessuno” (ufficialmente). E se non c’era nessuno, le piramidi non possono essere artificiali.

  Ora, in realtà il territorio della Valle del Curone ha visto insediamenti umani fin dalla notte dei tempi: sono state ritrovate infatti molte punte di lancia in selce (considerando che ad oltre 400 km di distanza sono state trovate le selci di questo territorio, si può intuire il florido commercio fra popolazioni neolitiche apparentemente così distanti).

Per capire il motivo che ha reso questo territorio meta ambita fin dalla preistoria, bisogna considerare la geografia italiana all’epoca glaciale: i ghiacciai alpini giungevano fino oltre Milano, ma data la particolare conformazione e disposizione di alcuni monti a Nord di Montevecchia, questo territorio era solo sfiorato dai ghiacci, costituendo una sorta di “isola” nel mare gelato che si stendeva tutt’attorno. I ritrovamenti di epoca preistorica confermano questi dati, e danno un’idea precisa di quanto lunga e popolata sia la storia della Valle del Curone.

Dunque non pare ragionevole asserire che “prima di Celti e Romani non c’era nessuno”; secondo l’archeologia “ortodossa”, prima di questi due popoli non esistevano genti in grado di pensare e realizzare un’opera tanto precisa. Eppure, tre colline chiaramente scolpite in forma piramidale, con i lati perfettamente allineati e inclinati in modo preciso, sono lì, visibili da tutti, a dimostrazione che qualcosa, e qualcuno, doveva esserci.

L’ortodossia estrema non aiuta la Ricerca, ma la passione e l’onestà intellettuale possono arrivare là dove nessuno avrebbe immaginato.

Dunque chi ha scolpito tre colline in quel modo così preciso? Chi poteva avere conoscenze astronomiche tanto avanzate e facoltà matematiche tanto raffinate? Stiamo parlando, per tornare al “quando”, di un’epoca molto vicina a quella delle piramidi egizie. Pare dunque abbastanza ragionevole pensare che, almeno in questa Valle, ancora molto c’è da scoprire e da disseppellire dal buio del tempo: ancora molto c’è da ripensare, su un’epoca e una popolazione di cui oggi non sappiamo nulla.

E’ risultato incredibile al pubblico, intervenuto numeroso e interessato, che nessuno fra i molti gruppi e associazioni archeologiche lombarde, si sia ancora accostato allo studio della storia del territorio montevecchino, nonostante siano ormai moltissimi i reperti di varie epoche portati alla luce da appassionati locali o semplici passanti (una delle punte di freccia in selce è stata trovata affiorante sul ciglio di un sentiero!).

  Le sorprese però non sono finite. Di Gregorio sta continuando le sue ricerche, rammaricandosi del fatto che un’altra strana condizione sia stata data dalla Soprintendenza: l’ente infatti non può permettersi un investimento eventualmente negativo, scavando su una collina in cui non è stato trovato alcun reperto che ne attesti l’importanza. Insomma, la Soprintendenza può scavare solo in presenza di reperti significativi; ma per trovare reperti… bisogna scavare! Uno strano circolo vizioso davvero, in cui parrebbe impantanarsi anche la più ferrea passione archeologica.

Ma Di Gregorio nel frattempo ha continuato la ricerca: non sul campo, ma dall’alto.

Ha analizzato varie foto aeree, scattate in diversi anni, scoprendo un altro carattere sorprendente che all’inizio era sfuggito. 

Un momento della relazione

La seconda collina mostra, al centro di un lato e un po’ più in alto rispetto alla base, un gruppo di piante che crescono rigogliose, circondate dai cosiddetti “prati magri” (formazioni vegetali spontanee che crescono su terreni rocciosi, non utilizzabili dall’uomo per alcuno scopo). Si tratta di un canneto: quindi siamo in presenza di una ristretta zona, sul fianco della parete, che gode di particolarissime condizioni idriche; una zona alimentata da una riserva d’acqua sottostante, probabilmente un pozzo (il relatore ha trovato tracce di forma circolare che farebbero pensare a questa struttura). Questo pozzo, prosegue l’autore nella sua ipotesi di lavoro, è probabilmente collegato a una grotta sottostante, una cavità la cui presenza è attestata dal ritrovamento, del tutto insolito nel contesto geologico superficiale, di un pezzo di roccia ricoperto interamente da cristalli di quarzo. Questa roccia, così particolare per il luogo in cui si trova, dovrebbe provenire da una cavità profonda (si trovano spesso delle geodi su cui crescono cristalli di quarzo in simili cavità).

Ora, questa intuizione (che va debitamente indagata)potrebbe non significare granché, se non riportasse alla mente un’altra caratteristica delle più celebri piramidi di Giza: la presenza di una camera sottostante la piramide, posta più in basso rispetto al piano, collegata all’esterno tramite condotti o pozzi. 

  Dopo aver mostrato una serie di schemi delle piramidi di Giza, il relatore ha concluso la sua interessante esposizione con un quesito: “E se si trovasse davvero una cavità, una camera, sottostante al canneto, collegata all’esterno tramite un pozzo…?”

Veduta aerea di una delle tre strutture piramidali di Montevecchia

  Inutile dire che questa domanda, assolutamente intrigante, ha lasciato il pubblico a meditare su tutta la vicenda e sui suoi possibili sviluppi.

  Di Gregorio ha poi risposto ad alcune domande poste dal pubblico, chiarendo altri punti particolari della sua ipotesi e dando ulteriori spiegazioni a quesiti che hanno appassionato i partecipanti.

La serata è stata davvero molto interessante; e ci ha lasciato con una serie di fatti e ipotesi su cui meditare, oltre che con la speranza che finalmente qualcosa si smuova dall’immobilità e dal torpore, che finora hanno chiuso le porte a una Ricerca condotta con onestà e impegno. Una Ricerca che potenzialmente può rivoluzionare le nostre attuali conoscenze, non solo sulle popolazioni locali della Valle del Curone, ma anche sul contesto generale lombardo e sulle relazioni, ancora oscure, fra varie antiche popolazioni, nonché sui loro spostamenti e sulla diffusione di conoscenze in tempi così remoti. 

Curiosità:unendo virtualmente centri cultuali vicini a Montevecchia, il dr. Di Gregorio ha notato che si riproduce la costellazione di Orione. Per maggiori informazioni visitare il sito:

www.prolocomontevecchia.it

Alla prossima-e ultima-conferenza dell'interessante ciclo.

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