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SAN PROCOLO TITOLARE

DELLA CHIESA FAENTINA DI PIEVE PONTE

 Un enigma agiografico

Il Vescovo di Ravenna?     Il Martire di Bologna?  Il Martire Umbro?

(di Giuseppe Sgubbi)

Sulla via Emilia, nei pressi del ponte sul fiume Senio, vi era una pieve molto antica, “Plebe santi Proculi, ricordata  la prima volta nell’ 824.  Distrutta  dai bombardamenti dell’ultima guerra, è stata ricostruita a qualche centinaio di metri dal luogo originario: si tratta dell’attuale chiesa di Pieve Ponte, di cui è titolare S. Procolo. Scopo di questo scritto è quello di  portare un contributo alla individuazione del Procolo ivi venerato(1). Si tratta di un  annoso problema  agiografico che, nonostante sia stato affrontato da autorevoli agiografi, è rimasto fino ad ora insoluto.

Se prendiamo in mano il calendario  universale della chiesa cattolica (2), ci renderemo conto che sono festeggiati  7 diversi  santi  col nome Procolo : il 14 aprile, Procolo vescovo di Terni;  il 1 giugno, Procolo  martire  di Bologna;  il 4 novembre, Procolo  vescovo di Autun; il 1 dicembre, Procolo  vescovo di Narni; il 1 dicembre, Procolo vescovo di Ravenna; il 9 dicembre, Procolo vescovo di Verona. A questi va aggiunto un altro Procolo, che seppur festeggiato insieme ad altri santi, merita di essere  segnalato: si tratta del Procolo  patrono di Pozzuoli, la cui festa cade il 19 settembre.

  Nessuno di questi Procolo  ha le “carte in regola” per essere senza alcun dubbio definito   il titolare di questa pieve, e contemporaneamente nessuno di questi  può essere matematicamente escluso. Il fatto stesso che  gli studiosi  interessati all’argomento si siano differentemente espressi la dice lunga sulle difficoltà che si incontrano in questa ricerca: per il Mazzotti (3) si tratterebbe del vescovo di Ravenna;  per il Lucchesi (4)  corrisponderebbe, almeno per i primi tempi, al martire  di Bologna; per il  professore bolognese Ivan Pini (5),   si tratterebbe invece  di un vescovo o martire  umbro. Considerato che  da questi tre Procolo, il ravennate, il bolognese e l’umbro,  dovrebbe scaturire  il titolare di Pieve Ponte, si rende necessario passarli in rassegna per conoscere, nel limite del possibile, l’origine e la diffusione del loro culto.

 

PROCOLO vescovo di Ravenna

Un Procolo occupa il quinto posto nella lista episcopale della chiesa ravennate, dopo Sant’Apollinare, Aderito, Eleucadio, Marciano e Calogero ed è ricordato nel IX secolo dall’Agnello Ravennate nel suo Liber Pontificalis della chiesa Ravennate (6). Nel 963, l’Arcivescovo di Ravenna Pietro IV avrebbe trovato il suo corpo nella basilica  di S. Probo e l’avrebbe portato nella basilica Ursiana (7).  Nel XIII secolo si parla di lui nella  leggendaria Passio S. Propoli  B.H.L. 6959.  Nel 1311  il vescovo ravennate  Rainaldo ordina a tutte le chiese della sua giurisdizione di festeggiare tutti i  primi vescovi di Ravenna, perciò anche S. Procolo (8).

Vediamo cosa si è detto al riguardo di questo Procolo: il già ricordato Agnello Ravennate si limita a dire che  fu buono come un padre, che possedeva  una dolce predicazione, e  che, con il termine della vita, pone termine anche al suo sacerdozio, ma non sa dire nient’altro, non una parola al riguardo del periodo e della durata del suo pontificato, non conosce  esattamente il luogo della sua sepoltura, dice  forse nella basilica di Probo o forse in  quella di Eleucadio. A parere  di  uno scrittore del secolo XVI, il Ferretti (9), avrebbe pontificato 10 anni,  dal 131 al 141. Queste date non meritano alcuna  considerazione, in quanto  sono state dedotte dall’erroneo convincimento che il primo vescovo di Ravenna, Sant’Apollinare, avesse  iniziato il governo di tale chiesa verso la seconda metà del I secolo d.C., mandato dall’apostolo Pietro, invece, come è stato ampiamente dimostrato,  tale episcopato  non può essere iniziato prima della seconda metà del secondo secolo o addirittura all’inizio del terzo. Per l’Uccellini (10), per il Loreta (11), per il Mazzotti (12) e per altri, questo Procolo era “siro”, cioè proveniente dalla Siria. Vediamo  in che data è festeggiato  questo S. Procolo: al  1° dicembre  nella Pieve Ponte, nella stessa data  nel calendario ufficiale della chiesa cattolica , altrettanto in un calendario bolognese visto dal Melloni (13). Una seconda mano ha aggiunto nel manoscritto  del Liber Pontificalis dell’Agnello  la  data 1° dicembre, ma senza specificare se si trattava del dies natalis o della traslazione del suo corpo (14). La data del 1° dicembre si apprenderebbe anche dalla sua leggendaria passio, ma questo riferimento non è chiaro, infatti  l’anonimo estensore si limita a dire che sta leggendo il “panegirico”di questo santo, in una chiesa ravennate, nel giorno della sua festa.  Da questa passio si apprende pure una notizia interessante, cioè che il corpo di San Procolo sarebbe stato trovato in una chiesa  di Ravenna a lui dedicata, una chiesa non ricordata in  nessuna altra testimonianza, perciò sicuramente si tratta di un errore: forse intendeva dire  la  basilica di Probo, dove infatti sarebbero stati trovati  i corpi di quasi tutti i vescovi di Ravenna.  Nessun  antico martirologio ricorda  un Procolo  vescovo di Ravenna.

Vediamo se questo vescovo può essere  identificato  col  Procolo  titolare di Pieve Ponte. Per il già  ricordato Mazzotti, considerato che in antico i vescovi ravennati erano proprietari di terre esistenti nei pressi  della Pieve Ponte, questi avrebbero edificato tale chiesa e l’avrebbero dedicata ad un vescovo di Ravenna e precisamente a Procolo, conseguentemente, sempre a parere  di questo studioso,  la data dell’ 824  sarebbe  il più antico ricordo in Romagna del culto  riguardante il  Procolo ravennate.  Due emblematici silenzi mettono  seriamente  in discussione tale ipotesi: quello dell’Agnello  Ravennate e quello di San Pier Damiani.  Iniziamo con quello  dell’Agnello: se questi avesse saputo che  qualcuno dei suoi predecessori avesse edificato una pieve e l’avesse dedicata ad un vescovo ravennate, sicuramente  non avrebbe mancato di riferirlo, come invece ha fatto al riguardo delle pievi di S.Giorgio di Argenta e di Santa Maria in Padovetere (Comacchio) (15),  effettivamente  edificate dai vescovi ravennati. Abbiamo visto invece che al riguardo di questo vescovo, l’Agnello non dice praticamente niente.  Altrettanto significativo il silenzio di San Pier Damiani: questi ricorda tutti i vescovi di Ravenna, in onore di alcuni di loro ha scritto dei  sermoni, ma se avesse saputo che S. Procolo  era oggetto di culto nel faentino e che gli era stata intitolata una  chiesa,  sicuramente  anche  a lui  avrebbe dedicato un sermone, o  almeno avrebbe fatto conoscere il di lui culto. Sicuramente San Pier Damiani sapeva dell’esistenza di una pieve faentina dedicata ad un san Procolo, ma sapeva anche che questo San Procolo non era il vescovo Ravennate. Il già citato Lucchesi,  considerato che  la dedicazione  di Pieve Ponte a S. Procolo (anno 824) era anteriore sia allo scritto dell’Agnello Ravennate che alla data del  ritrovamento  del suo corpo (e quindi alla conoscenza del  suo culto), esclude, almeno per i primissimi tempi, che il Procolo ivi venerato possa corrispondere al  vescovo ravennate, e  propone,  purtroppo senza spiegarne le ragioni, il Procolo bolognese. Abbiamo già accennato alla proposta  “umbra” del Pini, ma di questa si riparlerà più avanti. La totale inesistenza di un antico culto liturgico riguardante  questo S. Procolo (niente in provincia di Ravenna, niente  in  provincia di Ferrara, niente in Romagna) fa ritenere che ben poche siano le probabilità che la  primitiva dedicazione di Pieve Ponte derivi dal Vescovo ravennate.

 

PROCOLO   martire  e Procolo vescovo di Bologna.

La presenza anche in contemporanea di due Procolo,  fatti oggetto di culto nella città di Bologna, crea non pochi ostacoli alla loro corretta  individuazione.

 Un Procolo martire è ricordato nel  396 da Vittricio vescovo di Rouen (infatti nel suo De laude sanctorum XII, si trova scritto “Curat Bononia Proculum”) e nel 403 è pure ricordato da  Paolino di Nola (Carme XXCII :“martyres Agricola et Proculus”): entrambi avevano fra le mani alcune sue reliquie.  Poi   fino alla fine del   primo millennio  non è più nominato e non si ritrova a Bologna  alcuna traccia del suo culto. Nel XII secolo sarebbe stato trovato il suo corpo e deposto nell’urna  attualmente esistente nella  chiesa bolognese a lui dedicata  (16). Pochi anni dopo  è ricordato  nella leggendaria “Passio Sancti Proculi militis ed martiris” B.H.L 6954, e successivamente nella non meno leggendaria “Passio Sancti Proculi Episcopi” B.H.L 6956. Da questa ultima passio si apprende che un S. Procolo, arrivato con alcuni compagni dalla Siria, diventa vescovo di una città umbra, poi, perseguitato  dai pagani, fugge a Bologna e diventa pure  vescovo di questa città, ma dopo poco tempo  viene fatto uccidere dal re dei Goti Totila. Si tratta più o meno di un racconto  estratto di sana pianta dalla leggenda dei XII Siri di cui si  riparlerà più avanti quando passeremo in rassegna il Procolo Umbro. Queste due leggende hanno fatto credere che fossero esistiti a Bologna due Procolo, ma in verità si tratterebbe di uno  solo.  Da tempo  questo  santo è a Bologna fatto oggetto di un  grande culto: a lui sono dedicate varie chiese: quella di S. Procolo dentro le mura, con annesso monastero, la chiesa parrocchiale di Fradusto,  e due parrocchiali ora scomparse: quella  di San Procolo del Lavino, (Pieve  S. Lorenzo in Collina) e quella di  San Procolo  di Piderla, (Pieve  Guzzano ) (17).  Molte sono le rappresentazioni  di questo santo, sia  in pittura che in scultura, fra queste occorre annoverare la statuetta scolpita da Michelangelo. Da  tempi immemorabili  i bolognesi  considerano San Procolo il  loro protettore e lo festeggiano il  1° giugno. Non è chiaro  perché è festeggiato in tale data. Nel Martirologio Geronimiano,  in mezzo ad una selva di nomi, è ricordato al 1° giugno un San Procolo,  ma non si dice che è quello di Bologna. Su questa data dovremo comunque ritornare. Nella lista episcopale della chiesa bolognese (Elenco Renano) (18), non compare nessun vescovo col nome Procolo. Sorprende non poco che questo Procolo bolognese non abbia trovato una sicura testimonianza  nei due conosciutissimi codici liturgici  di Bologna , Cod. Angelica  123  e  Cod. Biblioteca Universitaria 1576 (19). Nonostante il grande culto, ben poco si sa di questo Procolo: non  si sa esattamente da dove provenga, non si conosce esattamente in che periodo sia vissuto, non si è sicuri che il corpo contenuto nell’Arca esistente nella chiesa urbana di San Procolo sia veramente il suo, non si trova espressamente  registrato in nessun  antico Martirologio (Geronimiano, Usuardo, Adone, Floro e Beda). Le poche notizie che si conoscono sono riportate  in un  non ben  decifrabile lezionario membranaceo, ora scomparso, ma a suo tempo custodito dai monaci benedettini del monastero bolognese di S. Procolo. Gli studiosi che si sono interessati di questo santo si sono al riguardo espressi in modo diversi: per il Delehaye  (20), alla luce delle testimonianze di Vittricio di Rouen e di Paolino di Nola, sarebbe l’unico Procolo genuino  che al seguito del diffondersi del suo culto avrebbe “creato” gli altri fra cui quello di Pozzuoli e quello di Ravenna.  Il Lanzoni  non ha mai chiaramente preso posizione, ma in un suo manoscritto, esistente nella biblioteca comunale di Faenza (21), esprime qualche dubbio al riguardo della esistenza di  questo Procolo.  Il  Pini nega decisamente l’esistenza di questo santo (22). Questi insistenti “dubbi e riserve” hanno oscurato non poco il culto del Procolo  bolognese. Un primo doloroso risultato  lo si può già annoverare: nella  restaurata immagine di bronzo argentato dei protettori bolognesi, collocata nel nuovo altare  della cattedrale di San Pietro, non compare più san Procolo (23).

Anche  al seguito delle notizie ricavate dal Procolo bolognese (24), non sono scaturiti elementi che possano far pensare che la primitiva dedicazione di Pieve Ponte possa essere derivata da questo Procolo.

 

Procolo umbro

Molte delle notizie riguardanti questo Procolo si apprendono  dalla già ricordata  Passio XII Siri B.H.L 1620, una leggenda scritta da un monaco dell’VIII sec. del centro spoletino di S. Brizio: secondo tale passio, Procolo e altri 11 compagni (Anastasio, Eutizio,  Brizio,  Abbondio, Giovanni, Valentino, Isacco, Carpofero, Lorenzo, Ercolano e Barattale, tutti provenienti dalla Siria), dopo essere arrivati a Roma, si dirigono lungo la Valle Tiberina (valle del Tevere), per fare opera di evangelizzazione. Alcuni di loro, come poi vedremo, diventano  vescovi di varie città umbre, altri  fondano  dei monasteri, quasi tutti sono costretti a subire il martirio. Si tratta di una leggenda, specialmente dal punto di vista cronologico, completamente inaffidabile: infatti  vengono raggruppate    persone  vissute  a distanza  anche di diversi  secoli , toccando un arco di tempo vastissimo, dall’anno 231 al 656.

Giustamente  il Penco (25) definisce questa Passio  “famigerata”,  poiché,  purtroppo,  è diventata la “croce” degli studiosi di storia ecclesiastica umbra: infatti, pur contenendo racconti fantasiosi, contiene anche moltissime  notizie riguardanti  i  primordi della chiesa umbra, conseguentemente, molto si è dovuto attingere da essa.  Non è chiara la ragione per cui fu scritta tale leggenda, probabilmente lo scopo fu quello di  mettere in evidenza  il contributo “siriaco” alla evangelizzazione della zona. Da questa leggenda  è possibile ricavare anche utili notizie riguardanti l’irradiazione del cristianesimo verso l’alta Italia ed in particolare verso la Romagna. Si tratta di un tema che a mio parere non ha ricevuto  quell’approfondimento che invece meritava. A parere della stragrande maggioranza degli studiosi, il cristianesimo sarebbe arrivato a Classe via mare e poi si sarebbe irradiato nell’entroterra (26): ebbene nessuno vuol mettere in dubbio l’importanza avuta dalla presenza del porto di Classe, che  ha sicuramente favorito  l’arrivo di persone da ogni parte del mondo e perciò anche di qualche cristiano,  ma, se per irradiazione del cristianesimo intendiamo il cristianesimo organizzato (cioè  elezioni dei vescovi, delimitazione territoriale diocesiana, erezioni di chiese, ecc),   l’irradiazione   non può che essere  arrivata  da Roma. La tradizione  che i primi vescovi di Ravenna fossero tutti provenienti dalla Siria e che Sant’ Apollinare sia stato mandato da Pietro non deve essere intesa come una provenienza “siriaca” via mare, bensì come una provenienza “siriaca” via terra, tramite la valle Tiberina (27). Giustamente dice il  Mochi Onory 28) che “il gioco di questa regione, cioè l’Umbria, è quello di ponte di passaggio tra il nord ed il  sud dell’Italia e tra le due città maggiori dell’alto Medio Evo: Roma e Ravenna”. Si tenga pure presente che in Umbria il Cristianesimo si è sviluppato prestissimo (non a caso  proprio in tale area geografica si trovano le più antiche tracce di vita monastica), perciò non deve sorprendere che l’Umbria sia stata una “base” di partenza per l’irradiazione del Cristianesimo verso altre zone. Pur prendendo atto che quella di Ravenna è la diocesi romagnola più antica e che perciò Ravenna ha sicuramente dato un grosso contributo  alla  diffusione della “buona novella” in  Romagna,  non si può escludere che il culto di qualche  santo sia arrivato dalle nostre parti senza esser dovuto obbligatoriamente passare da Ravenna.  Un esempio su tutti: S. Savino. Ritorniamo ai componenti della Passio XII Siri: quasi tutti  sono elencati e festeggiati nel calendario ufficiale della chiesa cattolica e, oltre che col nome e il  titolo, sono ricordati  topograficamente: il 1° marzo, Ercolano vescovo di Perugia; il 15 maggio, Eutizio di Ferento; il 17 agosto, Anastasio vescovo di Terni; il 19 settembre, Giovanni vescovo di Spoleto; il 9 ottobre, Barattale vescovo di Spoleto; il 10 dicembre,  Carpofero ed Abbondio; il 14 febbraio  Lorenzo vescovo di Spoleto ed il 1° dicembre, Procolo vescovo di Narni. Quasi tutti questi santi sono pure descritti nella Biblioteca Sanctorum. Significativo il  ricordo di alcuni di loro nei più autorevoli ed antichi Martirologi. Tutti questi dati ci dicono che questi santi, pur essendo  le loro gesta   riportate dalla leggendaria Passio, sono realmente vissuti. 

E veniamo ora a S. Procolo: la sicura esistenza di questo santo nella Valle Tiberina  è documentata da San Gregorio, che,  in un suo dialogo, ricorda la celebrazione di una messa in una chiesa dedicata a S. Procolo (Beati Proculi  martyris natalitius dies) (29), ma ancor prima il santo è ricordato nella Passio S. Valentini B.H.L.8460, ambientata  sub Claudio, perciò datata al 268-70.

Gli antichi Martirologi,  lo recensiscono più volte: si pensi che il Geronimiano lo ricorda in Umbria in ben 5 date: 14 febbraio, 14, 15, 18 aprile e 1 maggio. Le recensioni più significative sono comunque queste: al 1° dicembre quella di Usuardo (Civitate  Narnis  sancti Procoli  presbiter); sempre al 1° dicembre alcuni codici romani del Martirologio di Beda (Interamne  sive  Narniis  Proculi  episcopi et martyris);  al 1° maggio il Geronimiano (Interamma  miliario  sexagesimo  IIII Proculi…..); ancora  il Geronimiamo, al 14  aprile  (Interamna, Procuri). Da queste  antiche testimonianze si apprende che in Umbria un S. Procolo era  venerato  in due città, Terni e Narni, e ricordato in varie date (14 aprile, 1° maggio e 1°dicembre,  a cui naturalmente va aggiunta la data del 1° giugno ricordata nella leggendaria Passio XII Siri).   A Terni da tempi immemorabili si festeggia in aprile un martire Procolo. Naturalmente non è possibile sapere se si tratta di un solo Procolo o di più santi con tale nome. Occorre far presente che, a parere della stragrande maggioranza degli studiosi, si  tratterebbe di un solo Procolo, cioè quello ricordato nella Passio Sancti Valentini e nella  Leggenda XII Siri, che col tempo, come è accaduto anche per altri santi,  avrebbe subito vari “sdoppiamenti”.

 Dalle  notizie riguardanti il Procolo “siro” abbiamo appreso  che in Umbria è sicuramente esistito  un santo con tale nome, ma non abbiamo appreso elementi sufficienti per poter dimostrare che questo è il titolare di Pieve Ponte. Ci troviamo perciò ancora al “palo” di partenza, ma il ritrovamento di un antico documento ci permette di fare qualche  passo in avanti:   si tratta di un antico calendario  rinvenuto nel 1895 nella Biblioteca Antoniana di Padova, ma proveniente dal celebre  monastero  benedettino di Leno. Questo calendario  , datato 883, è conosciuto dagli studiosi come “Calendario Carolingio dei riposi festivi”, in quanto descrive  le giornate di festa  di una chiesa locale.  Molto contestata la sua attribuzione: per alcuni è veronese (30), per moltissimi bolognese (31), per il Pini invece (32), alla luce di importanti considerazioni, sarebbe faentino.

Questo calendario contiene una notizia che per la presente ricerca riveste una particolare   importanza: al 1° giugno riporta una “translatio martyrum Procoli et Laurentii”. Questo  significa che  in una chiesa faentina, che potrebbe benissimo  essere  Pieve Ponte,  veniva solennemente festeggiato un arrivo   di  reliquie.

Se poi aggiungiamo che in un manoscritto del Martirologio di Beda (33), al  6 giugno è ricordata  una translatio del corpo di Procolo avvenuta a Terni (Et Interamne translatio corporis beati  Proculi, Martyris),  abbiamo la possibilità di conoscere anche il  probabile punto di partenza  delle reliquie.

 Cotesta translazione, o almeno il suo ricordo, si ritrova nel più antico calendario sicuramente faentino (XV secolo) pubblicato dal Lanzoni (34), nel quale  al 1° giugno compare ancora un S. Procolo, ma  questa volta aggregato a S. Nicomede. In  questo calendario compare,  per la prima volta  al 1° dicembre, un  Sancti Proculi archiepiscopi ravennatis.  Ritornando alla nostra translatio, abbiamo visto che insieme a Procolo è ricordato un S. Lorenzo. Ma chi è questo S. Lorenzo? Non  l’universalmente noto Lorenzo, diacono romano festeggiato il 10  agosto (cioè  quello della “graticola”), ma un altro Lorenzo  festeggiato il 4 febbraio, cioè un componente della Passio XII Siri. Se vi è qualche dubbio che questo  sia il Lorenzo  fondatore  del Monastero di Farfa, come riportato  dal Chronicon farfense di Gregorio di Catino, non vi sono invece dubbi  sul fatto che questo sia il Lorenzo che, avendo tenuto  la cattedra sabinese, è ricordato da San Pier Damiani nella lettera che questi mandò a Papa Nicolò II (35). Sono fermamente convinto che  se si facesse  una indagine sulle  numerosissime chiese dedicate a S. Lorenzo, si constaterebbe, come è accaduto in Umbria (36) e nel bolognese (37), che  in alcune di queste non è venerato il Lorenzo della “graticola”,  ma  il Lorenzo “siro”. Se poi si volesse indagare anche su tutti gli altri componenti della Passio XII Siri, apprenderemmo tante cose interessanti, delle vere e proprie sorprese, per esempio che il S. Valentino di Terni, festeggiato il 14 febbraio (cioè il Valentino degli “innamorati”) corrisponde al Valentino “siro” (38). Non a caso quest’ultimo S. Valentino compare  nel Martirologio Romano  proprio al 14 febbraio insieme a Procolo (Interamnae sanctorum Proculi Ephebi,et Apolloni Martyrum qui cum ad sancti Valentini…) e dalla  Passio di S. Giovenale B.H.L. 4614 si apprende pure che  l’oratorio   di Terni, a S. Valentino dedicato, fu  pure fatto erigere  da S. Procolo. Continuando la suddetta indagine, apprenderemmo pure che il S. Eustacchio  titolare di una chiesa faentina ed  il S. Eustacchio di Mordano  corrispondono al  S. Anastasio “siro” (39).

Senza alcun dubbio la presenza del Lorenzo  “siro”,  nella ricordata translatio,   conferma che le reliquie non sono arrivate da Ravenna , neanche  Bologna, ma dall’Umbria.

 Nonostante questa  translatio  ci abbia fatto conoscere molte notizie interessanti  riguardanti Pieve Ponte, gli “enigmi” enunciati in apertura, sussistono ancora quasi tutti. Infatti  molti sono gli interrogativi che  attendono ancora una risposta: chi ha portato a Pieve Ponte il culto di S. Procolo? In che epoca è stato portato? La data del 1° giugno riguarda solo una translatio? Come mai  è venerato al 1° dicembre?

Vediamo se ci sono elementi che permettano di rispondere ai primi due interrogativi. Il già ricordato Pini, nel corso di due suoi articoli, entra in argomento: nel primo (40), dice che le reliquie ricordate dalla translatio sarebbero arrivate  nel faentino  verso la fine dell’VIII secolo, cioè  nel periodo Longobardo, ma  non  si pronuncia al riguardo di chi le ha portate. Nel secondo articolo  (41), indirettamente, ritorna sull’argomento limitandosi a far  presente che i monaci benedettini che nella prima metà del XI secolo portarono il culto di San Procolo  nella abbazia benedettina di Bologna provenivano da Faenza, ove, aggiunge,  il culto era da tempo  documentato dall’esistenza  di Pieve Ponte,  chiesa a lui dedicata.  Non è chiaro cosa esattamente intenda dire il Pini: intende forse dire che a Faenza vi era, come a Bologna un monastero  benedettino  dedicato a San Procolo, magari  collegato a   Pieve Ponte? Oppure che anche a Faenza il culto di S.Procolo fu portato dai benedettini? Effettivamente vi era  a Faenza un monastero benedettino, cioè Santa Maria “Foris Portam”, ma non mi  pare che abbia avuto, diversamente dal monastero benedettino bolognese, alcun  collegamento con S. Procolo (42). Personalmente non credo ad un  probabile “veicolo” benedettino portatore  nel faentino del culto Procoliano, in quanto tale ipotesi incontrerebbe un  ostacolo forse insormontabile nel “silenzio” di San Pier Damiani: questi, monaco appartenente alla regola “benedettina”, se avesse saputo che grazie  ad alcuni suoi confratelli fosse arrivato a Faenza il culto di S. Procolo, con conseguente dedicazione di una chiesa, non avrebbe mancato di riferirlo. A mio parere  il culto in Romagna di S. Procolo  è arrivato   in epoca prebenedettina: quando esattamente è difficile dirlo.  Alcuni componenti della Passio XII Siri risultano viventi all’epoca di  Giuliano l’Apostata,  morto nel 363, perciò possono averlo portato  nel corso della già ricordata e documentata irradiazione del cristianesimo umbro verso la Romagna, oppure può essere arrivato  durante il periodo gotico: antiche tradizioni dicono che in tale periodo per sfuggire dalla “persecuzione” del goto Totila, molte persone, sia laici che cristiani, fuggirono dall’Umbria (43). Vi sono buone ragioni per ritenere che la popolazione che ha portato il culto di S. Procolo nelle nostre zone abbia pure lasciato un altro “segno” nella  antica toponomastica:  essendo questa proveniente dalla valle Tiberina, per un certo periodo ha chiamato  Tiberiacum il fiume Senio  (44).

 

Trattiamo ora l’importante “problema” delle date  ed iniziamo  con quella del 1° giugno, per cercare di capire in particolare cosa in antico  si festeggiava in tale giorno. In questa  data, da secoli, i Bolognesi   festeggiano S. Procolo, perciò quando si dice  1° giugno, si pensa sempre e solo al Procolo bolognese, ma si tratta di una  discutibile attribuzione . Il primo ricordo di un S. Procolo  festeggiato nel bolognese al  1° giugno  risale  al 1065 (45), ma da tempo questo santo si trovava in tale data ed altrove festeggiato. Abbiamo già detto che si trovava ricordato nella translatio dell’883; risulta inoltre che nel 940, in alcune chiese della Toscana, fra cui Prato, al 1° giugno si festeggiava un S. Procolo (46). Ebbene, queste feste procoliane al 1° giugno ben difficilmente possono essere  arrivate nei vari luoghi grazie all’irradiazione del Procolo   bolognese, molto probabilmente sono invece arrivate da altri luoghi nel bolognese.  Il più antico ricordo di S.Procolo, festeggiato il 1° giugno, si trova, come abbiamo già detto, nel Martirologio Geronimiano e risale al VI secolo, ma è ricordato un Proculo senza alcuna indicazione topografica (47), perciò non è possibile ricavarne una sicura identificazione. Verso l’ VIII secolo  questa data compare  nella già ricordata Passio XII Siri. Quest’ultima testimonianza dimostrerebbe una  originaria provenienza umbra del culto di S. Procolo. Anche al 1° maggio  nel Geronimiamo  compare la scritta Interamna miliario  sexagisimo IIII Proculi, cioè viene anche in questa data ricordato il Procolo di Terni, ma potrebbe esserci stato semplicemente uno  scambio di data (dal I° maggio al I° giugno): non sarebbe la prima volta che questo succede (si tenga   presente che  a Bologna   l’annuale fiera di S: Procolo veniva fatta al 1° maggio) (48): questo per dire che le due date potevano benissimo  contemporaneamente convivere.  Purtroppo  non è possibile sapere esattamente cosa si festeggiava il 1°  giugno: una traslazione? un Dies Natalis? Molto probabilmente, con la data del 1° giugno,  veniva in origine festeggiato il  Dies Natalis di un Procolo umbro, cioè quello  ricordato nella  Passio XII siri, successivamente, come abbiamo visto, si festeggiava pure  la translatio del suo corpo. Anche dalle due passio  bolognesi di S. Procolo, sia da  quella del milite che da  quella del vescovo, si apprende che  il 1° giugno corrisponde al suo Dies  natalis. Dopo il Mille  la stragrande maggioranza dei documenti  bolognesi riguardanti S. Procolo  porta la data del 1° giugno, ma con una novità: si trova sempre in compagnia di Nicomede. Questo nuovo inserimento non riguarda solo il bolognese (49), ma riguarda anche noi: infatti nel già ricordato più antico calendario sicuramente faentino (XV secolo), al 1° giugno  si trovano festeggiati  Procolo e Nicomede (Sanctorum  Martyrum  Nichomedis et Proculi). Questo Nicomede è sicuramente il noto martire romano, che  da una Passio si apprende essere morto il 1° giugno (50), perciò non deve sorprendere se si trova festeggiato pure lui  in tale data: quello che sorprende è invece il constatare che  viene menzionato prima di Procolo.

 Quando un santo è menzionato prima di un altro, significa che il primo  è considerato più “importante”  del secondo. Se questo è inspiegabile a Faenza, in quanto in loco questo Nicomede non è mai stato fatto oggetto di un grande culto, che dire del fatto  che anche a Bologna questo Nicomede  si trova sempre menzionato “davanti” a S. Procolo, cioè ad uno dei protettori di Bologna? Ci troviamo forse di fronte ad un “calo” di interesse verso il Procolo bolognese? Può darsi che sia un “sintomo”, anche in quei tempi, delle incertezze riguardanti l’effettiva esistenza di questo Procolo? Sarebbe  interessante conoscerne la vera ragione. Ma ritorniamo ai punti centrali del nostro tema.

Veniamo  alla data del  1°  dicembre . Più volte abbiamo ricordato questa data, ma sarà bene ricordarla ancora: sicuramente, almeno dal 1311 ai giorni nostri, in questa data viene festeggiato  S. Procolo a Pieve Ponte. Una mano ignota in un ignoto periodo ha segnato questa data ai margini del manoscritto  Liber Pontificalis  della Chiesa Ravennate. La leggendaria Passio Proculi  archiepiscopi ravennatis,  ci conferma che in tale epoca, al 1°  dicembre, si festeggiava a Ravenna un  S. Procolo, vescovo di  quella città. Al 1°  dicembre  il Martirologio di Usuardo ricorda Narniae sancti Proculi  episcopi et martiris (51). Un S. Procolo è ricordato in Umbria e  in tale data  anche in alcuni manoscritti del Martirologio di Beda.

Alcune domande sono  d’obbligo: cosa si festeggia  il 1° dicembre? Il dies Natalis? Il ritrovamento del corpo? Una translatio? Per quale ragione  nel faentino  un Procolo è festeggiato pure al 1° giugno? Forse si tratta di due Procolo? O forse è lo stesso Procolo festeggiato due volte? Altra domanda: a che epoca risale l’inizio del culto di S. Procolo a Ravenna?  Solo rispondendo a queste domande è possibile  dare un contributo alla risoluzione degli “enigmi” di Pieve Ponte. Purtroppo  rispondere non è facile, ma niente impedisce di approfondire ulteriormente l’argomento e magari formulare qualche ipotesi.

Iniziamo l’approfondimento cercando  di sapere  quale è il più antico  ricordo di un S. Procolo  in Romagna festeggiato il  1° dicembre. Abbiamo già detto che  qualcuno ha scritto questa data nell’opera dell’Agnello Ravennate: ebbene,  considerato che questa opera è datata all’846 (52), l’aggiunta  non può  che essere successiva a tale anno.

Nel Martirologio di Usuardo questa data è stata scritta nell’ 870, perciò molto probabilmente chi l’ ha scritta nel manoscritto dell’Agnello  l’ha attinta  dal Martirologio di Usuardo, anche se, naturalmente, potrebbe averla attinta anche da una altra fonte. Un’indagine sugli autori dei Martirologi  anteriori a Usuardo  potrebbe forse portare qualche utile elemento. Iniziamo con quello di  Adone: questi scrisse il suo martirologio nell’ 855, perciò prima di quello di Usuardo, ma dopo l’opera dell’Agnello Ravennate,  e per cercare notizie  per il suo Martirologio  soggiornò parecchio tempo a Ravenna (53). Dal momento che nel Martirologio di Adone non vi è traccia del Procolo di Ravenna, significa che  questi, pur avendo sicuramente avuto fra le mani il manoscritto dell’Agnello, non notò  la data del 1° dicembre, questo significa che probabilmente non c’era. Se ci fosse stata, non avrebbe potuto non tenerne conto, e l’avrebbe riportata, perciò  quella scritta  fu fatta  dopo il soggiorno ravennate  di Adone, e dopo la pubblicazione del martirologio di Usuardo. Ammesso che questa ultima considerazione sia giusta, rimane sempre inevasa una domanda: in che periodo  a Ravenna si è iniziato a festeggiare  il S. Procolo del 1° dicembre? Alla luce delle attuali conoscenze mi pare impossibile dare una risposta precisa e sicura, tutto quello che si può fare è  delimitarne  il periodo; non  molto prima dell’870 (Martirologio di Usuardo), e non oltre il XIII secolo (epoca della Passio di Procolo ravennate). Probabilmente il culto di  S. Procolo a Ravenna  è iniziato al seguito del ritrovamento del suo corpo (anno 963). Continuando a ritroso l’indagine intrapresa, vediamo ora dove Usuardo può aver attinto le notizie riguardanti il Procolo del 1° dicembre: non dai Martirologi  Geronimiano , di  Floro  o di Adone, forse da quello di Beda,  ma molto più probabile dall’antichissimo  Martirologio Romanum Parvum,  un martirologio, ora  perduto, ma che  a parere di vari studiosi  era molto diffuso in Umbria (54). Probabilmente le cose stanno così: la data del 1 dicembre corrisponde ad una festa del  Procolo di Terni e la mano ignota che  l’aggiunse  al  Liber Pontificalis Ravennatis l’aveva appresa da Usuardo o da altra fonte umbra; successivamente, come abbiamo appreso dalla leggendaria Passio Procoli,  nel XIII secolo  in tale data veniva festeggiato S. Procolo a Ravenna; più tardi, al seguito dell’ordinanza del vescovo ravennate Rainaldo, iniziò ad essere festeggiato in tutte le chiesi romagnole. Ammesso che sia accaduto veramente questo, occorre sempre rispondere alla domanda “chiave” di questa ricerca: a quale di questi Procolo corrisponde il Procolo titolare di Pieve Ponte? Precisiamo meglio la domanda: quale dei  due Procolo umbri era venerato a Pieve Ponte prima del 1311? Quello di Narni e di  Usuardo, festeggiato il 1° dicembre, oppure quello di Terni, festeggiato il 1° maggio, il 1° giugno e il 14  aprile ? Difficile  dare una risposta sicura, ma considerato  che un Procolo è sicuramente documentato in Romagna al 1° giugno,  almeno dall’ 883 (festa della translatio),  il titolare di Pieve Ponte poteva benissimo, prima di tale data, corrispondere  al Procolo  di Terni, che poi corrisponderebbe al Procolo ricordato nella Passio XII Siri. Se così fosse, potremmo tentare, di  fare   qualche  ipotesi: dai primissimi tempi il Procolo venerato a Pieve Ponte corrisponde al Procolo  della Passio XII Siri,   arrivato nel faentino  non  dal ravennate ma dall’Umbria (come la  traslatio e la data del 1 giugno farebbe pensare). Poco prima del  Mille, essendo comparso a Ravenna un Procolo, venerato al 1° dicembre, il suo  culto potrebbe benissimo essersi espanso verso il faentino: un’espansione che troviamo  documentata a Pieve Ponte  nel XIV secolo. Ma il culto del Procolo a Pieve Ponte del 1° dicembre non  soppianta immediatamente il culto del Procolo del 1° giugno: lo troviamo infatti,  seppur per poco tempo, ancora presente nel più antico calendario faentino del XV secolo. Riassumendo ancor meglio tale ipotesi: il Procolo umbro venerato al 1° giugno sarebbe arrivato a Pieve Ponte  senza essere “passato” da Ravenna, mentre il Procolo umbro venerato il 1° dicembre sarebbe arrivato a Ravenna senza essere “passato” da Pieve Ponte, e solo successivamente si sarebbero  congiunti.

Tocchiamo ora l’ultimo  “enigma”:  sarà veramente esistito il Procolo  umbro venerato il 1° dicembre? o si tratta del Procolo umbro del 1° giugno sdoppiato? Oppure: sarà veramente esistito il Procolo umbro del 1° giugno, o si tratta del Procolo  umbro del 1° dicembre sdoppiato? 

 Ricostruendo e riassumendo le vicende  “procoliane”, che mi  sembrano  essere emerse  da queste ricerche,  tento di dare una mia risposta  a quest’ultima domanda. Inizio dai primordi: nel IV secolo in Umbria vi era un solo Procolo, quello ricordato nella Passio di S. Valentino e da S. Gregorio, si sapeva  che era arrivato dalla Siria,  ma non si sapeva esattamente ove fosse sepolto: Ferento? Narni ?Terni?  In  data 1° dicembre si trovava recensito nello scomparso Martirologio “Parvum” con la scritta Dies Natalis. Nell’VIII secolo un monaco, intenzionato a mettere in risalto il contributo “siriaco” alla evangelizzazione dell’Umbria, “saccheggia” le Passiones all’epoca esistenti,  prende dei santi  orientali senza preoccuparsi  del periodo in cui sono vissuti, e “crea” la Passio XII Siri. Questo monaco, non conoscendo la data del 1° dicembre ricordata dal Martirologio Parvum, mette nella sua Passio la data del 1° giugno che il Martirologio Geronimiano ricorda senza nessuna indicazione topografica, e che  in origine  poteva anche essere un 1° maggio, creando così di fatto un altro Procolo. Il culto di questo secondo Procolo si estese verso  la Toscana e l’ Emilia_Romagna, e questo santo può benissimo essere diventato il titolare di Pieve Ponte. Quelli che successivamente  ebbero la necessità di scrivere una Passio di S. Procolo,  come per esempio i monaci bolognesi, bisognosi  di rivitalizzare il culto di un loro santo,  misero  nelle loro Passio la data  del 1° giugno. Tale data non fu messa solo perché trovata nella Passio XII Siri, in quanto corrispondente al  suo Dies Natalis, ma anche perché tale data si trovava scritta  in alcuni calendari, per esempio il “carolingio”,  a ricordo della  sua translatio. Conseguentemente a queste vicende la data del 1° giugno diventò anche il dies Natalis del già da tempo  “rinomato” Procolo  martire di Bologna. Ma vi era anche il vero  Procolo  umbro, cioè il vescovo di Narni, la cui  morte era ricordata,   prima nel  Martirologio Romanum Parvum  e successivamente nel Martirologio di Usuardo, al 1° dicembre. Questo Procolo, al seguito  della diffusione del suo culto in Romagna è diventato il titolare della chiesa di Pieve Ponte. Conseguentemente,  a mio avviso, sia il Procolo del 1° dicembre, che il Procolo del 1°giugno sono i titolari di Pieve Ponte, in quanto sono lo stesso santo.  Sarebbe interessante sapere, ma  a questo punto sarebbe solo  una semplice curiosità,  se la primitiva  dedicazione debba essere attribuita al Procolo del 1° dicembre oppure a quello del 1° giugno, ma non avendo a disposizione alcun elemento, non sono in grado di  dare alcuna risposta.  

Al seguito dei risultati conseguiti (anche se pochi) si può pure ipotizzare che il  Procolo vescovo di Ravenna sia un vescovo “inventato”,  cioè messo a suo tempo nella lista episcopale ravennate col solo scopo di allungarla e di dimostrarne l’origine apostolica. La curia di Ravenna ha avuto più volte tale necessità, sia durante il pontificato dell’Arcivescovo Massimiano (55), per  raggiungere i diritti metropolitani,  sia durante  il pontificato del vescovo Mauro, per  raggiungere l’indipendenza da Roma (56). Non si può escludere a priori che   i responsabili della chiesa ravennate, cercando un vescovo o più vescovi, abbiano preso il Procolo umbro (il cui culto poteva a quei tempi  essere  diffuso nella loro giurisdizione  ecclesiastica, o essere stato preso di sana pianta dall’Umbria).  Non so fino a che punto possa essere valida cotesta ipotesi, tuttavia credo possa essere sorretta da alcune constatazioni:

a)      La già ricordata  impellente necessità di dimostrare l’origine apostolica della loro chiesa.

b)      Il fatto che S. Procolo  sia stato conosciuto a Ravenna solamente dopo il  ritrovamento del suo corpo, con tutti i dubbi al riguardo dei ritrovamento dei corpi in epoca medioevale.

c)      Il fatto che questo Procolo  non sia ricordato  da San Pier Crisologo nei suoi sermoni (57).

d)      Il fatto che egli non faccia parte della teoria dei santi in Sant’Apollinare Nuovo.

e)      Il fatto che egli non fosse segnato nell’antico Calendario italico (58).

f)       Il fatto che egli non fosse citato neppure nel Lezionario Leoniano (59).

g)      Il fatto che egli, diversamente dagli altri primi vescovi di Ravenna,  non sia recensito da nessun antico Martirologio: si tratta di un significativo  “silenzio”.

Particolarmente significativo è anche il già ricordato “silenzio” di Adone: molto probabilmente questi  si era anche lui reso conto che il Procolo di Ravenna era un Vescovo “inventato” e perciò non ha ritenuto opportuno farlo  entrare nel suo Martirologio.

Rileggendo il commento che il Delehaye ha fatto al riguardo del vescovo Procolo di Bologna (“questo è l’unico vescovo genuino e potrebbe corrispondere a quello di Pozzuoli ed a quello di Ravenna”)(60), mi  sono convinto che anche  il grande bollandista  aveva seri dubbi  sull’esistenza del Procolo Ravennate.

Se  quest’ultima ipotesi   risultasse vera, ci troveremmo di fronte ad un  incredibile paradosso: fino ad ora vi erano due S. Procolo (quello bolognese e quello ravennate) ritenuti gli unici “genuini”,  e un S. Procolo (il “Siro”) ritenuto  solamente frutto di una leggenda; ebbene  la situazione verrebbe  completamente capovolta: quello ritenuto “leggendario”  diventerebbe l’unico Procolo “genuino” e i due “genuini” (61) diventerebbero  due santi “inventati”.

Un’ultimissima considerazione: nonostante mi sia sforzato di dare  ad ogni costo  una risposta ai vari quesiti (62), devo prendere atto (e non poteva essere diversamente) che  “l’annoso problema agiografico” è rimasto in gran parte irrisolto, infatti non ho potuto fare altro che formulare delle ipotesi.   

Un aspetto mi preme sottolineare: qualunque sia il Procolo venerato a Pieve Ponte - il “siro”, il ravennate, o il bolognese -  egli è pur sempre un santo, cioè un   intercessore fra noi e Dio,  e perciò meritevole  di essere continuamente venerato.

 

 Note e bibbliografia:

(1) Per fare questa ricerca, oltre a passare in rassegna i volumi della Biblioteca Sanctorum (approccio iniziale ed indispensabile per chiunque  intenda fare una ricerca  agiografica) e  i numerosissime dizionari  dei  santi, ho dovuto consultare tutta una serie  raccolte per  un ulteriore approfondimento che il tema ha richiesto: Atti dei Santi, Passioni dei Martiri, Martirologi, (Geronimiano, Romano , Adone, Florio, Usuardo, Beda, ecc), liste episcopali, codici Liturgici, la Biblioteca Hagiografica Latina e naturalmente i calendari  antichi e moderni. Come pure ho dovuto setacciare  riviste e periodici specifici: Analecta Bollandiana, Rassegna Gregoriana, Ravennatensia, Felix Ravenna, Studi e testi, Atti di Convegni,  ecc,  e  gli studi effettuati da molti studiosi del ramo, sia italiani che esteri: Lanzoni, Zattoni, Testi Rasponi, Lucchesi, Rossini, Mazzotti, Gordini, Rivera, Fanti, Ropa,  Pini, Prete,  Zanetti, Delehaye Gaiffer, Migne, Baumstark ,Grègoire, Dubois, Quentin, ecc.

(2) Il calendario si trova  nella collana :  Storia dei santi e della santità cristiana, 1991.

(3) M. Mazzotti, La pieve Ponte in “Studi Romagnoli”, 1957, pp. 511-523. Questo autore  tocca solo marginalmente il tema Procolo, in quanto il suo lavoro è incentrato quasi esclusivamente sulle vicende storiche ed architettoniche della chiesa.

(4) G. Lucchesi,  Note agiografiche sui primi vescovi di Ravenna, 1941, pp. 110.

(5)  A.I.Pini, Nuove ipotesi su san Procolo martire di Bologna in San Procolo e il suo culto 1989, pp. 23-44. Questo autore, con i suoi vari  articoli  riguardanti il Procolo Bolognese, ha creato un salutare “sconquasso”, infatti  ha “spinto” ad un   approfondimento del tema.

(6) M. Pierpaoli, Il libro di Andrea Agnello, 1988, pp.35.

(7) G. Lucchesi,  Procolo vescovo di Ravenna in “Biblioteca Sanctorum” IX 1967.

(8) F.Lanzoni,  Il più antico calendario ecclesiastico faentino 1914, pp. 22.

(9) F.Lanzoni, Le fonti della leggenda di S.Apollinare, in “Atti Mem Romagna”  1915 pp.175.

(10) P. Uccellini, Dizionario storico di Ravenna, 1855, voce “Procolo”.

(11) G. Loreta, I santi di Ravenna, 1909, pp. 100.

(12)    M. Mazzotti, La Siria a Ravenna ,in “CARB”,1974, pp. 223. Per il Procolo di Ravenna  non esiste uno studio specifico, ma si possono trovare importanti  spunti dai vari scritti del Lucchesi  e di  Delehaye.

(13)    E. Lodi, Gli uffici di S.Procolo, in “Ravennatensia”, IX, 1981, pp. 407.

(14)    M. Pierpaoli, Il libro di Andrea Agnello, 1988, pp. 35.

(15)    Ibid, pp. 108.

(16)     M. Fanti, San Procolo, la chiesa, l’abbazia, leggenda e storia, 1986, pp. 37.

(17)    Ibid, pp. 54.Vi sarebbe pure a parere di R.Zagnoni, una pieve ,quella di Succida, dedicata a S: Procolo, ma  si tratta di una dedicazione con buone ragioni esclusa dal Pini.

(18)    F. Lanzoni, San Petronio vescovo di Bologna,1907, pp.201-215.

(19)    A.I. Pini, Nuove ipotesi su S.Procolo martire di Bologna ,in  “San Procolo e il suo culto”,1989 pp. 29.

(20)    H. Delehaye, Les Origines du culte des martyrs, in « Subsidia Hagiographica » 20 1933, pp 328.

(21)    F. Lanzoni , Manoscritto in biblioteca Manfrediana Faenza , LL VI  3-2/7.

(22)     A.I.Pini,  Nuove ipotesi ecc  op , cit, ,pp. 32.

(23)    A.I. Pini, Un’agiografia “militante”: san Procolo ,san Petronio, e il patronato civico di Bologna medioevale, in  “Atti MemRomagna” 1998, pp. 279.

(24)    Molto è stato scritto su S. Procolo di Bologna:G.B.Melloni  Atti, o Memorie degli  Uomini illustri in Santità nati o morti in Bologna,1786; S. Baldassarri, S.Procolo, in “S.Procolo e la sua tomba”, 1943; E.M. Zanotti  Storia dei santi  Procolo soldato e Procolo siro 1742: C.Degli Esposti, San Procolo, 1983 ; G.D.Gordini, voce Procolo martire di Bologna in “Biblioteca Sanctorum”; naturalmente si vedano  gli Atti del convegno, San Procolo e il suo culto, 1989 con articoli di Pini, Ropa, Gregorie, Zanetti, Prete, ed altri.

(25)    G.Penco, Il monachesimo in Umbria dalle origini al VII secolo, in “Atti del II convegno di studi umbri”,1965, pp.262.

(26)    F.Lanzoni, I primordi del cristianesimo  in Romagna, in “La Pié” ,1930 pp. 27-32.

(27)    Sulla  presenza  siriaca a Ravenna  e sulla influenza anche nelle liturgia : M. Mazzotti, La siria a Ravenna, op, cit: Idem, Ravenna e L’Oriente in “Kanon” 1977,  pp. 19-27; A.Baumstark , I mosaici  di Sant’apollinare Nuovo e l’antico anno liturgico ravennate, in, “Rassegna Gregoriana”, 1910, pp. 32 ss. Per  una particolare tipo di croce detta  “siriaca” esistente  a  Ravenna , ma  trovato un esemplare  anche nel  solarolese,  si veda, G. Sgubbi, Solarolo dalla  più remota antichità all’anno mille , in “Il territorio di Solarolo e le sue vicende”, 1992 ,pp. 40.

(28)    S.Mochi Onory, Ricerche sui poteri  civili dei vescovi nelle città umbre durante il Medio Evo, 1930,  pp.14.

(29)    Si tratta della chiesa di Ferento.

(30)    A.I.Pini  Un calendario dei riposi festivi del IX secolo già presunto bolognese e poi veronese ed ora attribuito alla chiesa di Faenza, in “Studi Romagnoli” XXVII 1976,pp.213.

(31)    Ibid, pp.210.

(32)    Ibid ,pp.232

(33)    H.Quentin , Les Martyrologes Historiques du moyen age, 1908 ,pp.37

(34)    F. Lanzoni,  Il più antico calendario, ecc, op, cit. pp. 22.

(35)    S.Pier Damiani, epist,9, b 1  Ab Nicolaum.

(36)    C. Rivera, Per la storia dei precursori di San Benedetto nella provincia Valeria, in “Bullettino dell’Istituto, Storico Italiano e Archivio Muratoriano” 1932, pp. 31.

(37)    A.I.Pini, Una pieve  intitolata a San Procolo nella alta  montagna  bolognese del XI secolo?, in “Il Carrobbio” 2001 pp. 26 e 30.

(38)    A.Amore,  S.Valentino di Roma o di Terni?, in “Antonianum”, 1966 ,pp.260-277.

(39)    Da identificare con il S. Anastasio monaco di  Suppetonia ricordato da Gregorio Magno, cifr F.Lanzoni, Le origini del cristianesimo e dell’episcopato  nell’Umbria romana, in “Riv. storico -critica di scienze religiose” ,1907 pp. 831.

(40)    A.I.Pini, Un calendario dei riposi festivi ,ecc op, cit ,pp. 235.

(41)    A.I.Pini, Nuove ipotesi , ecc, op, cit ,pp.34.

(42)    S. Prete, Spunti critici di storia  del Monachesimo nell’opera lanzoniana, in Nel centenario della nascita di Mons F.Lanzoni , 1963, pp.123.

(43)    G.Penco,  Il monachesimo in Umbria ,ecc ,op, cit, pp.270.

(44)    G.Sgubbi, Il Senio: l’antico Tiberiacum?, in “Studi Solarolesi  ed altri scritti di varie antichità”, 2002 pp.2 e3.

(45)    A.I.Pini  Nuove ipotesi ,ecc ,op,cit, pp.29.

(46)    G. Ropa, Il culto tardo antico e medioevale di San Procolo martire di Bologna , in “San Procolo e il suo culto”, 1989, pp. 73. Questo autore, oltre al Pini , è sicuramente quello che  ha approfondito di più il “problema” Procolo di Bologna.

(47)     Acta Sanctorum, Novembris, commentarius perpetuus, in “Martyrologium Hieronymianum”, 1931, pp. 288.

(48)    A.I.Pini  Ipotesi ,ecc ,op, cit, pp.34.

(49)    G.Ropa, Su alcuni libri liturgici medioevali attribuiti a Pomposa-Ravenna ,in  “Libri  manoscritti  e a stampa da Pomposa all’Umanesimo”,1985 ,pp. 92.

(50)    Voce Nicomede in “Biblioteca Sanctorum”. Non tutti concordano con la sua morte al primo giugno, sembra invece che sia morto il 15 settembre. In tal caso il 1 giugno corrisponderebbe alla dedicazione della sua basilica.

(51)    J.Dubois, Le martyrologe d’Usuard in  “Subsidia hagiographica”  40, 1965, pp.351.

(52)    M.Pierpaoli Il Libro di Andrea Agnello  ,1988, pp. 9.

(53)    H. Kellner, L’anno ecclesiastico e le feste dei santi ,1914, pp. 345.

(54)    B. De. Gaiffier,  Saints et legendiers  de l’Ombrie, in “Ricerche  sull’Umbria  tardo antica  e preromanica,ecc” , op, cit, pp. 246.

(55)    M. Mazzotti, La provincia  ecclesiastica  ravennate attraverso i tempi, in “Ravennatensia”  1966, pp. 21

(56)    A.Simonini, Autocefalia  ed Esarcato  in Italia,1969, pp. 84.

(57)    F.Lanzoni, I sermoni di San  Pier Crisologo , in “Riv di Scienze Storiche”, 1909

(58)    G.Lucchesi Le diocesi d’Italia del Lanzoni e l’antico calendario italico, in “Agnello arcivescovo di Ravenna” 1971, pp. 23

(59)    G. Lucchesi, Nuove note agiografiche ravennati , 1943, pp. 91-92.

(60)   H Delehaye, Les Origines ,ecc ,op, cit .pp. 328.

(61)   A.I.Pini,  Nuove ipotesi ecc, op,cit pp.34. Questo autore, avendo tolto di mezzo il Procolo di Bologna, ha  messo seriamente in discussione  anche i Procolo di Pozzuoli e di Autun: infatti  questi ultimi  sarebbero solo  una  derivazione del bolognese. Cfr  G.Ropa, Il culto tardoantico ,ecc op, cit, pag 48. Senza alcun dubbio l’intero quadro tradizionale dei vari Procolo, meriterebbe di  essere rivisto. 

(62)  Mentre stavo cercando di formulare le mie conclusioni, avevo sempre ben presente una domanda, sapendo che con la relativa risposta prima o poi avrei dovuto confrontarmi: cosa avrei detto in più o in meno se il calendario carolingio (con la relativa “translatio”) invece di essere faentino fosse bolognese? Considerato che la faentinità di detto calendario è fortemente probabile ma non sicura, e considerato anche che  i bollandisti avevano accennato ad una translatio del Procolo bolognese avvenuta a Bologna nel IX secolo, (anche se probabilmente  si  è trattato di una traslazione “interna”: cfr A.I.PiniUn calendario dei riposi festivi, ecc pp. 212 ),  non posso esimermi dal dare una risposta a questa  pertinente domanda. La ricostruzione relativa al Procolo festeggiato il 1° dicembre  rimarrebbe  inalterata, in quanto non coinvolta da quella translatio. Per quanto riguarda  invece la ricostruzione relativa al Procolo  festeggiato il 1° giugno, emergerebbe qualche problema, ma, considerato che il culto di questo Procolo nel faentino è ugualmente testimoniato dal calendario  del XV secolo, potrei riformulare le stesse ipotesi. In sostanza, le mie conclusioni rimarrebbero invariate

.

Appendic

A lavoro ultimato sono venuto a conoscenza che nella  alta valle del Santerno vi era una chiesa  dedicata a S Procolo. Si tratta della chiesa  di San Procolo martire in Montemorosino plebato S Maria in Gesso. Dalle poche notizie che ho potuto trovare, risulta che il titolare era festeggiato il 1° dicembre.  Considerato che si tratta di un Procolo  Martire non dovrebbe  corrispondere al Procolo  di Ravenna in quanto questo era solamente vescovo, ma piuttosto al Procolo  martire di Bologna,   eppure la data del 1° dicembre farebbe pensare al vescovo di Ravenna.  Vi sono buone ragioni per credere che nei primi  tempi il titolare di questa chiesa fosse il Procolo bolognese, (Passio XII Siri?) con festa il 1° giugno, poi, al seguito della ordinanza del vescovo Rainaldo, anche a Montemorosino, la festa sia diventata,  mantenendo  la dicitura Martire, il primo dicembre. Si tenga presente che l’alta valle del  Santerno faceva parte della giurisdizione ecclesiastica ravennate.

Pur non avendo prove certe, è mia ferma convinzione che le vicende del Procolo di Montemorosino, siano identiche a quelle di Pieve Ponte.

 

SAREBBE MIO GRADIMENTO CONOSCERE VOSTRO COMMENTO. GRAZIE

  

(Autore: Giuseppe Sgubbi e-mail joselfsgubbus@libero.it

 

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                                                                          Marzo 2011