Maria di Magdala e il grande segreto
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MARIA DI MAGDALA ED IL GRANDE SEGRETO TEMPLARE (a cura di Ugo Cortesi)     prima parte

Riflettendo su fatti storici e biblici, seppure personalmente ritenga che la Bibbia (nella sua seconda parte: N.T.) non sia
un documento “molto veritiero”, ma certamente uno scritto che seppur postumo ai tempi, è uno dei pochi che
raccontano, a volte in modo leggendario e mitico, un pezzo di storia dell’umanità. Non parlerò della discendenza
merovingia dalla dinastia di Gesù e quindi di Davide per il fatto che, non solo lo metto in dubbio, ma ritengo sia una delle
“bufale” più grandi che da circa un secolo e mezzo qualcuno cerca di propinare.
Inizierò con Maria Maddalena, tenendo presente la Torre Magdala (con la M rovesciata). Che l’abate Saunière fece
erigere a Rennes le Chateau. Bisogna ben considerare il rovesciamento delle lettere, specialmente quelle indicanti un
nome, poiché si tratta di un uso che i Templari facevano per indicare nomi o personaggi che "volutamente", da parte di
chi ne aveva interesse, erano stati male indicati nei secoli. Non dico che Saunière fosse un neotemplare, di certo era a
conoscenza (anche prima dei suoi ritrovamenti) di storia templare, stante la sua amicizia ed i diversi incontri con il
deputato Camillo Dreyfus, massone-templare e direttore de’ La Nation' di Parigi.
Maria, dall’ebraico Miryam e dal greco Mariam o Maria (nella Bibbia dei Settanta, nei vangeli e negli Atti degli Apostoli)
era un nome molto diffuso in Palestina ai tempi di Gesù e la si trova in iscrizioni antichissime scavate nelle regioni vicine,
la cui più importante è la “mrym” indicata nelle tavolette di Ugarit (XV-XIV secolo a.C.) scoperte a Ras Shamra sulla
costa fenicia. L’analisi della radice semitica, alla quale i filologi la fanno risalire, Maria potrebbe significare “ribelle”,
“amara” o “forte”, ma anche “colei che si innalza” o che “è innalzata” oppure ancora “profetessa” o “Signora”. La
tradizione cristiana di San Gerolamo la fa derivare dall'ebraico “mar yam” (goccia di mare), in latino stilla maris, o Stella
maris, “stella del mare”, con cui viene pure indicata la madre di Gesù, chiamata Maria Vergine. Stella Maris era pure il
nome di una nave templare che solcava la rotta di “Ofiuco”, legata alla storia (o leggenda come molti ritengono) delle
sette sorelle, alle quali si deve collegare la fondazione dell’Ordine delle sorelle di Maria Maddalena (anno 1224), ad
opera del Cavaliere Templare Rodolfo di Worms.
Il Nuovo Testamento cita sei donne col nome di Maria, le cui più importanti sono Maria la madre di Gesù e Maria
Maddalena o di Magdala. Magdala era il suo luogo d'origine, ubicato sulla costa occidentale del lago di Tiberiade, nei
pressi dell'attuale Magdal. Gesù l'aveva liberata da “sette demoni”, cioè da una folla di spiriti malvagi e la donna lo seguì
nelle sue peregrinazioni mettendosi al suo servizio. Il ruolo più importante, se così lo si può chiamare, Maria di Magdala
lo ebbe quando fu presente, nel giorno del Sabato, alla sepoltura del Maestro. Dato che la religione ebraica vietava, al
sabato, qualsiasi attività, il rito funebre fu celebrato il giorno successivo.
Quando Maria di Magdala tornò sul posto con una o più donne (sei pie donne) portando oli ed aromi per cospargere il
morto, trovò la tomba aperta e vuota. Questa è l’indicazione dei Vangeli e della Chiesa, ma non dei Templari.
La tradizione della Chiesa cattolica identifica la Maria Maddalena “liberata dai sette demoni” con Maria di Betania o con
la “peccatrice” che unse di balsamo la testa di Gesù. Questa ipotesi, sostenuta da Gregorio Magno, non trova
fondamento nei testi evangelici.
Diversa è la circostanza in cui Gesù ricevette l'omaggio dell'unzione, a Betania, da una donna di nome Maria, sorella di
Marta. Cita, infatti, Luca nel suo Vangelo:
“Gesù si trovava a Betania nella casa di Simone il lebbroso. Mentre stava a mensa, giunse una donna con un vasetto di
alabastro, pieno di olio profumato di nardo genuino di gran valore; ruppe il vasetto di alabastro e versò l’unguento sul
suo capo. Ci furono alcuni che si sdegnarono fra di loro: “Perché tutto questo spreco di olio profumato? Si poteva
benissimo vendere quest’olio a più di trecento denari e darli ai poveri! ”. Ed erano infuriati contro di lei.”
Sarebbe molto strano che Luca, citando Maria di Magdala e Maria (di Betania), sorella di Marta, non dica che era una
peccatrice e non precisi mai che si trattava della stessa persona.
Ci sono racconti popolari provenzali che narrano che, Maria Maddalena sbarcò nella località detta “les Saintes-Mariesde-
la-Mer”, in compagnia di Marta e Lazzaro, fuggiti dalla prima persecuzione scatenata da Erode Agrippa contro i
cristiani. Si sarebbe poi ritirata nei pressi di Marsiglia nella grotta chiamata “la Sainte Baume” dove sarebbe morta per
poi essere sepolta a Saint-Maximin. E’ nell’XI secolo che i benedettini di Vezelay cominciano a diffonderne il culto di
Maria Maddalena, asserendo di essere i custodi delle sue reliquie, a loro consegnate per proteggerle dai Saraceni che
più volte erano sbarcati in Provenza. La storia potrebbe essere verosimile, ma come asserisce Anatole France: “Tutte
le storie che non contengono menzogne sono mortalmente noiose”. La verità Templare è invece un’altra.
Tornando alla differenza fra le due Marie, Maria Magdalena e Maria di Betania, quest’ultima era la sorella di Lazzaro,
l'amico che Gesù, sempre secondo i Vangeli, resuscitò. Quando Gesù si trovava a Gerusalemme, frequentava
abitualmente la casa a Betania, un villaggio adiacente alla città santa dove questa Maria abitava con Marta. Pochi giorni
prima della crocifissione, Gesù si trovava a Betania, invitato da Simone il lebbroso, quando Maria, per ringraziarlo e
rendergli omaggio gli versò sulla testa e sui piedi un prezioso balsamo che asciugò con i suoi capelli. Le circostanze
sono molto diverse anche se l’ospitante si chiamava anch'egli Simone, un nome del resto molto diffuso. Questo Simone
di Galilea è detto “fariseo” e non “lebbroso”. D'altra parte l'unzione di profumo, era un onore che veniva tributato non di
rado agli ospiti di rango. La “peccatrice” intervenuta al banchetto presso il fariseo Simone è una donna ben diversa da
Maria di Betania. Quest'ultima ci è presentata come una donna dolce, delicata, tranquilla, attenta all'insegnamento di
Gesù e sua amica mentre l’altra viveva una vita di lussuria, per di più in Galilea, ben distante da Betania.

Per restare nell’argomento delle Marie, ne esiste un’altra che nulla ha a che fare con le prime due, ma ha a che fare con
Gesù essendone parente. Si tratta di Maria “madre di Giacomo il Minore” e di Giuseppe, la stessa donna che Matteo
chiama “l'altra Maria”. Faceva parte del gruppo delle “pie donne” che seguirono Gesù dalla Galilea “per servirlo” e
assisterlo con i loro beni . I vangeli sinottici collegano sempre la sua presenza a quella di Maria di Magdala . Matteo e
Marco la indicano fra i fedeli che osservavano da lontano la crocifissione di Gesù sul Golgota. Questa terza Maria
potrebbe anche essere la stessa che Giovanni indica come “sorella” di Maria, madre di Gesù, che le stava al fianco ai
piedi della croce. Quindi la zia di Gesù. Sta di fatto che sia questa Maria che la Maddalena assistettero alla tumulazione
di Gesù e ritornarono il giorno dopo con altre cinque pie donne per cospargerne il corpo di balsami, ma trovarono la
cripta vuota. Ma anche questa non è la verità Templare.
E’ molto improbabile quanto asserisce Raban Maar e cioè che Maria Maddalena fosse di sangue reale perché di famiglia
asmonita. La famiglia degli Asmonei, che comprendeva pure i Maccabei, terminò nel 40 a.C. quando Erode fu
proclamato re di Giudea. Inoltre gli asmonei prediligevano le cose terrene, le proprietà e le ricchezze, all’ideale religioso.
Quindi è molto improbabile che Maria Maddalena, che non risulta discendere da Erode, fosse di famiglia asmonita.
Veniamo ora alla vita religiosa di Gesù, basandoci sia ai Vangeli che ai ritrovamenti di Qumran.
Per completezza del discorso, ripeto alcuni punti di quanto già indicato in un altro mio scritto: Yesuha ben Josep detto
Gesù – un grande comunista”:
Non c’è alcun dubbio che Gesù fosse un ebreo esseno, come del resto lo era la massima parte degli ebrei a quel tempo.
Gli esseni erano una discendenza delle dodici tribù di Israele ed erano appunto coloro che hanno scritto e nascosto i
rotoli del Mar Morto. I rotoli rappresentano non solamente un atto religioso e quindi un documento di fede, ma una vera
e propria ricchezza storica di comportamento e di cronaca. Questi documenti sono databili in un tempo che va dal IV
secolo a.C. fino ad un periodo che può stabilirsi fra il 70 ed il 132 d.C.
Gli esseni si attenevano a due Regole principali, La Regola della Comunità e la Regola della Guerra, i cui testi, quasi
integrali, si trovano fra i rotoli di Qumrân, e sono già stati tradotti e pubblicati. Da ciò deriva che gli esseni, che erano
portatori del verbo del Signore, di Abramo e di Mosè, non erano poi così propensi a porgere l’altra guancia, sebbene in
maggioranza fossero religiosamente miti e politicamente moderati. Facevano parte di una frangia degli esseni, gli zeloti,
ossia gli zelanti della legge sia divina che umana. Addirittura lo storico romano Giuseppe Flavio, enumerando le correnti
del periodo ebraico, mette gli zeloti al quarto posto dopo i Sadducei, i Farisei e gli stessi Esseni, di cui appunto gli Zeloti
erano una derivazione e che quindi pure essi seguivano le regole della Comunità e della Guerra. Come riferisce lo
storico e studioso C. Roth, gli zeloti costituivano un partito di gelosi e feroci custodi della legge e dell’indipendenza
politica degli Ebrei. Gli zeloti erano apertamente antagonisti dei romani e non avrebbero mai accettato la pace con gli
stessi, poiché li ritenevano usurpatori del loro territorio e del loro popolo. A loro interno, gli zeloti, avevano una frangia
estremista, quella dei Nazorei o Nazirei (da Nazor il Maestro di Giustizia) e si rifiutavano di pagare le tasse ai romani
(Kittim o Kthjjm), manifestando il diritto di uccidere chiunque, non ebreo, oltrepassasse i limiti dei cortili del Tempio.
Un’altra importante figura era quella del Sacerdote Empio. Quando Gesù compì i 30 anni di età, fu eletto Maestro di
Giustizia poiché così prevedeva la Regola, Gesù fu eletto Maestro di Giustizia e nello stesso periodo, Paolo era il
Sacerdote Empio. Per capire bene le due figure, il Maestro di Giustizia era colui che presiedeva alla vita politica e
religiosa della comunità, faceva sì che le regole gli usi fossero seguiti da tutti, era responsabile delle attività umane,
decideva il da farsi, era giudice e comminava le pene. Per la sua “attività” si atteneva alle decisioni del Consiglio poiché
le facoltà personali erano molto limitate. Il Sacerdote Empio, invece, presiedeva alla vita religiosa della comunità, faceva
proposte, ma non aveva facoltà di intervenire nelle attività sociali. Quindi fra Paolo e Gesù, il più “mite” era il primo.
Alcuni hanno ritenuto, forse per questioni di parte e religiose, di attribuire i testi al cristianesimo-primitivo, ma diversi
studiosi, fra i quali Margoliout e Fitzmyer ritengono i testi, anche quelli scritti successivamente (come il Documento di
Damasco) di origine zelota, nazorea ed ebionita, almeno fino al 300 d.C. quando la maggior parte dei seguaci di questi
gruppi, divenuti ex-ebraici, confluisce in quel movimento più propriamente chiamato cristianesimo.
Il periodo di vita di Gesù può essere datato, secondo l’attuale calendario, dal 2-3 d.C. fino al 34-35. La vita di Gesù è di
circa 32-33 anni e cioè 2-3 anni dopo il periodo di pieno sacerdozio voluto dalle Regole.
Gli esseni, zeloti e nazorei, al tempo di Gesù erano poco più di quattro mila, sparsi un po’ dovunque, ma specialmente
sulla sponda occidentale e settentrionale del Mar Morto (Plinio il Vecchio).
Veniamo ora a quelli che erano i precetti che tutti dovevano seguire, vale a dire i dettami della Regola della Comunità e
di quella dell’Assemblea.
Per capire meglio l’argomento, che sarà poi legato ai ritrovamenti di Saunière, citerò fra parentesi alcuni punti di alcuni
paragrafi rilevati dal testo qumranico della Regola della Comunità.

Seconda Parte

Terza Parte

 Ugo Cortesi - "Maria Maddalena e il grande segreto templare"

 

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