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TRA RENNES LE CHATEAU E LA MAREMMA: Davide Lazzaretti e l’Abate Sauniere

                                                              (di Claudia Cinquemani Dragoni)

Il Monte Amiata, il più alto rilievo della Maremma Toscana respira da sempre di luoghi magici: la Grotta di Merlino, il Sasso della Strega, la sedia del Diavolo ed il Monte Labro con la sua Chioccia dalle Uova d’Oro.

Evoca e racconta ancora di leggende di Paladini, eretici catari e dolciniani rifugiati in questi luoghi per sfuggire all’Inquisizione. Solo leggende o qualcosa di più? Cosa si cela ancora sotto questo vulcano ormai spento, ma così  ancora acceso di ricordi?

C’è un filo invisibile che ancora non è stato reciso dagli anni.Una vicenda che corre dalla Maremma , oltralpe, fino alla Francia.Parla di un uomo e dei suoi sogni, della sua vita e di quella di persone senza scrupoli.Parla di come certi ideali puri possono venir manipolati per interessi di danaro e potere.Potremmo sostituire i personaggi con altri dei nostri tempi e la storia cambierebbe poco

Nel periodo tra il 1840 ed il 1850, il territorio amiatino era frequentato da un personaggio molto singolare chiamato Baldassarre Audibert.Era nato a Vercelli ma la gente lo riteneva di origini francesi, un  ex ufficiale dell’esercito napoleonico che nel tempo avrebbe maturato idee ultracattoliche e filomonarchiche. In effetti ancora oggi il cognome Audibert è presente in gran numero nel territorio della Languedoc. Quest’uomo predicava   di casolare in casolare  erigendo croci con i basamenti in pietra, ai crocevia delle strade che collegavano i paesi dell’Amiata.

L’Audibert, durante la sua permanenza sulla Amiata, fu ospitato dalla famiglia del Dottor Ambrogio Ginanneschi legata ai Lorena. Una coincidenza da tenere in mente per gli accadimenti che ne seguiranno.

                                                                        

Innalzò  oltre quaranta croci tra Arcidosso , Castel del Piano, Roccalbegna e Scansano, elargendo spesso alla popolazione amiatina, ammonimenti e previsioni apocalittiche in stile neo-gioachinita.

La  croce più singolare è quella denominata “di  Federico” che reca scolpito il viso di Cristo e che si trova presso la Chiesetta di Santa Lucia alla periferia di Casteldelpiano. Essa somiglia molto alle croci catare del territorio dell’Aude, in particolare ad una croce custodita nel Museo Cataro di Montsegur. La croce più interessante, dall’osservazione della quale è partita la mia ricerca legata alle “coincidenze” tra la vicenda dell’Abate Sauniere e David Lazzaretti, è quella posta all’ingresso del paese di Arcidosso. Essa è inserita su una grande base cubica  di pietra e su una delle facce è inciso il motto riferito alla visione di Costantino “Con questo segno vincerai”. Sotto la frase si intravede la data 1846, anno in cui l’Audibert  la depose in quel luogo. Su un altro lato è scolpita la frase “Restaurata nella Missione 1878”, anno in cui Davide Lazzaretti fu colpito a morte, proprio nei pressi della croce stessa.

Dalla biografia del Lazzaretti scopro che lo stesso, poco più che un ragazzo, una mattina di Aprile, nell’anno 1848, si trova a lavorare con suo padre e suo fratello, nella Macchia dei Peschi vicino a Cana, un paesino dalle pendici del Monte Amiata. Egli ritrovatosi solo in mezzo al bosco, incontra  un frate che conduce per mano un piccolo mulo bianco e che gli predice un futuro segnato da una importante missione da compiere. L’incontro risulterà  carico di significato mistico al punto che David crederà di aver incontrato lo spirito di San Pietro. Credo  che Davide Lazzaretti abbia incontrato “l’omo bono” Audibert come lo chiamava la gente amiatina e ne sia rimasto affascinato oltre che dalle parole del suo stile di vita libero ed avventuroso, così diverso dall’ ambiente in cui il Lazzaretti ragazzo viveva. L’ appellativo “omobono”, fa correre la mente al termine francese “bonhommes” attraverso il quale si distinguevano gli eretici.

Le croci dell’Audibert presenti sul Monte Amiata recano incise le parole “mission” seguite spesso dalla sigla B A P (Baldassarre Audibert Pose), segue sempre la data di deposizione , spesso rimaneggiata in occasioni di restauri successivi. In alcune croci possiamo trovare la frase “Christus Vincit”  e  nel loro insieme delimitano un territorio che comprende al suo interno, il Monte Labro. Questo rilievo montuoso, posto a sud-ovest del Monte Amiata, secondo il progetto del Lazzaretti, doveva diventare il Labaro, l’insegna trionfale della nuova comunità. Qui sarebbe sorta la Nuova Sion, la Piamiatangelica, la Nuova Gerusalemme, la Città del Sole. Come non pensare alla Società Angelica citata  da Mariano Bizzarri in un suo saggio su  Rennes le Chateau o la Lega del Labaro Antimassonico costituita da Leo Taxil?

Il Monte Labro, o Labaro come intese chiamarlo il Lazzaretti racchiude tuttora una fenditura al suo apice che funge da corridoio (dromos) e che conduce in alcuni ambienti scavati nella roccia. L’accesso alla camera che si apre sul fondo del dromos, presenta un architrave in stile miceneo e segna l’accesso ad  una sepoltura ipogea anteriore al VII sec. a.C. A memoria di un seguace giurisdavidico, furono trovate “ossa di un gigante guerriero e spade varie come di battaglia”.

                                                     

La grotta per la Comunità giurisdavidica fungeva da richiamo archetipico  per tutto ciò che dentro l’uomo rimane ancora da svelare. Essa, come la più celebre intitolata a San Michele e situata sul Gargano, stilla da sempre, un’acqua ritenuta dalle genti, miracolosa e proprio San Michele è il protettore ed ispiratore del David Lazzaretti fin dai tempi dei suoi ritiri nei monti della Sabina. Sopra di essa, Davide Lazzaretti vi costruisce in corrispondenza, nel Luglio del 1859, la Turris Davidica, edificata con pietre a secco e simbolo della Nuova Alleanza. La parola stessa “turris davidica” è per il Lazzaretti, allegoria della Madonna, la “Nostra Signora di Sionne”.  Essa si mimetizza con il resto del monte e racchiude in sé il simbolismo del numero 3 : tre piani e tre celle.

Il progetto nella sua completezza, doveva contenere 72 Forti di presidio militare e 72 porte (Numero precessionale), 7 piramidi, 12 monumenti di ospitalità, 3 manifatture nazionali. Sul culmine del Labro sarebbe stata custodita l’Arca della Nuova Alleanza circondata da 12  serie di mura e 72 porte esterne ed interne.

Quasi 500 anni separano l’utopia lazzarettiana dal misticismo di Gioacchino da Fiore, ma le basi sono le stesse:l’attesa per l’Avvento dell’Era dello Spirito Santo ed un progetto, una strada per rendersi pronti nello spirito e nel corpo fatta di rituali, simboli , preghiere e digiuni da vivere in comunione con se stessi e con la collettività. . Il suo progetto pur ingenuo, era maturato dalla disperazione dei deboli e degli oppressi e nel tempo aveva partorito ideali e progetti di unità e cooperativismo che si affiancavano ad una severa religiosità..

                                                                    

Si può osservare come il Lazzaretti maturi, sul finire della sua vita, una spiccata indipendenza di vedute rispetto anche alle altre correnti millenariste dell’epoca. A regole rigidamente cattoliche, inizialmente condivise dalla Chiesa, si affiancano contenuti rivoluzionari legati alla costituzione di una vera e propria “comune” formata da persone di basso ceto sociale .I dieci anni di attività del Lazzaretti, sono segnati da un’opprimente sorveglianza del Governo Italiano, i cui organi di repressione agiranno per ben diciannove volte tra denunce, processi e detenzioni.

                                                          

Tuttavia il Lazzaretti non sarà mai colpito da ammonizione benché i presupposti siano in grado di rendere questa pratica legittima. La risposta del perché di questo strano atteggiamento del Governo, la possiamo trovare negli intensi rapporti che il Lazzaretti riesce ad instaurare con gli ambienti legittimisti francesi ed italiani e con importanti figure del mondo cattolico. E’ stimato e protetto dal priore Saisson della Certosa di Grenoble e difeso con successo dall’avvocato Pasquale Stanislao Mancini ministro della Pubblica Istruzione nel Governo Rattazzi (1862) e  titolare del Dicastero della Giustizia nel successivo Governo Depretis (1876). E’ costantemente  protetto dall’amico Salvi di Scansano, avvocato Lorenese molto influente in Toscana .

Durante una delle tante ospitalità che l’avvocato Salvi concede a Davide Lazzaretti, quest’ultimo conosce una monaca : suor Maria Gregoria. Ella convincerà David a seguirla  perché convinta di aver trovato in lui il Gran Monarca tanto atteso e per fargli conoscere un caro amico di lei: il sig. Leon Du Vachat abitante a Belley e Giudice del Tribunale di Marsiglia. L’incontro viene organizzato a Torino nella casa di Don Bosco. Il Du Vachat era un filomonarchico che sosteneva economicamente e giuridicamente, per quanto possibile, l’ascesa al trono dei Borbone. Il Lazzaretti, durante il suo ritiro a Grenoble, aveva instaurato un’amicizia con il sacerdote Boullan della Diocesi di Montauban. Quest’ultimo era una figura oscura e controversa. Pur avendo frequentato ambienti mistici ed esoterici si riteneva che avesse predilezione per la magia nera e che amasse organizzare messe nere a sfondo sessuale.

Davide Lazzaretti conosce Boullan quando quest’ ultimo prende la guida della Chiesa del Carmelo fondata da Pierre Eugene Michel Vintras, un predicatore visionario che riteneva di essere la reincarnazione del Profeta Elia e che avrebbe dovuto preparare il mondo per la venuta della Nuova Era.

Alle attività di Boullan si interessarono anche gli ambienti Rosacrociani parigini che, preoccupati della divulgazione dei segreti cabalistici, fecero infiltrare nell’organizzazione del sacerdote satanista Oswald Wirth, il quale informò Stanislas De Guaita delle aberrazioni di Boullan. I due decisero di denunciare il prete ad un tribunale rosacrociano.

Il Tribunale ordinò a Boullan di interrompere immediatamente le sue attività ma, per tutta risposta, un seguace del sacerdote , accusò Guaita e Gerarde Encausse, di voler uccidere il suo maestro con la magia nera. La questione si protrasse fino al 1893, anno in cui Boullan mori’ per cause del tutto naturali.

Vintras e Boullan, erano dei monarchici legittimisti, ovvero appoggiavano la candidatura come pretendente al trono di Francia, di un presunto figlio di Luigi XVI (Naundorff) per far si che si potesse contrastare l’ascesa degli Orleans.

Il  Du Vachat , assieme ad altre figure di spicco della Francia dell’epoca, sosteneva l’ascesa al trono di Enrico d’Artois Conte di Chambord. Quest’ultimo era il marito di Maria Teresa di Asburgo d’Este imparentata con la casata dei Lorena, la stessa persone che alla morte del marito, finanziò l’Abate Sauniere di Rennes le Chateau per favorire la causa monarchica. Il Du Vachat, era intenzionato ad usare la comunità davidiana per restaurare il potere temporale dei Papi , riportare la monarchia Borbonica in Francia, annettere il territorio allo Stato Pontificio.

Il progetto prevedeva la creazione di un “Polo Ultracattolico e Conservatore” che avrebbe contrastato l’avanzata dei movimenti Repubblicani e appoggiato l’ascesa dei Lorena al potere. Il  Giudice francese volle infatti che venissero acquistate più terre possibili sul Monte Amiata, chiedendo al Lazzaretti stesso di trovare venditori anche tra le famiglie dei suoi adepti. Il territorio amiatino, cosi’ vicino allo Stato Pontificio, sarebbe stata zona ideale dove realizzare tali intenzioni. Altre famiglie francesi residenti in Maremma contribuirono economicamente al progetto.

Un documento ritrovato  nel Convento di Santa Croce a Batignano gestito, nel periodo in cui il Lazzaretti visse, dai vetrai francesi Vergnory, attesta che questa famiglia contribui’ al pagamento di generi di prima necessità per il fabbisogno del Lazzaretti stesso.

Un altro personaggio lega la Toscana alle vicende di Rennes le Chateau. Si tratta di Giovanni Salvatore d’Asburgo Lorena , figlio in seconde nozze di Leopoldo II detto Canapone e Maria Antonietta di Borbone. Egli viene ricordato con  il nome di Giovanni di Toscana poiché nacque  a Firenze nel 1859 e qui trascorse la sua adolescenza. La data della sua nascita è incerta. La  più accreditata, estratta dalla genealogia della Casata Asburgo Lorena di Toscana, colloca la sua nascita al 25-11-1852. Colonnello a soli 24 anni e Generale a 29, egli era destinato ad un ruolo di elevato prestigio all’interno della monarchia. Nel 1889 abbandonò, invece, la carriera politica e militare, modificando il suo nome con quello di Johan Orth (dal nome del Castello di famiglia nei pressi di Vienna) . Scomparve misteriosamente con la sua imbarcazione nel mare dell’Argentina meridionale in una data imprecisata intorno all’anno 1891. Per aggiungere mistero al mistero, alcune fonti letterarie basandosi sulla dubbia data di nascita, sostengono che Giovanni Salvatore abbia avuto un fratello gemello, dichiarato morto alla nascita ma  affidato invece alle cure della casata di Vienna perché non delegittimasse il gemello predestinato. Giovanni Salvatore, sarebbe stato , secondo la legge “salica” , il vero pretendente borbone al Regno di Francia.

Baigent-Leigh e Lincoln, ne “Il Santo Graal”, sostengono  che Jean Orth, continuò ad elargire donazioni al prete di Rennes . Vi sarebbe stata una comunione di intenti: degli  interessi legati alla restaurazione di una monarchia borbonica dal forte potere temporale e spirituale. Essa sarebbe iniziata, nel periodo in cui il Lazzaretti visse, con l’ascesa al trono di Enrico di Chambord, futuro Enrico V e successivamente, alla sua morte con un membro della casata dei Lorena erede di Leopoldo II .Il progetto di sostegno monarchico, iniziato con il Lazzaretti il quale  inconsapevolmente avrebbe avuto il compito di fare da tramite e fallito poi alla sua morte, sarebbe proseguito nella regione dell’Aude con Sauniere.

Sauniere, quindi, ben lontano dall’essere filo-massonico, ne sarebbe stato invece uno dei più accesi oppositori. Membro di una di quelle società contro-iniziatiche interne alla Chiesa che dei simboli massonici ne faceva strumento per screditare ed arrivare più velocemente alla realizzazione del “reale” progetto. Un intento che prevedeva la nascita di un nuovo Potere spirituale e temporale allo stesso tempo. Un nuovo Regno condotto dal Gran Monarca, Cristo e Giudice, Sacerdote e Faraone.

Dal 1910, sulla cima del Monte Amiata, svetta una croce, alta 22 metri posta per volere di Papa Leone XIII, in onore del Cristo Redentore. Sul portale della Chiesa di Rennes le Chateau vi è lo stemma dello stesso Papa.

Coincidenza o segno che il filo invisibile da riscoprire è ancora molto lungo?

                                                                                                             (Autrice:Claudia Cinquemani Dragoni)

Sezioni correlate in questo sito:

David Lazzaretti e il movimento giurisdavidico

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                                                                         febbraio 2009