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DUE NUOVE IPOTESI

                                                     (di Giuseppe Sgubbi)

 

Nel corso di una recente conferenza ho formulato due nuove ipotesi protostoriche.

Prima ipotesi.  Da antichissime cronache ho appreso che ad un certo momento un consistente numero di coloni etruschi ,  partiti dalla Etruria,  sarebbero  andati in oriente.

Già di per sé questa notizia mi è sembrata interessante, non solo, ma ancor più  interessante è che  questi avrebbero usato una direttrice adriatica.

Se a questa notizia aggiungiamo testimonianze storiche  che ben note, Pelasgi arrivati alla foce del Po, che questi Pelasgi erano Etruschi e che gli Etruschi sarebbero arrivati dalla Lidia, pur con le dovute cautele, si può ipotizzare in  tre tappe, una ulteriore teoria sulle origini e sullo sviluppo della civiltà Etrusca.

1)Pelasgi con i Villanoviani  o con altre popolazioni occupano la Padania  Orientale ed il centro Italia,  formando una società Etrusca non molto civilizzata

2)Un consistente numero di questi Etruschi, per ragioni ignote, vanno in Oriente per via Adriatica e fondano alcune città fra cui Verrucchio

3)Coloni etruschi arrivano dalla Lidia, si stanziano  in Etruria, poi al seguito  di influenze orientali formano la civiltà etrusca che conosciamo.

Se  questa non impossibile successione di eventi fossero realmente avvenuti, si spiegherebbero, fra l’altro,   alcune “zone di ombra” che costellano le altre teorie:  stele bolognesi diverse dalle stele  dell’Etruria tirrenica,  le iscrizioni di Lemmo e le vicende della città di Verrucchi

Seconda ipotesi  Come è noto, il Portolano  conosciuto come Ps Scilace ,  in un passo seppur ritenuto “disgraziato”,   segnala nei pressi di Spina l’esistenza di una direttrice terrestre che, dall’Adriatico, arrivava ad una città tirrenica. Da oltre venti anni, propongo la possibilità che  l’attuale via Lunga, una strada che parte dai pressi di Spina e arriva nella via Emilia in corrispondenza della valle del Senio, possa corrispondere alla accennata direttrice terrestre.

Mi dispiace constatare che, nonostante abbia fatto conoscere questa mia proposta a molti studiosi, solo uno di questi  si è al riguardo pronunciato.  Questo professore, che naturalmente ringrazio, ha detto che sicuramente si tratta di una “affascinante ipotesi” ma che naturalmente  occorre  una “dimostrazione scientifica”.

Non posso non concordare  sulla mancanza della necessaria “dimostrazione scientifica “, ma dando uno sguardo alle numerose proposte che molti studiosi hanno fatto al riguardo del possibile percorso di detta direttrice, non posso non esprimere  qualche perplessità, infatti non vedo in questi una seppur  minima traccia  di “dimostrazione scientifica”.

Al riguardo è stato  detto di tutto ed il contrario di tutto, il fatto stesso che siano state proposte almeno una decina  di questi possibili percorsi,  la dice lunga sulla “scientificità”delle loro ipotesi. Non intendo qui commentare  tali percorsi, anche perché la maggior parte di questi sono incomprensibili , mentre  invece ritengo opportuno sottolineare  indizi oggettivi, totalmente mancanti nelle ipotesi degli studiosi, che mi hanno spinto a fare “l’affascinante ipotesi”.

Il Portolano avrà avuto una buona ragione per segnalare ai naviganti  l’esistenza  in quel determinato  luogo di una direttrice terrestre, sicuramente non solo per far conoscere  l’esistenza di una strada che collegava  Felsina ed il suo porto Spina. Vi sono buone ragioni per credere che l’ abbia segnalata in quanto tale direttrice terrestre era l’unica e da tempo usata  dai popoli che , sia per  via terra che per via adriatica, erano intenzionati  ad andare nel centro Italia, perciò una “strada dei due mari” usata dall’Adriatico al Tirreno, come testimoniato da varie fonti antiche.

Ai lati della via Lunga sono disseminati un impressionante numero di abitati preistorici; non mi risulta che, altrove,  esista una situazione simile. Tale strada era costeggiata da un fiume, si tratta di  un  indispensabile corso d’acqua che conferma l’esistenza di tanti abitati.

Vi sono buone ragioni per credere che questo fiume fosse un ramo del Santerno, cioè il Rasena, ricordato da Marziale, sicuramente è il nome del corso d’acqua che attraversava l’abitato preistorico di via Ordiere. Non si può escludere che i Pelasgi ricordati da Ellanico,  invece dello Spinete, abbiano risalito il Rasena.

I sassi  trovati a Spina non derivano  dalle colline bolognesi, una logica provenienza se detta via, come qualcuno ha ipotizzato, avesse direttamente collegato  Felsina con Spina.

Detta via si trova sopra ad una striscia di terreno eccezionalmente alta, lo  dicono  la modesta profondità degli strati archeologici. Mi pare di poter  affermare “scientificamente” e perciò difficilmente smentibile, che la via Lunga è stata sicuramente praticata  dalla più remota antichità. Se chiedo agli studiosi  di tener in considerazione  la possibilità che la via Lunga  possa corrispondere al tragitto terrestre segnalato dallo Ps Scilace, anche in considerazione delle evidentissime debolezze delle  proposte alternative, chiedo TROPPO?

Ringrazio gli studiosi del “ramo” che volessero  farmi conoscere il loro  parere.

(Autore:Sgubbi Giuseppe , Solarolo, 31/01/2011)

 

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