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Clanezzo(BG), un piccolo borgo antico

         tra leggenda e mistero

                                                                             (di Marisa Uberti)

 

    

Cercare Clanezzo in auto non è facilissimo in quanto i cartelli stradali indicano Ubiale ed effettivamente il paese è dato dall'unione dei due borghi. Distante circa 16 chilometri da Bergamo, verso nord, è situato in una posizione affascinante, alla confluenza di tre valli bergamasche (Brembana, Brembilla ed Imagna), e di due fiumi, l'Imagna e il Brembo.  Imboccata la strada per la Val Brembana, all'altezza di Sedrina si troverà uno svincolo che indica 'Ubiale'; seguendo i cartelli, si arriverà a destinazione. Lo si può raggiungere anche da Almenno San Salvatore.

Questa favorevole posizione naturale ha indotto l'Uomo preistorico ad abitare il territorio almeno dal 10.000 a.C., come testimoniano alcuni reperti databili al Paleolitico Superiore ritrovati in alcune località (Piane o Castello,  grotte di Costa Cavallina, Piana di Bondo o in quelle denominate Büs dei Cornei e Büs di Laür). E' molto interessante quanto il prof. Gaspani ha documentato sulla collina di Duno (nel comune di Clanezzo), un 'oppidum' di origine celtica, appartenente alla I Età del Ferro, antecedente -pertanto- alla conquista romana dell'area (invitiamo a leggere l'apposita pagina).

I Romani governarono la zona per quattro secoli; è probabile che nell'area dove oggi sorge la chiesa di S.Gottardo vi fosse una necropoli, in quanto - nella parte posteriore del coro -furono trovate tombe quadrate e chiuse da tegoloni contenenti fittili, ossa calcinate e una borchietta metallica ageminata.  Lungo le rive del Brembo sono venute alla luce delle monete del basso Impero e in localita' Castello alcuni rozzi frammenti di terracotta. Lungo la mulattiera che unisce Clanezzo ad Ubiale -nei pressi del "Ponte della Sposa" - fu scoperta una sepoltura che induce gli studiosi s ritenere che gli insediamenti romani si spingessero fino a Zogno e che una strada, passando per Ubiale, li collegasse ad Almenno, il principale centro romano della zona attraversato da una rilevante via militare.

A dispetto dei suoi pochi abitanti attuali (circa 1.400), il sito di Clanezzo fu dunque di rilevante importanza per i suoi antichi abitatori e per la storia bergamasca.

Visitare oggi questo borgo è tuffarsi in un incantevole, fantastico paesaggio naturalistico ed archeologico, in cui fare 'due passi nel mistero' è garantito. Poche tracce restano dell'antico castello che si ergeva sulla rupe del Monte Ubione, che si dice fatto costruire da Attone Leuco, il quale avrebbe fatto realizzare anche il massiccio ponte sul fiume -tutt'ora percorribile a piedi - che lo collegava alla strada. Dell'opera romana, oggi rimane un pilone, che è stato recentemente restaurato.

Su questo maniero, dove pare abitassero nel medioevo feroci ghibellini,  le leggende non mancano.

Si narra che fosse teatro di efferati delitti e chiunque vi si trovasse a passare, di notte, veniva circondato da fantasmi insanguinati, in cerca forse di vendetta o di giustizia. Un'esperienza non certo piacevole! Un castello dalla fama così torbida che nemmeno le serpi, introdotte durante un lungo assedio nelle feritoie da parte degli assalitori, vollero restarvi e strisciarono frettolosamente fuori, mettendo in fuga gli assedianti! Una leggenda più nota racconta delle gesta di un signorotto Ghibellino, Enguerrando Dalmasano, che verso la metà del 1300 si trovava ad abitare il castello stesso. Egli era solito ordinare incendi e saccheggi nei territori guelfi della valle Imagna ma un giorno un frate del monastero di Pontida, Pinamonte da Capizzone, decise di mettersi in mezzo e aiutare la popolazione. Con un gruppo di stoici sconfisse le soldataglie del Dalmasano e partì alla riscossa, credendo di poter assalire il maniero e uccidere Enguerrando. Sfortunatamente il figlio di questi, Beltramo, riuscì ad intercettare la manovra del frate, che venne imprigionato nelle orrende segrete di una delle torri, dove morì. Le sue grida e i suoi lamenti verrebbero ancora oggi sentiti -specie nelle notti di luna piena- da chi si trova nei paraggi...

                         

Ai tempi della Serenissima, il borgo ghibellino parteggiava per i Visconti, nemici della Repubblica Veneta, che giuse al limite della sopportazione e decise di porre fine alle scelleratezze ghibelline. A quel tempo, Ubiale si chiamava Brembilla Vecchia, oggi scomparsa poichè nel 1443 Venezia la rase al suolo, imprigionando tutti i capi famiglia a Bergamo mentre al resto della popolazione vennero concessi tre soli giorni per sgomberare il territorio (18 villaggi della Valle Brembilla). Fu una diaspora, che portò gli abitanti originari a stanziarsi a Milano, dove pullulano ancora cognomi come  Brembilla o Brambilla.

Il Castello venne distrutto anch'esso e soltanto quattro secoli dopo si riscoprirono le sue rovine; oggi vi ha sede un Hotel.

        

Percorrere il ponte di Attone- immerso nel verde della boscaglia - è un'esperienza magica: guardando in basso si vede scorrere il fiume, a volte lento a volte burrascoso, in alto si vede il nuovo ponte di ferro, che sa di modernità, mentre rimandano ad un passato l'antica Dogana (disabitata) e il  Porto (qualcuno vi abita). In un paesaggio un po' spettrale, ma sicuramente suggestivo...Nella casa che oggi è nota come 'Dogana', stava un 'doganiere' con le stesse funzioni del custode del porto, per coloro che giungevano al borgo tramite la Valle Imagna.

Questi furono costruiti per esigenze pratiche in quanto un  tempo si sfruttava il corso del fiume per raggiungere i paesi situati lungo il suo snodarsi e i sentieri pedemontani per valicare colline e montagne; si trattava di strade strette e lunghe, che non permettevano il passaggio dei carri e, di conseguenza, il trasporto delle merci. Tutto il traffico commerciale della Valbrembana transitava sulla sponda sinistra del fiume Brembo. Ma chi abitava sulla sponda destra, rimaneva tagliato fuori. Le due sponde non erano vicine da potersi collegare con un ponte, quindi si pensò di utilizzare un traghetto.

Scrive Umberto Gamba in  "Ubiale Clanezzo, storia di una Comunita": "Guardando oggi il posto dove sorgeva il porto, ci e' difficile immaginare l'attivita', perche' il Brembo ha modificato il suo aspetto e le sue opere di sbarramento realizzate per il fabbisogno di energia elettrica del Linificio di Villa d'Alme' lo hanno quasi prosciugato. Una volta pero' doveva essere molto diverso il letto del fiume. Noi non sappiamo quando venne costruito il traghetto; sappiamo solo che nel 1614 esisteva gia', perche' e' di quell'anno la divisione dei beni tra le sorelle Furietti e nel documento relativo. Il traghetto era di proprieta' del Sig. Beltrami Egidio era gestito da un barcaiolo che trasportava (quando il Brembo non faceva le bizze) persone, merci ed altro, dall'altra parte del fiume. Il Beltrami pagava al costode (un certo Dellauro) una somma di 100 £ annue per il trasporto dei suoi coloni, dei generi alimentari, legna, carbone ecc., ed era soggetto ad un pagamento annuo come imposta sulle arti e mestieri alla finanza. In tempi non molto lontani era possibile visionare un quaderno dove venivano registrati i viaggi fatti dal traghetto, i compensi ricevuti e le tariffe per il trasporto; anche questo pero' oggi non e' piu' rintracciabile".

Tracce di un passato che non esiste più, perchè il traghetto non c'è più, distrutto da una piena. Ma esiste una sorprendente opera che unisce oggi la sponda destra e sinistra del fiume Brembo: una passerella sospesa sull'acqua! Fu fatta realizzare nel 1878. Anche chi giungeva a Clanezzo tramite essa, era tenuto a pagare un pedaggio ad un custode che ne controllava il transito. Oggi è ambita meta di passeggiate.

                         

 

Sulla passerella, in legno e acciaio, assai pittoresca, siamo transitati anche noi, provando quel certo brivido per l'esperienza nuova, che si rinnova ogni volta, compiendo i nostri 'due passi nel mistero'. Che, stavolta, sono proprio dietro l'angolo di casa.

                                                                          Piccola galleria fotografica:

                                        

                                         

 

 Sezioni correlate in questo sito:

Italia da conoscere (misteri italiani)
Dunum di Clanezzo (A.Gaspani)

 

 

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                                                                            ottobre 2010