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                                                                                       (di Marisa Uberti)

                         

Si dice che Torino sia la città magica per eccellenza e che vi sia una città nella città, popolata di leggende e nascondigli segreti, di occultismo e simbolismo esoterico, di luce e di tenebra. Da dove deriva questo assunto? Un mito o un mistero? Siamo andati nell'antica capitale sabauda per scoprirlo... (testo e foto di Marisa Uberti)

C'è qualcuno che afferma che la città di Torino sia stata fondata dagli antichi  Egizi[1], nonostante nessuna prova vi sia a sostegno di tale tesi. Proprio a Torino ha sede però il secondo più importante museo egizio del mondo, dopo quello del Cairo. Probabilmente l'aveva nel suo DNA, il legarsi con la terra del Nilo... Al pari di altre città, Torino è percorsa da tunnel e grotte sotterranee di epoche diverse e utilizzate per impieghi diversi. Sotto il Monte dei Cappuccini, ad esempio, che rimane alle spalle dell'enigmatica chiesa della Gran Madre di Dio, si trovano dei laboratori di fisica cosmica. Forse i Torinesi lo sanno ma certamente non tutti. La Stazione di Ricerca è alloggiata nei locali di un rifugio antiaereo scavato nella collina, che il Comune concesse gratuitamente all'allora Laboratorio di Cosmogeofisica, riadattato dal CNR per scopi di ricerca. Attualmente la base è sotto il controllo dell' IFSI (Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario, con sede a Roma), di cui costituisce la Sezione Territoriale di Torino. E' dagli anni '50 del XX secolo che la città ospita questo importante centro, componente fondamentale della collaborazione internazionale tra Italia, Unione Sovietica e Stati Uniti che propone (e poi realizza e gestisce da allora fino ad oggi) l'esperimento Large Volume Detector (LVD) per lo studio dei collassi gravitazionali. A  partire dalla metà degli anni '80 l' Istituto di Cosmogeofisica partecipa agli esperimenti presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'INFN (Istituto Nazionale Fisica Nucleare). Gli obiettivi che si propone riguardano lo studio dei "Nuclidi cosmogenici e variazioni dell’attività solare nel passato da misure in meteoriti" e le "Datazioni di reservoirs terrestri, relazioni Terra-Sole e paleoclimatologia". Sembra molto interessante e in fondo la Stazione occupa 'solo' una porzione del tunnel sotterraneo, che pare sia molto più lungo, e si trova ad una profondità di 270 metri.

Se dunque per alcune di queste gallerie è nota l'ubicazione e l'impiego, per altre il carattere misterico è rimasto, se si pensa che sono venute alla luce pietre con incisioni simboliche (stelle stilizzate, spirali, tridenti, triangoli...) in un'area sotterranea situata tra i dodici e i quattordici metri di profondità e del diametro di circa trecento metri, scoperta casualmente durante lavori di scavo per la rete fognaria[2] e paragonabile ad una vera e propria città circondata da mura di tre metri di spessore. Ma la maggior parte delle gallerie indagate sono da far risalire al periodo cinquecentesco e, per dare un’aura di ’nobiltà’ ai nostri due passi, ci sposteremo esattamente a Casa Savoia, una dinastia che poco conosciamo sotto il profilo ‘esoterico’, non quanto almeno come trapela per altre corti europee. Eppure garantiamo che di elementi sapientemente occultati in palazzi, costruzioni e perfino tombe ne abbiamo riscontrati anche noi durante un nostro –seppur limitato- sopralluogo in alcuni dei punti più importanti e fortemente simbolici per la dinastia sabauda, indissolubilmente legata con la città di Torino e il suo territorio. Oltretutto, l'architetto austriaco Müller ha individuato che cinque residenze sabaude -collegate da linee virtuali - formano un pentacolo o stella a cinque punte. Un caso? Ciascuna dimora corrisponderebbe poi ad un elemento naturale: la reggia di Venaria (fig.1) al fuoco; la basilica di Superga (mausoleo dei Savoia) alla terra (fig.2); la Palazzina di caccia di Stupinigi all' acqua (fig.3); il castello di  Rivoli all'aria e quello di Moncalieri al metallo. Di queste, abbiamo visitato le prime tre, di cui Stupinigi (di proprietà dell'Ordine Mauriziano) è attualmente in restauro e la si può ammirare solo dall'esterno.

                                                 1. 2. 3.

Si legge spesso che Torino starebbe al vertice di un triangolo di 'magia nera' composto da altre due città internazionali:San Francisco e Londra; oppure al vertice di un triangolo di 'magia bianca' insieme alle città europee di Lione e Praga o, ancora, percorsa da due correnti energetiche opposte, date dallo scorrere della Dora (polarità femminile) e del Po (maschile), che scorrendo nel sottosuolo conferirebbero alla città un polo di energie telluriche positive da un lato e negative dall'altro... Naturalmente con le varianti che, a seconda delle teorie proposte, possono assumere caratteristiche esattamente inverse. In questo caleidoscopio di combinazioni su cui molti discutono, abbiamo effettuato un tour in questa città dentro la città, alla scoperta delle zone d' ombra e di luce che la caratterizzano. Come in una 'odissea' o una dantesca commedia, è rigore iniziare il percorso dal nero (il colore della vile materia degli alchimisti), dall'area negativa per antonomasia di Torino, che è Piazza Statuto, situata nella vecchia zona occidentale (rispetto alle mura) tradizionalmente associata alle tenebre (l'ovest è il punto cardinale dove il sole tramonta). In tempi più recenti, ci è stato detto, erano stati collocati i Ministeri e alcuni istituti bancari ma fallirono (bancarotta) e si trasferirono altrove. Per qualcuno ciò fu dovuto all'effetto nefasto del luogo... Un tempo qui era collocata la necropoli romana, come confermato dalle sepolture rinvenute; città dei morti dunque, che non ha smesso di rivestire una valenza oscura nemmeno ai giorni nostri poichè proprio sotto il laghetto alla base dell'attuale monumento al centro della piazza, è collocato l'impianto che regola la cloaca, cioè la fognatura. Le cloache sono dall'antichità considerate le 'bocche dell'inferno'...E ancora di morte parla il monumento stesso, dedicato ai minatori che persero la vita lavorando alla realizzazione della galleria del Frejus e che con il sudore del loro lavoro hanno unito 'due mondi', due nazioni; esso risale al 1879, sotto il regno di Vittorio Emanuele II di Savoia e inaugurato alla presenza di Umberto I. Su di esso convergono due interpretazioni, quella essoterica che lo individua come una commemorazione di uomini morti per la Scienza, di cui la figura sulla sommità sarebbe incarnazione (Angelo della Scienza), e quella esoterica che ne coglie l'aspetto vanaglorioso del genere umano che nel tentativo di raggiungere la Conoscenza (determinata dalla stella a cinque punte sul capo della figura alata in vetta alla piramide), non riesce e viene sfinito e sconfitto. C'è una forte dualità a nostro avviso in questo monumento, data anzitutto dalla scelta del contrasto dei colori: candido per le figure umane e scuro per le pietre, impostate in strati degradanti dal  basso verso l'alto a formare una sorta di piramide. Ma perchè, se doveva commemorare un evento legato al Frejus, che sorge alle spalle del monumento, è stato orientato in posizione opposta, e guarda ad est? Si dice che guardi verso la Torino bianca, quella dell'energia positiva. Sulla cima vi è una figura maschile alata, che reca sul capo una stella pentacuspidata; nella mano destra tiene una piuma (o una penna d'oca) e con la sinistra sembra in atto di tenere lontano 'qualcosa' o qualcuno. Secondo alcuni questo è Lucifero, il portatore di Luce, l'angelo ribelle condannato a precipitare nella materia, che guarderebbe in direzione est, verso la parte bianca della città, forse verso la chiesa della Gran Madre di Dio.

                              


Poco distante da questo monumento, volgendoci verso occidente, c'è un giardinetto al centro del quale è collocato un obelisco bianco (quasi occultato dalla vegetazione, attualmente), voluto da Napoleone Bonaparte e dedicato al prof. Beccaria (che condusse gli studi geodetici raccolti in una pubblicazione, "Gradus Taurinensis", del 1774), considerato un punto geodetico di energia negativa. Sulla sommità è posizionato un astrolabio e dovrebbe indicare che in questo punto passa il 45° Parallelo (ma in verità Torino si trova a 45, 3° di latitudine nord); ci troviamo pertanto esattamente a metà strada dell'emisfero australe del pianeta (tra l'Equatore e il Polo Nord).
In linea retta ma distante undici chilometri, è posto un altro obelisco simile (fig.9), in fondo a Corso Rivoli.

                                   9.

10. Un altro obelisco, ma di dimensioni molto più grandi, svetta in piazza Savoia (intesa come zona geografica, oggi in territorio francese), che ha la particolarità di essere perfettamente quadrata e dall'armonia percepibile. Progettato da Luigi Quarenghi nel 1853, il granitico obelisco rosa (fig.10) è alto 21 metri e reca inciso il motto La legge è uguale per tutti e ricorda la legge Siccardi promulgata nel 1850 (con cui si abolì il Foro ecclesiastico). I Savoia operarono una soppressione di diversi ordini religiosi in città ma soprattutto abolirono nel 1850 il Foro ecclesiastico, con i suoi benefici e agevolazioni, limitando -almeno sulla carta - il potere del clero. L'obelisco Siccardi vanta anch'esso alcuni aneddoti, tra storia e leggenda: ad esempio si tramanda che durante la liberazione dai nazi-fascisti, subì due colpi di mortaio che lo fecero 'vacillare' senza tuttavia cadere; inoltre nasconderebbe una specie di tesoro ma...di un genere assai singolare! Con la posa della prima pietra furono sotterrati alcuni simboli della città: una cassa contenente due numeri (141 e 142) del quotidiano "Gazzetta del Popolo", stampati nel 1850, che avrebbero riportato il progetto del monumento, alcune monete preziose, un chilogrammo di riso (di buon auspicio), una bottiglia di vino Barbera, una cassetta di grissini torinesi e dei dolci!
Dirigiamoci verso il quartiere Valdocco, la 'Vallis Occidanum”,  a occidente, (ma il toponimo potrebbe alludere alla presenza di un insediamento di persone delle valli occitane?) dove si incontra il luogo un tempo sede delle esecuzioni  capitali e per questo prese anche il nome di vallis occisorum. In un punto che non è segnato sulle mappe cittadine con questo nome ma che tutti conoscono come Rondò della Forca, all’incrocio tra corso Regina Margherita e via Cigna, c'era il patibolo. Una statua lungo corso Regina Margherita è dedicata a don Giuseppe Cafasso (1811-1860), patrono dei condannati a morte, (MCMLX) e ricorda come egli accompagnasse e sostenesse spiritualmente i condannati prima di essere impiccati. Non importava se fossero colpevoli o innocenti.

Aprendo una piccola parentesi bisogna dire che Torino e provincia hanno ospitato nel Medioevo diverse comunità Catare (che in Occitania e Linguadoca -nel sud della Francia- furono duramente perseguitate e arse sul rogo nella Crociata del XIII secolo) e Valdesi. A queste ultime venne riconosciuta libertà di culto nel trattato 'di Cavour' stipulato il 5 giugno 1561 tra i rappresentanti valdesi e Filippo Savoia Racconigi, a nome del duca sabaudo, che costituisce "il primo esempio di libertà religiosa nell'Europa moderna". Nel paese di Cavour abbiamo documentato la lapide(fig.11) che ricorda lo storico trattato, sul palazzo (fig.12) in cui esso venne firmato, ormai fatiscente. Ma le cose non furono sempre così semplici e, a seconda del periodo storico o del regnante, queste sbandierate libertà furono revocate; bisognerà attendere l'editto del 17 febbraio 1848 emanato da Carlo Alberto, per sancire una forma di libertà religiosa e dei diritti civili.  Secondo alcuni, le numerose e variegate realtà religiose presenti nel territorio, unite ad un substrato di origine 'pagana', molto probabilmente favorì il proliferare di culti e pratiche non ortodosse, avversate dalla Chiesa cattolica romana.

                                                          11. 12.

Ovviamente in città aveva sede un Tribunale dell'Inquisizione, retto dai Domenicani, sulla cui chiesa omonima c'è un cane, cui vengono accostati i loro frati (i cani del Signore...). Sullo spiazzo all'incrocio con via Santa Chiara si concentrano edifici che recano i tre simboli dei poteri che si contendevano la città e che sembrano 'studiare' reciprocamente le mosse degli altri: teste di toro (la città civica), di leone (la nobiltà) e di cane (la religione). In piazza Palazzo di Città svetta oggi, al centro, un suggestivo monumento tutto nero (fig.13), dedicato alle imprese in Oriente del Conte Verde, cioè Amedeo VI di Savoia, vissuto nel XIV secolo (ma il monumento è stato eretto nel 1853), fondatore tra l'altro dell'originale Ordine del Nodo.

                                                                                                    13.

Un tempo era invece il luogo dove si bruciavano eretici e 'streghe'. Si racconta di terribili supplizi cui venivano sottoposti i malcapitati, tra cui quello della panca (da cui deriverebbe il termine tuttora in uso 'fare bancarotta'...) che non stiamo a ricordare perchè suscita orrore. Ma torniamo alla questione della...forca. Naturalmente non c'è esecuzione capitale senza il boia e a Torino questa era una 'professione' tramandata di generazione in generazione; si dice che i boia torinesi fossero macabramente i 'migliori'! Essi abitavano nei pressi di piazza Repubblica; nessuno voleva affittare la casa al boia e quando questi ne trovava una, ci rimaneva per sempre, come è successo per la generazione di boia che ha abitato a lungo in via Bonelli al numero 2.Mentre per chi volesse vedere alcuni strumenti professionali del boia stesso, non deve far altro che recarsi nella chiesa della Misericordia...

Proseguiamo con i nostri due passi nei misteri della Torino magica...Arrivati in piazza Solferino si ammira la scenografica Fontana delle Quattro Stagioni, opera del 1929 che doveva essere impiantata davanti al duomo cittadino ma ciò trovò l'opposizione della chiesa in quanto in essa sarebbero velatamente inserite delle simbologie non gradite. Forse a monte si sapeva bene che la fontana era stata voluta da due massoni, Paolo Baiotti, ministro di Casa Savoia e Giovanni Riva. E tra massoneria e chiesa cattolica non corre esattamente quel che si dice 'buon sangue'...Ma cos' avrebbe di tanto indesiderato questa grande fontana, tra flutti, zampilli e bocche di medusa? Apparentemente nulla: si tratta di quattro statue, due femminili (primavera ed estate) e due maschili (autunno e inverno), tra bimbi, fiori o frutti, poste in posizioni tra loro opposte e da mettersi in relazione con i punti cardinali; infatti a ciascuno di questi è associata una stagione (ma anche un 'umore', un colore, etc.). Si dice però che la disposizione delle statue sia stata calcolata per formare delle squadrature perfette e che i due personaggi maschili impersonifichino le colonne del tempio massonico, Jachin e Boaz,  e versano acqua, fonte di conoscenza, da due otri. Le statue - viste in un'ottica più filosofica -incarnano dei soggetti esoterici, intesi come allegoria delle quattro età dell'uomo ma anche le quattro fasi della Conoscenza (che nella metafora alchemica corrispondono ai quattro processi di trasmutazione della materia). Ci si potrebbe sbizzarrire, avendo tempo e voglia, a decodificare uno per uno i simbolismi presenti sull'intera fontana, ma non è certo questo lo spazio giusto. Ci limiteremo ad osservare che sul retro della statua dell'inverno  sono presenti tre bimbi: uno- di cui non si vede il volto, tiene un fascio di pigne, l'altro tiene un grosso pesce, l'ultimo- che mostra chiaramente il proprio volto a tutti- ha curiosi capelli che ricordano delle fiamme (cioè il fuoco, equiparabile al sole, forse allusione al sole invicto poichè al Solstizio d'Inverno -che la statua rappresenta- astronomicamente si associa il ritorno della luce, scandita fin dai tempi antichi dalla nascita di un dio; il 25 dicembre si festeggiava la nascita del dio Mitra negli antichi culti pagani in voga anche tra i romani, poi trasposto nel cristianesimo con la nascita di Gesù, che ermeticamente è il Cristo/sole, l'oro/pietra filosofale). Il bimbo, con la mano sinistra, solleva una pelle di montone, allegoria del Vello d'Oro (altra velata indicazione della Pietra dei Filosofi).

                                   

A Torino è buona regola fare due passi non solo con gli occhi all'insù ma anche in basso, specialmente se ci si trova nei pressi di via Lascaris, dove si trovava una Loggia Massonica (oggi presente in Piazza Vittorio) alla quale si farebbero risalire i curiosi 'occhi' (fig. 18) che costellano tutta la base dell'edificio d'angolo, punti di sfiato o di illuminazione per locali sotterranei. Certo singolare appare la loro forma e forse un po' troppo fantasiosamente (ma innegabilmente intrigante) correlati alle origini egizie della Massoneria, in cui tale iconografia era onnipresente, così come l'occhio onniveggente sarebbe divenuto un capisaldo della simbologia massonica...

                                                                   18.

Simboli massonici (compasso, squadra, archipendolo) sono rintracciabili sul portone ligneo del palazzo di via Alfieri, 19, che si dice costruito da massoni.

                                                 19. 20. 21.

Il vicino Palazzo Lascaris, settecentesco, presenta una cospicua serie di mascheroni posizionati in ogni apertura, ogni varco, ogni facciata. La loro presenza è in modo pittoresco associata ai mitologici 'Guardiani della Soglia', con funzione di proteggere chi sta all'interno. Proteggerli evidentemente contro qualcosa...chissà! A noi sono sembrati più aderenti ai cosiddetti uomini verdi o dei boschi, con evidente fogliame a ricoprirne il capo; dalla bocca fuoriescono duplici fasci di frutti.

                                                                     22. 23.

Nella Torino del XIX -XX secolo pare venissero lanciate velate frecciate alla ingombrante presenza ecclesiastica, magari nei simboli sui palazzi, come quello di via Arsenale (che oggi ospita una banca) nella cui decorazione in stile Liberty due figure demoniache (fig.24 e 25) situate a destra e a sinistra dell'ingresso come reggi-lampada, fanno le boccacce a due edifici religiosi situati di fronte (la chiesa dell'Immacolata Concezione e il Palazzo della Curia).

                                                                     24. 25.

Ed eccoci davanti al 'Portone del diavolo'! E' questo uno dei palazzi che gode una fama alquanto oscura, costruito dal ministro delle Finanze di Casa Savoia e commissionato all'architetto di corte Castellamonte. Oggi sede di un Istituto Bancario, era un tempo sede della Reale Fabbrica dei Tarocchi. E alla carta numero 15, il diavolo, si fa risalire la figura del battente (fig.26)! Il Palazzo Trucchi di Levaldigi fu costruito insieme a numerosi altri, tutti imponenti, sorti in pochi anni destando il sospetto nella popolazione dell'origine di tanto denaro da parte del ministro omonimo che, da parte sua, avendo subodorato la mala fede della gente, giocò loro un bello scherzo, facendo montare il portone durante la notte. Al risveglio, i curiosi pensarono che solo il demonio poteva aver fatto una cosa simile. Oggetto di tante speculazioni e pettegolezzi fin dal suo nascere, questo palazzo è stato sede di alcuni delitti irrisolti, il primo dei quali si sarebbe verificato alla fine del 1700. Le circostanze del fatto si svolsero durante una festa in maschera, in cui venne assassinata con uno stiletto la prima ballerina, Emma Cochet, il cui delitto restò impunito. Ma il suo fantasma si aggirerebbe ancora nella dimora... Un altro delitto si verificò nell' '800, quando il palazzo venne adibito a caserma militare. Un soldato a cui era stato assegnato il compito di consegnare un dispaccio di una certa importanza, scomparve. Tutti pensarono ad una sorta di diserzione ma vent'anni dopo, in occasione di alcuni lavori di ristrutturazione, si abbattè un muro e nell'intercapedine si trovarono i resti di un individuo; dai brandelli dei suoi abiti si capì che appartenevano al soldato scomparso, evidentemente assassinato e occultato.

                                                                     26.

Su una invisibile linea energetica il polo negativo sta pian piano spostandosi verso la città 'bianca' e proprio candido è l'aspetto del palazzo situato in piazza San Carlo, all'angolo di via Alfieri, dove si osserva un affresco raffigurante una delle tante ostensioni della Sacra Sindone, tema molto caro in zona. E' noto che una delle reliquie più rilevanti per la cristianità è proprio il supposto sudario che avvolse il corpo di Gesù Cristo nel sepolcro, portato dai Crociati nel medioevo in Europa. Dopo varie peripezie avvenute in Terra Santa, scomparso dalla storia e riemerso appunto nel XIII secolo, dal 1453 è in possesso dei Savoia, tramite i quali venne più e più volte osteso sia in privato che in occasioni mondane (matrimoni, nascite, incoronazioni...) in diversi luoghi e sempre all'aperto (si badi bene, non come avviene oggi). Per custodire la Sindone venne realizzata nel 1657 (per volere del duca Carlo Emanuele II) dall'architetto di corte Guarini la cappella omonima, situata all'interno del duomo cittadino, e direttamente comunicante con il Palazzo Reale. I Savoia erano infatti devotissimi alla santa reliquia, che si credeva miracolosa. Anche San Carlo Borromeo ne richiese l'ostensione (in quel momento la Sindone non era ancora a Torino) e la fece portare proprio qui in questa piazza per scacciare la peste che affliggeva la popolazione. A proposito, nella reggia di Venaria (10 km da Torino)abbiamo potuto vedere la prima cassa in cui era tenuto il Sacro Telo, eccola nella fig. 27.

                                                                      27.

28. Torniamo però al duomo. Sulla facciata laterale, posto in alto, vi è un elemento poco consono ad un edificio di culto cristiano ed è una placca che reca dei segni zodiacali, ma non disposti secondo l'ordine consueto (dal primo, l'Ariete, all'ultimo, i Pesci), bensì comincia con il segno del Capricorno per terminare con quello del Cancro e mettendo in evidenza i segni 'cardinali', cioè quelli in cui hanno inizio Solstizi ed Equinozi. Sembra poi di distinguere una coppa o calice nella parte superiore, sovrastata dal segno dello Scorpione, dalla quale diparte una linea che termina con una punta di freccia direttamente sul segno del Cancro. Accanto, a destra, due aste a far da gnomone a quella che è a tutti gli effetti una ben strana meridiana...E dalla cattedrale di San Giovanni a Piazzetta Reale il passo è breve.

                          

Qui sorge il sontuoso Palazzo dei Savoia in cui ha abitato, tra gli altri nobili, anche Madama Reale Maria Cristina di Francia, attorno al 1600, che si dice si dilettasse di alchimia...Si vocifera che sotto la meravigliosa Fontana delle Nereidi dei Giardini reali, progettati dall'arch. André Le Nôtre (lo stesso di quelli di Versailles), scavando in occasione di lavori per le Olimpiadi del 2006, siano venute alla luce delle stanze dalle pareti nude, il cui utilizzo ha lasciato senza risposte gli studiosi: a cosa servissero ancora è poco chiaro, ma sono tuttora in corso delle indagini (infatti i giardini sono chiusi al pubblico attualmente). Questi ritrovamenti rintuzzano il mistero che avvolge la città di Torino, con la sua fama di magia nera e magia bianca, di zone di luce e zone d'ombra, di ciò che si vede e ciò che non si vede. Si narra dell’attrazione di Margherita di Valois (sposa del duca Emanuele Filiberto) per l’alchimia, a cagione della quale avrebbe fatto arrivare il medico e astrologo, mago e alchimista Nostradamus, appositamente dalla Francia, sua patria natale. Ufficialmente costui sarebbe venuto a Torino nel 1556 ospite dei Savoia in una casa di via Marozzo, per cercare di curare la sterilità di cui sembrava essere afflitta Margherita (si dice anche che dopo la visita di Nostradamus la duchessa restasse subito incinta…le solite male lingue!), ma la cosa sembra improbabile poichè i due si sposarono solo nel 1559! Allora che venne a fare Nostradamus a Torino (se ci venne)[3]? In realtà sarebbe stato offerto al grande veggente di poter disporre di alcuni locali dove operare in pace. Gli avrebbero fatto allestire dei laboratori alchemici negli scantinati delle due torri medievali, sorte su un sito di epoca romana, ancor oggi visibili dietro Palazzo Madama, che sorge a pochi passi da Palazzo Reale. Le ‘leggende metropolitane’ individuano almeno una trentina di ‘grotte alchemiche’ nella sola Torino (e una decina in provincia) a cui ogni tanto gli scavi occasionali consentono di dare una certa concretezza...Nelle foto: facciata anteriore di Palazzo Madama (fig.30) e la parte posteriore (fig.31). Scavi (figg.32,33,34) che mettono in evidenza le strutture sotterranee, non certamente le grotte misteriose...

                                              30.        31.

                                        32. 33. 34

E senza dirlo siamo arrivati nel punto considerato più positivo di tutta la città: il varco che un tempo segnava il confine tra Palazzo Reale e Piazza Castello, su cui prospettano un teatro senza facciata (Regio), una facciata di palazzo (Madama) senza corrispondente palazzo, ed infine una chiesa senza facciata, la Real chiesa di San Lorenzo, disegnata ma mai realizzata per non alterare l’uniformità architettonica della piazza. Tra piazzetta Reale e Piazza Castello, un tempo si ergeva un muraglione che presentava un estradosso esagonale in cui veniva esposta la Sindone per la venerazione popolare. La sua forza 'taumaturgica' (si dice che toccarla procurasse guarigioni o alleviasse ogni tipo di problemi), il suo influsso benefico e l'adorazione della gente avrebbero intriso il luogo di massima carica positiva. Abbattuta la muraglia, rimane oggi una catena tra le cancellate del Palazzo.

                                                                         

Uscendo dall'area si guardino le due statue equestri collocate ai lati dell'ingresso: rappresentano Castore e Polluce o i due Dioscuri, i due mitologici gemelli (uno mortale e l'altro immortale) figli di Zeus, che simboleggiano il duale. Si noti la stella che il destro (guardando il palazzo) ha sul capo:è identica a quella sul capo dell'angelo di piazza Statuto! Potrebbe voler dire che egli indica qualcosa rispetto al suo gemello? No, bisogna sfatare un falso mistero:entrambi avevano la stella, solo che al sinistro venne via.

                                       

Al di sotto correrebbero delle grotte che, dalla cripta della chiesa dell'Annunziata unirebbero i due Palazzi (Reale e Madama) e condurrebbero ad un favoleggiato tempio e alle grotte alchemiche. Altro luogo secondo chi scrive veramente interessante e astronomicamente studiato è la vicinissima Real Chiesa di San Lorenzo, la chiesa dei Savoia, nella quale -pochi lo sanno- si eseguì la prima ostensione della Sacra Sindone a Torino. Qui sì che le magie sono autentiche e documentabili, create dall'abilità del suo costruttore, l'abate teatino Guarino Guarini, architetto di casa Savoia nel XVII secolo. Imbocchiamo ora il lungo viale Po, che sfocia nella monumentale piazza Vittorio (dove ha sede una Loggia Massonica); noteremo già in lontananza un edificio che pare un tempio civico. E' la chiesa della Gran Madre di Dio, (fig.37), voluta da Vittorio Emanuele I di Savoia. Inusuale nome per un luogo di culto cristiano, evocatore di una ben più atavica (e "pagana") Grande Madre,  intesa come madre feconda di tutti i viventi, nel cui ventre avvengono i miracolosi cicli di trasformazione, di rigenerazione e rinascita, alla base di tutti i culti misterici dell'antichità. Non a caso essi si svolgevano in grande segretezza, riservati ai soli Iniziati, in ambienti ipogei visti appunto come uteri materni in cui far germogliare il proprio risveglio spirituale e la nascita ad una nuova vita. Torino, la sua provincia e il Piemonte in generale, conservano tra l'altro un numero elevatissimo di Sacri Monti (una decina), di Madonne Nere (almeno sei, di cui quattro solo in provincia di Torino), massi erratici legati al culto della fertilità e pietre 'taumaturgiche', insomma parrebbero un retaggio di antichissimi culti legati alla natura e ai suoi elementi.

                                    37.

Prima di arrivare alla chiesa, situata sulla sponda destra del fiume Po, si supera il ponte Vittorio Emanuele I, costruito durante l'occupazione francese di Napoleone I. Con la restaurazione dei Savoia, essi abbatterono le costruzioni che i francesi avevano eretto in città ma non questo ponte ed è celebre la frase che il re, tornato a Torino, avrebbe pronunciato calpestando il ponte stesso "E io ci pesto sopra!" in piemontese... Sul ponte si osservano dei lucchetti, simili a quelli che sul Ponte Milvio a Roma lasciano gli innamorati come suggello del loro amore.

                                                                            38.  

La collina che sta alle spalle della Gran Madre di Dio offre una vista privilegiata della città; vi sorgono tra l'altro il Palazzo della Regina, uno dei più belli tra le dimore sabaude, collegato alla Gran Madre dalla via Villa della Regina. Un po' più a destra si trova il Santuario dei Cappuccini, con la chiesa ottagonale di Santa Maria del Monte (fig.39) Ben visibile dal ponte Vittorio Emanuele I c'è, in relativa lontananza, la straordinaria basilica di Superga (fig.40) a pianta centrale, con le tombe dei Savoia.

                                                              39.  40. 

Tornati in piazza Castello, si imbocchi la via pedonale più lunga d'Europa, intitolata a Giuseppe Garibaldi, un tempo chiamata via Dora Grossa perchè un rivolo d'acqua del fiume serviva a lavar via le immondizie, che ci riporterà in piazza Statuto, dove la nostra visita era cominciata. Lungo la Via si può incontrare una curiosa farmacia chimica, da cui occhieggiano Ippocrate e il fido Caduceo di Mercurio e diverse chiese erette durante il governo sabaudo. Menzioneremo quella dei SS. Martiri, dedicata a Solutore, Avventore e Ottavio di cui ospita le reliquie; fu voluta dal duca Emanuele Filiberto nel 1577 ma sorge su un edificio preesistente (noto almeno dal X secolo); nel registro intermedio della facciata presenta quattro nicchie in cui vi sono quattro figure femminili assai insolite per una chiesa cristiana:a parte Maddalena (fig.41), facilmente riconoscibile per il calice tenuto alzato nella mano destra, e da taluni correlata alla statua della Fede presso la Gran Madre di Dio, vi sono tre donne evocanti divinità pagane come Atena (fig.42), mentre le altre due per quanto abbiamo cercato di sapere chi rappresentino, non siamo riusciti a scoprirlo.

                                        41. 42.. 43. 44.

Consigliamo una visita anche alla poco nota (perfino ai Torinesi stessi) Cappella dei Banchieri e dei Mercanti, al numero 25 della via Garibaldi, situata nel cortile degli Antichi Chiostri (passa quasi inosservata perchè la struttura è usata dal Comune come spazio informativo ed espositivo). E' un gioiello Seicentesco di raffinatezze e conserva anche un modello alquanto raro di calendario meccanico universale  (costruito nel 1935 da Giovanni Andrea Plana): fatevelo mostrare!Aperta solo il sabato pomeriggio e la domenica mattina.
L'intero impianto medievale della via, che si rifaceva al più antico di epoca romana imperniato sullo schema ad quadratum, in cui questo asse viario fungeva da decumano maximo, fu riassettato quando i Savoia ottennero il regno di Sardegna. Il nuovo titolo di re li spinse ad atteggiarsi come altre dinastie regnanti europee, in special modo la Francia, che vollero in parte emulare sia nelle residenze che nei giardini. Ebbero al loro servizio valenti architetti italiani (come i due monaci costruttori teatini Guarino Guarini e Filippo Juvarra), che hanno lasciato un'impronta incancellabile nella città e nei dintorni e che non erano affatto digiuni di 'esoterismo'.

                                                

Frequente trovare per le vie diverse raffigurazioni di Hermes (o Mercurio) sui vari edifici del centro storico, ma anche Draghi, Meduse o Mascheroni: è un proliferare senza sosta. Nelle foto sotto, solo alcuni esempi.

Le sorprese dell'antica capitale sabauda non finiscono qui...Andiamo allora a fare due passi nel vivo dei:

Segreti della Real Chiesa di San Lorenzo
Simbolismi della Chiesa della Gran Madre di Dio
Sotterranei della Basilica di Superga
Retaggi pagani di Oropa e della Vergine Nera (BI)

 

                                                      

 

 

[1] Nel volume “Augusta Taurinorum", nome che i romani diedero alla città di Torino, del barone Filiberto Pingone (1525-1582), si dice in apertura che nel 1529 a.C. sarebbero state fondate numerose colonie italiane presso i Liguri, per merito di Fetonte, altrimenti detto Eridano, che proveniva dall'Egitto (Danilo Tacchino "Misteri sabaudi. Storie e miti delle residenze reali", pag. 117, Ananke edizioni, 2007)

[2]Tra le attuali zone di Corso Siccardi, via S.Maria, Barbaroux, San Dalmazzo,  Stampatori.

[3] Della venuta a Torino del veggente sarebbe rimasta una misteriosa lapide, di cui si conosce il testo ma della quale si sono perse le tracce. Alcuni studiosi ritengono però troppo labile questa prova e mettono in dubbio che Nostradamus sia mai giunto in città. Si veda: http://www.cicap.org/piemonte/cicap.php?section=articoli&tipo=articolo&tema=storia&nome=20_nostradamus

Per chi volesse effettuare un itinerario simile a quello descritto, consigliamo di passeggiare di giorno a piedi per le diverse vie elencate osservando i particolari e divertendosi a scoprirne altri. Per un tour serale con guida da eseguire in parte a piedi e in parte in pullman, si può prenotarsi presso l'agenzia che li organizza (anche nella città sotterranea): www.somewhere.it
Per ulteriori notizie su come muoversi a Torino e cosa visitare, consultare il sito ufficiale del Comune al link: http://www.comune.torino.it/canaleturismo/

Sezioni correlate in questo sito:

Italia da conoscere (misteri italiani)

 

www.duepassinelmistero.com                                                                        Avvertenze/Disclaimer

                                                                       maggio '08