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                  Un quadrato magico italiano                      

                                                                                         (di Riccardo Scotti)

 

Tra i Quadrati Magici alfabetici, lo straordinario SATOR AREPO, da molti anni, ha catturato la mia attenzione. In un primo tempo, su di esso trovai qualche sintetico commento in alcuni articoli di riviste, giornali o enciclopedie, ma poi, sempre più interessato, cercai anche eventuali pubblicazioni più approfondite, che chiarissero le molte curiosità e qualche dubbio che la scritta aveva sollecitato in me.

Non tutti i testi che ho letto sul tema, ovviamente, analizzano il problema in modo scientifico ed esprimono opinioni che posso dire di condividere pienamente, ma su argomenti del genere, d’altronde, è sempre bene sentire pareri diversi e pure contrastanti.

Tra gli autori che hanno scritto del Quadrato Magico SATOR, mi sembra che Rino Camilleri (1999, IL QUADRATO MAGICO. UN MISTERO CHE DURA DA DUEMILA ANNI, Rizzoli, Milano) sia riuscito a dare un panorama piuttosto ampio, affrontando l’analisi seriamente e scientificamente, sebbene alla fine giunge a conclusioni che sono basate anche sulle sue convinzioni religiose personali.

L’affermazione, che la scritta possa essere una sorta di “messaggio cifrato” dei primi cristiani perseguitati, è avvalorata in modo assai convincente dall’anagramma che ne deriva (con il doppio PATER NOSTER cruciforme e le coppie di “A” ed “O”), ma che la sua costruzione possa avere origini “superiori” è un’insinuazione che mi sembra un po’ troppo esagerata e allo stesso tempo “banale”, giacché, eventualmente in quel caso, si suppone che ogni cosa che compone il “creato” avrebbe origine da un essere superiore.

                                                      S  A  T  O  R

                                                       A  R  E  P  O

                                                       T  E  N  E  T

                                                      O  P  E  R  A

                                                       R  O  T  A  S

In ogni modo, una delle questioni che m’incuriosirono fin dall’inizio, a proposito dei Quadrati Magici alfabetici, è quella che riguarda la possibilità di costruirli anche con altre frasi, in diverse lingue e, particolarmente, in italiano. Prima d’ora, però, non ho trovato alcun esempio italiano che si possa leggere con senso compiuto in otto modi diversi, cominciando dai quattro spigoli e proseguendo in ciascuna delle due direzioni possibili.

Dalla ricerca mi è stato possibile stabilire che. oltre a questo famoso Quadrato latino, ve ne sono pure in altre lingue, come il cinese, l’ebraico, l’arabo, l’egiziano, il maya, e perfino il quéchua, sebbene scritto con lettere latine.

Esistono pure altri Quadrati Magici in italiano, formati anche da un diverso numero di parole, ma quelli pentadici di mia conoscenza sono tutti privi di senso, essendo formati da cinque parole semplicemente unite tra loro senza formare una frase compiuta.

Dopo molti tentativi e pochissimi risultati quasi del tutto privi di un qualsiasi senso compiuto, alla fine, credo d’essere riuscito a costruire un Quadrato Magico in lingua italiana. Naturalmente, questo non ha nulla a che vedere con la bellezza e l’armonia dell’originario in latino, ma, per lo meno mi sembra un buon punto di partenza.

In primo luogo, nella costruzione, ho utilizzato il verbo palindromo pentadico AVEVA, ponendolo a croce, e quindi ho chiuso il Quadrato col vocabolo bifronte ORAVA/AVARO. In questo modo, le possibilità di completare il latercolo non sono molte e, perciò, ho individuato la parola tronca VIVER che, letta da destra a sinistra è REVIV.

O  R  A  V  A

R  E  V   I  V

A  V  E  V  A

V   I   V  E  R

A  V  A  R  O

Il risultato, come si può vedere, certamente non è bello come l’omologo latino ma, nonostante ciò, mi pare abbastanza interessante. Il principale difetto, secondo la mia opinione, è che il suono delle parole pronunciate è una cacofonia non molto elegante. In secondo luogo, il termine REVIV sembra privo di senso e, infine, è stato necessario usare un’apocope, sebbene il troncamento di VIVER è grammaticalmente corretto.

D’altro canto, però, vi sono alcune similitudini con SATOR AREPO che vale la pena d’evidenziare.

Il verbo AVEVA in terza persona singolare, sebbene coniugato nel tempo imperfetto, corrisponde inequivocabilmente al TENET latino, che oltre a “tiene” significa pure “ha”. Nella versione del Quadrato italiano, tra l’altro, la coniugazione del verbo principale, AVEVA, corrisponde perfettamente e felicemente a quella del secondo, ORAVA.

Il termine REVIV, di fatto, è quello che crea più problemi. In effetti, anche nel Quadrato Magico latino, sulla parola AREPO, gli studiosi si sono soffermati più che su qualunque altra, e sono state formulate numerose ipotesi interpretative, a volte sorprendenti o perfino “improbabili”. In entrambi i Quadrati, secondo la mia opinione, queste parole sembrerebbero assumere il valore di nome proprio della persona che compie l’azione descritta. In questo senso, un nome proprio potrebbe benissimo essere una parola avulsa della lingua adottata per la scrittura del Quadrato, e provenire da tradizioni culturali diverse o dalla fantasia personale del costruttore che, in ogni modo, deve sottostare alle necessità costruttive del Quadrato. Un’altra possibilità, inoltre, è che si tratti di un acrostico, con molte diverse soluzioni interpretative, alcune delle quali fin troppo evidenti e banali, come ad esempio R[e] E[manuele] V[ittorio] I[mprovvido] V[ile] - R[abbi] E[mmanuel] V[ate] I[tinerante] V[enerabile] - R[omano] E[gemone] V[alente] I[mbelle] V[assallo] - eccetera. Assai interessante, a tale proposito, è costatare che pure gli altri esempi di Quadrati Magici alfabetici conosciuti, quando formati da cinque parole, ne comprendono una che ha senso solamente se letta in una direzione, mentre risulta misteriosa e apparentemente priva di significato quando letta al contrario. Questo particolare è presente anche nei Quadrati scritti in altri idiomi, come nel caso del misterioso esempio in lingua quéchua.

La frase del Quadrato Magico italiano ha un senso compiuto ed è abbastanza comprensibile, essendo ancora più chiara ed esplicita di quella in latino. Il riferimento all’azione della preghiera, inoltre, rimanda al PATER NOSTER anagrammato del Quadrato latino.

La coincidenza risulta ancora più evidente quando si prende in considerazione la variante del Quadrato Magico italiano nella quale si sostituiscono le due “O” con altrettante “A”. 

A  R  A  V  A

R  E  V   I  V

A  V  E  V  A

V   I   V  E  R

A  V  A  R  A

Così come si può notare, infatti, se da un lato la cacofonia s’accentua, dall’altro il verbo italiano ARAVA rimanda esplicitamente all’azione del SATOR latino. In questo caso, però, l’aggettivo femminile AVARA, riferito al verbo VIVER, è un’ulteriore imprecisione che, in considerazione della sua irrilevanza, si potrebbe considerare una sorta di “licenza poetica”.

Di certo, il significato congiunto delle due versioni del Quadrato italiano hanno una sorprendente corrispondenza con quello latino, tanto che, nonostante il rischio di proporre una sigla già riconosciuta in altri ambiti, in alcune opportunità ho trascritto le due lettere inserite una nell’altra (“A” nell’”O”).

Prendendo in considerazione la costruzione dei due latercoli pentadici, quindi, ci si accorge che la struttura è identica, con un verbo palindromo incrociato al centro, un vocabolo bifronte che compone la cornice quadrata periferica e una parola con senso compiuto, ma misteriosa se letta al contrario, che s’inserisce nella parte interna.

Un’altra coincidenza interessante da segnalare, infine, è quella per cui nel Quadrato italiano le vocali e le consonanti occupano le posizioni contrarie di quelle del Quadrato latino.

La cacofonia del Quadrato italiano è dovuta al fatto che, nella prima versione, esso è composto da quattro vocali (“O”, ”A”, ”E”, ”I”) e due sole consonanti (“R”, “V”). La quantità numerica delle rispettive lettere è la seguente: due “O”, due ”I”, tre “E”, quattro “R”, sei “A”, otto “V”.

Attribuendo un valore numerico a ciascuna lettera, come s’è fatto anche per altri Quadrati alfabetici, si possono fare numerosi calcoli ed individuare le varie relazioni che le uniscono. Adottando le corrispondenze numeriche dell’alfabeto italiano composto di 21 lettere, quindi, i valori matematici dei due Quadrati (Q1: ORAVA; Q2: ARAVA) saranno come nei seguenti schemi:

Q1

 

13

16

1

20

1

  =

51

 

 

16

5

20

9

20

=

70

 

 

1

20

5

20

1

=

47

 

 

20

9

20

5

16

=

70

 

 

1

20

1

16

13

=

51

 

=

=

=

=

=

=

=

 

25

 

51

70

47

70

51

 

41

Q2

 

1

16

1

20

1

  =

39

 

 

16

5

20

9

20

=

70

 

 

1

20

5

20

1

=

47

 

 

20

9

20

5

16

=

70

 

 

1

20

1

16

1

=

39

 

=

=

=

=

=

=

=

 

25

 

39

70

47

70

39

 

17

Realmente, non ho ancora analizzato a fondo il significato di questi calcoli numerici ma, così come in ogni altra situazione simile, sono certo di poter individuare relazioni interessanti e “intriganti”.

Ciò che è evidente è che si tratta di un (1) Quadrato in due versioni, che contengono due (2) consonanti e due “I”, tre (3) “E”, quattro (4) “R”, cinque (5) parole di cinque lettere, otto (8) “V”, e possono essere lette in otto modi differenti, inoltre, entrambi hanno la lettera “I” che è la lettera numero nove (9) dell’alfabeto italiano.

Nella prima versione, poi, ci sono sei (6) tipi diversi di lettere e sei “A”. Per ora, invece, non ho trovato coincidenze con il numero sette che, però, si trova compreso tra le cifre delle corrispondenze numeriche dove, per altro, l’unica cifra mancante è l’otto.

In ogni modo, a parte queste “speculazioni numeriche” personali, che potrebbero andare avanti all’infinito e portare anche a risultati “improbabili”, penso che sarebbe interessante approfondire l’analisi dal punto di vista della numerologia e della cabalistica.

Evidenziando con colori diversi le differenti lettere che compongono le cinque parole, si rende più esplicita la geometria contenuta nel Quadrato. L’abbinamento cromatico, in questo caso, è arbitrario e non segue altra logica che quella delle iniziali dei rispettivi colori: giallo-oro per la “O”, rosso per la “R”, azzurro per la “A”, verde per la “V”, blu-indaco per la “I” e, infine, viola-fucsia per la “E”.

Sarebbe interessante però, anche in questo caso, adottare una logica diversa ed individuare la corrispondenza cromatica con le lettere dell’alfabeto. 

O  R A  V  A

R  E  V   I  V

A  V  E  V  A

V   I   V  E  R

A  V  A  R  O

Invertendo la posizione delle parole, naturalmente, il senso della frase non cambia, mentre la geometria delle lettere e il cromatismo diventano speculari alla precedente situazione.

A  V  A  R  O

V   I   V  E  R

A  V  E  V  A

R  E  V   I  V

O  R  A  V  A

Nella seconda versione le vocali sono ridotte a tre (”A”, ”E”, ”I”). Perdendo il giallo, il Quadrato mostra un interessante cromatismo sulla cornice perimetrale, dove s’evidenzia l’alternanza delle sole lettere “A”, dal colore azzurro, con coppie di “V” verdi e “R” rosse, rispettivamente situate sugli angoli contrapposti.

La proporzione numerica delle lettere è la seguente: due ”I”, tre “E”, quattro “R”, otto “A”, otto “V”.

A  R  A  V  A

R  E  V   I  V

A  V  E  V  A

V   I   V  E  R

A  V  A  R  A

Con l’inversione della sequenza delle parole, anche qui, la geometria delle lettere diventa speculare.

A  V  A  R  A

V   I   V  E  R

A  V  E  V  A

R  E  V   I  V

A  R  A  V  A

Per concludere, devo commentare che non ho ancora approfondito l’analisi degli eventuali anagrammi che vi sono contenuti, anche perché intuisco una certa difficoltà, considerando la limitata scelta di lettere e l’alta percentuale di “V” ed “A” presenti.

  (Riccardo Scotti)

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