www.duepassinelmistero.com

 

TEMATICHE:

Aggiornamenti

Alchimia

Antiche Civiltà

Archeoastronomia

Architetture

Colonne e Nodi

Due passi nell'Italia nascosta

Due passi nei misteri esteri

Fenomeni Insoliti

Interviste

L'Uomo e Dio

Maestri Comacini

Medioevo e...

Mistero o Mito?

Personaggi

Simbolismo

Simbologia e Cultura Orientale

Storia e dintorni...

Templari "magazine

Ultimi Reports

UTILITY:

Archivio reports

Bacheca

Collaboratori

Extra sito

Libri del mese

Links amici

Ricerca veloce titoli per argomento

SERVIZI:

FORUM

Newsletter

Avvertenze/ disclaimer

 

 

     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                    LA PIEVE DI SANTA MUSTIOLA IN STICCIANO

                                        TRA ANTICHI SIMBOLI MEDIOEVALI SBOCCIA IL FIORE DELLA VITA

                                                                               (testo e foto di Claudia Cinquemani Dragoni)

Il visitatore che intendesse raggiungere la Pieve di Santa Mustiola in Sticciano, si troverebbe a percorrere  antichi tracciati medioevali  dal momento che su di essi  si è sviluppata l’attuale viabilità della maremma costiera.La Pieve fu edificata all’interno del “castrum” sviluppatosi su un’ impervio Colle al centro di un anfiteatro naturale che si sviluppa a nord di Grosseto e che domina la pianura maremmana fin verso il mare Tirreno.

Nel periodo medioevale  Sticciano era raggiungibile tramite l’antica Via dei Muriccenghi, ramo orientale della Via del Vadum de Yschia che biforcandosi a sud di Braccagni proseguiva in direzione dell’Abbazia di Giugnano verso Roccastrada. Da nord est si raggiungeva il paese dall’antica “Via di Lupo Impiso” che proseguiva poi verso Giuncarico tagliando la Via d’Archi proveniente dal Borgo Medioevale di Batignano.

L’ Edificio Sacro è ricordato come Pieve già dall’anno 1188 e in un Diploma dell’Imperatore Ottone IV risalente al 1209 è annoverata tra i beni dell’Abbazia di San Galgano.

La struttura romanica a navata unica presenta un pregevole  abside semicircolare ad archetti ciechi decorato con volti umani.

L’interno è privo di apparati plastici e decorativi ed è interessato da sapienti lavori di restauro e consolidamento che stanno riportando l’edificio all’originario splendore.

Il portale d’ingresso componente essenziale nello stile romanico poiché da esso prendeva il via la cerimonia della “ dedicatio ” o consacrazione, racchiude alcuni tra i più importanti simboli e si presenta quindi come un gioiello di sapienzialità e mistica medioevale.

Al centro dell’architrave è incisa una croce patente dai bracci leggermente biforcuti e provvista di ardiglione nel ramo inferiore.

             

Questo simbolo viene frequentemente associato ai Templari anche se non sono stati rinvenuti al momento documenti che attestino l’appartenenza di Santa Mustiola all’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo.

E’ tuttavia interessante sottolineare la somiglianza della croce con quella presente in Santa  Maria della Mercede a Norbello in Sardegna (v.foto sotto), presente anche sul sigillo Templare del Precettore di Aquitania Foulquet de Saint Michel che prese il posto del  futuro 18° Gran Maestro Templare Guillelmus de Sonayo, fin dall’ anno 1247.

                                                                      

Proprio in quegli anni, tra l’Ordine Templare e quello Giovannita degli Ospitalieri vi era un buon rapporto di amicizia e si erano instaurate intese politiche atte a favorire accordi diplomatici verso i popoli arabi.

La presenza dei Giovanniti  nel Grossetano presso la Chiesa di San Giovanni in Tempio fuori dalle mura, potrebbe aver favorito la collaborazione tra entrambi gli Ordini  Monastico -Cavallereschi.

L’Architrave della Pieve di Santa Mustiola appare spoglio sul lato sinistro  ad eccezione di due fasce contrapposte che presentano un decoro a zig-zag.

Questo fregio ha origini antichissime e lo possiamo ritrovare nel Codex Tellerano Remensis dell’Antico Messico, tra i Dogon del Mali come segno stenografico di scrittura e nella cultura Micenea.

Lo zig-zag che nel corso dei secoli ha mantenuto la valenza di acqua, assume lo stesso significato  tra i geroglifici egizi ed amplia la sua espressione nella cultura celtica dove diviene simbolo del Dio del Tuono Taranis, propiziatore della pioggia.

Sul limite destro dell’architrave, due aquile, emblema di rinascita e di potere, sono poste a guardia del Luogo Sacro.

Il simbolo più interessante è posto alla destra della croce e viene denominato  Fiore della Vita.

Questo antico segno lo possiamo ritrovare  tra le decorazioni risalenti all’Antico Regno della dinastia faraonica, nella Civiltà di Ur risalente al 3000 a.C. , nell’arte Cipro - Micenea del XIV sec. a.C., sui Calabash dell’antica Guinea, nell’antica Cina, tra i Celti, in monete Etrusche e Steli Cartaginesi, nei Codici di Leonardo da Vinci e nei “ Carmina Burana ”, nella scultura romanica ed ovviamente nelle chiese Templari.

A Vetulonia fu rinvenuto uno dei più antichi Fiori della Vita, inciso nella Stele del guerriero Aule Pheluske risalente al VII sec a.C.

Possiamo ammirare questo simbolo nel Duomo di Sovana, nel portale di una chiesa trasformata in abitazione civile nel borgo abbandonato di Sorano, nella lunetta della porta laterale della  Pieve ad Lamula vicino Arcidosso, nella Sala Capitolare dell’Abbazia di San Galgano.

Lo ritroviamo inoltre tra i reperti etrusco - romani e  romanici custoditi presso il museo Archeologico di Grosseto e di Vetulonia.

Il Fiore della Vita origina dal numero aureo che è anche una funzione d’onda e geometricamente prende inizio dalla Vescica –Piscis o Mandorla Mistica.

Si completa con sei cerchi  che incrociandosi vanno a formare il disegno di un fiore a sei petali. Il singolo fiore è metafora dei sei movimenti della Creazione del Mondo ; più Fiori della Vita, generano un reticolo ritenuto nel pensiero mistico - esoterico la Griglia dell’Universo.

Nella Cabala Ebraica, il Fiore della Vita diviene il modello che sta alla base dell’ Albero Sephirotico e nella Religione Induista diviene lo Yantra della Creazione, simbolo del perfezionamento spirituale.

Vi sono impressionanti analogie tra le fasi di creazione geometrica del Fiore della Vita e le fasi della riproduzione sessuale.

All’atto della fecondazione lo spermatozoo perde il suo flagello ed espandendo la sua testa diviene pronucleo maschile, perfettamente sferico e armonico rispetto al pronucleo femminile interno all’ovulo. Nell’unione di entrambi si forma una struttura simile alla vescica piscis. L’atto prosegue formando una “morula” che al microscopio ricorda la forma del Fiore a sei petali.

Sulla sinistra del portale della Pieve di Sticciano e fin dentro la strombatura, sono incisi tre cerchi usurati dal tempo.

                                                      

Il primo a sinistra rappresenta un fiore a quattro petali, separati da quattro segmenti.

Questa figura è il Fiore dell’Apocalisse e sul piano della numerologia diviene  il simbolo del mondo materiale : la rottura della Trinità trascendente con l’aggiunta dell’ unità.

Origina dalla differenziazione dell’elemento base in Fuoco, Acqua, Luce e Tenebre e anticipa la Figura dello Spirito di Giordano Bruno che così intese descriverla :”Benché Dio ami dimorare nel numero dispari della Trinità, si manifesta in tutte le cose essenzialmente come quadruplicità : si spinge dunque fino in fondo nel corporeo per amore della sua intelligibilità”.

Il secondo cerchio rappresenta la Terra con le sue quattro Porte Celesti, due equinoziali e due solstiziali.

Nell’alternarsi dei Cicli della Natura, questi quattro punti erano per la mistica medioevale i pilastri che governavano il succedersi delle stagioni. Conoscerli ed applicarli equivaleva  ad operare in armonia con le leggi che governavano il Creato. Un analogo simbolo lo ritroviamo nell’opera “De rerum natura” di Isidoro di Siviglia (VII sec. d.C.).

Il terzo cerchio rappresenta la Gerusalemme Celeste presente in numerose opere e ricorda in particolar modo la rappresentazione dei quattro punti cardinali presente nell’ opera “Aritmetica” di S. Boezio (sec. IX d.C.)

E’ simbolo della quadratura del cerchio che se per la matematica è chimera e  per la geometria non - senso, nel pensiero medioevale assume invece valore di trascendenza ovvero fusione tra Mondo Terreno rappresentato dalla pianta del luogo Sacro e Mondo Celeste espresso negli alzati e nella cupola.

Mentre il cerchio ha un effetto visivo statico, i raggi gli conferiscono il valore simbolico del dinamismo. Per estensione esso è il simbolo del movimento dell’intero Universo e del Dio Creatore Perpetuum Mobile.

Al di là del significato mistico dei simboli presenti sul portale della Pieve di Sticciano, esisteva probabilmente uno scopo pratico utile ad operare in particolari fasi astrali.

Era importante sia conoscere l’orientamento quanto il momento astronomico più propizio per porre la prima pietra, iniziare a costruire gli alzati e da quali punti lasciar entrare la Luce all’interno del Tempio.

I segni alla sinistra del portale potrebbero aver avuto la funzione di meridiane solari o segni di orientamento verso la Terra Santa.

Nel medioevo diveniva “praticamente” importante orientarsi nel cammino per Gerusalemme come del resto era “spiritualmente” importante orientarsi verso il Divino.

Questi simboli scolpiti nella pietra sono sopravvissuti al trascorrere del tempo ed è un privilegio sentire anche soltanto il loro suono, così restii a cedere all’inganno della parola.

                                                                                (Autrice: Claudia Cinquemani Dragoni)

Sezioni correlate in questo sito:

 

www.duepassinelmistero.com                                                                                     Avvertenze/Disclaimer

                                                                                  Marzo '09