www.duepassinelmistero.com

 

TEMATICHE:

Aggiornamenti

Alchimia

Antiche Civiltà

Archeoastronomia

Architetture

Colonne e Nodi

Due passi nell'Italia nascosta

Due passi nei misteri esteri

Fenomeni Insoliti

Interviste

L'Uomo e Dio

Maestri Comacini

Medioevo e...

Mistero o Mito?

Personaggi

Simbolismo

Simbologia e Cultura Orientale

Storia e dintorni...

Templari "magazine

Ultimi Reports

UTILITY:

Archivio reports

Bacheca

Collaboratori

Extra sito

Libri del mese

Links amici

Ricerca veloce titoli per argomento

SERVIZI:

FORUM

Newsletter

Avvertenze/ disclaimer

 

 

     

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                     Report mostra “Mummie, sogno di vita eterna”

                                     Bolzano, Museo Archeologico (chiusa il 25 ottobre ’09)

                                                          (a cura di duepassinelmistero)

Poco prima che questa straordinaria esposizione finisse, abbiamo avuto l’opportunità di visitarla. Il Museo Archeologico dell'Alto Adige, situato nel centro storico di Bolzano, custodisce tra l’altro quella che è considerata la mummia più antica fino ad oggi conosciuta: il famoso Uomo dei ghiacci, noto come Őtzi, risalente a circa 5.300 anni fa. A lui e al suo corredo è riservato un intero piano del palazzo museale mentre tutti gli altri reperti archeologici che trovano normalmente posto presso la struttura, sono stati trasferiti nei magazzini per tutto il periodo della mostra sulle mummie, per poi riprendere regolarmente dimora nelle loro abituali vetrine.

Il percorso di visita della mostra 'Mummie, sogno di vita eterna’, realizzata in cooperazione con i Musei Reiss-Engelhorn/Mannheim (con il sostegno economico della Fondazione Cassa di Risparmio di Bolzano), è stato impostato su un duplice binario: quello che noi chiamiamo teorico e visivo. Cioè l’utente legge, apprende e lo traduce immediatamente in esperienza pratica, vedendo direttamente il reperto. La mostra è stata composta da oltre 60 mummie e numerosi reperti per un totale di 150 oggetti esposti su una superficie di 1.200 m2, accompagnati da 12 installazioni multimediali con i più recenti risultati scientifici e collocati nel loro contesto culturale grazie a pannelli ed immagini. Ogni visitatore ha potuto così acquisire informazioni utili sui tipi di mummie esistenti e sulla loro formazione.

La particolarità di questa mostra è infatti quella di presentare non solo le ‘classiche’ mummie artificialmente conservate dai sapienti sacerdoti egizi, ma quelle che si sono conservate in maniera prettamente naturale in diversi ambienti del mondo. Alcune di esse sono veramente impressionanti.. I preziosi reperti sono arrivati in prestito da 27 diversi musei e collezioni europee.

L’origine del termine ‘mummia’ è misteriosa: iniziò a circolare quando vennero scoperti i primi corpi imbalsamati dell’antico Egitto e la si collegava alla parola araba ‘mummiya’, cioè bitume, sostanza nera e viscosa somigliante al catrame, con la quale si riteneva venissero ricoperti i cadaveri egiziani, che avevano in effetti un aspetto nerastro. Quei corpi divennero appunto ‘mummie’ e così le chiamiamo ancora oggi. Studi scientifici più recenti hanno proposto che l’origine possa essere un’altra: dalle analisi dei corpi imbalsamati in Egitto sono emersi composti resinosi vegetali, grassi animali e cera d’api. Dal momento che il termine egizio ‘cera’ è tradotto con ‘mum’, si può supporre che forse sia questa la vera origine della denominazione ‘mummia’.

Si parla spesso di antico Egitto poiché chiaramente rappresenta la ‘patria ‘della mummificazione per antonomasia, ma in tutto il mondo sono stati ritrovati corpi mummificati. Sia artificialmente che naturalmente. Sono due processi diversi che avvengono per motivazioni diverse. La ricerca moderna considera mummie tutti i cadaveri umani e animali nei quali, a differenza degli scheletri, si sono conservate anche parti molli. Infatti una mummia è ciò che deriva da un corpo morto, nel quale i processi fisiologici di decomposizione si sono arrestati.

La mummificazione naturale può avvenire in sei principali circostanze:

In caverne, in opportune condizioni ( temperatura costante e all’umidità dell’aria invariata, oscurità e circolazione di aria da pozzi o fessure), si ha una mummificazione naturale per essiccazione dei cadaveri. E’ il caso di esemplari rinvenuti in caverne di zone desertiche ma anche in Siberia.

In zone secche, calde o fredde, tipo i deserti, si possono ottenere mummificazioni naturali per essiccazione, processo ben noto che si basa sulla sottrazione di liquidi da un corpo, che diviene- in tal modo- resistente all’attacco dei batteri. Ma questo fenomeno naturale non garantisce un’integrità perfetta della mummia, poiché l’umidità racchiusa all’interno del corpo può favorire il processo di decomposizione e gli organi si possono ridurre in polvere.

Nel ghiaccio e secondo due modalità, una in presenza di umidità elevata e ipossigenazione, che possono trasformare il grasso corporeo in una sostanza saponosa, l’adipocera, che arresta la decomposizione. L’altra avviene in ambiente gelato e secco, che può sottrarre al corpo l’acqua cristallizzata e portare all’essiccamento delle parti molli congelate:è questo il caso di Őtzi, che è una mummia cosiddetta “umida” in questo caso si parla di mummie umide, ad esempio Ötzi. Nelle zone perennemente congelate il ghiaccio essicca il terreno in cui si trova il cadavere e impedisce la decomposizione.

Nel sale. Sia in ambiente acquatico con alte concentrazioni saline sia nei luoghi desertici e ipogei, dove il sale cristallizzato ‘ruba’ acqua al corpo e lo disidrata fino a farlo seccare, inibendo la proliferazione batterica e portando, a lungo andare, alla mummificazione.

Nelle paludi povere di ossigeno ma ricche di acqua e di torba (decomposizione di vegetali). In questi ambienti i cadaveri si conservano grazie alla mancanza di ossigeno, al grado di acidità e alla presenza di un elemento antibatterico nel muschio di torba e – elemento fondamentale – a una particolare molecola. Si tratta del polisaccaride, liberato durante il deperimento delle piante. I polisaccaridi decompongono le ossa del cui calcio i batteri avrebbero bisogno per la propria sopravvivenza e innescano un processo di concia che fa sì che pelle, unghie e organi rimangano intatti.

In altri ambienti creati dall’uomo in cui vi siano le condizioni ideali perché il processo di mummificazione avvenga, esempio cantine, solai, pozzi, etc. La condizione è che vi sia un microclima secco, con circolazione di aria continua e una temperatura costante.

Nella foto sotto, un esempio di mummia della palude:

                 

Uomo dalla palude di Exloërmond
Età del ferro, IV-II secolo a.C.
Exloërmond, Olanda
Drents Museum, Assen (NL)

© Drents Museum Assen

 

Abbiamo avuto l’opportunità di vedere anche una delle mummie più ‘belle’- se è permesso usare questo termine- il famosissimo Uomo di Tollund, morto quasi certamente impiccato (ha ancora il cappio intorno al collo), il cui volto si è ‘pietrificato’ in un’espressione tranquilla, sembra che dorma e debba svegliarsi da un momento all’altro. Quel volto, quelle rughe perfette, quei lineamenti, quell’espressione, sono sufficienti a renderlo alla nostra memoria indimenticabile La sua conservazione fu possibile perché, dopo l’esecuzione cruenta, venne gettato in una palude di torba nello Jutland (Danimarca) all’incirca 2.400 anni fa! Di lui rimane – di originale-solo la testa e un piede, il restante è stato aggiunto. Questo perché- ed ecco un altro aspetto fondamentale della questione ‘mummie’- quando venne scoperto (nel 1950), non si avevano a disposizione tecniche adatte a conservarlo integralmente, una volta estratto dal suo letto funerario nella torbiera. Una mummia, infatti, va debitamente trattata e rispettata, ricreando per essa quell’ambiente che ne ha permesso la conservazione fino al momento della scoperta, altrimenti andrebbe rapidamente incontro a deperimento fino alla sua scomparsa. E’ il principale motivo per cui Otzi ‘vive’ in una sala costantemente monitorata.

La mummificazione artificiale è invece quella indotta volutamente al corpo, come avvenne per l’antico Egitto, tramite tecniche più o meno costose (e da questo derivava una mummificazione perfetta o trascurata) e per motivi religiosi. Nel periodo anteriore alle dinastie faraoniche, però, si hanno esempi (o tentativi?) di conservazione dei corpi attraverso l’essiccazione, deponendoli in tombe scavate nella sabbia. In Asia si è potuto riconoscere sia il fenomeno della mummificazione naturale, in ambienti estremamente secchi, sia quello artificiale, in aree umide applicando tecniche consapevoli che sfruttarono le condizioni ambientali. Ciò per conservare il corpo integro dopo la morte, credendo in un’altra dimensione oltretomba. Nell’America del Sud si è scoperto un fenomeno di essiccazione naturale lungo la costa dell’Oceano Pacifico, che coinvolse migliaia di cadaveri risalenti all’epoca pre-colombiana. I popoli Andini, sulle montagne, avevano invece capito di sfruttare le condizioni ambientali favorevoli per conservare i corpi dei loro defunti, evenienza fondamentale poiché la morte era inquadrata come una trasformazione delle parti molli in materia immortale nella quale il defunto sopravviveva.

Particolare interesse hanno suscitato in noi alcune commoventi rappresentazioni umane, che sono state ‘fissate’, grazie alla mummificazione naturale, per sempre. E’ il caso di questa mamma che tiene accanto a sé i suoi due piccoli figli, uno sul grembo ed un altro accanto. La donna è in posizione rannicchiata sul fianco destro e suscita pensieri commossi: perché morirono tutti e tre? Povertà, fame, avversità o scelta inevitabile, quasi un suicidio? In questo caso il ‘sogno di vita eterna’ potrebbe anche essere inversamente interpretato: sfuggire alla vita e pensare che tutto sia finito, soprattutto la sofferenza. Ma il destino ha voluto che questi tre esseri umani ci raggiungessero, ci dicessero che ‘sono stati’, e forse per indurci in riflessioni e ammonimenti, di cui oggi la società consumistica sembra sempre più allontanarci?

               

Donna con due bambini
Periodo precolombiano, 1000 – 1400 d.C.
America meridionale
Musei Reiss-Engelhorn, Mannheim (D)

© Reiss-Engelhorn-Museen Mannheim, foto J Christen

Sotto, esempio di una mummia peruviana, in posizione rannicchiata e seduta, avvolta da un’ampia veste muticolore.

    

Mummia peruviana
periodo inca, 1000 – 1532 d.C.
Sudamerica/Perù
Bonner Altamerika-Sammlung/Archäologisch-ethnographische Studiensammlung der Universität Bonn (D)

© Bonner Altamerika-Sammlung Universität Bonn, foto W Rosendahl

 

In Europa anticamente non si usava la mummificazione artificiale e, se ne troviamo tracce, lo si deve a particolari circostanze, come nel caso dell’Uomo dei ghiacci.

Nel Medioevo si imbalsamavano personaggi importanti e potenti come i papi, i re o gli imperatori. Un po’ come avvenne in Egitto, dove inizialmente si potevano permettere il ‘lusso’ di una mummificazione solo i faraoni (gli unici ad accedere alla vita dell’aldilà). Con il passare del tempo, la pratica venne estesa ai nobili e ai dignitari di corte, per poi raggiungere tutti gli strati della società, chiaramente a coloro che se la potevano permettere. Anche nell’Europa medievale si diffuse la mania di farsi imbalsamare tra i notabili, sulla scia dei loro governanti.

A volte succede che, traslando un corpo sepolto in una chiesa (ma anche in un cimitero), questo risulti incorrotto e un tempo si parlava di 'prodigio' (oggi abbiamo capito la motivazione scientifica alla base del fenomeno). Abbiamo numerose conservazioni prodigiose di corpi anche in Italia, come abbiamo già discusso in altra nostra sezione di questo sito, soprattutto di santi o beati. In alcune cripte di chiese sono stati trovati dei cimiteri di corpi perfettamente conservati, grazie alle particolari condizioni microclimatiche ambientali. In Ungheria, presso la chiesa domenicana di Vác, sono recentemente stati ritrovati i corpi di una famiglia di tre persone che qui erano state tumulate (padre, madre e figlia); sono giunti fino a noi e sono stati presentati in mostra. Di seguito, la foto del padre:

 

         

Michael Orlovits
1765 – 1806
Chiesa domenicana di Vác, Ungheria
Magyar Természettudományi Múzeum, Budapest (H)

© foto B Szandelszky

 

A partire dalla fine del 1700, con la scoperta sistematica delle mummie egizie e dei testi orientali di medicina, si travasò nel vecchio continente un desiderio di saperne di più sulla conservazione corporea, di studiarla e di capirne le cause e –più tardi- le finalità di conservazione (cioè il motivo per cui gli Egiziani, ad esempio, mummificavano i loro defunti). Parti delle mummie egizie o la polvere di mummia era considerata perfino terapeutica (scatenando poi un vero e proprio 'commercio' anche su basi lucrose e innescando imbrogli, come il nostro collaboratore Gianluca Toro ci ha spiegato in un articolo a parte "La Mummia nella farmacopea e nelle credenze magiche del passato"). Caduta un po’ in disuso, la tecnica della conservazione dei corpi venne recuperata nel XX secolo, allorquando si decise di mummificare personaggi politici di rilievo, come Lenin, o Evita Peron. Ma anche il nostrano Giuseppe Mazzini subì un tentativo di mummificazione, venendo pietrificato da parte del geniale medico Paolo Gorini (1813- 1881). Gorini si proponeva di  salvaguardare il corpo umano dal disfacimento e dalla corruzione della morte secondo un procedimento segreto da lui stesso messo a punto. Nel caso di Mazzini, tuttavia, questa operazione non riuscì perfettamente per cause non imputabili alla sua professionalità. Altri ricercatori hanno dedicato risorse e studi a questa branca scientifica della conservazione dei corpi (vedasi, a titolo di esempio, il caso del principe Raimondo di Sangro, o l'opera di Gerolamo Segato, di Francesco Spirito ed  Efisio Marini). Dato il grande interesse che questo argomento suscita, ci riserviamo di fare un approfondimento in futuro.

L’ultima frontiera del ‘sogno di vita eterna’ sembra quello della plastinazione, tecnica ideata da Gunther von Hagens. L'uomo, da che esiste, ha sempre provato un senso di mistero, misto a timore e ribellione, nei confronti della morte, volendola spesso sfidare e affidandosi ad utopici sistemi e promesse di vita eterna. Il metodo moderno che potrebbe assicurare al corpo una conservazione post-mortem, in alternativa all’inumazione o alla cremazione, che invece lo disperdono inesorabilmente, esiste già. La tecnologia è già stata ideata, almeno sulla carta. Una piccola sezione della mostra di Bolzano ha dedicato uno spazio a questa nuova frontiera scientifica. “La plastinazione prevede che  i liquidi corporei vengano sostituiti con molecole di silicone, il corpo può essere portato in una qualsiasi posizione e poi si irrigidisce. In alternativa è possibile congelare solo il cervello, nella speranza di potere, un giorno, ricreare un nuovo corpo attraverso la replicazione del DNA della materia cerebrale”. Parole che disorientano molte persone,  per tutta la serie di implicazioni etiche che ne deriverebbe. Tale tecnica, vista dal punto di vista scientifico, secondo gli esperti avrebbe i suoi vantaggi: sarebbe infatti "di notevole importanza per la ricerca e l’insegnamento e, non da ultimo, tiene vivo il sogno di tornare in vita in futuro".

A ciascuno le proprie riflessioni…

                                                                                                    (Autore:duepassinelmistero)

 

Ringraziamenti:

Alla sig.ra Melitta Franceschini, che ci ha gentilmente fornito materiale utile e le immagini di alcune mummie esposte alla mostra (nella quale non si è potuto fotografare), rendendo possibile la stesura di questo articolo.

Museo Archeologico dell’Alto Adige

via Museo 43, I-39100 Bolzano

telefono +39 0471 320100, fax +39 0471 320122

web www.iceman.it, email museo@iceman.it

 

Sezioni correlate in questo sito:

Ultimi Reports

Őtzi, misteri coperti dai ghiacci

Il mistero delle conservazioni prodigiose

La Mummia nella farmacopea e nelle credenze magiche del passato(G. Toro)

 

www.duepassinelmistero.com                                                                            Avvertenze/Disclaimer

                                                                                 Novembre '09