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                                           (a cura di M.Uberti)

"[...]Meno vasto(del S.Michele, n.d.r.) ma simmetrico e grazioso è l'altro tempio rinomato nell'antichità, che per avere il soffitto ornato e splendente d'oro fu chiamato San Pietro in Ciel d'Oro. Lo si dice costruito da Agilulfo, ricostruito da Liutprando, restaurato nel 1132 e allora riconsacrato da Innocenzo II, giacchè avevalo consacrato Papa Zaccaria nel 743. In quel tempio furono deposte le spoglie di S. Agostino, riscattate nel 743 in Sardegna dai Saraceni, che ve le avevano portate rubandole a Ippona, e onorate poi nel secolo XIV da un grandioso mausoleo. Nel prossimo passato secolo quel tempio longobardico fu occupato dalle milizie e convertito in fienile; l'Arca sacra levata dal posto e relegata in una stanzaccia. [...] ". (G.Merzario," I maestri Comacini"1893, vol. I , cap. I , pag. 62).

Abbiamo scelto di aprire questa pagina con un quadro sintetico quanto essenziale che il Merzario ci offriva,sul finire del 1800,di questo tempio.Infatti non ci addentreremo in descrizioni tecniche o artistiche,come abbiamo fatto con il San Michele,seppure badando ai 'particolari'come nostra consuetudine.Ci interessa riportare alcune notizie forse meno note,di questa vetusta basilica,che conserverebbe,tra le altre cose, in una piccola urna posta sotto il presbiterio-a destra- le ossa del re longobardo Liutprando.

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All'ingresso della Basilica,dalla facciata 'a capanna', troviamo un portale strombato, riccamente istoriato con sculture affini a quelle del S.Michele (sirene,soggetti fito e zoomorfi...) e anche l'interno ne ricalca la pianta,con il presbiterio rialzato,che si raggiunge tramite una tripla scalinata(una centrale e due laterali),e la cripta sottostante, che ne occupa tutta l'area. All'ingresso della chiesa troviamo una frase riportata da Dante nella Divina Commedia(Canto X),che si riferisce a Severino Boezio(475-524 d.C.),le cui ossa sono conservate appunto nella cripta,entro un sarcofago di ispirazione ravennate (ma di costruzione recente).La frase è ripetuta anche su uno dei lati del sarcofago(1).

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"Lo corpo ond'ella fu cacciata giace giuso in Cieldauro ed essa da martiro e da essilio venne a questa pace".

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Circa l'Arca di S. Agostino, l'opera più insigne di questa basilica e capolavoro dell'arte medievale, il Merzario rigetta ciò che di essa venne a scrivere il Vasari, che la attribuiva a due scultori senesi ( Agnolo e Agostino ) poichè essa fu scolpita verso il 1370 quando Agostino mori nel 1350 e Agnolo prima di lui. Merzario sostiene la tesi del prof. Defendente Sacchi che pone in chiaro che il monumento fu incominciato nel 1362, "come attesta un'iscrizione ancor visibile alla base(2), che fu messo a posto nel 1365 e che le opere accessorie e di ornamento ebbero termine verso il 1370, a tenore dei registri di amministrazione degli Eremitani, possessori del S. Pietro in Ciel d'Oro, che ordinarono l'opera, e ne pagarono il prezzo in 4.000 fiorini d'oro soltanto per le mercedi, senza contare le spese". Il Sacchi vi vedeva una somiglianza con il sepolcro di Cansignorio della Scala, opera certissima di Bonino da Campione(Comacino,n.d.r.). I due manufatti avrebbero l'ordine generale semigotico; analoga movenza degli archi acuti ( stante le dimensioni diverse tra le due opere,n.d.r. ); analoga forma delle colonne a spirale e lavorate; delle modanature, dei fregi e degli ornati che si ripetono con gli stessi motivi. La cimasa dei due monumenti è recinta da una corona di piramidi e cupole, nei vani delle quali vi sono bassorilievi e statue [...](G.Merzario, "I Maestri Comacini",1893, I vol.pag.246)

Re Liutprando aveva comprato il corpo di S. Agostino dai Saraceni, come detto, e lo portò a Pavia collocandolo in questa chiesa dove riposò per molti secoli fino a quando,all'inizio del XIX sec., la chiesa venne sconsacrata e deturpata, ma il sacro corpo si salvò e con esso il suo monumento, che venne portato nella sagrestia del duomo dove rimase accatastato per molti anni. Nel 1832, grazie all'acume di un vescovo e di zelanti cittadini venne ricomposto e collocato dove oggi lo si vede. L'arca è tutta in marmo di Carrara e misura, dal piano alla base, quasi 4 metri di altezza, ornata di 95 statue alte fra i 50 e gli 80 cm e da 50 bassorilievi.Fenomenale.

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L'Arca contenente le spoglie di S.Agostino da Ippona, si impone alla vista dei visitatori fin dal primo momento in cui si entra nella basilica:al centro del presbiterio rialzato,è sicuramente un polo di attrazione ineludibile.Sotto il monumento, si trova la teca con le ossa del Santo.

"Una cosa curiosa notasi nell'arca di S. Agostino", ci indica il Merzario, "la quale darebbe prova che essa è lavoro di uno o più Maestri Comacini, appartenenti alla loro società o unione. Al di sopra dei capitelli, che compiono la parte alta dell'arca, stanno 12 statue ma l'artista collocò innanzi a queste i simulacri dei Santi Quattro Coronati, artisti del basso impero, cioè Claudio, Nicostrato, Sinforoniano e Simplicio , martirizzati per non aver voluto prestarsi a scolpire le effigi degli dei falsi e bugiardi. Di quei quattro artefici, uno sta abbassato e curvo nell'atto di considerare e studiare una colonna con base e capitello; un altro esamina con la squadra una colonna inclinata e accanto al piede ha una cestella piena degli strumenti del lavoro; un terzo con un compasso misura un capitello capovolto si di un rialzo e tiene nella sinistra un papiro svolto nel quale è scritto in carattere gotico Quatuor Coronatorum; il quarto pare stia finalmente per mettersi al lavoro armato di uno scalpello e di un martello. A nessun'altro scultore poteva venire in mente o essere concesso di comporre e mettere in pubblico quelle figure, quegli emblemi, quella leggenda, tranne che ai Maestri Comacini i quali ebbero un loro altare e sepolcri propri nella chiesa dei SS. Quattro Coronati sull'Aventino in Roma".I quattro martiri sono tradizionalmente i protettori dei costruttori.

                 

A onor di 'cronaca'dobbiamo dire che -nonostante i nostri sforzi per individuarli,i simulacri descritti da Merzario non li abbiamo trovati,forse perchè situati troppo in alto.In compenso,tra le tante simbologie presenti,ne abbiamo 'catturata'una degna di attenzione:una delle statue sembra togliersi dal volto una maschera

A fare da 'recinto'al presbiterio e al Coro troviamo una straordinaria serie di marmi lavorati a intreccio,di diversa foggia e con motivi diversi l'uno dall'altro,sopra cui sono collocati ceri e lumini.

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Dietro l'Arca,sul pavimento,si trova un bellissimo Nodo di Salomone,in tessere musive bianche e nere,che lo fanno datare a mio avviso non più tardi del I-II sec.d.C.(dopo, si usava eseguire i mosaici policromi).Si trova in una triplice cornice quadrata,concentrica,da cui dipartono quattro linee oblique,che contornano altrettanti esagoni irregolari,entro cui sono posti soggetti del tutto singolari.Il tutto è racchiuso in una forma ottagonale.Come mai si trovi qui un mosaico di epoca romana non lo sappiamo,al momento in cui si sta scrivendo; possiamo solo supporre che sia un frammento di un mosaico pavimentale più ampio,rinvenuto ad un piano ovviamente più basso della basilica stessa.Ciò significherebbe che in quest'area sorgeva un edificio ben più antico dell'epoca longobarda,cui viene ascritto.

 

Altri frammenti musivi,ma policromi,sono presenti in una cappella laterale(a destra del presbiterio),al termine della navata laterale destra:si riconosce -tra gli altri- il simbolo del Fiore della Vita.

Scendendo dal presbiterio,si può accedere alla cripta,notando un'altra magnifica lastra marmorea,che reca scolpito un motivo riecheggiante quello del sarcofago di Severino Boezio, appunto nella cripta(foto 5), ma anche molti motivi analoghi riscontrati  nel S.Michele e riconducibili ad uso diffuso nell'arte Longobarda(poi riadattata nelle epoche seguenti?).

 

sa01.jpg (48595 byte) Ingresso alla cripta, con strombatura ricca di sculture simboliche. All'interno, suddiviso in tre navatelle colonnate, con capitelli istoriati(rifatti su originali), oltre all'interessante sarcofago di S.Boezio, si trovano alcune arcaiche lastre tombali e un pozzo,indice di una profonda importanza del luogo,per la presenza dell'acqua,che anticamente era considerata sacra.

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Riemergendo dalla cripta e volgendo il passo verso la navata laterale sinistra,si farà un curiosissimo incontro,alla base di uno dei possenti pilastri!

 

L'essere esprime da solo tutto il mondo perduto che animava la creatività e il senso operativo degli scultori,anche se a noi sfugge ora quel 'senso',e vediamo soltanto un 'mostriciattolo' che ghigna beffardo volgendoci il suo 'posteriore' e mostrandoci una carica vitale eccezionale, per i secoli che ha! Eccoli, i nostri Comacini:sempre capaci di sorprenderci, di emozionarci per un verso o per l'altro, sagaci nel farci riflettere, intelligenti nel farci sorridere e divertire.Le loro sfide! E se vorreste devotamente chiudere questa visita, aspettate:qualcuno vi fa sta facendo delle boccacce, che impertinenza! Ma del resto, trovandoci in un luogo sacro, non sarebbe carino ricambiare!

 

 

Nota:

1)La frase è dedicata da Dante ad Anicio Manlio Torquato Severino Boezio, senatore romano nato verso il 480, imprigionato e condannato a morte,per decapitazione, da Tedorico nel 526.Nel medioevo fu onorato come santo e martire;le sue opere esercitarono un'importantissima funzione culturale,di tramite fra la sapienza antica e la nuova filosofia cristiana.Dante lo ricorda qui soprattutto per il trattato De Consolatione philosophiae,scritto in carcere che, a chi ben lo legge e medita con attenzione, dimostra chiaramente la fallacia e la vanità dei beni mondani:questo libro era stato uno dei primi che 'con la dolcezza di un sermone 'lo avevano invogliato 'ne lo amore, cioè ne lo studio' della filosofia ed è tra quelli che cita più spesso nelle sue opere.(La Divina Commedia,Dante Alighieri,a cura di Natalino Sapegno,vol.III-Paradiso-"La Nuova Italia"Editrice,Firenze,1969).

2)-sull'Arca c'è effettivamente una data,che potrebbe essere quella indicata,in numeri romani,ma è situata non alla base come diceva il Sacchi,bensì al primo livello.

 

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                                                     gennaio 2007

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