Dolmen di Sa Coveccada
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                                        (report di Marisa Uberti)                       Località: Mores (SS)

Sa-01.jpg (72256 byte)

Il Dolmen di Sa Coveccada o S'Accoveccada, letteralmente significa, in sardo, la pietra messa per ricoprire.Questa specie di 'casa di pietra' formata da cinque pareti, doveva essere la dimora eterna di qualche personaggio importante vissuto oltre 4500 anni fa.Ma non abbiamo nulla per saperlo..

Il bellissimo dolmen, nonostante le indicazioni stradali, non è semplice da trovare.Anche con il nostro navigatore satellitare abbiamo avuto delle incertezze; in zona per fortuna abbiamo incontrato un pastore che ci ha saputo indicare il luogo, che era ormai a portata 'di mano'. L'accesso lo abbiamo trovato libero e senza biglietteria.In Sardegna succede di frequente sia così.Lasciata la macchina nei pressi del pannello indicatore, siamo saliti a piedi sulla piana, vedendolo da lontano, solitario e  imponente com'è e subito ci si è stretto il cuore dallo stupore: il più bel complesso dolmenico, quasi intatto, che ci sia capitato di vedere fino ad oggi! A fine pagina, alcuni links utili per raggiungerlo. A seguire, i dati archeologici ufficialmente riportati sul pannello in loco.

Sondaggi di scavo intorno al dolmen hanno evidenziato che gli ortostati laterali erano infissi in due solchi scavati nella roccia e profondi 10 cm circa; essi documentano la tecnica costruttiva di queste architetture in elevato, che costituiscono i precedenti dell'architettura nuragica.
Il monumento, per la singolarità delle strutture e per l'elevato, è il dolmen più importante della Sardegna.La nicchia e il portello trovano confronto con particolari architettonici delle domus de janas eneolitiche più tarde, mentre la lastra frontale nel suo insieme costituisce il precedente della stele delle tombe di Giganti dell'età Nuragica.Il monumento è pertanto considerato un importante elemento nell'evoluzione delle architetture sepolcrali della preistoria della Sardegna.
La presenza del Menhir, posto a segnacolo del dolmen, e delle nicchie, indiziano l'esistenza di culti e rituali funerari che si tenevano nel sito. Il monumento, privo di elementi di cultura materiale, costituisce un UNICUM tra i monumenti megalitici della Sardegna e trova confronti, per il lastrone di chiusura con il portellino alla base e la nicchia, con il dolmen di Corte-Noa Laconi, inquadrato culturalmente in un contesto Ozieri-Filigosa, e soprattutto Abeatzu(1).
Al di fuori della Sardegna, si possono trovare raffronti con i dolmen della necropoli di Ala Safat in Cisgiordania e con quello di Coste-Rouge Héraulte in Francia, che documentano i circuiti in cui era inserita la Sardegna e in particolare il territorio di Monte Acuto nell'età del Rame.
Gli elementi fin qui esposti inducono ad inquadrare cronologicamente questo monumento nella prima metà del II millennio a.C.


                                         Il menhir

A circa 140 m dal dolmen, ad ovest, si trova un megalito di trachite tufacea parte del quale era ancora in situ all'inizio del 1900, alto 1,50 m. Il menhir, a pilastro rettangolare, era alto in origine 2,40 m con base di 1,25 e spessore 0,86), con due riseghe laterali sulla superficie visibile accuratamente lavorato a martellina. Giace a terra spezzato in più tronconi tutti da verificare, presso un avvallamento che forse costituiva l'alloggiamento del megalito stesso, originariamente. A pochi metri dal menhir sono scavate su affioramenti rocciosi delle nicchiette simili a quelle presenti nel dolmen.

 

NOTA:1) - Si veda la Tavola cronologica delle culture e civiltà umane succedutesi in Sardegna.Quella di Ozieri (dal nome della località dove sono state rinvenuti manufatti caratterizzanti uno specifico tipo di cultura) è collocabile al Neolitico Recente (3.500-2.900 a.C. circa); quella di Filigosa gli sarebbe immediatamente successiva.Consultando la Tavola è possibile 'cliccare' sulla cultura che interessa e si potranno ricavare essenziali informazioni per 'inquadrare' le civiltà con cui man mano siamo anche noi venuti in contatto durante questo tour.Speriamo possiate trovarlo utile. Grazie.

 

Sa-02.jpg (95748 byte)
 Il dolmen è costituito da trachite tufacea e ha le seguenti dimensioni: h 2,70 m, larghezza 2,50, lunghezza 5 m. E' formato da una lastra frontale con un portello d'ingresso (0.50 x 0.50), con angoli arrotondati e rivolto a sud-est; da due ortostati laterali (diciamo le sue 'pareti') e da una lastra piatta di copertura. .A sinistra della lastra frontale del monumento si trova una nicchietta, scavata nello spessore dell'ortostato a ovest.La lastra di copertura era più larga delle altre, arrivando a 6 m di lato.Pesava circa 27 tonnellate, ma oggi alcune parti sono mancanti e si stima possa raggiungere 'solo'18 tonnellate...!

 

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Il monumento visto posteriormente:si presenta aperto (per terra giacciono diverse pietre,che dovevano costituire la lastra di chiusura). Da questa postazione si può ammirare la camera interna rettangolare di 4,18 m x 1,14 che è delimitata lateralmente dai due ortostati. All'interno dell' ortostato laterale ad ovest, a circa 35 cm dal pavimento si apre uno stipo rettangolare (1,22 m x 0.88 m  x 0.50 m).  

 


Sulla piana praticamente solitaria e deserta, attorniata da paesaggi surreali del territorio di Monte Acuto, a pochi passi dalla Valle dei Nuraghi (così detta per l'alta concentrazione di queste strutture) la presenza dell'uomo antico si fa sentire. Molto. E' uno strano effetto, indescrivibile, eppure palpabile.Qualcosa resterà per sempre 'loro', immutabilmente. Specialmente se avremo memoria e cura di conservare strutture che di loro ci parlano, raccontano, testimoniano, incuriosiscono, tentando di scoprire quel velo di mistero che inevitabilmente portano con sè.Come questa struttura megalitica millenaria, che attende ancora molte risposte, e suscita una vibrante emozione.

Links utili:

http://www.madebysardinia.it/archeologia/scheda_monumento.asp?id=33
http://www.ilportalesardo.it/archeo/ssmores.htm
http://www.ca.astro.it/archeo/sacoveccada.htm

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                                                                 Agosto /settembre 2007