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 Le piramidi di Montevecchia

Nuove ricerche
                                                ( Vincenzo di Gregorio)
                                 L' utilizzo celtico della seconda piramide

Le cosiddette piramidi di Montevecchia sono tre formazioni collinari naturali che in epoca imprecisata son state artificialmente modellate dalla mano dell‘uomo al fine di realizzare tre piramidi con caratteristiche che rimandano alle più note piramidi egizie della piana di Giza.

Al fine di riuscire a determinare l’epoca della loro modellazione si è voluto intraprendere una serie di studi sull’intera area utilizzando metodologie non invasive.

Un utile indizio ci è venuto dall’osservazione di importanti opere compiute in epoca celtica sopra la Piramide n° 2 denominata “belvedere Cereda”.

Da sopralluoghi e da indagini di superficie si sono evidenziate imponenti opere murarie atte a circoscrivere l’intera collina (alta intorno ai 40 metri) con una cerchia muraria difensiva in pietra di altezza intorno ai 4 metri.

 

Due dei 4 metri son crollati lasciando un’ampia striscia di sassi alla base dei muri, ma gli altri 2 metri sono ancora perfettamente visibili.

Dalle foto aeree si riesce a determinare il loro perimetro che ad anello chiudeva perfettamente l’intera collina.
I Celti erano soliti effettuare questo tipo di imponenti opere difensive che son state denominate Castellieri Celtici…Quando si voleva proteggere una costruzione per loro importante ( santuario e/o osservatorio astronomico), e nello stesso tempo delimitare di mura ben difese un’ampia zona che potesse servire di rifugio alle popolazioni che vivevano nelle valli qualora pericoli improvvisi minacciassero i suoi abitanti.

In quel caso ci si arroccava intorno al santuario e alla "sede” del loro Dio per un breve periodo, e quando il pericolo era passato si ritornava alle proprie case e al proprio lavoro.

La seconda delle Tre piramidi è stata scelta per le caratteristiche molto favorevoli per l’osservazione celeste.

Al fine di poter costruire il loro Osservatorio/Santuario, si rese necessario la “capitozzatura” della cima, con l’ottenimento di una piana rettangolare sopra cui fu eretta una costruzione utilizzando blocchi di granito ben squadrato delle dimensioni di circa mt. 0,40 x 1,00.





Parte di questi blocchi si trovano lungo il percorso di salita sul Belvedere Cereda, sia inglobate in un muro di una costruzione di epoca medievale che si trova a 40/50 metri di distanza dalla sommità della piramide.


Il fatto che la collina fosse già modellata in epoca antecedente in modo che il lato principale fosse orientato perfettamente ad Est, fu probabilmente una delle cause principali che fecero scegliere ai Celti questo tipo di collina per il loro utilizzo astronomico.

Durante dei sondaggi per determinare la convenienza di utilizzare la sommità del belvedere Cereda a scopi agricoli (vigneti) e’ stato rinvenuto un MONOLITE di pietra non locale granitica, delle ragguardevoli dimensioni di metri 6 x 0,7 per 2 di altezza.
Questo monolite è infisso al suolo perpendicolarmente, ed è appoggiato sul “pavimento” del santuario che si trova a circa 2 metri di profondità rispetto all’attuale piano di calpestio.

Accanto al primo e più grande vi è un secondo monolite di dimensioni piu’ contenute superiori sempre al metro.

Non potendo continuare questi studi per mancanza delle necessarie autorizzazioni agli scavi, ho dato incarico al Prof. Adriano Gaspani (archeoastronomo ed astrofisico di fama internazionale) di venire a misurare l’intera struttura al fine di confermare l’ipotesi di studio dell’utilizzo astronomico dell’area.
 

           


Nel giugno del 2001 ci siamo recati sulla sommità del belvedere Cereda ed abbiamo iniziato a effettuare delle misurazioni molto precise con le attrezzature satellitari del prof. Gaspani.
L’errore di misurazione che è risultato dopo l’elaborazione dei dati è inferiore ai 4 cm su una distanza di 5 chilometri utilizzata come punto di riferimento.
A questo punto siamo passati alla georeferenziazione delle tre piramidi.


Durante la fase di rilevamento, durata poco più di 43 minuti, per un totale di 2400 rilevazioni di posizione, è stata registrata una HDOP media pari a 0,9 e l’errore medio sulla misura delle pseudo-distanze tra ricevitore e i satelliti (pseudoranges) è stato pari a 3,3 metri (che è un dato molto positivo).

Dopo aver stabilito i due punti GPS PT119 e PT120 posti sulla sommità di due delle tre colline piramidali, è stato stabilito un terzo punto (PT121) posto presso il muro di cinta del cimitero di Montevecchia, sulla via d’accesso alla sommità della collina. In questo modo è stato possibile materializzare una rete GPS, migliorando sia l’accuratezza della georeferenziazione del territorio locale sia l’accuratezza della misura degli azimut astronomici dei particolari archeologici di interesse per la presente ricerca.




Alla fine di queste misurazioni ( rifinite in altre tre successive “battute”) si è arrivati alla CERTEZZA dell’artificialità della modellazione delle tre piramidi determinata dallo studio delle relative pendenze, e la conferma dell’utilizzo astronomico del “belvedere Cereda” dal popolo celtico che abitava quest’area geografica prima dell’arrivo dei romani (circa 400/500 a.c.)
 




Si è inoltre riscontrato una realizzazione posta sul lato ovest della piana rettangolare su cui era costruito l’osservatorio celtico, costituita da un muro a secco realizzato da blocchi in pietra di grosse dimensioni.
Questo muro è allineato lungo il meridiano astronomico locale con una precisione assoluta (inferiore a 0,5 gradi).

Questa precisione non può essere casuale ma era funzionale all’utilizzo astronomico dell’area.




Infatti è sufficiente avere dei punti di riferimento molto STABILI nel tempo, però posti secondo delle direttive astronomiche ben precise, per riuscire ad effettuare una serie di misurazioni importanti dal lato astronomico.

Era sufficiente posizionare 4 pali (o in pietra o in legno) sul bordo lato est della spianata del elvedere Cereda, e per un osservatore posto in corrispondenza del Monolite n°2 (punto P nella foto)…sarebbe stato possibile calcolare sia gli equinozi solari sia quelli lunari.

Oltre ad altri più complessi calcoli astronomici, questo tipo di osservatori erano in grado quindi di predire con un’ottima precisione il ciclo delle stagioni, quello lunare, sino ad arrivare alla determinazione delle eclissi (sia lunari che solari) che tanto erano TEMUTE dal popolo celtico.

Infatti non capendone il meccanismo ritenevano fossero causa di “interruzione” del calore vivifico del sole, che per degli agricoltori significava la sicura fine dell’intero popolo.

Queste poche righe vogliono essere solo una breve e sicuramente poco esaustiva relazione sugli studi effettuati su queste piramidi che sono oggetto di una più ampia e completa trattazione in fase di pubblicazione.

Alla fine di questi studi si è addivenuti a diverse ed interessanti conclusioni, che si possono sintetizzare in questi tre punti.

1 – Si è stabilito una volta per tutte l’origine ARTIFICIALE della modellazione delle tre piramidi da parte di una popolazione ancora poco conosciuta e studiata, per evidente mancanze di segni tangibili sopravvissuti dal remoto passato.

2 – L’utilizzo del popolo Celtico in epoca PRE-ROMANA dell’area, con ampie, circostanziate e databili opere atte a trasformare l’intera area in un centro importante sacrale e “scientifico” ( astronomico) al fine di dare importanti riferimenti al popolo di agricoltori che abitava nelle valli sottostanti.

3 – Il fatto che i Celti non costruissero piramidi, né modellassero a forma di piramide colline esistenti per i loro scopi religiosi-scientifici, fa sì che non possa essere a loro attribuita la paternità della modellazione delle tre colline del parco di Montevecchia.

La data ormai accertata del loro utilizzo dell’area (500 a.c.) fa si che si debba retrodatare ad una data sicuramente anteriore la modellazione delle tre colline.

Poiché le stesse, per il loro allineamento secondo le tre stelle della cintura di Orione, il fatto che siano orientate perfettamente ad Est, siano tra loro perpendicolari, ecc rimanda la “modellazione” ad un popolo che aveva ampie e diffuse conoscenze astronomico-matematiche tipiche delle popolazioni dedite all’agricoltura.

Per loro infatti lo studio della volta celeste e del movimento degli astri era essenziale per il ciclo delle culture agricole.
In quest’area si son trovate le prime tracce di popolazioni dedite all’agricoltura solo DOPO il 4.100 a.c.

Se quindi vanno imputate a queste popolazioni la modellazione delle tra piramidi, la stessa può essere stata effettuata in un lasso di tempo tra 6.000 (4.000 a.c.) e 3.000 anni fa (e’ del 1.000 a.c. la prova archeologica della presenza di popolazioni celtiche in quest’area del nord-italia).

Tra 6.000 e 3.000 anni intercorre un lasso di tempo di 3.000 anni, che non è cosa di poco conto.

Per poterlo restringere ulteriormente e stabilire CHI e soprattutto QUANDO sono state modellate le 3 piramidi, occorrono ulteriori studi, magari utilizzando diverse discipline e metodi alternativi di indagini.

La qual cosa è oggetto del nostro interesse da un paio d’anni.

I dati e le risultanze di queste indagini saranno tra breve resi di dominio pubblico.

L’importanza di questa scoperta archeologica potrà allora uscire dai confini degli “appassionati” amanti del mistero ed entrare a pieno titolo nell’ambito dell’archeologia “ufficiale” che sinora non gli ha dato l’attenzione che merita.


arch. Vincenzo Di Gregorio ( pubblicato per gentile concessione dell'autore; origine dell'articolo in http://www.antikitera.net/rivista/numero01/piramidi.htm)

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                                                                     aprile 2008