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Comune di Castelsardo (SS)                             (di Marisa U.)



 

Il "nostro" Paddagiu(o Paddaggiu)

Lo chiamiamo simpaticamente 'nostro' poichè era il nuraghe che incontravamo più frequentemente, anche due o tre volte al giorno, percorrendo la strada da Valledoria a Castelsardo e viceversa.E' chiamato erroneamente,anche su alcuni cartelli indicatori, Su Tesoru, ma non è il suo nome. Esso è noto come Paddaggiu o nuraghe Sa Eni. In realtà il vero nuraghe Su Tesoro (una sorta di“recinto nuragico”, più che un nuraghe vero e proprio) sorge sulla vetta della Rocca dei Cacciatori, che sovrasta il nuraghe Paddaggiu e l’intera vallata da settentrione.

Questo quindi è Paddaggiu, che in sardo significa pagliaio, e forse ci indica l'uso che se ne era fatto nel momento in cui venne censito?

    

                   

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Dal momento che lo notammo, il secondo giorno di vacanza, capimmo che si trattava di un nuraghe, cioè costruzioni 'a torre' costruite con blocchi litici da una civiltà ancora avvolta nel mistero. Si erge su una collina, e sono molte le persone di passaggio che, vedendolo, accostano la macchina sul bordo della carreggiata e, oltrepassata una ormai rovinata rete di recinzione (che è stata atterrata chissà da quanto tempo), accedono al sito archeologico, che non è custodito

Paddaggiu è un monotorre a due piani, in origine, di cui è intatto il primo. Ma attenzione: quello che viene descritto su tutte le guide come un nuraghe 'semplice' era in realtà un edificio complesso, costituito da una torre centrale, che è appunto quella ben visibile e visitabile oggi, ma aveva un bastione con due torri laterali, una a est ed una a ovest, di cui resta ben poco. Un ingresso molto basso e angusto conduce alla camera interna, da cui si diramano alcune 'cellette'. Prima della camera,a destra si nota una notevole nicchia la cui funzione ci è ignota. A sinistra, nel 'deambulatorio', si trova un accesso altrettanto angusto, sormontato da un architrave, che conduce al piano superiore. Oggi si può 'emergere' alla sommità, invasa dalle sterpaglie. La struttura continuava con un secondo livello.

La caratteristica è la copertura ' a tholos'= vano o costruzione con copertura circolare
a falsa-volta o falsa-cupola ottenuta dal
restringersi progressivo del cerchio di
ciascun filare di pietre.

 

Definiti fortezze difensive, abitazioni, luoghi di culto e riutilizzate spesso in epoche successive alla loro realizzazione, sui nuraghi manca ancora una precisa collocazione culturale.Genericamente si definisce la popolazione che le utilizzò come 'la civiltà dei nuraghi', che non conosceva la scrittura e dunque difficile da comprendere.Questo può essere fatto attraverso ciò che hanno lasciato:i nuraghi, appunto ma anche i manufatti ritrovati in essi, che denotano una notevole abilità nella lavorazione nei metalli; il tipo di sepolture che avevano adottato, le cosiddette tombe dei giganti, sviluppando in maniera del tutto originale le precedenti sepolture ipogee;  il culto delle acque, che avveniva presso pozzi sacri, dalla struttura articolata e in molti casi astronomicamente orientati.

 

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Questo particolare stile architettonico, il nuraghe, compare in Sardegna a partire dal 2000 a.C. e si protrae fino al 300 a.C. circa. Da dove arrivò?

 Una cosa è certa:chi ha costruito i nuraghi non era sprovveduto, anzi possedeva una conoscenza e un ingegno notevolissimi.

La struttura muraria appare priva di materiale legante, quindi i 'massi' stanno su da soli, gli uni addossati agli altri, a volte si tratta di megaliti altre volte di pietre più piccole e approssimativamente squadrate. 

 

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A destra, l'ingresso della torre centrale vista dall'interno del nuraghe.Anche se c'è stato un ribassamento rispetto alle origini, l'ingresso è tuttavia a prova di elasticità corporea! Anche l'ingresso alla scala per salire al piano superiore fa ipotizzare che eventuali aggressori esterni avrebbero impiegato del tempo per passare.

E' un'emozione accedere all'interno, 'strisciando'fino a giungere nella camera centrale,dove si può stare ritti.Ma cosa si faceva qui, un tempo? Si abitava? E' piuttosto buia la situazione...

 

Il territorio in cui si trova è situato tra Castelsardo (a est) e la piana di Valledoria (a ovest) nella 
valle del rio Cuggiani: una vasta depressione chiusa da alti rilievi
trachiandesitici e occupata, al fondo, dagli antichi sedimenti del mare
che un tempo la ricopriva.
Questo formidabile anfiteatro naturale (forse un gigantesco cratere
vulcanico del terziario) fu sede di importanti stanziamenti preistorici,
sia neolitici (domus de Janas dell’Elefante, di Scala Coperta, della
Rocca Bianca) che calcolitici (fortificazione e villaggio di Monti
Ossoni) e dell’Età del Bronzo (epoca nuragica) (nota1).

Il nuraghe Paddagiu è stato datato al periodo finale della civiltà nuragica ed è in buono stato di conservazione, pur mancando tutta la parte sommitale.
La torre centrale, circolare, misura, al livello attuale,  11 metri di diametro
esterno, ed è alta attualmente m. 8,50; l’inclinazione delle
murature esterne, che si conservano per un massimo di 22 filari di pietre,
varia da 9° a 13° circa.

 

 

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Molte pietre giacciono ai piedi di Paddaggiu, forse le stesse che costituivano la sua struttura integrale primitiva. L'area circostante è molto vasta e desertica. Ispezionandola si possono notare resti di fondamenta. Il complesso aveva infatti un antemurale a nord e a nord-est. A diversi metri di distanza dal nuraghe si osservano resti di un edificio (capanna circolare?) e sono state ritrovate anche pietre di diverso materiale (il nuraghe è in trachite), tra cui almeno una di granito, materiale che doveva essere procurato ad una notevole distanza da qui. A cosa serviva? Non risulta aver fatto mai parte del nuraghe nè dei suoi bastioni, e nemmeno gli altri nuraghi del territorio sardo hanno pietre in granito. Che mistero.

Sono visibili anche dei terrapieni, verso il fondo dell'altura, e muretti a secco, che potrebbero appartenere ad edifici sorti durante le epoche successive, perchè è noto che l'area occupata dai nuraghi venne riutilizzata sia in epoca romana che in seguito fino al XIII secolo circa, quando si abbandonò la zona forse a causa del pericolo di incursioni (saracene?)...Altra particolarità di questo bel nuraghe è che presenta  piombatoi sul corridoio d’ingresso e sulla scala, cosa assente nelle altre strutture nuragiche sarde. Questo farebbe pensare ad un sistema di difesa.

Ma perchè tutto sembra così lasciato andare? Perchè sembra più il regno delle erbe selvatiche (pungenti!) che l'antico insediamento di una delle civiltà più enigmatiche e operose dell'isola? Vorremmo adottare noi questo nuraghe, il 'nostro 'Paddaggiu', che ci ha accompagnato in tante giornate passate in Sardegna. E' possibile?

Nota 1)- Per una trattazione esaustiva del Nuraghe Paddaggiu e del suo territorio si veda questo documento in pdf a cura di Paolo Melis ( collana "Sardegna archeologica",n.15,Carlo Delfino Editore)

 

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                                                            settembre 2007