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                                                  Liguria nascosta e dimenticata

                                                                            Intervista a Danilo Tacchino

                                                                                  (a cura di Marisa Uberti)

Abbiamo intervistato il dr. Danilo Tacchino, un Autore prolifico ed eclettico, attento a quei temi tesi ad indagare tra le pieghe della storia e delle tradizioni locali, tenendo sempre sullo sfondo quell’alone di mistero che contraddistingue il mondo che ci circonda. Il suo ultimo libro, ‘Liguria nascosta e dimenticata’ (edizioni Ligurpress) ne è una dimostrazione. Proviamo a conoscere meglio sia il saggio che lo scrittore.

D: Gentilissimo Danilo, ho davanti a me la copertina del tuo interessante saggio e vedo subito qualcosa di assai particolare:una roccia in cui è ravvisabile un volto scolpito, che sembra il Gesù cristiano. Dove la si può trovare, chi l’ha realizzata e perché l’hai voluta sulla tua copertina?

R: Ci avrei giurato che quella intrigante roccia avrebbe catalizzato l’attenzione. Con tutta sincerità debbo dire che l’idea di metterla in copertina è stata consigliata dall’Editore stesso, che ha l’occhio del buon venditore che sa come attrarre e incuriosire il possibile lettore. L’immagine è quella della cosiddetta roccia di Borzonasca, un paesino del primo genovesato. E’ un’immagine che rende perplessi ed ancora oggi gli esperti si interrogano se è opera dell’uomo o della natura. L’immagine non lascia adito a dubbi nell’interpretarla come volto “antropologizzato”, probabilmente ha migliaia di anni non come quelli della roccia primigenia, ma comunque sempre significativi nel farci stupire per la forma e la capacità rappresentativa dell’immagine stessa.

D:Il sottotitolo del libro è “Misteri, storie, racconti e aneddoti dal Ponente al Levante”. Tu sei genovese di nascita e piemontese di adozione. Come e in quanto tempo hai raccolto il materiale per il tuo saggio?

R: E’ vero che non vivendo appieno il territorio si rischia di non avere quelle intuizioni acquisite nel tempo che può avere chi lo vive quotidianamente, ma i nostri tempi moderni, ci hanno nei comportamenti talmente “globalizzato” che un posto vale l’altro, e solo chi lo vive con passione e coscienza del suo passato, può vedere ed acquisire cose che normalmente non si riescono più a recepire. Così la Liguria e la sua storia mi sono rimaste sempre nel sangue, a ricordo di quelle radici tramandatemi da mio Padre e da mio nonno ai quali ho dedicato il libro, come il Piemonte e la sua storia del resto. Nella loro diversità sono territori che hanno molto in comune. Comunque per rispondere esattamente alla domanda, ho iniziato ad acquisire molta documentazione sulla Liguria dopo l’esperienza di un primo libro scritto con l’amico Massimo Centini nel 2004: “Liguria leggendaria e misteriosa”.

D:Nella prima parte, riservata alle Tematiche, affronti le leggende locali di fantasmi, diavoli, streghe e tutto quanto si tramanda a livello popolare, fenomeni che accomunano molte realtà italiane. Pensi vi sia un denominatore comune e che debba emergere il risvolto morale o, se vogliamo, simbolico in tutte queste narrazioni?

R: Sicuramente il risvolto comune di tutte queste tradizioni è importante e basilare, ma é proprio in questa comunanza che si possono trovare quelle differenze che dimostrano le diverse esperienze maturate nei vari territori regionali che pur hanno una forte matrice comune, e che ci dimostrano la vera essenza dell’esperienza di vita e di tradizioni, in questo caso della Liguria.

D:Mi ha colpito particolarmente la sezione dedicata ai Camalli, figure molto note a Genova e forse un po’ meno nelle altre regioni. Ti fa onore l’ aver dato voce ad alcuni di loro, realmente esistiti, alla loro vicenda umana, al loro duro lavoro di uomini assolutamente normali ma non meno meritevoli di divenire dei protagonisti. Ne hai conosciuti personalmente?

R: Certo, uno che mi è il più caro tra tutti: mio nonno paterno Carlo, classe 1879, impiegato d’ufficio alle buste paga dei cosiddetti “Carbunin” della compagnia Pietro Chiesa dei lavoratori del porto di Genova.

D:La seconda parte del libro è intitolata “Storie di paesi” e in essa hai preso in considerazione numerosi borghi noti e meno noti. Ho trovato interessantissima la storia del Principato di Seborga e il legame con Cistercensi e Templari. Senza togliere il piacere di scoprirlo attraverso la lettura del volume, puoi anticipare qualcosa ai nostri lettori?

R: Domanda sibillina… mi sembra ingiusto o meglio riduttivo spiegare alcuni fatti o storie di questi meravigliosi e in parte misteriosi paesi liguri, dovendone tralasciare degli altri. Posso dire che il filo rosso anche per questa parte del libro sta nella narrazione di un percorso che dal Levante va al Ponente e viceversa, offrendo quegli elementi diretti e specifici quindi meno generalizzati, che si trovano soltanto nell’analisi dei casi diretti e specifici legati quindi ai singoli paesi. E poi se volete proprio che vi dia un titolo per questa parte, posso dire che gli gnomi del parco di Nervi, mi sono particolarmente simpatici…

D:La città di Genova è quella che appare più frequentemente nel tuo libro. Nel capitolo 19 ‘I portali di pietra dei palazzi rinascimentali genovesi’, affermi che il centro storico cittadino è poco noto: secondo te dove risiede il motivo?

R: Questa domanda mi dà l’opportunità di spiegare una sensazione più intuitiva che altro, avuta sin da bambino e riferibile alla grande diversità nella fruizione della storia delle Repubbliche marinare. Se  per esempio si parla e si visita Venezia, è difficile non identificarne quasi immediatamente i suoi confini e si trovano con facilità tutti i tasselli della sua storia. Visitando Venezia si sente il profumo della sua storia passata che entra immediatamente nel sangue. Per Genova questo non succede o meglio non mi succedeva. Ho dovuto studiare a fondo la sua storia sui libri, identificarne i luoghi, lasciarmi attrarre dal desiderio di riviverli nell’immaginazione, per sentire anche per Genova quella magia della risurrezione storica che per Venezia è meno problematica.

D: In un libro, dovendo mettere la parola fine, si ha sempre la sensazione di non aver detto tutto, che ancora molto sia rimasto fuori. Se tu potessi aggiungere una storia che conosci, quale avresti messo?

R: Un’infinità! Infatti vi sono altri due miei libri in fase di redazione… ma non vi dico ancora i titoli! Nei precedenti, manca ancora una descrizione sul tema dei vecchi mercanti genovesi per esempio, o su alcune interessanti e intriganti storie risorgimentali… ma mi fermo qui, perchè la lista diverrebbe  “mooooolto” lunga!

D:I tuoi progetti immediati e quelli prossimi futuri?

R: Per temi sulla Liguria ho già anticipato, ma molti altri progetti sono in cantiere, coma la biografia sul compositore piemontese che scrisse la Marcia Reale, inno del Regno d’Italia per più di cento anni e del quale ho già avuto la soddisfazione di vedere rappresentata una mia sceneggiatura teatrale, poi un testo sui misteri dei castelli piemontesi, il proseguimento del mio primo romanzo “La Stele “ sulla saga della discesa di Annibale dalle Alpi o ancora la pubblicazione di alcuni miei racconti sui caffé storici torinesi e altri due romanzi in cantiere… ma anche su questo argomento la lista diviene lunga e preferirei fermarmi qui.

                                                     

 D:E noi rispettiamo la tua volontà, augurandoti 'In bocca al lupo!' per i tuoi progetti e molte grazie per la tua disponibilità!

 

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                                                                   Settembre '09