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               LA PIEVE DI SANTA MARIA AD LAMULA  

               SACRE GEOMETRIE, SIMBOLI E CULTI PAGANI

                (di Claudia Cinquemani Dragoni)

                                         

 
 


 

 

La Pieve di Lamula si trova sul versante occidentale del Monte Amiata poco distante dal Paese di Montelaterone ai margini di un castagneto secolare che già nell’anno 892 fu teatro di un florido mercato sabatino soppresso poi nel 1264. La chiesa è nominata per la prima volta in una copia di un Privilegio dell’Imperatore Ludovico II, come “cellam S.Mariae ad Lamulas”. Nel 1027 Corrado II conferma al Monastero di S.Salvadore la “curtem et plebem S. Mariae in Lamula cum castrum in Montelatronum”. Nel 1264 un incendio distrugge l'edificio che viene ricostruito nel 1268 ad opera forse di quel “Paganuccius” del quale fa menzione l’iscrizione latina posta su una colonna all’interno della Chiesa.

Nel tempo alcuni rifacimenti  grossolani e di dubbio gusto architettonico, realizzati a seguito di crolli ed instabilità della struttura, privano la Chiesa di gran parte dello stile originario.

Le pareti interne dell’edificio vengono rivestite di intonaco, il pavimento viene rialzato ed aggiunto un altare in stile barocco. La facciata viene interamente ricostruita alla fine del secolo scorso nello stile di altre Pievi Toscane del Mugello e della Garfagnana.

La torre campanaria viene ricostruita “trovandosi in origine quadrata e di struttura gotica sbassata”.

Nel Novembre dell’anno 1935 il sacerdote Nello Tiberi che ha in cura la Chiesa, dà notizia alla Soprintendenza ai Monumenti di Siena, dell’inizio dei lavori di ripristino dello stile originario e del consolidamento delle parti in degrado. Le pareti vengono liberate dall’intonaco che le ricopriva rivelando due finestre a monofora e una porta con architrave scolpito e lunetta affrescata. Viene abbattuto l’altare barocco e ribassato il pavimento del transetto fino a portare alla luce le basi delle colonne.

 

       
   


Sono ricostruite quasi interamente due delle tre absidi e consolidate le colonne e i  piedritti. Alcuni storici sostengono che in Lamula tra l'anno 1267 e l'anno 1270, sostarono i Cavalieri Templari che si adoperarono per il restauro della Chiesa devastata dall'incendio.

In effetti all'interno dell'edificio si notano alcune croci cerchiate ed una croce linguata scolpita su una pietra, posta al centro dell'altare principale reinserita capovolta rispetto alla sua naturale posizione. Pare piuttosto che l' edificio sia stato un luogo di sosta “materiale e spirituale” più che una Chiesa Templare vera e propria. In effetti non esiste al momento alcun documento conosciuto che attesti l'appartenenza di Lamula all'Ordine del Tempio. La vicinanza alle principali vie di Pellegrinaggio e di Commercio del Medioevo potrebbe invece aver favorito soste di fortuna per i membri di questo importante e affascinante Ordine.

L'interno della Chiesa è suddiviso  in tre navate separate da colonne a struttura circolare e quadrata che sorreggono la copertura a capriate lignee. L’accesso al presbiterio è segnato da due pilastri sui quali si appoggiano gli archi di sostegno della copertura delle tre absidi con le quali termina la Chiesa. L'edificio misura  circa 16,20 m. di larghezza , 24,90 m. di lunghezza e contiene il Numero Aureo come in uso nelle maestranze medioevali.

E’ in sezione Aurea il rapporto tra la larghezza complessiva della Chiesa e la lunghezza dal portale all’abside centrale. La proporzione presenta un leggero errore a causa delle modifiche effettuate alle absidi quando furono ricostruite.

Entrando all’interno della Pieve di Lamula, lo sguardo è catturato dal secondo pilastro in sezione circolare posto alla sinistra della navata centrale. Una serie di bozze di trachite nera disposte a spirale, crea un contrasto cromatico con il resto della pietra grigia di cui è costituito gran parte dell’edificio. La colonna è posta a sinistra che è anche il lato Nord della Chiesa, la parte del Tempio dove le tenebre si trattengono per la maggior parte del tempo.

                                                
« Aquilo diabolus vel homines infideles aut mali; Auster Spiritus Sanctus, calor fidei ». La colonna della Pieve in Lamula è  una indicazione per il fedele, la sua funzione simbolica è la spirale quadrata, rievocazione del labirinto. Simbolo di ascesa e discesa,  passaggio da un livello inferiore ad un altro di natura più elevata è transizione da materia a non materia, da dimensione fisica a spirituale.

Essa ci indica anche lo svolgimento delle sequenze plastico scultoree presenti nella chiesa : i motivi si “leggono” da sinistra verso destra, seguendo il moto apparente del sole, in senso opposto rispetto a Sant Antimo che essendo provvista di deambulatorio aveva l’esigenza pellegrina di percorrere gli absidi girando in senso antiorario intorno alla cripta che custodiva le Sacre Reliquie.“La colonna che fa da mediatore fra la base del tempio e il soffitto cioè fra il cielo e la terra , assolve questo compito ermetico e magico di conciliazione geometrica fra razionale e irrazionale con le sue proporzioni, i suoi ritmi”.

Andrè Belizar  per primo scoprì che ogni forma geometrica è influenzata dal magnetismo terrestre e che una volta catturata, subisce una deformazione in base alla specifica forma geometrica che essa incontra. Tutto ciò che ha forma capta dall’ ambiente energia e la cede sotto forma di vibrazioni di natura elettromagnetica.

La colonna quindi è l’Axis Mundi ma anche l’albero le cui radici profonde accolgono il flusso energetico sotterraneo. Il capitello a sua volta espande la sua “chioma” verso l’alto attingendo le energie del Cosmo.

Nella monofora dell'abside destra della Chiesa si sviluppa un fregio a zig zag nella  forma di arco detto“angioino”

       
   
 


 

A Saint Junien nel Limosino è raffigurato un uomo nudo che percorre il fregio in ginocchio. Esso esprime quindi l'equivalente plastico del labirinto delle Cattedrali, metafora della strada lunga e penosa attraverso la quale si perviene alla meta
Tra gli apparati plastici inseriti all’interno della Chiesa, sono evidenti delle incongruenze stilistiche che permettono di ipotizzare la presenza di elementi provenienti da una cella primitiva, fatto peraltro molto frequente nel Medioevo. Solitamente si conservavano pietre dell’edificio originario che venivano inserite in seguito nella nuova Chiesa. Generalmente venivano scelte delle pietre incise o scolpite e alcune erano poste capovolte a significare la semina del Sacro, per questo venivano chiamate “Pietre Seme”. Un capitello presenta  due volti diversi : uno scolpito sullo stesso materiale del resto del capitello, il secondo eseguito su altro materiale con dimensione e stile diversi.

Proprio questo volto rammenta caratteristiche simili ai volti celtici dei quali vi sono esempi  tra gli oggetti di metallo del periodo di La Tène, tra le maschere di Manerbio e quelle rinvenute in Boemia caratterizzate da lineamenti immobili, volutamente stilizzati con naso triangolare e  labbra strette. Al di sopra dei volti vi sono due motivi a ricciolo spiraliforme.

In rapporto al naturalismo, all’idealismo e al realismo dell’arte greca, lo stile degli elementi plastici presenti nella Pieve ad Lamula, appare tutto l’opposto: irrealismo, astrazione, innaturalità delle immagini. Caratteristiche che offrono spunto alla critica  che tende a definire questo genere architettonico come il  frutto di un  “Romanico Toscano Minore”,pessima imitazione delle più note testimonianze del Romanico Lombardo, privandolo così  di un’individualità propria che invece deve assolutamente primeggiare come testimonianza del passaggio e della permanenza nella nostra terra di culture transalpine e orientali i quali culti sono stati tramandati nella tradizione popolare.

Il capitello del semipilastro addossato alla parete terminale a sinistra presenta due teste d’Ariete.

Ritroviamo  tale simbolo nella ceramica Hacilar risalente al II - IV millennio a.C. Simbolicamente si associa al numero 3 ed assume significato di abbondanza e prosperità. Spesso si legano all 'ariete le immagini di serpenti, le linee parallele multiple, le scacchiere che sono anche attributi della Dea Madre. Il Dio germanico Thor è in relazione con l’Ariete, come anche il Dio egizio Khnum e il suo successore  Giove -Ammone.

Ermes greco viene ogni tanto rappresentato come Dio dei pastori o portatore d’ariete (Krioporos).

I due capitelli che si trovano a lati dell’altare recano scolpiti due cavalieri che combattono contro le  fiere.

Nel capitello di sinistra a lato del cavaliere si può osservare un “giocoliere” rappresentazione frequente nel romanico. Secondo alcuni autori i giocolieri rappresentavano  nel Medioevo il peccato del mondo esterno e pertanto era loro vietato l’ingresso nelle chiese e venivano sepolti in luoghi sconsacrati. Il giocoliere di Lamula, afferra la lancia che il cavaliere brandisce per allontanare la belva simbolo del male e volta lo sguardo verso il Nord regno delle tenebre.

Il capitello alla destra presenta accanto al cavaliere un piccolo cane posto nel lato superiore destro. Il carattere di questa rappresentazione dove l’animale è di piccole dimensioni e disposto al di sopra del protagonista della scena, è simile all’arte celtica come riscontriamo per esempio nel Calderone cultuale di Gundestrup.

Un capitello mostra un quadrupede che per la sua particolare forma è stato paragonato ad un rilievo presente in una chiesa romanica dell’Alvernia.

Intrecci celtici fanno da cornice all’architrave posto sopra la porta  che si trova lungo  la navata sinistra.

Al di sopra dell’architrave è collocata una lunetta affrescata che reca dipinti due simboli. Uno di essi rappresenta il fiore della vita inscritto in un cerchio con i suoi sei petali separati da piccole sfere.

L’altro rappresenta un cerchio all’interno del quale, lungo tutto il suo diametro sono riprodotti otto piccoli cerchi uguali attorno ad un nono cerchio centrale. Ritroviamo gli stessi simboli incisi nella pietra, sul portale laterale del Duomo di Sovana. Tra i due simboli trovano spazio due graffiti: un monte a sette colli sovrastato da una croce templare inscritta in un cerchio.

I capitelli dei due piedritti dai quali prende l’avvio l’impianto absidale, presentano dei motivi plastici di particolare interesse simbolico. In uno di essi è scolpito un motivo ad intreccio vimineo sormontato da foglie d’acqua e sfere frequente anche in Sant Antimo.

La foglia d’acqua o “palmetta” si ispira all’arte egizia - copta ed assume la valenza di acqua. Tale concetto è amplificato dal motivo ad intreccio che ricorda vagamente una scacchiera, simbolo delle acque dispensatrici di vita.

Visitando per la prima volta la Pieve, mi ricordai le parole dello storico Mircea Eliade:”Prima che i muratori depongano la prima pietra, l'astronomo mostra loro il punto dove deve essere collocata e questo punto deve trovarsi sopra il serpente che sostiene il mondo. Il capo muratore affila un picchetto e lo introduce nel suolo, esattamente nel punto indicato, con lo scopo di immobilizzare la testa del serpente...”.In effetti la Pieve pare che  sorga proprio sul “serpente” la cui forza e valore simbolico  regnano sul luogo.

In un pilastro infatti, è rappresentato un serpente le cui spire formano tre anse  sovrastate da un motivo a tre nastri che si incrocia tre volte a formare quattro “mandorle”.

Il serpente che con le sue spire disegna tre spazi, è in stretta relazione con il Rito del Battesimo.Anticamente il neofita veniva immerso tre volte nell’acqua a significare i tre giorni della deposizione di Cristo nel sepolcro.In altro modo si praticava il triplice esorcismo per mettere in fuga il Demonio utilizzando acqua benedetta.  Il serpente è  attributo della Dea Madre e legato alle acque sotterranee che scorrono al di sotto dell’edificio Sacro.In effetti il nome “Lamula” deriva da piccola Lama o corso d’acqua. Poco distante corre nel suo letto il fiume Ente che scaturisce tra le rocce trachitiche ad occidente del Monte Amiata e alla destra della Pieve sgorga una fonte detta “del Diavolino”.

 

 
 


 

Nel suo significato esoterico il serpente trasmette tramite il suo soffio il dono dell’Ascolto e della Conoscenza,l’Ar-got, il “linguaggio degli uccelli”.Dall’antico Egitto  fino al mito di Melampo verrà poi assorbito dalla religione cristiana nel rito dell’ Effetà presente ancora oggi nel Battesimo mantenendo così tale soffio portatore di Conoscenza  indissolubilmente legato all’acqua. Sul Monte Amiata come in tutta la Toscana sopravvive ancora oggi la leggenda del Serpe Regolo (da regulus =piccolo re) che provvisto di ali si pone a guardia delle fonti, reminiscenza  di antiche leggende di origine germanica dove il serpe-drago accumula oro e preziosi nelle viscere della terra.

Nel pilastro di Lamula al di sopra del Serpente è scolpito il triplice nastro che forma quattro spazi che ricordano il numero della Terra.L’accostamento tra nastro e serpente significa la progressione dal quattro al tre, dalla terra al cielo, dal corpo allo spirito.Autorevoli studi antropologici mettono in evidenza come il Culto Ofitico sia una costante di tutte le culture indigene. Per i nativi americani e gli Indù esso è associato al potere del Sole. Il Grande Manitù, il Serpente del Tuono è un serpente cornuto associato all’elevazione dello spirito e all’eternità, corrispettivo dell’Energia Kundalini.Così ritroviamo il serpente tra le pratiche sciamaniche dei consumatori di ayahuasca dell’Amazzonia e tra gli aborigeni australiani che ritengono che la Creazione della Vita sia opera di un personaggio cosmico legato alla fecondità universale, il Serpente Arcobaleno, i cui poteri erano simboleggiati dal cristallo di quarzo.

I Desana del Rio delle Amazzoni similmente associano l’anaconda cosmico, creatore della vita con il cristallo di rocca divino. I sedici libri di Chilam Balaam ricordano l’arrivo nello Yucatan, in tempi antichi, di uomini bianchi biondi e barbuti. Erano guidati da Itzamna che donava la vita ai defunti. Essi si facevano chiamare Chanes ovvero Serpenti e veneravano  il Crotalo chiamato Ahau Can detto “Gran Signore Serpente”. Il suo simbolo era una serie di rombi attraversati da una croce. La setta degli Ofiti adoratori del Serpente sosteneva che l’uomo nato da uovo di serpente, replicasse l’Universo. Il nostro intestino richiama la forma dell'animale; da qui il significato simbolico di labirinto e l’osservazione delle viscere a scopo divinatorio. I Sethiani chiamavano “Serpente” il potere Creatore che plasma sibilando tramite la vibrazione sonora, il Logos. I culti orfici sviluppatisi in Grecia nel V-VI sec.  a.C. asserivano che in principio esisteva solo la notte che prendendo forma di vento, divenne il Serpente Ofione che unitosi all’Oscurità generò l’Uovo Primordiale. Gli Ofiogeni, antica popolazione dell’ Ellesponto si consideravano discendenti di un rettile unitosi con la regina Alia così come gli Ateniesi che si consideravano  discendenti del serpente Cecrope.

La civiltà minoica adorava una Dea che stringeva ambo le mani due serpenti. Il serpente era anche attributo di Asclepio che alla morte venne assunto in cielo trasformandosi nella costellazione di Ofiuco.Il culto del serpente sopravvive ancora oggi in Tanzania, nel New Mexico e anche in Italia a Cocullo dove a ricordo di un tributo alla Dea Angizia, la statua di San Domenico, viene avvolta da serpenti vivi.

Un altro simbolo interessante presente in Lamula è una piccola lepre scolpita su un capitello. E' uno dei simboli della Dea nordica Eostre e fu menzionata per la prima volta dal Venerabile Bede monaco e storiografo, nel suo De Temporum Ratione (679-735), dove fu messa in relazione alla primavera e alla fertilità dei campi. Il Grimm, noto studioso di mitologia nordica, nel suo Teutonic Mythology descrive Eostre come una divinità pagana portatrice di fertilità e la collega alla luce dell’Est e in particolare all’Equinozio di Primavera che era chiamato dai popoli celti “Eostur-Monath” e successivamente “Ostara” (Ishtar?).La lepre è scelta oltre che per le sue doti riproduttive, anche perché sulla Luna simbolo astrale del femminino sacro, sarebbe percepibile l’immagine di una lepre.

Ciò che nei rituali sacri è andato perduto, come spesso accade, sopravvive nelle tradizioni ed è così che nel caso della Pieve ad Lamula permane una ricorrenza dal sapore pagano.La prima domenica dopo la Pasqua si festeggia la Festa della Pina  che in passato si celebrava il primo giorno di Maggio che era anche il mese sacro a Maia,  madre di Mercurio e sposa di Vulcano. I ragazzi per questa ricorrenza dichiarano il loro legame d’ amore alla comunità, recando un bastone sul quale svetta una pina, mentre le ragazze ricambiano il dono con “il corollo”: una ciambella dolce.

Il Bastone con la pina infilzata è un evidente richiamo ai culti dionisiaci. Il Tirso attributo di Dioniso è infatti un bastone sulla cima del quale si trova un un ramoscello di sempreverde:pino, pigna, vite, edera. L' evidente emblema sessuale maschile si intreccia con quello femminile rappresentato dal dolce a forma di ciambella recato in dono dalle ragazze. La pina come frutto di un albero di conifera, simbolo isiaco di fecondità e resurrezione, rinnova il legame con  il culto di Attis che eviratosi sotto un pino fece dal suo sangue germogliare le viole.

La stessa data del Primo di maggio che era anche la Festa celtica di Beltane rimanda ai culti delle acque e del serpente. Il primo maggio si celebrava il culto di Beleus (l'Apollo celtico) Dio solare e Guaritore. Il suo Tempio era presso la fonte curativa di Sainte Sabine di Borgogna dove si recavano i pellegrini ammalati.

Dal 28 Aprile fino al 3  Maggio si svolgevano nell'Antica Roma i Florales istituiti fin dal 238 a.C.  in onore di Flora che Ovidio designa con il nome di Flora-Chloris, ossia la “Verde”che presiede alla cura delle erbe. La notte del 1 maggio, si venerava  anche Bona Dea collegata ad Angizia, Dea dei Marsi e patrona dei serpenti.

Nel silvano Regno amiatino l'Acqua e il Serpente, la Vita e la Conoscenza  si fondono così in Eterno abbraccio nella Pieve di Lamula.

 

FONTI:

Le chiese di Arcidosso e la Pieve in Lamula      Carlo Prezzolini  ed. Periccioli- Siena

Romanico nell' Amiata                                  Gabbrielli – Moretti  ed. Salimbeni-Firenze

Il Serpente e la Sirena                                        Silvio Bernardini  ed  DonChisciotte

Il mistero dei Druidi                                                 Jean Markale  ed Sperling Paperbook

Celti                                                                   Paul Marie Duval  ed Rizzoli

Dizionario della mitologia Celtica                         Miranda Green  ed Bompiani

Lessico dei Simboli Medioevali                                     Beigbeder ed. Jaca Book

 

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