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 ASPETTI NON FIGURATIVI NELL'ARTE RUPESTRE DELL'ALTA VALLE BREMBANA

                                                                                             di

                                                                                Adriano Gaspani

                                                               I.N.A.F - Istituto Nazionale di Astrofisica

                                                            Osservatorio Astronomico di Brera - Milano

                                                                        adriano.gaspani@brera.inaf.it

                                                                                      Introduzione

In località Mezzoldo, in alta Valle Brembana, osservando il muretto posto appena fuori di una casa di civile abitazione nela frazione Berer, nella cosiddetta “Curt de la Ca Berer” sono visibili alcune coppelle ed alcune incisioni cruciformi collocabili cronologicamente all’alto Medioevo ed interpretabili come simboli di cristianizzazione, tracciati contro il recrudescente paganesimo diffuso in alta valle, incisi sulle lastre orizzontali di coperture di un muretto, composto di “roccia micascisto” locale comunemente nota in loco con la denominazione di “Sass linguent”, roccia compatta, stratificata, non eccessivamente dura ed elastica che si presta molto bene ad essere incisa. Osservando con attenzione la parete rocciosa situata a Nord della Chiesa di San Giovanni Battista in Mezzoldo, parete sottostante la Strada Provinciale No. 1, si vede che questa roccia, recava, nella sua parte inferiore, una serie di incisioni, a forma di losanga, presumibilmente di origine altomedioevale, ma forse anche collocabili cronologicamente ad epoche di molto antecedenti, che possono essere attribuite a simbologia apotropaica.  Salendo in quota, nella zona degli alpeggi di Azzaredo e Cavizzola, sempre nel territorio di Mezzoldo, esistono alcune aree in cui possono essere rilevata la presenza di monoliti recanti coppelle ed una rilevante quantità di incisioni di tipo non figurativo. Ispezionando la zona la prima cosa che balza all’occhio è che tutti i monoliti, composti da “sass linguent”, sono tutti caratterizzati da una esposizione verso Est o più raramente verso Ovest.  Una delle roccie piu interessanti si trova in località “Pian Val” lungo il sentiero 101 del CAI. Le rocce su cui è possibile reperire le incisioni non sono ubicate esclusivamente a Pian Val, ma anche sui parati alti di Aral, al passo della Porta e alla Forcella Rossa sulla Cima dei Siltri.  La quota è elevata per tutte le zone, intorno od oltre i 2000 metri, più precisamente 1807 mt. per la Casera Azzaredo, 2028 mt. nel caso del Passo della Porta, 2175 mt. nel caso della Cima dei Siltri, 2055 mt. per la Forcella Rossa, 1944 mt. per il Pian Val. Ispezionando la zona si rileva anche l’esistenza tracce di megalitismo alpino che si concretizzano nell’esistenza di pietre disposte a formare numerosi muri concentrici a secco, che racchiudono delle piccole aree dislocate tutte insieme che danno l’impressione di un insediamento temporaneo fortificato in quota, attivo durante un’epoca molto antica.  Le pietre istoriate sono circa 50, ma 18 di esse risultano essere particolarmente interessanti e saranno prese in esame in questa sede.

                                                                   Lastre di micascisto incise ed orientate

Una delle caratteristiche più interessanti delle pietre presenti in quell’area è l’esistenza di 18 lastre piane (slabs) erette in maniera obliqua secondo svariate inclinazioni, istoriate solo sulla faccia superiore, quella che guarda verso il cielo. La tipologia delle incisioni comprende esclusivamente coppelle isolate o raggruppate, talvolta unite da canaletti; in qualche caso la  lastra di pietra è forata. Quello che colpisce è che esse sono, salvo qualche caso, tutte inclinate verso la direzione est. La domanda che sorge naturale è se la collocazione di tali lastre sia naturale e l’intervento dell’Uomo si sia limitato all’incisione oppure esse sono state deliberatamente erette nel modo rilevato.  Nel caso esse fossero state deliberatamente posizionate dall’Uomo allora bisogna porsi la domanda del perché questo possa essere avvenuto.

                                                                                            Rilievo

 A questo proposito è stata eseguita un’analisi statistica sia sulle inclinazioni che sulle orientazioni. Consideriamo un sistema di coordinate tridimensionale in cui un asse sia diretto verso la direzione nord del meridiano astronomico locale, un secondo asse ortogonale al primo sia diretto verso la direzione Est della linea equinoziale ed un terzo asse ortogonale agli altri due, sia diretto lungo la verticale gravimetrica (la direzione del filo a piombo), verso lo Zenith astronomico locale. L’asse di ogni singolo slab rappresenta un vettore la cui direzione è definita da 2 angoli: l’azimut astronomico A* misurato rispetto alla direzione nord del meridiano astronomico locale e l’inclinazione I misurata rispetto al piano orizzontale.

                                                                           Analisi statistica dell'inclinazione

Inizialmente è stata esaminata l'inclinazione I di ciascuna lastra ottenendo per i 18 casi analizzati un valore medio campionario pari a:

                                           _

                                           I = 57°,7 ±  6°,6

La distribuzione pertinente alle inclinazioni è una "t di Student" con 17 gradi di libertà e l'intervallo di confidenza che contiene la vera direzione Io di inclinazione con un livello di probabilità pari al 95% è risultato essere:

 

                                       44°,8 ≤ Io ≤ 70°,6

che conduce ad una probabilità geometrica di rilevare uno slab casualmente inclinato entro l’intervallo di confidenza indicato, pari al 28.6%, quindi con il 70.4% di probabilità le lastre di “sass linguent” sono state deliberatamente disposte dall’Uomo secondo le inclinazioni mediamente rilevate. Tenendo presente che l’inclinazione, in alcuni casi corrispondenti agli “slabs” più pesanti, potrebbe anche essere diminuita a causa di cedimenti del terreno che li sostiene, in virtù del loro peso, l’intervallo di confidenza rilevato potrebbe anche essere un poco maggiore del vero valore che sarebbe stato rilevato se l’analisi statistica fosse stata eseguita su misure ottenute in un remoto passato; questo fa diminuire di un po’ la probabilità di inclinazione casuale, quindi la probabilità di disposizione intenzionale da parte dell’Uomo dovrebbe essere un poco più elevata di quanto risultato dal calcolo e indicato in questa sede.

                                                                       Analisi statistica dell'orientazione

 A questo punto sono state esaminate le orientazioni descritte dall’angolo di Azimut astronomico A* ottenendo per i 18 casi analizzati le seguenti ripartizioni secondo le direzioni cardinali:

                          Slabs allineati verso Nord  : 5,5%

                          Slabs allineati verso Sud   : 0,0%

                          Slabs allineati verso Est   : 77,8%

                          Slabs allineati verso Ovest : 16,7%

Sulla base delle misure effettuate è stato possibile ricostruire la funzione densità di probabilità pertinente al campione di 18 casi disponibili la quale permette di stimare la probabilità di rilevare uno slab orientato entro un dato intervallo di Azimut astronomico.

La funzione densità di probabilità sintetizzata è stata la seguente:

 

                                              2                                          2                                            2

 F(A*) = Bn exp(-(A*/s) ) + Be exp(-((A*-90)/s) ) + Bw exp(-((A*-270)/s) )

                                              

 in cui:  Bn = 0,055 ; Be = 0,778 ; Bw = 0,167 ; s = 23°,57

 

          A* = Azimut astronomico (in gradi) contato da nord positivamente

                  ruotando verso est.

la quale mostra chiaramente che la maggioranza degli slabs risulta orientata entro l’amplitudine ortiva del Sole cioè nel settore dell’orizzonte orientale compreso tra il punto di levata del Sole al solstizio d’estate e quello al solstizio d’inverno, che alla latitudine del monte Azzaredo (j = 46°), va da un azimut astronomico pari a 54 gradi al solstizio d’estate fino ad un azimut pari a 125° al solstizio d’inverno.

                                                                Direzione apparente del punto di levata del Sole

Il Sole a causa della variazione della posizione della Terra nello spazio per effetto del suo moto orbitale, durante il corso dell'anno cambia in modo periodico la posizione dei punti di sorgere e di tramontare sull'orizzonte.  La traiettoria apparente percorsa dal Sole nel cielo varia giornalmente non solo con il variare della data lungo l'anno ma anche in funzione della latitudine geografica dell'osservatore. I punti estremi verso sud e verso nord toccati dalle posizioni di sorgere e tramontare del Sole sull'orizzonte in corrispondenza di una data località  geografica, corrispondono ai giorni dei solstizi, così chiamati perché, in  quei giorni, si ha l'impressione che il punti di levata e di tramonto del

 Sole stazionino in quella posizione estrema per qualche tempo, in quanto essi si muovono molto lentamente. Il punti estremi di sorgere e tramontare in direzione nord-est vengono toccati in corrispondenza della data del solstizio estivo, mentre al solstizio d'inverno i punti di sorgere e di tramontare saranno i più vicini alla direzione sud-est. Ovviamente in corrispondenza dei giorni dell'anno che sono intermedi tra le due date di solstizio le posizioni sull'orizzonte occupate dai punti di sorgere e tramontare saranno a loro volta intermedie tra i due punti solstiziali. Dal punto di vista archeoastronomico le posizioni sulla linea dell'orizzonte del sorgere e del tramontare del Sole in corrispondenza dei solstizi è fondamentale in quanto le testimonianze archeologiche ci suggeriscono quanto

l'uomo delle Età della Pietra, del Rame, del Bronzo e del Ferro tenesse in grande considerazione l'osservazione e la marcatura della posizione di questi punti lungo l'orizzonte naturale locale.

                                                        Probabilità di orientazione secondo una determinata direzione

L’integrazione della funzione densità di probabilità tra i due limiti solari mostra che la probabilità di rilevare uno slab orientato entro l’amplitudine ortiva del Sole è pari allo 86%.  Questo fatto ci autorizza ad ipotizzare con un elevato grado di probabilità che anche l’orientazione degli slabs non sia casuale, ma deliberatamente voluta dall’Uomo, per qualche ragione, verso il settore di orizzonte orientale interessato dal punto di levata del Sole all’orizzonte naturale locale rappresentato dal profilo delle montagne di sfondo visibili i quel luogo.                     

 

                                                             Direzione apparente del punto di levata della Luna

 Non solo il Sole potrebbe essere stato il target astronomico di  orientazione degli slabs, ma anche i punti di levata della Luna durante il suo ciclo di retrogradazione dei nodi, che dura 18.61 anni solari tropici.  L'orbita della Luna interseca quella della Terra in due punti, i nodi, che  sono soggetti al fenomeno periodico della retrogradazione; inoltre l'orbita del nostro satellite naturale è inclinata rispetto a quella Terra di un angolo, chiamato i e pari, in media, a 5°,15. L'Eclittica invece è inclinata rispetto all'equatore celeste di un angolo,  detto e, pari attualmente a 23,5 gradi e lentamente variabile nel tempo oscillando grosso modo da 22° a 24°  in un periodo di 41013 anni. Durante la retrogradazione può accadere che, ad una certa epoca, il nodo  ascendente vada a coincidere con la posizione del punto Gamma, cioè il punto di intersezione tra l'equatore celeste e l'eclittica, corrispondente alla posizione del Sole nell'istante dell'equinozio di primavera. In questo caso avviene che la Luna, muovendosi lungo la sua orbita, può raggiungere il punto di massima distanza angolare al di sopra dell'equatore celeste, cioè la sua massima declinazione boreale geocentrica, la quale sarà pari a D=(+e+i) vale a dire 28°,6 gradi. Questo fenomeno è avvenuto l'ultima volta il giorno 15 settembre del 2006. In quel giorno la Luna, in un dato luogo, sorgerà molto a nord, più a settentrione rispetto al punto di levata del Sole al solstizio d'estate  durante il quale l'astro diurno arriva ad avere una declinazione pari solamente a D=+e.  La Luna allora si dice essere al "lunistizio superiore" e il suo punto di levata all'orizzonte astronomico locale è detto punto d'arresto superiore L'azimut, di levata della Luna, contato dalla direzione nord del meridiano astronomico locale muovendosi positivamente ad est, allora assumerà il minimo valore consentito durante il ciclo di 18, anni.  Questo valore dipenderà anche dalla latitudine del luogo di osservazione e sarà numericamente tanto minore, maggiormente il luogo di osservazione si avvicina al polo nord della Terra. Quando la Luna si trova al lunistizio estremo superiore e quindi il suo punto di levata all'orizzonte astronomico locale è posizionato al punto d'arresto superiore, allora quella notte l'astro culminerà molto alto e passerà al meridiano alla sua massima altezza. Mezzo mese draconitico dopo, avendo la Luna percorso metà della sua orbita, essa si troverà nella posizione opposta per cui la sua declinazione raggiungerà il minimo valore possibile pari a D=(-e-i), raggiungendo il lunistizio estremo inferiore, quindi -28°,6, ragionando con i valori attuali (anno 2009) di e ed i. Appare allora evidente che il suo punto di levata sull'orizzonte astronomico sarà spostato più a sud del punto di levata del Sole al solstizio d'inverno Tale punto sarà quindi indicato, anche lui, col nome di punto d'arresto superiore in quanto la declinazione della Luna è massimamente negativa e il punto di levata è quello di massimo azimut consentito per una determinata latitudine geografica. In quella notte particolare la Luna sorgerà nella direzione sud-est, rimanendo però molto bassa sull'orizzonte durante il suo movimento nel cielo e tramonterà in direzione sud-ovest. I punti di tramonto degli astri sono simmetrici ai punti di levata rispetto alla linea del meridiano astronomico locale quindi quando la Luna sorge a nord-est tramonterà a nord-ovest e quando sorge a sud-est tramonterà a sud-ovest. A questo punto appare di notevole interesse prendere in esame contemporaneamente sia la posizione del Sole e quella della Luna e fare alcune considerazioni.  In questo caso si rileva che se l'epoca in cui la Luna è al lunistizio superiore (massima declinazione) in coincidenza con il solstizio estivo, allora l'astro deve giungere in questo particolare punto della sua orbita alla fase di Luna nuova e quindi, mezzo mese dopo essa giunge invece alla sua minima declinazione poco prima del plenilunio. Nel caso il lunistizio superiore coincida con il solstizio invernale, allora la Luna raggiungerà la sua massima declinazione quando è piena e mezzo mese draconitico dopo, al lunistizio estremo inferiore, (minima declinazione) poco prima del novilunio.  Dopo 9, anni, poichè la linea dei nodi ha retrogradato di 180°, il nodo ascendente coinciderà con il punto di Libra, opposto a quello d'Ariete. In questo caso la Luna si troverà ai lunistizi intermedi, cioè la massima e la minima declinazione raggiungibili saranno rispettivamente D=(e-i) e, mezzo mese draconitico dopo, D=(-e+i), cioè rispettivamente 18°,3 gradi sopra e 18°,3 gradi sotto l'equatore celeste.  Quando la declinazione della Luna vale D=(e-i) l'astro sorgerà in corrispondenza di un punto dell'orizzonte astronomico locale posto più a sud rispetto al punto di levata del Sole al solstizio d'estate, ma più a nord rispetto al punto di levata dell'astro diurno agli equinozi. Mezzo mese draconitico dopo, la declinazione raggiunta dalla Luna sarà pari a D=(-e+i) e quindi il suo punto di levata, all'orizzonte astronomico locale, sarà intermedio tra le posizioni della levata solare equinoziale e quella solstiziale invernale. Queste due particolari posizioni vanno sotto il nome di punti d'arresto inferiori. Appare allora molto evidente che nel passaggio tra le declinazioni D=(e-i) e D=(-e+i), l'escursione dell'altezza della Luna nel cielo durante il mezzo mese draconitico è consistentemente minore di quella che si rileva quando l'astro è posto alle declinazioni massime. Anche la Luna quindi mostrerà un'amplitudine ortiva, sull'arco orientale dell'orizzonte astronomico locale, che però sarà un po’ più ampia di quella descritta dal Sole. Alla latitudine del monte Azzaredo, gli estremi dell'amplitudine ortiva della Luna variano da 46°,2 a 134°,2 nel periodo dei lunistizi estremi superiori, riducendosi, 9,3 anni dopo ad un intervallo che si stende da 62°,9 a 117°,4 gradi.

                                                                            Probabilità di orientazione astronomica

La probabilità di rilevare casualmente uno slab orientato entro l’amplitudine ortiva del Sole vale 19,4%, mentre la stessa probabilità nel caso della Luna vale 24,4% in corrispondenza del periodo lunistiziale superiore, mentre appena il 15,1% in corrispondenza del periodo lunistiziale inferiore, 9.3 anni dopo. La probabilità di rilevare casualmente 14 slabs orientati entro l’amplitudine ortiva del Sole, su 18 totali, vale circa 1 su 7 milioni; simili valori si registrano nel caso della Luna.  Appare evidente che anche l’orientazione delle lastre coppellate, al pari dell’inclinazione, non è casuale, ma deliberatamente voluta dall’Uomo.

                                                                                            Quale target astronomico?

Ciascun target astronomico prevede una ben definita funzione densità di probabilità teorica che può essere costruita sulla base della frequenza con cui, nel tempo, ciascun astro si presenta a sorgere sulla linea dell’orizzonte astronomico locale. Il passaggio dall’orizzonte astronomico a quello naturale locale modifica, ma in maniera poco rilevante tale funzione.  Il confronto tra le funzioni densità di probabilità teoriche pertinenti al Sole, alla Luna, alle stelle e ai pianeti visibili ad occhio nudo, con la corrispondente funzione densità probabilità sperimentalmente ottenuta per le orientazioni degli slabs può aiutare a stabilire con un elevato livello di probabilità quale possa essere stato il target astronomico verso cui le lastre di pietra sono state orientate e quindi, entro certi limiti, è possibile stabilire anche quale sia stato il criterio di orientazione che è stato applicato. L’analisi statistica ci mostra che le lastre coppellate sono state deliberatamente orientate applicando un criterio astronomico, ma allo stato attuale delle conoscenze non è possibile discriminare tra i punti di levata del Sole e della Luna quale target preferenziale, anche se probabilmente il Sole potrebbe essere più probabile della Luna.  È ragionevolmente possibile che entrambi gli astri possano essere stati il target astronomico di orientazione delle lastre di “sass linguent” che mostrano la presenza di coppelle, mentre è però possibile escludere completamente un criterio di orientazione diretto verso i punti di levata delle stelle più luminose visibili ad occhio nudo, oppure quelli di pianeti visibili ad occhio nudo in quanto in questi casi la funzione densità di probabilità teorica risulta essere molto diversa da quella   sperimentalmente osservata per gli slabs degli alpeggi di Azzaredo e Cavizzola.

                                                    Qualche ipotesi sull'arte rupestre non figurativa brembana

Rimane ora da chiedersi il perché della presenza di manifestazioni di arte rupestre non figurativa a quote così elevate in alta Valle Brembana.  Sulle montagne della Val Brembana riaffiorano spesso numerosi segni arcaici dell’antica religiosità popolare appartenenti alla cultura dei pastori che sin dall’antichità salivano a quote anche molto elevate (oltre 2000 metri) per condurre, durante la stagione estiva, i loro greggi al pascolo.  Questi segni arcaici di carattere religioso sono per lo più coppelle e incisioni canaliformi che connettono le coppelle le quali trovano similitudini sulle rocce poste soprattutto nella vicina Valtellina per cui si potrebbe essere indotti a ritenere che sia esistito un possibile influsso Valtellinese sulle alture brembane, senza escludere tuttavia la possibilità di una diretta testimonianza portata ad alta quota dai pastori degli insediamenti delle valli bergamasche che vi salivano col proprio gregge durante l’estate. In realtà sia il versante bergamasco che quello valtellinese delle Prealpi Orobiche fecero parte, sin dalla più remota antichità di un’unica e identica area culturale alpina caratterizzata da credenze, riualità e consuetudini comuni. Sul versane bergamasco esistono tracce di arte rupestre non figurativa, già note da tempo, a Mezzoldo, in Valbrembana, presso la cosiddetta “Curt de Cà Berer” dove su lastre di micascisto, detto localmente “linguent”, che ricoprono il muretto della medesima corte, si trovano incise coppelle con segni cruciformi e incisioni canaliformi che potrebbero risalire all’alto Medioevo, ma le coppelle anche ad epoche decisamente antecedenti.  Recentemente, nell’area di Mezzoldo, sono state scoperte altre interessanti coppelle collegate da canaletti, tracciate su alcuni grossi massi di “sass linguent”, richiamo importante che induce a estendere la ricerca ad altri luoghi brembani che potrebbe fornire interessanti risultati positivi, come è già stato messo in evidenza in passato da A. Gaspani ai Piani dell’Avaro (1762 mt.) e dintorni in cui è anche presente una rilevante traccia di magalitismo alpino, in cui appaiono codificate linee astronomicamente significative prevalentemente di tipo lunare.  Di questi segni arcaici sinora non sembra che si sia trovata altra spiegazione, su cui concordi la maggioranza gli autori, che quella di ravvisare in essi le vestigia di un culto e di una ritualità arcaica le cui radici risalgono, con grande probabilità, all’età del Ferro e quindi appartenute all’area celtica e celto-retica, in epoca antecedente alla romanizzazione delle valli bergamasche, di cui però fino ad ora non è stato possibile trovare reperti archeologici significativi capaci di fare luce su quel periodo in cui le valli bergamasche furono classificate dai Romani semplicemente come “Gens attributa”, a differenza di altre aree definite “Gens censita”. La possibile e molto spesso evidente, connessione con l’osservazione del cielo e dei suoi fenomeni è un aspetto molto importante di questa antica religiosità alpina i cui aspetti, almeno alcuni di essi, sono ancora presenti nelle usanze e nelle tradizioni della gente della Valle Brembana.

 

                                                                                            Bibliografia:

A. Gaspani, 2000, “Archeoastronomia, Astroarcheologia, Paleoastronomia” AD QUINTUM, No.6, Novembre 2000.

A. Gaspani, 2001, “I Barec del Monte Avaro, semplici recinti per pastori?”, Terra Insubre, No.18, pg.14, Maggio 2001.

A. Gaspani, 2002, “Il rilevamento e la georeferenziazione dei massi coppellati mediante tecniche satellitari GPS” Preatti Convegno “Coppelle e Dintorni”, Cavallasca (Como), 28-29 Settembre 2002.

A. Gaspani, 2002, “Massi coppellati e strutture megalitiche in Alta Valle Brembana”, Preatti Convegno “Coppelle e Dintorni”, Cavallasca (Como), 28-29 Settembre 2002.

A. Gaspani, 2003, “Il rilevamento e la georeferenziazione dei siti di arte rupestre mediante tecniche satellitari GPS”, Archeologia Africana, 8, 2002, pag. 55-61.

 

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                                                                                  Maggio '09