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                 PREPARANDO IL CICEONE: LA VISIONE DEI MISTERI ELEUSINI

                                                                                          (di Gianluca Toro)



Tra il XV secolo a.C. e il IV secolo d.C., ad Eleusi, nei pressi di Atene, erano celebrati riti sacri noti come “Misteri Eleusini”, dedicati a Demetra, dea del grano e dell’agricoltura e legata al ciclo della vita e della morte (samorini g., 2000). La partecipazione era aperta a tutte le persone, purché parlassero la lingua greca e non si fossero macchiate di un omicidio non espiato. I Misteri erano distinti in Piccoli e Grandi.

I Piccoli Misteri si svolgevano nel mese di Antesterione (Febbraio), in un tempio di Demetra e Persefone ad Agra, sobborgo di Atene. I partecipanti erano sottoposti a cerimonie purificatrici e bevevano un’ “acqua” ispiratrice e una bevanda narcotica. Al termine dei Piccoli Misteri, l’iniziato acquistava il titolo di mystes. L’iniziazione ai Piccoli Misteri permetteva di intendere i fondamenti dei Grandi Misteri e di prepararsi ad essi.

I Grandi Misteri si tenevano sei mesi dopo, nel mese di Boedromione (Settembre-Ottobre), ad Eleusi, per la durata di 9-12 giorni. I partecipanti dovevano mantenersi casti, digiunare per un certo periodo durante il giorno, prima delle celebrazioni, e seguire una dieta particolare durante il rito vero e proprio. Il rito si svolgeva nella parte più interna del tempio di Eleusi, il telesterion, che poteva contenere fino a duemila persone. Qui, gli iniziati assumevano una bevanda sacra nota come “ciceone”, composta da acqua, orzo e menta. Durante le celebrazioni, si rappresentava il viaggio dell’iniziato agli inferi e si vedevano simboli ed apparizioni che lo ponevano in uno stato particolarmente ricettivo. Il momento culminante era il passaggio dall’oscurità alla luce, quando si potevano contemplare gli “oggetti sacri”. Si trattava di una vera e propria esperienza estatica che trasformava gli iniziati in “appartenenti al novero degli dei”; in definitiva, il significato dei Grandi Misteri era quello di comunicare un messaggio di vita e di speranza. Al termine, l’iniziato acquistava il titolo di epoptes, cioè di colui che ha “visto”.  

 

La storia dei Misteri Eleusini terminò con l’emanazione dei decreti dell’Imperatore Teodosio, il quale dichiarò il Cristianesimo religione di stato. Nel 396 d.C., il santuario di Eleusi fu distrutto dai Goti di Alarico.

Ciò che realmente avveniva all’interno del telesterion è rimasto coperto dal più assoluto segreto per quasi duemila anni; chi lo avesse rivelato rischiava la morte. In ogni caso, esiste sicuramente una relazione tra l’assunzione del ciceone e l’esperienza visionaria che ne seguiva e nel corso degli anni diverse sono state le ipotesi circa l’utilizzo di una qualche sostanza allucinogena all’interno dei Misteri Eleusini.

Nel 1956, l’etnomicologo americano R.G. Wasson accennò alla possibilità che lo studio del culto dei funghi allucinogeni in Messico (a cui si dedicava in quegli anni) avrebbe potuto condurre verso la soluzione dei Misteri Eleusini (wasson r. g., 1961).

Negli anni ’60, lo scrittore inglese R. Graves ipotizzò inizialmente la presenza nel ciceone dell’agarico muscario, il fungo Amanita muscaria, i cui principi attivi sono rappresentati dagli alcaloidi isossazolici acido ibotenico e muscimolo. Egli si basò sull’analisi di un bassorilievo del V secolo a.C. proveniente da Farsalo, che rappresenta Demetra e Persefone, con quest’ultima che tiene in mano un possibile fungo (graves r., 1960). Questa fu anche la prima ipotesi di Wasson (samorini g., 2000).   

Sempre negli anni ’60, Graves sostenne che l’uso di A. muscaria sarebbe stato abbandonato a favore di un'altra specie di fungo psicoattivo di più semplice impiego, per esempio il Panaeolus papilionaceous (graves r., 1960; 1984; 1992). Sulla base del bassorilievo di Farsalo, lo stesso Wasson pensò alla possibile presenza di funghi del genere Psilocybe o Panaeolus, contenenti come principi attivi gli alcaloidi indolici psilocibina e psilocina (samorini g., 2000). Questa è l’ipotesi psilocibinica.

In Grecia, almeno attualmente, non esiste una grande varietà di specie psilocibiniche e quelle presenti sarebbero poco potenti (specie di Panaeolus) (zervakis g., dimou d., balis c., 1998). Si tratta di specie sono poco consistenti e poco vistose ed in ogni modo sarebbe stato difficile fornirne una quantità tale da soddisfare l’elevato numero di partecipanti al rito. Questa grande quantità di funghi sarebbe stata difficilmente disponibile nel periodo delle celebrazioni dei Grandi Misteri, dopo un’estate calda e secca, tipica del clima greco. In particolare, in queste condizioni lo sterco su cui crescono specie di Panaeolus si sarebbe seccato velocemente, dando un raccolto scarso. Inoltre, poche volte i funghi compaiono a cadenza fissa, anche in zone note per l’abbondanza di una certa specie (webster p., perrine d.m., ruck c.a.p., 2000). Un’alternativa sarebbe stata quella di coltivarli. Il chimico e micologo tedesco J. Gartz sostiene attualmente che gli antichi Greci avessero avuto la possibilità di coltivare e conservare funghi psicoattivi, da impiegare durante la celebrazione dei Misteri (gartz j., 2004).

 

D’altra parte, su un vaso funebre del II secolo d.C., noto come “Urna Lovatelli”, è rappresentato un rito dei Misteri Eleusini in cui compaiono forme interpretate come capsule di papavero da oppio (Papaver somniferum), ma rese secondo una forma fungina. Nell’arte greca antica, il papavero da oppio è rappresentato in modo molto preciso e non approssimativamente come in questo caso, per cui queste forme sembrerebbero proprio dei funghi, o pani modellati in questa forma (samorini g. & camilla g., 1994; samorini g., 2000).

Nel 1968, lo studioso tedesco W. Schmidbauer sostenne che il principio attivo responsabile degli effetti del ciceone derivasse dalla ruta siriaca (Peganum harmala) (schmidbauer w. 1968-1969). Questa pianta cresce nell’area del Mediterraneo e nell’Asia centrale e da essa sono stati isolati alcaloidi indolici della classe delle beta-carboline. Alcuni di questi alcaloidi avrebbero mostrato effetti sedativi, antidepressivi, stimolanti e visionari presso diverse culture tradizionali (rätsch c., 1998).

Nel 1977, Wasson, Hofmann e C. A. P. Ruck proposero l’ipotesi secondo cui i principi attivi del ciceone fossero gli alcaloidi indolici dell’ “ergot”, o “segale cornuta”, in particolare quelli estratti dal fungo inferiore Claviceps purpurea (wasson r.g., hofmann a., ruck c.a.p., 1978). Questa è l’ipotesi ergotica.

I funghi appartenenti al genere Claviceps sono parassiti delle infiorescenze di molte graminacee, sia spontanee che coltivate, tra cui l’orzo che compare come ingrediente del ciceone (samorini g., 2000). Nell’antichità, la C. purpurea fu la causa delle epidemie note come “ergotismo” o “fuoco di Sant’Antonio”. Due sono le forme di ergotismo: quello convulsivo che colpisce il sistema nervoso ed è caratterizzato da convulsioni, stati epilettici, delirio ed allucinazioni, e quello cancrenoso, caratterizzato da cancrena delle estremità del corpo, loro mummificazione ed anche completo distacco (samorini g., 1991). Dagli sclerozi di C. purpurea sono stati estratti 12 alcaloidi, ripartiti in 3 gruppi: gruppo dell’ergotamina, dell’ergotossina e dell’ergobasina (wasson r.g., hofmann a., ruck c.a.p., 1978).

Il ciceone era preparato in acqua, forse a partire dagli sclerozi polverizzati, in modo da ottenere una migliore estrazione dei principi attivi. In acqua, si solubilizzano gli alcaloidi psicoattivi di C. purpurea, quali ammide dell’acido lisergico, idrossietilammide dell’acido lisergico ed ergonovina, mentre non si solubilizzano gli alcaloidi tossici, quali ergotossina ed ergotamina (wasson r.g., hofmann a., ruck c.a.p., 1978). Il ciceone era comunque bevuto nella sua interezza, per cui si sarebbe assimilata sia la parte idrosolubile che quella non idrosolubile.

Un sistema ancora più semplice avrebbe potuto essere il ricorso agli sclerozi di Claviceps paspali che parassita in modo specifico le graminacee del genere Paspalum, come il Paspalum distichum, che cresce spontaneamente in tutta l’area mediterranea. Gli sclerozi di C. paspali contengono solo alcaloidi psicoattivi idrosolubili e quindi direttamente utilizzabili, senza effetti tossici (wasson r.g., hofmann a., ruck c.a.p., 1978). In realtà, il genere Paspalum è di origine americana e si è diffuso in Europa dopo la Conquista spagnola per azione volontaria o meno dell’uomo. Non sarebbe stato quindi presente nelle Grecia classica (festi f. & samorini g. 1999). Inoltre, le specie di Paspalum hanno un aspetto che si differenzia nettamente da quello dei cereali rappresentati nell’iconografia dei Misteri Eleusini. Di conseguenza, se queste specie fossero state presenti all’epoca, molto probabilmente sarebbero state evidenziate in modo distinto nelle espressioni artistiche dell’epoca (samorini g., 2000).

Come componente attivo è stato proposto anche il loglio (Lolium temulentum o Lolium perenne) (wasson r.g., hofmann a., ruck c.a.p., 1978). Queste specie hanno proprietà ergotiche ed inebrianti, ma le loro caratteristiche biochimiche e farmacologiche non sono ancora ben chiare. Secondo Hofmann, forse nell’antica Grecia sarebbe esistito un tipo di ergot del loglio che produceva solo alcaloidi psicoattivi idrosolubili. 

La dispersione in acqua degli sclerozi di C. purpurea era forse il metodo più semplice ed immediato per preparare una bevanda. Gli antichi Greci non potevano conoscere le proprietà chimiche e farmacologiche degli alcaloidi dell’ergot, o forse solo in modo intuitivo e fortuito. Inconsapevoli del processo di estrazione che avveniva, i sacerdoti che presiedevano ai Misteri si limitavano a verificare che la pozione avesse gli effetti desiderati e non fosse tossica. Se il ciceone avesse mostrato una certa tossicità durante i primi tentativi di preparazione, come potrebbe essere stato probabile, si sarebbe potuto ovviare per esempio mediate un processo di filtrazione, non indicato però nelle fonti antiche. In alternativa, la tossicità avrebbe potuto essere ridotta con degli additivi, come il papavero da oppio, pianta comunque presente nell’iconografia dei Misteri Eleusini (merlin m.d., 1984). D’altra parte, bisogna tenere conto che la variabilità quali-quantiativa degli alcaloidi di C. purpurea è alta e dipende dalla pianta ospite, dalle razze fisiologiche, fenologiche, geografiche e climatiche (samorini g., 2000). L’ergot che cresceva ad Eleusi poteva contenere soprattutto composti psicoattivi idrosolubili e una quantità trascurabile di quelli tossici, per cui la pozione era quasi pronta all’uso una volta disperso l’ergot in acqua. Forse è anche per questo che il culto non è mai stato trasportato fuori da Eleusi, in quanto era legato al particolare ambiente locale dove cresceva un ergot con specifiche caratteristiche.

Altri elementi a favore dell’ipotesi ergotica sono l’uso del vaglio, l’immagine della spiga “fiorente”, l’appellativo dato a Demetra e il significato del termine “ciceone” (samorini g., 2000). Durante il rito eleusino si usava un vaglio; nella pratica della cerealicoltura, il vaglio permetteva si separare i chicchi di cereale da quelli di ergot e sarebbe potuto servire anche per filtrare il ciceone. Inoltre, il sacerdote che presiedeva ai Misteri mostrava in silenzio ai partecipanti una spiga “fiorente” mietuta; la fioritura potrebbe indicare gli sclerozi di ergot che fuoriescono dalla spiga stessa. Demetra era detta erysibe, cioè letteralmente “ergot”. Infine, il termine “ciceone” è collegato all’atto di mescolare, per evitare il formarsi di un deposito prima di assumere la bevanda. Mescolare era importante e costituiva un gesto ritualizzato. Il ciceone doveva essere mescolato perché i chicchi (o meglio la polvere di ergot) si depositano sul fondo. Ricordiamo che nel XIX secolo, per valutare se l’ergot per uso farmaceutico fosse valido, se ne mescolava la polvere in acqua. Se dopo pochi minuti rimaneva a galla, era vecchio e di scarso valore medicinale.

Nell’ambito dell’ipotesi ergotica, Hofmann afferma che la menta nella ricetta del ciceone aveva la funzione di combattere la nausea causata dall’ergot (wasson r.g., hofmann a., ruck c.a.p., 1978).

La principale critica all’ipotesi ergotica, a favore dell’ipotesi psilocibinica, viene dallo studioso sloveno I. Valenčič, verso la metà degli anni ’90 (valenčič i., 1994).  

Secondo Valenčič, gli alcaloidi psicoattivi della C. purpurea non sono molto psichedelici quando ingeriti come composti puri di sintesi. Inoltre, essi producono disagio, crampi e stanchezza, contrariamente all’esperienza con il ciceone descritta come piacevole ed entusiastica. Mancano anche autosperimentazioni con preparazioni di C. purpurea, perché molto pericolose. Sono stati effettuati alcuni saggi con singoli alcaloidi dell’ergot (e non con l’insieme degli alcaloidi presenti nell’ergot), i quali non si sono in genere mostrati particolarmente psicoattivi. Potrebbe darsi che ingerendo l’ergot nella sua interezza alcuni composti possano aumentare l’azione di altri. Con ergonovina sono stati registrati lievi effetti psichici ma anche effetti allucinogeni paragonabili a quelli dell’LSD. Gli effetti fisiologici quali fiacchezza, crampi alle gambe e incoordinazione motoria sarebbero stati disturbanti e a volte sovrastanti quelli psichici. L’effetto del ciceone è descritto come potente, ma potrebbe trattarsi di un’esagerazione; in realtà, il vero effetto avrebbe potuto essere blando. Un effetto psicoattivo di per sé debole avrebbe comunque potuto essere notevolmente amplificato dai giorni di digiuno, dal contesto rituale e dall’aspettativa di una profonda trasformazione della propria vita.

Un’altra critica di Valenčič riguarda il fatto che alcuni alcaloidi dell’ergot potrebbero causare aborto spontaneo, il che sarebbe in contrasto con il fatto che anche le donne erano ammesse al rito eleusino. Questo inconveniente non sarebbe stato presente se la C. purpurea che cresceva nella zona di Eleusi non avesse contenuto alcaloidi tossici.

Sempre secondo lo studioso sloveno, la composizione del ciceone riportata nelle fonti sarebbe incompleta o anche falsa, in modo da nascondere i veri ingredienti segreti. La validità di questa ipotesi dipende dal fatto di poter dimostrare che non è possibile preparare una pozione psicoattiva con l’ergot. Fino a quel momento, resta in ogni caso valida la possibilità che la ricetta del ciceone possa essere incompleta o falsa.

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Considerando le obiezioni di Valenčič, P. Webster e D.M. Perrine (webster p., perrine d.m., ruck c.a.p., 2000) hanno proposto che alcuni alcaloidi dell’ergot avrebbero potuto essere trasformati, mediante un semplice trattamento, in altri composti privi di effetti collaterali. Questo trattamento consisterebbe nel trattare l’ergot a caldo con un reagente basico (all’epoca, sarebbero state disponibili le ceneri di legno). In questo modo, gli alcaloidi tossici sarebbero stati trasformati in ergina ed isoergina, psicoattivi. La causticità del preparato risultante sarebbe stata notevolmente ridotta esponendola per un certo tempo all’aria. La cenere sarebbe stata simbolicamente relazionata alla rinascita della vita dalla materia inanimata. In realtà, per realizzare questo processo gli antichi Greci avrebbero dovuto possedere delle conoscenze di chimica che non potevano avere all’epoca, rendendo di fatto quasi impossibile una tale ipotesi. Inoltre, la cenere (fondamentale in questo processo) non è citata nelle fonti disponibili.

Il ciceone fu regolarmente servito ad un grande numero di persone per circa duemila anni. Di conseguenza, risulta che: l’ingrediente attivo del ciceone doveva essere facilmente disponibile ogni anno in quantità sufficiente ed in diverse condizioni climatiche, il principio attivo corrispondente doveva avere caratteristiche costanti ed il metodo di preparazione doveva essere semplice e riproducibile, poco soggetto ad errori o cambiamenti nella procedura.

Secondo gli indizi ricavabili dalla letteratura antica, l’ipotesi ergotica, con filtrazione della pozione (e/o eventuale aggiunta di un antidoto), sembrerebbe quella più plausibile. Mancano però significativi documenti iconografici. L’ipotesi psilocibinica non è sostenuta da indizi letterari, ma vi sono due importanti documenti iconografici, l’Urna Lovatelli ed il bassorilievo di Farsalo, che punterebbero in questa direzione.

E’ possibile che l’ergot e i funghi psilocibinici siano stati impiegati in tempi diversi lungo la storia dei Misteri Eleusini.

 

bibliografia

 

-         Festi F., Samorini G. - “Claviceps paspali and the Eleusian kykeon: a correction” The Entheogen Review vol. 8, n. 3, (1999), p. 96-97.

-         Gartz J. - “Über den möglichen Gebrauch pilzlicher Halluzinogene in den eleusischen Mythen“ Entheogene Blätter n.2, (2004), p. 74-76.

-         Graves R. - “Food for Centaurs” - Doubleday, New York, 1960.

-         Graves R. - “Los dos nacimientos de Dionisio” - Seix Barral, Barcelona, 1984.

-         Graves R. - “La Dea Bianca” - Adelphi, Milano, 1992.

-         Merlin M.D. - “On the Trail of the Ancient Opium Poppy“ - Associated University, London & Toronto, 1984.

-         Rätsch C. - “Enzyklopädie der psychoaktiven Pflanzen” - AT Verlag, Aarau, 1998.

-         Samorini G. - “Neurotossicologia delle graminacee e dei loro patogeni vegetali. Un’introduzione” Ann. Mus. Civ. Rovereto vol. 7, (1992), p. 253-264.

-         Samorini G., - Un contributo alla discussione dell’etnobotanica dei Misteri Eleusini” Eleusis. Piante e composti psicoattivi n. 4 nuova serie, (2000), p. 3-53.

-         Samorini G., Camilla G., - “Rappresentazioni fungine nell’arte greca” Ann. Mus. Civ. Rovereto vol. 10, (1994), p. 307-326.

-         Schmidbauer W. - “Halluzinogene in Eleusis?“ Antaios n. 10, (1968-1969), p. 18-37.

-         Valenčič I., - “Has the Mistery of the Eleusinian Mysteries been solved?” J. für Ethnomediz. und Bewusstseinsf. n. 3, (1994), p. 325-336.

-         Wasson R.G., - “The Hallucinogenic Fungi of Mexico: An Inquiry into the origins of the Religious Idea among Primitive People” Bot. Mus. Leafl. Harv. Univ. n. 19, (1961), p. 137-162.

-         Wasson R.G., Hofmann A., Ruck C.A.P., - “The Road to Eleusis. Unveiling the Secret of the Mysteries” - Brace Jovanovich, New York & London, 1978.

-         Webster P., Perrine D.M., Ruck C.A.P., - “Mescolando il kykeon Eleusis. Piante e composti psicoattivi n. 4 nuova serie, (2000), p. 55-86.

-         Zervakis G., Dimou D., Balis C., - “A Check-list of the Greek Macrofungi including Host and Biogeographic Distribution: I. Basidiomycotina” Mycotaxon n. 66, (1998), p. 273-336.

 

                              (Gianluca Toro)

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