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Il pittogramma di Chaco Canyon rappresenta la supernova SN1054?

                                                                                            di

                                                                             Adriano Gaspani

                                                             I.N.A.F - Istituto Nazionale di Astrofisica

                                                         Osservatorio Astronomico di Brera - Milano

                                                                    adriano.gaspani@brera.inaf.it

 

E’ ormai assodato che le popolazioni evolute allo stadio neolitico talvolta rappresentarono sulla pietra mediante petroglifi o pittogrammi alcuni fenomeni celesti spettacolari e molto vistosi. Le rappresentazioni furono dettate soprattutto da motivazioni simboliche con valenza sacrale e di culto. Uno dei casi più discussi è quello relativo alla possibile rappresentazione simbolica della supernova del 1054, quella che diede origine alla nebulosa del Granchio, nella costellazione del Toro, presso la stella ζ Tauri, su un parete di roccia posta nel Chacho Canyon, in Arizona negli U.S.A. Il Chaco Canyon è un corridoio serpeggiante che si stende per circa 14 chilometri, ampio dai 500 metri ai 2 chilometri, posto a circa 1900 metri di quota e percorso da un torrente, il Chaco Wash, che generalmente rimane asciutto durante tutta l’estate. In questo luogo erano stanziati intorno all’anno 1000 della nostra era, le popolazioni facenti parte del gruppo degli Anasazi, progenitori degli attuali nativi americani. Verso la fine del canyon, prima di giungere alla deviazione che conduce al villaggio di Peflasco, costeggiando la parete del canyon per circa 500 metri, si giunge nel luogo dove, sei metri più alto, sopra la parete di roccia, è posto la famosa serie di pittogrammi che sono stati interpretati come la registrazione simbolica, ma anche oggettiva, della supernova apparsa nel 1054 nella costellazione del Toro. Scoperta nel 1955 questa singolare serie di pittogrammi rossi e gialli, è stata interpretato da William Miller, fotografo all’Osservatorio di Mount Wilson, come la rappresentazione della supernova che è esplosa nel 1054 e che ha dato origine alla Crab Nebula. Sulla parete del canyon è dipinta una falce di Luna, del diametro di 8 centimetri, con sotto, molto vicina, a 30 centimetri di distanza, l’immagine di una grande stella. Ancora più sotto, sono rappresentati tre circoli concentrici che potrebbero raffigurare il Sole e, sopra il dipinto è tracciata l’impronta di una mano che è stata interpretata come la firma dell’autore. La rappresentazione è molto interessante ed è stato ipotizzato potesse riferirsi a qualche fenomeno celeste avvenuto durante il XI secolo ed osservato dai nativi locali. Ci si chiese se un qualche evento straordinario potesse essere accaduto nei pressi dell’eclittica, in vicinanza della Luna, per aver poi ispirato tale raffigurazione rupestre. I calcoli astronomici Calcolarono allora che la Luna, il 5 luglio 1054, nel cielo del mattino aveva avuto una congiunzione stretta con la SN1054. Poteva essere forse questo il fenomeno rappresentato sulla parete di roccia?

 

                                                   Il pittogramma di Chaco Canyon

 

Nel caso dell’esplosione stellare del 1054 dobbiamo ricordare che essa fu osservata dagli astronomi cinesi e da quelli coreani, i quali, fortemente impressionati da questa stella brillantissima apparsa all’improvviso, registrarono accuratamente l’evento nei loro annali, indicando anche, con buona precisione, la posizione della supernova tra le stelle, quindi siamo in grado di eseguire i necessari confronti tra quanto rappresentato e quanto visibile nel cielo. Al posto di questo straordinario astro, la cui apparizione è durata alcuni mesi, ed era anche visibile di giorno, oggi si vede un piccolo oggetto nebuloso, la cosiddetta Crab Nebula (M1 del catalogo di Messier), quindi possiamo ricostruire con precisione la situazione osservativa di quella mattina nel Chaco Canyon.  Lo studio delle antiche osservazioni cinesi della supernova hanno mostrato che il 5 di luglio del 1054 la brillantissima nuova stella si poteva vedere all’alba, prima della levata del Sole, a circa due gradi sotto l’ultima falce della Luna. Certamente questo fenomeno deve aver notevolmente impressionato coloro che osservavano in quel momento il cielo: non è normale vedere una stella brillantissima vicinissima alla Luna che leva un po’ prima del Sole, ed è possibile che qualche abitante del Chaco, stupito dal fenomeno, lo abbia voluto riprodurre con un dipinto sulle pareti del canyon. Questo almeno è quanto è stato affermato e sostenuto dalla stampa non specializzata.

 

Ricostruzione dell’aspetto del cielo con la supernova che brillava presso la stella ζ Tau, nei giorni successivi alla scoperta.

 

Quando fu divulgata la notizia dell’interpretazione dell’immagine del Chaco, vari furono gli studiosi che sollevarono dubbi sull’identificazione con la famosa supernova. Innanzitutto, fu giustamente obiettato che non è facile collocare cronologicamente un dipinto eseguito sulla roccia. I metodi, in questi casi, sono quanto mai complessi ed incerti, ed inoltre quelli più sicuri sono applicabili solamente in alcune circostanze speciali, non certo quelle del dipinto del Chaco Canyon. La rappresentazione sulla parete del canyon è più probabile sia quella della Luna osservata al mattino in vicinanza di Venere, un pianeta che era assai importante per gli antichi nativi. I Mesoamericani, per esempio, vedevano in questo pianeta addirittura un dio molto pericoloso e temibile. Florence Ellis, una studiosa del Dipartimento di Antropologia dell’Università del New Mexico, ha affermato che, dalle sue conoscenze dei costumi dei Pueblo, anche di quelli antichi, risulta che è assai improbabile che essi abbiano registrato un evento del genere anche se era veramente straordinario. Per loro era abbastanza comune invece rappresentare il Sole, Venere e la Luna specialmente in connessione con il conteggio del tempo. Il problema di questa interpretazione è però che la mattina del 5 Luglio 1054, Venere era posto nella costellazione del Leone, quindi molto lontano dalla Luna ed e visibile di prima sera nelle luci del tramonto e non dell’alba.

 

          Aspetto del cielo visibile da Chaco Canyon alle ore 3:00 di mattina del 5 Luglio 1054

 

Gli studiosi dell’arte rupestre, dopo l’annuncio della scoperta del Chaco Canyon, hanno trovato oltre una quindicina di altre immagini della Luna e della stella nei dipinti sparsi sulle rocce dell’Arizona: tutte però si basano su un semplice confronto visuale delle rappresentazioni, quindi nulla di dimostrabile oggettivamente secondo i metodi scientifici. La questione dell’osservazione della supernova del 1054 da parte degli Anasazi non è ancora risolta, non ci sono elementi sicuri; certo è che i nativi americani, erano attenti osservatori del cielo e qui hanno certamente voluto rappresentare un fenomeno peculiare, ma non è assolutamente dimostrato che si sia trattato della supernova scoperta dei cinesi. A questo punto appare interessante dire qualche parola in relazione al modo in cui si stabiliscono relazioni tra le configurazioni mostrate dagli oggetti celesti e quanto rappresentato nei siti e sui reperti archeologici. In generale appare facile cadere nella tentazione di eseguire associazioni euristiche solamente basate sulla pura somiglianza visuale tra quanto rappresentato sui reperti e quanto era visibile nel cielo all’epoca in cui essi sono stati collocati cronologicamente dagli archeologi, senza applicare alcuna tecnica matematica e statistica di pattern recognition tesa a valutare oggettivamente il grado di correlazione incrociata tra le due configurazioni ed il livello di probabilità associato ad essa. Gli esempi di questo modo di procedere scientificamente discutibile si sprecano: dalla presunta correlazione tra la configurazione delle grandi piramidi egizie poste nella piana di Gizeh con le stelle della Cintura di Orione, alle varie Orse Maggiori che dovrebbero essere rappresentate dalle coppelle rilevabili sui massi alpini, all’altrettanto improbabile correlazione tra la struttura del sostegno della brocca di Brno-Malomerice con il cielo stellato visibile nella Boemia dell’età del Ferro, recentemente proposta.   

(Autore:Adriano Gaspani)

 

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                                                                          Giugno 2010