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  10 anni con "Due passi nel mistero"

                                      "Il Castello di Brescia e i suoi sotterranei"

                                                                    (di Marisa Uberti)

                                                             

L'occasione di festeggiare il II evento per il decennale del nostro sito ci ha consentito di ri-scoprire il castello di Brescia, che pensavamo di conoscere e che invece ci ha rivelato aspetti totalmente sconosciuti. Ecco come una semplice escursione si è trasformata in una ricerca non solo emozionante e fatta sul campo ma vibrante dal punto di vista storico-letterario, nonchè per la sua simbologia originaria.

 

Domenica, 26 febbraio 2012 si è svolto con successo il secondo evento organizzato dal nostro sito per il decennale dalla sua fondazione. La meta è stata il castello di Brescia e i suoi sotterranei, riportati alla luce in anni recenti. Un grazie particolare va a Roberto Bicci, impeccabile guida dell'A.S.B. (Associazione Speleolab Bresciana), che con la passione di chi ama veramente questo luogo e la sua storia millenaria ci ha arringato con molte notizie. Ma non solo, ovviamente! Ci ha introdotto nei vari ambienti, con competenza e professionalità, aprendoci letteralmente le porte su un mondo che normalmente il pubblico non vede e, forse, nemmeno immagina. Noi stessi che abbiamo visitato il maniero diverse volte, non conoscevamo gli ambienti interni, quelli chiusi dietro le inferriate o nascosti in fondo ad oscure scalinate. Ma ciò è possibile attraverso visite guidate che l'A.S.B. organizza (da primavera all'autunno). 

Segreti e misteri in castello

Come ogni castello che si rispetti, anche quello di Brescia ha i suoi segreti e i suoi misteri, che non riguardano le classiche leggende di fantasmi quanto invece sembrerebbero essere più...concreti. La nostra eccellente guida non ci ha svelato nulla ma noi abbiamo ugualmente cercato di sondare un mistero che circonda  i sotterranei del maniero. Proprio nelle segrete del fortilizio, infatti, sarebbero state nascoste "una quarantina di casse contenenti importanti documenti, labari e gagliardetti con le aste". Il tutto poco prima della fine della II Guerra Mondiale, quando nel complesso si era insediato- da qualche tempo - il comando generale della Gnr o Guardia Nazionale Repubblicana (1) che trasformò il castello in una gigantesca caserma. Scrive Antonio Arrigoni che vi si erano installate "Le compagnie Lazio, Ausiliaria, Ordine Pubblico, Pronto Intervento, qualche plotone delle SS tedesche, la guardia personale di Graziani, la commissione permanente di disciplina della Gnr, oltre ad un via vai di militi di passaggio che vengono a prendere le consegne al comando generale" (2).

I sotterranei e le grotticelle carsiche del colle Cidneo, sul quale sorge la fortezza, divennero luoghi ideali di detenzione; qui la Gnr recluse oppositori politici, renitenti di leva, disertori, insieme a delinquenti comuni. Stando nella posizione più elevata della città di Brescia, il castello (divenuto mastodontica caserma) rappresentava per la popolazione uno spauracchio ma quando la guerra ebbe termine, e così anche la RSI, si mise male per la Gnr. Dopo l'aprile del 1945, il castello divenne lo spauracchio degli ex fascisti che si videro comminare pene uguali e contrarie a quelle che avevano inflitto, da parte degli organi competenti della Resistenza partigiana.

Subodorando la loro fine, in quell'aprile gli uomini della Gnr cercarono chi di fuggire chi di mettere in salvo il salvabile. Tra questi, un colonnello della Gnr, di stanza alla compagnia di disciplina all'inizio del 1945, di cui si conoscono le sole iniziali G. B., classe 1898. La sua storia, ripescata tra le carte processuali della Corte d'Assise straordinaria (inventariata dall'Archivio di Stato di Brescia), si trova annotata in un fascicolo che i partigiani redassero durante l'interrogatorio dell'ufficiale. Già, perchè durante quelle frenetiche giornate, il colonnello venne intercettato dagli uomini della Resistenza e fatto prigioniero. Sottoposto ad interrogatorio, avrebbe confessato di aver dato ordine di nascondere nelle segrete del castello- affinchè non cadessero in mani nemiche- quelle quaranta casse contenenti evidentemente documenti compromettenti. L'operazione di occultamento sarebbe avvenuta in due sere consecutive, con l'aiuto di due militari a lui fedeli. Ma dove le avrebbero nascoste? E' quello che miravano a scoprire i partigiani, che vennero accontentati.

Il colonnello G. B. diede infatti indicazioni precise. Per trovare il primo nascondiglio: «Recarsi al Torrione che guarda verso porta Trento, accanto al torrione vi è un ingresso ad arco, a destra di questo ingresso vi è un quadro in legno degli interruttori della luce; passando sotto l’arco si entra in un cortile, a destra, nella parete centrale vi è una porta della stanza che conteneva dei lubrificanti e accanto a questa porta vi è il primo nascondiglio murato in mattoni rossi e coperti con cemento». Secondo nascondiglio: «Davanti al primo nascondiglio vi è un cancello di ferro, si entra da questo cancello e, dopo un passo a sinistra ha inizio un camminamento che porta al rifugio antiaereo della caserma; percorsi circa dieci metri di questo camminamento c’è un cunicolo, anche questo fatto murare, ad arco. Questo cunicolo ad arco si trova quasi alla fine del camminamento e a pochi metri dalla prima parete antischegge». 

Purtroppo per i partigiani, però, i nascondigli pare fossero stati minati, sicchè non sarebbe stato possibile recuperare le casse. O forse si? Chi saprà mai dire come siano andate le cose? 

Sicuramente non è l'unico segreto custodito da questo castello; nei suoi duemila anni di storia ne avrà viste di cotte e di crude, e non parla ai profani!

Certo è che vedendo i percorsi quasi labirintici di questo fortilizio, il senso di mistero si percepisce. Specialmente quando ci si ritrova davanti a cunicoli murati. 

Prima del castello...una zona sacra

In un nostro precedente lavoro, abbiamo descritto il ritrovamento del Tempio Capitolino di Brescia (o Capitolium), che sorgeva accanto al teatro romano; gli scavi archeologici hanno permesso di riportare alla luce anche parte del Foro romano, di cui restano esigue rovine. Questi edifici sono oggi in parte visibili, lungo via Musei e p. zza del Foro. Ma a completare il disegno urbanistico e  e architettonico conferito in età flavia al cuore di Brixia c'era un altro, maestoso e probabilmente splendido complesso monumentale, di cui un santuario di culto era il fulcro. Esso si stagliava in cima al colle Cidneo, dove ci troviamo oggi per la nostra visita, e rivestiva un elevato valore simbolico per questa città e per i suoi antichi abitanti. Prima ancora sarà esistito un santuario più antico? Nessuno lo sa, ma tracce di insediamenti umani sul Cidneo risalgono ad almeno nove secoli prima di Cristo.

 "Dopo la metà del I secolo d. C. il Capitolium, dedicato alla triade capitolina, venne unito in un’unica soluzione monumentale con l’antistante piazza del foro e con la basilica il tempio sul Cidneo divenne in un certo senso la conclusione più alta di questo unicum architettonico" (3). Coloro che fossero arrivati dalla pianura, dovevano vederlo subito, perchè svettava sopra tutti gli altri monumenti. Al posto del Castello fortificato, dunque, un tempo c'era un' area sacra, dedicata forse al Genius Coloniae (culto del “Genio della città”, cioè generatore della vita, divinità romana che presiede alla nascita dell'uomo) (4). 

In realtà non è ancora stato stabilito con precisione a quale divinità fosse dedicato quel Tempio. "Purtroppo l’assenza di specifici rinvenimenti quali, ad esempio, iscrizioni votive, non permette di avanzare ipotesi in merito alle divinità alle quali poteva essere dedicato questo edificio di culto. Il rinvenimento di un’epigrafe con il nome del dio Bergimus (CIL V, 4202) sul fondo del fossato del castello ha indotto a credere che il tempio potesse essere dedicato a questo dio, di matrice celtica; è stato tuttavia dimostrato che l’iscrizione si trovava oramai fuori dal contesto originario e che quindi non poteva essere attribuita con certezza al tempio, ma doveva piuttosto essere stata reimpiegata in uno degli edifici del castello, perdendo quindi ogni legame con il culto praticato sulla sommità del colle", scrive la studiosa F. Morandini.

Il tempio, secondo gli archeologi, venne eretto dopo la metà del I secolo d. C., nel 69 d. C., quando l'imperatore Vespasiano diede nuovo impulso edilizio alla città.  Doveva avere dimensioni monumentali: sostenuto da un alto podio (31 x 30 metri; alto 9 metri), era a pianta rettangolare (28 x 16 metri circa), orientato sull'asse Nord-Sud, esattamente come il Capitolium sottostante.  "Alcuni elementi architettonici frammentari trovati durante le campagne di scavo condotte a più riprese nella seconda metà del Novecento consentono di ipotizzare che il tempio avesse 11 colonne sui lati lunghi e sei colonne in facciata, con capitelli di ordine corinzio", scrive la Morandini, che spiega inoltre che "Le strutture del tempio monumentale, unitamente ad altri apprestamenti per garantire riserve idriche, sopravvissero alle spoliazioni tardoantiche e altomedievali, e costituirono la base sulla quale venne costruito il primo nucleo del Castello di età medievale". E' significativo che una chiesa cristiana sia stata  edificata forse proprio sulle rovine del santuario "pagano": in epoca longobarda era già presente, infatti, un edificio di culto dedicato a S. Stefano in Arce, poi trasformato in basilica (e oggi scomparso).

Alla scoperta del castello di Brescia e dei suoi sotterranei

La superficie attualmente occupata dal fortilizio è di 75.000 mq, che lo rende il secondo complesso del genere più grande d'Europa (il primo è a Logroño, in Spagna). Calcare questo suolo, che fu sacro, significa salire su una sorta di macchina del tempo e spostarsi a ritroso, sempre più indietro, dalla II Guerra Mondiale al Risorgimento, dalla Serenissima Repubblica di Venezia ai Francesi, e ancor prima, ai Visconti, all'età Comunale, ai Longobardi, fino ai Romani...Quanta acqua è passata sotto i ponti, ma soprattutto quante trasformazioni ha subito questo luogo! E quanti uomini, con spirito differente, lo hanno "vissuto".

cbs.jpg (128372 byte)La visita parte dalla monumentale Porta d'ingresso (1580 circa), sul quale campeggia il leone di San Marco (simbolo della Serenissima). La Porta è situata al centro della cortina che collega il Baluardo di San Faustino (n. 16 sulla mappa) a quello di San Marco (n. 15 sulla mappa).

cbs-05.jpg (331195 byte) cbs-04.jpg (232844 byte) Due scorci del Bastione di San Marco. Nel manto erboso si cela l'ingresso ad una cisterna di epoca romana, che presenta difficoltà di esplorazione ancora oggi. Questo baluardo è l’unico ad essere stato costruito secondo una geometria canonica e munito di orecchioni su ambo i lati, alla base dei quali sono ancora leggibili aperture usate dagli assediati per azioni di disturbo. Sopra questo baluardo, il 30 maggio 1953, venne impiantata la specola astronomica “Angelo Ferretti”  (o  Specola Cidena), che custodisce lo storico rifrattore Ruggeri, con lenti del diametro di 12 cm.

Salendo verso l'alto, abbiamo incontrato gli edifici del Piccolo e Grande Miglio (eretti tra il 1597 e il 1598), destinati originariamente a magazzini per le granaglie (oggi il Grande Miglio ospita il Museo del Risorgimento. Non dimentichiamo che Brescia fu soprannominata "Leonessa d'Italia" per il coraggio dimostrato dai suoi abitanti nelle celebri "X Giornate"). Nel castello riposò per alcuni giorni anche l'eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi quando, il 13 Giugno del 1859, fece il suo ingresso al comando dell'esercito dei Cacciatori delle Alpi. La zona è attualmente in fase di restauro (la "casa" si trova circa interposta tra il Bastione del Soccorso e la Strada omonima).
Siamo quindi giunti al
Ponte Levatoio e alla Torre dei Prigionieri, con un bellissimo colpo d'occhio sull'architettura d'insieme da un lato, e sulla città in basso, dall'altro. Un altissimo fossato recinge il fortilizio. Fin qui, tutti i visitatori hanno accesso ma noi siamo potuti entrare all'interno della Torre dei Prigionieri, ottimamente conservata. La nostra guida, con le sue chiavi, ci ha aperto non solo i cancelli ma anche un mondo che fino ad oggi ci era ignoto. L'edificio risalirebbe al periodo visconteo (1337-1403) ed ha una forma tronco-conica (diametro medio 10 m ed altezza di circa 20 m); si articola su cinque livelli, quattro in casamatta muniti di cannoniera a raggiera mentre il quinto, quello più basso, ha l'ingresso originario occluso e la casamatta è raggiungibile solo calandosi in uno sfiato posto sulla parete della torre (cosa che non abbiamo fatto...!).

                    

 

cbs-06.jpg (130108 byte)La Torre è l'unica ad essere priva di aperture per l'artiglieria, anche leggera. Venne ricostruita sotto la Repubblica di Venezia nella seconda metà del XV sec. ma le indagini speleologiche hanno evidenziato che la struttura ingloba resti romani, evidenziabili dalla presenza di due cisternette del periodo Flavio (foto a lato), rivestite in cocciopesto, che abbiamo potuto vedere sulla rampa di scale che conduce al II livello della Torre stessa. 

cbs-07.jpg (129828 byte)Sulle pareti dei vari ambienti abbiamo trovato numerose scritte e disegni lasciati probabilmente da chi vi venne rinchiuso (nelle celle di prigionia questo fenomeno è ricorrente); piccole incisioni le abbiamo notate anche su una porta e sul davanzale di una finestra. Che poi sono finestre per modo di dire: dotate di pesanti inferriate, di dimensioni anguste, rendono bene l'idea di quale fosse l'atmosfera che i carcerati dovevano respirare. Sembra quasi di percepirne la memoria, attraverso quelle semplici testimonianze graffite sui muri, di spiarne lo stato morale. Come casamatta, invece, la struttura era stata progettata ottimamente, con le porte molto ribassate così - in caso di malaugurato arrivo dei nemici (se il sistema di difesa si fosse dimostrato insufficiente)- gli assaltati che qui si fossero barricati, potevano avere la meglio sugli assalitori, i quali dovevano abbassarsi perdendo il controllo dei movimenti, anche se per pochissimi istanti, ma che potevano rivelarsi fatali.

cbs-08.jpg (60079 byte) Scale interne alla Torre dei Prigionieri

           

                  Ultimo livello della Torre dei Prigionieri: le aperture a raggiera erano raggiungibili tramite una scaletta mobile. Si osservi la copertura lignea

Dobbiamo dire due parole anche sul bellissimo Ponte Levatoio che, separando la zona medievale viscontea (la Rocca fatta costruire da Giovanni Visconti a partire dal 1343) da quella cinquecentesca di epoca veneta, introduce nel Mastio Visconteo, struttura tardo-medievale circondata da mura merlate alla ghibellina (ma Brescia fu fortemente guelfa) sorta sul grandioso edificio romano a pianta rettangolare, risalente al I sec. d. C., la cui scalinata è stata rimessa in luce da recenti restauri (è possibile vederla attraverso una vetrata), di cui abbiamo parlato poco sopra. "Pochi bresciani forse conoscono questi resti, parzialmente visibili all’interno del Mastio visconteo, lungo il percorso di visita del Museo delle Armi Luigi Marzoli (la scala di accesso al tempio), e nei locali sottostanti (le sostruzioni del podio)", scrive Francesca Morandini (v. nota 3).

Nel Mastio ha sede l'importantissima collezione che costituisce il Museo delle Armi, una delle più ricche a livello europeo.

cbs-09.jpg (73854 byte) cbs-12.jpg (63653 byte) cbs-10.jpg (113502 byte) cbs-11.jpg (115315 byte) Alcuni scorci dell'area compresa tra il Ponte Levatoio e il Mastio

 

cbs-15.jpg (117266 byte)Prima di salire verso la parte più alta del Castello, seguiamo la nostra guida verso una zona veramente degna di attenzione, i cosiddetti Magazzini dell'olio (normalmente interdetti al pubblico), situati sul lato sud del terrapieno del piazzale della Mirabella. Si tratta di sette affascinanti ambienti che risalgono all'epoca romana, in cui vennero verosimilmente usati come contenitori idrici, poi trasformati in depositi per l'olio durante la dominazione veneta. In epoca romana, essi erano però molto diversi: gli studiosi ritengono infatti che si trattasse di un'unica cisterna inaccessibile alle persone. Oggi l'accesso avviene tramite tre ingressi. Al loro interno, colpiscono 4 enormi vasche monolitiche che, secondo l'ufficialità, servivano alla conservazione dell'olio per uso alimentare; esse hanno la particolarità di avere dimensioni maggiori del vano degli ingressi: come è possibile? Gli esperti pensano che siano state introdotte prima che gli stessi ingressi fossero realizzati.

cbs-20.jpg (83872 byte) Enorme vasca monolitica di forma quadrangolare

CBS-19.jpg (54723 byte)Altri misteri sono rappresentati dai cunicoli che si aprono nelle pareti di fondo di alcuni ambienti, in cui sono rintracciabili lacerti dell'antico rivestimento in cocciopesto. Sul fondo uno è murato, un altro invece presenta, sul lato, un curioso blocco di colore rossiccio, nettamente diverso dal resto della muratura, come fosse stato collocato per chiudere qualche apertura originaria. Al di sotto del blocco, si nota una fessura, ma altro non è dato sapere. Dietro una delle vasche centrali abbiamo poi notato un'apertura ad arco, che non si riesce assolutamente a sondare da quella posizione: potrebbe addentrarsi in una galleria o terminare?

                                        

  

cbs-21.jpg (67629 byte)Con i nostri interrogativi, abbiamo così raggiunto lo spalto o piazzale della Torre Mirabella, che sovrasta i Magazzini dell'olio. La Mirabella è una magnifica opera cilindrica che risale all'età comunale. Sembra che essa fosse divenuta campanile della distrutta chiesa di S. Stefano in Arce che qui sorgeva e della quale- in superficie- non rimane più nulla ma la nostra guida ci ha detto che gli scavi hanno rinvenuto un'area che dovrebbe corrispondere alla cripta (ricordiamo sempre che in quest'area sorgeva il Tempio romano). La Torre è alta 22 m e si trova nel punto più elevato del Colle Cidneo, dal quale si possono osservare le vette circostanti (a nord ben visibile il Monte Guglielmo). La struttura è  alterata nelle murature sia interne che esterne da restauri posteriori; l'interno non è purtroppo visitabile ma è documentato un ciclo pittorico con motivi fitomorfi del XIII sec.. Alla sua base si notano tracce di murature tardo-romane. La Torre accolse anche dei prigionieri, durante il governo fascista della RSI. Tra di essi, il comandante partigiano delle Fiamme Verdi, Giacomo Cappellini che, dopo 60 giorni di prigionia, venne fucilato il 24 marzo 1945, in quella che oggi chiamiamo Fossa dei Martiri.

cbs-22.jpg (173936 byte) Radunato tutto il gruppo che giustamente è stato un po' rapito dal paesaggio e ne ha approfittato per scattare foto o fare video-riprese, ci siamo portati verso la Torre dei Francesi o "Torrione Francese", così chiamato perchè furono i francesi a ricostruirla, nel breve periodo che sottrassero la città ai Veneziani (1509- 1516), e dopo che lo scoppio di una polveriera aveva causato la sua distruzione. Chiaramente ogni Torre del castello serviva da difesa per un lato della città. 

  

                                                             Punto di avvistamento apprezzabile da una delle aperture della Torre dei Francesi

 

cbs-24.jpg (74623 byte)Il Torrione è di forma cilindrica ed è caratterizzato da una base troncoconica che appoggia direttamente sulla roccia; è alto 33 metri e il suo diametro, in corrispondenza del tamburo, è di 17 metri con spessori medi delle murature di 4,5 metri.  Internamente è costituito da 4 livelli, di cui uno sotterraneo. 

cbs-28.jpg (59599 byte)Ogni piano presenta delle cannoniere a raggiera, dotate di sfiatatoi di arieggiamento. Le volte emisferiche sono molto interessanti, ben rifinite e munite di aperture sulla sommità, che collegano i tre livelli. Siamo scesi anche nell'ultimo livello, quello sotterraneo, cosa che può avvenire grazie al posizionamento di una scala tramite la quale si raggiunge una scala in muratura originaria che scende fino ad una fucilieria. L'atmosfera è da vivere.

Lo spaccato mostra i livelli su cui si articola la Torre dei Francesi, la cui parte inferiore è direttamente poggiante sulla roccia del colle Cidneo. Lì siamo scesi fino a raggiungere il livello più ipogeo (foto sotto)

 

 

cbs-31.jpg (135531 byte) Riemersi dalle viscere della terra, abbiamo transitato per i Giardini settentrionali e la Fossa dei Martiri. Come ricorda il nome, qui avvennero le fucilazioni di giovani partigiani tra il 1943-'45, macabramente testimoniate da scalfitture delle pallottole delle esecuzioni. Una lapide ricorda questi fatti, che nessuno può dimenticare.

cbs-29.jpg (145783 byte) Qui si trova quella che a tutti gli effetti sembra una porta ad arco, protetta da inferriata, che non si sa ancora precisamente a cosa servisse o a cosa fosse collegata; non sono state infatti ritrovate strutture, sul pendio, che possano aiutare a ricostruire la sua eventuale funzione.

Il percorso ci ha condotto all'ultima struttura che con questo tour abbiamo potuto visitare: la Torre Coltrina, nell'angolo Nord-Ovest della cinta muraria del castello, dominante la Strada del Soccorso che, essendo oggetto di restauro, visiteremo in una prossima occasione. Il toponimo "Coltrina" deriverebbe dall'ingegnere Jacopo Coltrino ed è una struttura difensiva dalla caratteristica forma cilindrica (diametro 15 m circa, altezza circa 12 m). Sulla sommità ha la particolarità di avere una piattaforma pedonabile, dalla quale si gode un altro bel panorama di Brescia. Il torrione è costituito da due piani sovrapposti e accessibili da ingressi distinti. 

cbs-30.jpg (87690 byte)Per giungere al piano superiore, abbiamo percorso un breve corridoio orizzontale e, quando ci siamo trovati al suo interno, ci siamo sorpresi per le pitture -di epoca imprecisata- che presentano le pareti, seppure in modo frammentario. Avendo tempo, sarebbe auspicabile poterle analizzare e descriverle, poichè presentano interessanti elementi di valutazione (quanto meno curiosi, se fatti da eventuali prigionieri). La volta presenta uno sfiatatoio mentre sul pavimento è visibile una grata che lascia vedere il piano inferiore. 

cbs-32.jpg (61778 byte)Dalla finestra si apprezza il paesaggio urbano

Scesi al piano inferiore, percorrendo una ripida scala, che non tutti hanno sceso, eccoci in un ambiente circolare, con la volta ad emisfero; alle pareti si trovano quattro cannoniere disposte a raggiera, con i relativi sfiatatoi. Interessante è la piccola raccolta di armi d'epoca (foto sotto):

                               

E dal davanzale di una delle finestre si eleva il ricordo di qualcuno che qui probabilmente venne imprigionato e che impresse la testimonianza del proprio esistere. Sappiamo che si chiamava Nino Bonvecchi e veniva da Trento, che dimorò (come egli stesso scrisse) dal 30 luglio al 6 agosto del 1927 in questa... (la frase si interrompe perchè il materiale si è sgretolato).

                                

 

Una galleria con volta a botte, dotata di alcune cannoniere e aperture circolari di aerazione, collega la Torre Coltrina alla Torre di Mezzo. E' l'ultimo tunnel che percorriamo, dopo di che ci ritroviamo ì nei pressi del Piccolo Miglio, dove ci siamo concessi una visita all'imperdibile plastico ferroviario o ferromodellistico, che qui da molti anni è stato allestito, per la gioia non solo dei più piccoli ma per tutti coloro che apprezzano una vera e propria arte in miniatura.

Certamente la visita, per quanto lunga e articolata, non ha compreso tutte le strutture che compongono il complesso fortificato. La prossima volta ci attenderà un'altra avventura, ancor più sorprendente. Seguiteci e tra qualche mese  ve lo racconteremo!

 

Si ringrazia il sig. Roberto Bicci e tutti i partecipanti all'evento.
Per informazioni sulle visite guidate, orari, tariffe, ecc, visitare il sito ufficiale dell' A.S.B: www.speleolab.it 
Links utile: http://www.bresciaonline.it/or4/or?uid=BOLesy.main.index&oid=9189 

 

                                                                                                            sotterranei-castello.jpg (230190 byte) 

 

Note:

1)- Brescia ebbe, suo malgrado, un ruolo di primo piano durante il periodo della Repubblica Sociale italiana (fondata da Benito Mussolini il 23 settembre 1943), nota anche come "Repubblica di Salò", in sostanza un protettorato della Germania nazista (o stato fantoccio non riconosciuto a livello  internazionale). In città si impiantarono ministeri e uffici e a Villa Brivio prese casa il comandante della Gnr (organismo che accorpava anche i Carabinieri), generale Ricci. La RSI venne meno de facto negli ultimi giorni dell'aprile 1945, e cessò ufficialmente di esistere con la resa di Caserta del 28 aprile 1945 (operativa dal 2 maggio). 

2)- Antonio Arrigoni "Nei sotterranei del castello di Brescia le carte segrete della Gnr", in "Giornale di Brescia", 13 (giugno 2009)

3)-Francesca Morandini (Musei Civici d’Arte e Storia)  "Il Castello prima del Castello", in Ex Libris, Notiziario del Sistema Bibliotecario Urbano, numero 3 , Giugno 2009, Speciale Castello di Brescia, pp. 2-3, consultabile a questo link

4)- Candino Barucco (Biblioteca Querinina) "Appunti sulla storia del castello di Brescia", in Ex Libris, Notiziario del Sistema Bibliotecario Urbano, numero 3 , Giugno 2009, Speciale Castello di Brescia, p. 5, consultabile a questo link

                                                                 

 

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