Carcari, un borgo scomparso
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a cura del Gruppo Pegaso

Un luogo di nome Carcari, oggi, non è riportato da nessuna carta geografica, per quanto accurata essa sia.

Ma sappiamo che nel medioevo esisteva un "Castrum Carcari", situato sulle colline nelle vicinanze di Santa Severa, cittadina sull'Aurelia, a circa 50 chilometri da Roma.

Cosa rimane oggi di questo castrum? E che ruolo aveva nell'ambito del territorio?

Le ricerche bibliografiche forniscono molte informazioni, ma solo l'esame diretto, ovvero la ricognizione del sito, può consentire una lettura più completa. Ed è grazie alle ricognizioni effettuate nella zona di Pian Calcari (l'eredità del toponimo originario è evidente), su una 
collina in prossimità di una cava, che sono state individuate delle strutture pertinenti, con estrema certezza, al sito medioevale di Carcari.

In tale sito, profondamente alterato dai lavori di estrazione del minerale, è ancora possibile vedere un nucleo di tre o quattro cisterne a forma di fiasco. Situate ad una altezza che doveva corrispondere al livello originario del terreno, erano probabilmente destinate a contenere delle derrate alimentari. Tracce di mura sono riscontrabili sulla parte più alta del colle, dove sorgeva l'abitato.

Negli anni '60 il professor Colonna, l'archeologo con maggior conoscenza della zona, effettuò delle ricognizioni, durante le quali rilevò la 
presenza di ruderi e di materiale pertinente ad un edificio religioso, probabilmente la chiesa dell'abitato.

Le fonti bibliografiche

Le prime notizie della presenza di un centro medievale denominato Carcari si datano dal 1066, quando in seguito ad un atto di cessione, il castrum passò di proprietà dal conte Rainero alla Badia di Farfa. Dopo diversi passaggi, nel 1349 divenne proprietà di Nerio di Tolfa 
Nuova.


L'atto giuridico che fu redatto rappresenta il più importante documento medioevale sulla topografia del versante marino della città di Tolfa Nuova. Da quest'atto, infatti, risulta che il castello di Carcari confinava con i feudi dei castelli di Santa Severa, del Sasso, di Monte 
Castagno e quello di Tolfa Nuova.

Nel 1416, il centro appare tra le terre "destructe e inhabitate", come successe per oltre il cinquanta per cento dei centri della Tuscia. Tra i motivi che portarono a questo stato di cose, vi sono sicuramente le devastazioni portate da guerre o episodi simili.

Ma le cause principali dello spopolamento di questa fascia costiera, sono da ricercarsi sia nelle condizioni ambientali, dominate dalle febbri malariche, dovute alle paludi formatesi dalla mancata manutenzione dei corsi d'acqua, che dal passaggio da un'economia agricola 
ad una di transumanza, con relativo abbandono del territorio.

Nel 1470, ciò che rimaneva di Carcari, venne fatto demolire, su ordine di papa Paolo V, per impedire alle bande di briganti di insediarsi e costituire un costante pericolo ai commerci e alle persone.

L'articolo originale si trova a questo indirizzo.

 

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